tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post8594185421498614561..comments2023-07-16T20:57:25.889+02:00Comments on BANDIERA ROSSA : «FABBRICA ITALIA» AL CAPOLINEA, PROGETTO MARCHIONNE AVANTI TUTTA!Unknownnoreply@blogger.comBlogger12125tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-9017668036915218882012-09-24T15:02:39.853+02:002012-09-24T15:02:39.853+02:00Premetto che non mi piace per nulla la critica ano...Premetto che non mi piace per nulla la critica anonima. Stando all'anonimo oggi con la crisi che c'è e con la burocrazia che tiene in mano i lavoratori è impossibile la riduzione di orario eccetera. Invece menti eccelse solo che si uniscano e voilà ecco fatto il partito che unirà le masse con pochi punti comprensibili per tutti. Delle due l'una: o non è possibile creare il partito dal nulla, o se è possibile creare il partito dai geni in circolazione, è possibile anche creare il sindacato che ridurrà l'orario. In realtà è l'anonimo che non ha una soluzione perché appunto l'unica cosa che sa dire è quale soluzione ci voglia. Che ci voglia il sindacato il partito eccetera lo sanno anche i sassi, il problema è come arrivarci? Ci si arriva lavorando nei sindacati tradizionali con una critica serrata. L'articolo è appunto questo, una critica marxista all'impotenza del sindacato. È ovvio che senza cambiare i vertici sindacali non si arriverà alla riduzione dell'orario, ma la critica serve appunto per strappare alla burocrazia quanti più adepti possibili. Tante altre critiche serviranno. Lanciando solo soluzioni, per giunta da fuori dalla classe ovvero dai sindacati di base, senza una critica pungente, è l'anonimo che non combinerà nulla per la semplice ragione che l'idea delle menti eccelse al di sopra della classe e delle sue lotte, è un'idea da piccolo borghese.Lorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-54754203318167837942012-09-24T13:02:12.342+02:002012-09-24T13:02:12.342+02:00Un contributo quello di Mortara , che di fatto non...Un contributo quello di Mortara , che di fatto non spiega molto e soprattutto, non mi sembra offra soluzioni di ampio respiro internazionale, visto poi che il sito si dichiara destalinizzato e che annovera tra i suoi link di riferimento vari partiti(???)comunisti internazionalisti.Oltre che elencare le malefatte di Marchionne, del credito ricevuto e mal riposto,si passa di fatto a richiedere una riduzione dell’orario di lavoro, visto che da decenni , non se ne chiedeva una.Richiesta questa, che nel pieno di una crisi mondiale, mi sembra davvero poca cosa, soprattutto se affiancata ad un aumento dei salari,cosi’ che ‘il lavoratore avrà maggior tempo libero per crescere culturalmente e dotarsi di nuovi strumenti per combattere i padroni’.Detta così,mentre si perdono continuamente posti di lavoro,si chiudono fabbriche, con quale forza si potrà ottenere anche un aumento delle retribuzioni ? Se non esiste una forza politica in grado di aggregare milioni di lavoratori, in che modo i sindacati di base, minoranza nei posti di lavoro, potranno costringere le aziende ad accettare tali richieste? Questo mi sembra solo un modo di raccogliere consensi, strillando forte e alzando la posta in gioco, che si può fare solo se si dispone di una forza sindacale e politica in grado di organizzare lotte generalizzate, di scala nazionale, ma non solo per difendere posti di lavoro e salari, ma per dar vita ad una rivoluzione sociale, che consenta di ridistribuire le ricchezze, enormi, in mano a pochi soggetti,e consentendo così di ridare speranze a chi oggi non le ha.Ma realisticamente parlando, dopo il fallimento politico della FIOM, incapace come sempre di staccarsi dalla CGIL e farsi protagonista delle istanze delle fasce più deboli e non solo dei lavoratori metalmeccanici , i numeri esigui dei sindacati di base, che tranne il tentativo dell’ USB, di raccogliere le varie sigle sotto un unico contenitore, non saranno mai in grado di sorpassare i confederali,i partitini della sinistra,quasi tutti di matrice trotskista , quindi elitari e non di massa, con una FDS alla continua ricerca di alleanze con partiti ambigui vedi IDV, pensare di dettare condizioni al capitalismo selvaggio, ormai sempre più finanziario, mi sembra come i tanti slogan sentiti in questi ultimi anni, dove tutti affermavano di non voler pagare il debito creato dalle banche.Oggi serve solo che , menti preparate si mettano alla testa di un soggetto politico nuovo, da creare,che sappia coniugare marxismo, ambientalismo,difesa degli interessi nazionali,(non nazionalismo!!) democrazia interna ma non personalismi e autoreferenzialità,che stipuli un programma di pochi punti comprensibili e condivisibili.Un saluto.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-28561445137365297292012-09-22T14:52:10.486+02:002012-09-22T14:52:10.486+02:00Caro Luigi,
è difficile rispondere quando la si m...Caro Luigi,<br /><br />è difficile rispondere quando la si mette sul personale. Non è un buon modo per rimanere lucidi. Continui a separare sindacato e partito. Io non ho detto che è il sindacato che dovrà fare la rivoluzione, ho detto che sarà la classe operaia attraverso i suoi due strumenti principali, sindacato e partiti, a farla. Ora però il partito non c'è, il sindacato invece sì e pure grosso, lì bisogna lavorare per trasformarli. Il tuo modo di ragionare anche se si presenta come nuovo è in realtà vecchio di almeno un secolo e mezzo. Già allora c'era chi stabiliva prima che cosa potesse essere il sindacato, e di conseguenza lo lasciava così com'è perché tanto non era rivoluzionario. Lenin però dice che bisogna rimanerci dentro fino ad espellervi tutti i capi opportunisti e "concertatori". <br />Il fatto che tu sia precario e disoccupato non significa che tu sia fuori del sindacato. Esiste infatti il NIDIL-CGil per i precari. Insomma anche tu puoi lavorarci dentro la Cgil e contribuire alla sua trasformazione. Puoi ovviamente non farlo ma difficilmente combineremo qualcosa fino a che 6 milioni di lavoratori e pensionati staranno sotto l'egida della Cgil. Un disoccupato tecnicamente non è uno sfruttato, infatti non producendo nulla nulla gli può essere estorto. Non è questo un discorso menefreghista verso il disoccupato. Tutto il contrario. Voglio solo dire che se i disoccupati riempissero le piazze dando garanzia ai padroni di perfetta diligenza, i padroni sottoscriverebbero subito una simile protesta che non li toccherebbe di un solo centesimo. È chiaro che un simile caso non si verificherà mai perché milioni di disoccupati in piazza mettono pressione e stimolano gli occupati a fare altrettanto. Ma sta di fatto che senza gli occupati che guidino gli altri difficilmente andremo a buon fine, non per questioni personali, ma perché il fulcro della società capitalistica è l'operaio di fabbrica. Era così prima e lo sarà sempre di più. Non bisogna offendersi ma prendere atto della realtà e intervenire nel posto giusto, o contribuire allo scopo, muovere gli operai, da dove si è. Ma da soli, disorganizzati, non si batterà mai una burocrazia organizzatissima.<br /><br />Un caro<br />saluto Lorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-45587064916705087032012-09-22T14:52:10.215+02:002012-09-22T14:52:10.215+02:00Caro Luigi,
è difficile rispondere quando la si m...Caro Luigi,<br /><br />è difficile rispondere quando la si mette sul personale. Non è un buon modo per rimanere lucidi. Continui a separare sindacato e partito. Io non ho detto che è il sindacato che dovrà fare la rivoluzione, ho detto che sarà la classe operaia attraverso i suoi due strumenti principali, sindacato e partiti, a farla. Ora però il partito non c'è, il sindacato invece sì e pure grosso, lì bisogna lavorare per trasformarli. Il tuo modo di ragionare anche se si presenta come nuovo è in realtà vecchio di almeno un secolo e mezzo. Già allora c'era chi stabiliva prima che cosa potesse essere il sindacato, e di conseguenza lo lasciava così com'è perché tanto non era rivoluzionario. Lenin però dice che bisogna rimanerci dentro fino ad espellervi tutti i capi opportunisti e "concertatori". <br />Il fatto che tu sia precario e disoccupato non significa che tu sia fuori del sindacato. Esiste infatti il NIDIL-CGil per i precari. Insomma anche tu puoi lavorarci dentro la Cgil e contribuire alla sua trasformazione. Puoi ovviamente non farlo ma difficilmente combineremo qualcosa fino a che 6 milioni di lavoratori e pensionati staranno sotto l'egida della Cgil. Un disoccupato tecnicamente non è uno sfruttato, infatti non producendo nulla nulla gli può essere estorto. Non è questo un discorso menefreghista verso il disoccupato. Tutto il contrario. Voglio solo dire che se i disoccupati riempissero le piazze dando garanzia ai padroni di perfetta diligenza, i padroni sottoscriverebbero subito una simile protesta che non li toccherebbe di un solo centesimo. È chiaro che un simile caso non si verificherà mai perché milioni di disoccupati in piazza mettono pressione e stimolano gli occupati a fare altrettanto. Ma sta di fatto che senza gli occupati che guidino gli altri difficilmente andremo a buon fine, non per questioni personali, ma perché il fulcro della società capitalistica è l'operaio di fabbrica. Era così prima e lo sarà sempre di più. Non bisogna offendersi ma prendere atto della realtà e intervenire nel posto giusto, o contribuire allo scopo, muovere gli operai, da dove si è. Ma da soli, disorganizzati, non si batterà mai una burocrazia organizzatissima.<br /><br />Un caro<br />saluto Lorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-57303214502239198642012-09-22T01:23:18.609+02:002012-09-22T01:23:18.609+02:00Sul tempo libero: Lorenzo, prima la cultura era ap...Sul tempo libero: Lorenzo, prima la cultura era appannaggio di pochi, ma i mass media, erano di gran lunga meno sviluppati. Ergo: lo sfruttato di prima, era meno "distratto" dalle inutilità massmediatiche. Oggi, è esattamente il contrario: c'è maggiore consapevolezza culturale, più tempo libero anche, ma siamo totalmente immersi da mane a sera, nei "sistemi di persuasione occulta borghesi", ossia...i mass media, e questo vale sia per i disoccupati che per i lavoratori.<br /><br />Tu scrivi: "è pia illusione il soggetto politico nuovo in grado di aggregare milioni di lavoratori", e : "La riscossa partirà dalla Cgil e dalla Fiom o non partirà affatto".<br /><br />Prendiamo me. Sono un precario, che non ha mai fatto parte di un sindacato, che ha fatto e fa, una marea di lavori in nero, e il futuro che ho davanti è finire precario nella scuola (nella migliore delle ipotesi).<br />Allora che dici, aspetto che voi della Fiom-Cgil facciate partire la riscossa? sì?...campa cavallo che l'erba cresce!<br />E perchè poi, milioni di precari e disoccupati, il cui numero supera di gran lunga gli effettivi lavoratori assorbiti nel processo lavorativo dal capitale (che diminuiscono sempre più, proprio in ragione della caduta tendenziale del saggio di profitto) e che sono iscritti al sindacato, dovrebbero stare alla finestra, e aspettare voi della Fiom che inneschiate la rivoluzione?<br />Ma dove sta scritto, che io e tantissimi come me (sovrappopolazione relativa), che hanno subito lo sfruttamento come e più di voi salariati che avete un contratto (una fictio juris), dal momento che ci dobbiamo accontentare quando capita anche del lavoro nero, di part time a tempo determinato, ecc. (ossia, di condizioni lavorative schifose, senza un minimo di cosidetti diritti che può accampare al contrario un salariato a tempo indeterminato), dove sta scritto dunque, che siamo tagliati fuori dalla lotta politica, solo perchè, non facciamo parte di un cazzo di sindacato? e che si chiami Fiom per giunta, me lo spiegheresti?<br /><br />Seguendo il tuo ragionamento, anche i pensionati (ex Lavoratori) sarebbero fuori da una azione di lotta politica capace di farci abbandonare questo vecchio mondo, questo vetusto e angusto modo di produzione capitalistico.<br />Spiacente Lorenzo, ma le tue vedute sono alquanto ristrette. Avevo sperato che qualcosa bollisse in pentola, per attrezzarmi a dare il mio contributo, ma siete fermi a...rivoluzionare la lotta sindacale.<br /><br />Buon prosieguo<br /><br /><br />Luigi<br /><br /><br />P.S. per Santarelli.<br />Stefano, che concorda con Lorenzo, nessun dubbio, visto che ve la cantate e ve la suonate tra di voi.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-30955576765187895872012-09-22T01:18:09.905+02:002012-09-22T01:18:09.905+02:00@Mortara
Tutto quello che hai descritto nel tuo a...@Mortara<br /><br />Tutto quello che hai descritto nel tuo articolo su "fabbrica Italia", è stato che: a causa della CADUTA TENDENZIALE DEL SAGGIO DI PROFITTO, si mettono in moto, FATTORI DI CONTROTENDENZA, che frenano e contrastano l'efficacia della legge generale. Come ad esempio: 1) LA CONCENTRAZIONE DI CAPITALI (la morte delle aziende più deboli ed il loro assorbimento da parte di quelle più forti, determinando la concentrazione della produzione in sempre meno mani); 2) AUMENTO DEL GRADO DI SFRUTTAMENTO DEL LAVORO: cioè accrescimento del plusvalore, attraverso il prolungamento del tempo di lavoro ( Plusvalore assoluto) e l’intensificazione del lavoro (Plusvalore relativo). Quindi, aumento della quota di lavoro NON PAGATO, ossia il saggio di Plusvalore. E’ ciò che ha fatto Marchionne, verso la produzione rimasta in Italia. Mentre che per la restante produzione, ha delocalizzato in Polonia, Serbia, ecc; 3) LA COMPRESSIONE DEL SALARIO AL DI SOTTO DEL SUO VALORE”, secondo Marx è: “una delle cause più importanti che rallentano la tendenza alla caduta del saggio di profitto”.<br /><br />Tralascio gli altri fattori di controtendenza a questa legge che si abbatte sugli uomini, come legge di natura.<br /><br />Il punto è: chi dovrà abolire le leggi del capitale (di cui la caduta tendenziale del saggio di profitto ne è una), che si riproducono come leggi di natura, e sviluppare un nuovo modo di produzione e nuovi rapporti di produzione quindi (ossia, un nuovo modo di essere e stare assieme)?<br /><br />Il sindacato forse, anche il più rivoluzionario e radicale possibile? non scherziamo, siamo seri!.<br />E' compito dell'azione politica e non sindacale rivoluzionare modi e rapporti di produzione, perciò Marx scrive, a proposito della lotta sindacale da parte della classe operaia che: "Non deve dimenticare che lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi effetti; che può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione; che applica soltanto dei palliativi, ma non cura la malattia".<br /><br />A proposito delle menti eccelse costituenti il necessario soggetto politico, intendevo dire: Lavoratori (ossia coloro che subiscono o che hanno subito lo sfruttamento) emancipatisi dall'ideologia borghese imperante.<br />Uomini emancipati che mettano al centro di tutto, ...l'Uomo stesso.<br /><br />(continua)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-83959616694125784962012-09-21T09:21:56.703+02:002012-09-21T09:21:56.703+02:00Premesso che concordo con la risposta di Lorenzo v...Premesso che concordo con la risposta di Lorenzo vorrei partire da una analisi di Luigi per una mia brevissima riflessione. Luigi afferma di una "classe media oramai proletarizzatasi". Ecco io sarei molto più prudente ad affermare ciò: è vero che i ceti medio/bassi si stanno impoverendo, ma questo non significa automaticamente che si stanno proletarizzandosi. <br />Perchè fare parte di una classe sociale non è solo dato da posizioni economiche, ma anche da questioni legate alla mentalità.<br />Sinteticamente ricordo che nella Rivoluzione Francese esisteva la cosidetta "plebe nobiliare" la quale non disponeva più di feudi ed era certamente più povera di molti borghesi, ma che non era disposta a rinunciare ai loro privilegi nobiliari. Tanto è vero che la nobiltà "rivoluzionaria" è formata per la maggior parte da nobili che disponevano di buone risorse finanziarie: vedi il Marchese de La Fayette e il cugino del Re Philippe Egalité, padre del futuro Re di Francia Luigi Filippo.<br /><br />Ciao StefanoStefano Santarellihttps://www.blogger.com/profile/15259879738484554766noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-25188949502278457832012-09-21T09:00:16.333+02:002012-09-21T09:00:16.333+02:00P.S. - i disoccupati non fanno parte del capitale ...P.S. - i disoccupati non fanno parte del capitale variabile.Lorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-9268887677249468592012-09-21T08:58:08.638+02:002012-09-21T08:58:08.638+02:00Dimentichi che il tempo libero dei disoccupati è u...Dimentichi che il tempo libero dei disoccupati è un tempo libero subito, non conquistato, negli anni 70 dopo le conquiste fiorivano riviste radicali pubblicazioni rivoluzionarie eccetera. Con la disoccupazione di oggi per le sconfitte dei lavoratori fioriscono le pubblicazioni stupide e la letteratura rivoluzionaria è meno letto. Quello che scrive Marx in salario prezzo e profitto, è appunto lo scritto in cui Marx dice di non separare la lotta politica da quella economica. Invita però i lavoratori a imprimere ai sindacati il carattere più rivoluzionario possibile, non a lasciare stare perché tanto è dal partito che deve venire tutto (Di passata nel mio scritto parlo di rivoluzione e cioè di abolizione del sistema salariato, che passa però anche da determinate conquiste durante il periodo della dittatura borghese). Un soggetto politico nuovo non nasce da menti eccelse (che ci sono sempre come in tutte le epoche) ma da qualche lotta particolarmente importante e significativa. Oggi il partito non c'è, in compenso abbiamo sindacati di massa. È per ora più semplice trasformare i sindacati che fondare partiti. Ma le due cose vanno assieme. E senza spezzare la guida concertativa dei sindacati, è pia illusione il soggetto politico nuovo in grado di aggregare milioni di lavoratori. <br />Le forme di lotta non devono per forza scaturire dalle vecchie organizzazione ma è difficile che organizzazioni di 4 gatti come i Cobas possano cambiare qualcosa. La riscossa partirà dalla Cgil e dalla Fiom o non partirà affatto.<br /><br />Buona giornata<br />LorenzoLorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-25660622772742773502012-09-20T23:16:36.133+02:002012-09-20T23:16:36.133+02:00@Mortara
A proposito delle lotte sindacali, Marx ...@Mortara<br /><br />A proposito delle lotte sindacali, Marx faceva notare che seppur importanti, esse sono limitate agli effetti e non alle cause, che se la classe operaia vuole intraprendere un "movimento più grande" di lotta, deve intraprendere la lotta politica. In "Salario, prezzo e profitto", Marx scrive: Nello stesso tempo la classe operaia, indipendentemente dalla servitù generale che è legata al sistema del lavoro salariato, non deve esagerare a se stessa il risultato finale di questa lotta quotidiana (la lotta sindacale). Non deve dimenticare che lotta contro gli effetti, ma non contro le cause di questi effetti; che può soltanto frenare il movimento discendente, ma non mutarne la direzione; che applica soltanto dei palliativi, ma non cura la malattia. Perciò non deve lasciarsi assorbire esclusivamente da questa inevitabile guerriglia, che scaturisce incessantemente dagli attacchi continui del capitale o dai mutamenti del mercato. Deve comprendere che il sistema attuale, con tutte le miserie che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali necessarie per una ricostruzione economica della società. Invece della parola d'ordine conservatrice: "un equo salario per un equa giornata di lavoro", gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario: "SOPPRESSIONE DEL SISTEMA DEL LAVORO SALARIATO".<br /><br />Ora Lorenzo, ma che era un marziano sto Marx, se nella seconda metà dell'800, parlava di...ABOLIZIONE DEL SISTEMA DEL LAVORO SALARIATO?<br /><br />Tu scrivi: "Chi non sa lottare dentro i sindacati per la loro trasformazione, non saprà nemmeno fondare il partito".<br /><br />Lorenzo, guarda che la composizione del capitale variabile, è assai cambiata.<br />Abbiamo milioni di disoccupati (tanto per fare un esempio), che non stanno in nessun sindacato, ed hanno tanto tempo libero. Ergo, non c'è nessun bisogno di una riduzione dell'orario di lavoro, per far si che "il lavoratore abbia maggior tempo libero per crescere culturalmente e dotarsi di nuovi strumenti per combattere i padroni", ci ha già pensato il capitale a far questo.<br />Pensiamo alle masse di neolaureati, che si arrabattono a far lavori da fame, saltuari, stagionali, o marcire a tempo indeterminato in un call center.<br />In una parola, all'esercito di precari, che di tempo ne ha avuto e ne ha a sufficienza, per sensibilizzarsi culturalmente.<br /><br />I sindacati di base, rappresentano una minoranza dei lavoratori, mentre che al contrario abbiamo milioni di lavoratori a spasso (esercito industriale di riserva).<br /><br />Mi sembra che tu abbia ancora una visione da conservatore, ossia, sei ancorato alle vecchie forme di lotta, che debbono per forza di cose scaturire da chi è inserito in un sindacato.<br /><br />Un soggetto politico nuovo, formato da menti eccelse e preparate, capace di aggregare milioni di lavoratori (proletari il cui documento di riconoscimento dovrebbe essere la loro busta paga, o il loro stato di disoccupazione), e la classe media oramai proletarizzatasi, spazzerebbe via questo sistema delle diseguaglianze, che si mantiene in bilico distruggendo uomini e natura.<br /><br />Saluti.<br /><br />LuigiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-34282148598830378152012-09-20T08:46:10.638+02:002012-09-20T08:46:10.638+02:00L'ultima riduzione d'orario in Italia è st...L'ultima riduzione d'orario in Italia è stata conquistata dall'autunno caldo del 1968-69 dal movimento sindacale. Non esiste una separazione netta tra ciò che è sindacale e ciò che è della politica. Già Rosa Luxemburg faceva notare che quando la lotta si inasprisce, lotta economica (sindacale) e lotta politica (partito) si fondono assieme. L'idea che si possa fare la rivoluzione senza trasformare i sindacati, solo appoggiandosi al partito, è del tutto erronea. Chi non sa lottare dentro i sindacati per la loro trasformazione, non saprà nemmeno fondare il partito. <br /><br />Grazie per l'attenzione<br />Un caro saluto<br />LorenzoLorenzo Mortarahttps://www.blogger.com/profile/06714216901829194175noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-78610615377247046482012-09-20T02:51:07.718+02:002012-09-20T02:51:07.718+02:00L'errore di fondo dell'autore dell'art...L'errore di fondo dell'autore dell'articolo (L.Mortara), è di insistere sul ruolo del sindacato, come punto di rottura capitalistico, facendo assumere al sindacato lotte che in se sono giuste (riduzione dell'orario del lavoro a parità di salario ad es.), ma che appartengono queste lotte invero, alla politica.<br />Ossia ad una forza politica dei e per i Lavoratori (e quindi squisitamente di classe), che è completamente assente.<br />Caro compagno Mortara, il sindacato seppur squisitamente di classe, non basta a dare la mazzata finale al decadente capitalismo, anche se un siffatto sindacato può vincere delle battaglie (e migliorare quindi la condizione operaia) nella guerra tra Capitale e Lavoro.<br />A quando una unione politica di compagni, che si proponga l'abolizione dello stato di cose presenti, e faccia "definitivamente fuori" questo sistema sociale delle diseguaglianze che chiamiamo capitalismo?<br /><br />Saluti da Luigi<br /><br />Segnalo al link: come il caso dell'auto, sia emblematico nel mettere a nudo le contraddizioni di questo modo di produrre capitalistico:<br /><br />http://www.leparoleelecose.it/?p=2219Anonymousnoreply@blogger.com