ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

lunedì 15 luglio 2019

RIFLESSIONI A BRIGLIA SCIOLTA di Lucio Garofalo





RIFLESSIONI A BRIGLIA SCIOLTA
di Lucio Garofalo



Riconosco di essere una persona caratterialmente scettica e diffidente, persino malpensante. Ideologicamente sono un ateo marxista. Sono stato ripetutamente disilluso dalla vita, amareggiato da esperienze negative, tradito dal comportamento spregiudicato di numerosi pseudo compagni e dai falsi partiti politici di “sinistra”. 

 Francamente sono molto arrabbiato contro i falsi moralisti e i falsi compagni, i parolai e i “pifferai magici” della sinistra borghese, affetta dal morbo del “cretinismo parlamentare”. L’esperienza storica ha dimostrato che costoro aspirano solo ad adagiare il proprio deretano sopra un comodo ed ambito scranno all'interno delle istituzioni borghesi per ricavarne potere, gloria, ricchezza, privilegi e immunità personali, fregandosene delle sofferenze e dei bisogni della gente, delle istanze dei loro elettori. 

La mia posizione di critica netta e intransigente mi ha procurato problemi di solitudine politica, condannandomi ad una sorta di ostracismo e di esilio morale, di isolamento nel territorio dove abito. Ma tant'è. Credo di essere sufficientemente forte e vaccinato verso tale situazione, abbastanza immune rispetto alla violenza morale ed esistenziale esercitata dai conformismi di massa, compresi quelli imposti dalla “sinistra”, essendo abituato al ruolo, senza dubbio scomodo, di bastian contrario, di ribelle anticonformista e di “cane sciolto”, per cui la condizione di marginalità non mi turba affatto.

mercoledì 10 luglio 2019

IL MANIFESTO DELL’ULTIMA DISFATTA GRECA



di Lorenzo Mortara


In vista della disfatta di Syriza, Il Manifesto, ha affidato a Luciana Castellina i suoi piagnistei della domenica. Così, in prima pagina e per altre insopportabili due, il sedicente giornale comunista, ha riempito la domenica dei suoi lettori con tutti i più classici topoi del più veterostalinismo. Ci sono tutti, ma proprio tutti, non ne manca uno, l’intero corredo del cretinismo rosso. 

Di chi è la colpa dell’imminente sconfitta? Dei settari del KKE – gli stalinisti ufficiali – ma soprattutto dei 6 partitini trotskisti che «non contano niente ma sperdono voti». Sei volte zero, alla bisogna dello stalinismo mentale, deve fare evidentemente dieci, tanti sono, infatti, i punti percentuali che servono per colmare il distacco da Nuova Democrazia. Il trotskismo non conta mai niente, fissato alla coda com'è dal suo storico marxismo intransigente, ma appena si perde, diventa il responsabile unico da mettere alla testa della sconfitta. Cosa non si fa pur di non metter mai alla ghigliottina quella vuota degli stalinisti, ufficiali e non. 

L’idea che sia proprio il voto a Syriza quello disperso, non passa nella testa della compagna. Che il voto buono sia quello a favore dei lavoratori contro l’austerità e non il contrario, è ancora un concetto troppo difficile per le colonne del Manifesto. Per la compagna, in pieno idealismo mistico, conta far vincere la “sinistra”, non i lavoratori. Non importa se ha fatto politiche di destra. Contano le parole, i simboli, le bandiere, i segni, in una parola: l’etichetta, cioè tutto purché non i fatti e soprattutto non i lavoratori. Come sia maturato un simile distacco, non è dato sapere, vietato quindi interrogarsi. L’unica risposta è piagnucolare. 

domenica 7 luglio 2019

CITTADINANZA NEGATA di Lucio Garofalo





CITTADINANZA NEGATA 
di Lucio Garofalo 



In Irpinia, come pure in altre aree interne del nostro Meridione, la negazione della "cittadinanza attiva" tanto decantata, ma solo a chiacchiere, la negazione dei diritti politici e civili alle classi subalterne ed il loro asservimento ai vari notabili locali, obbliga le giovani generazioni proletarie a mendicare elemosine e favori elargiti secondo prassi di stampo clientelare e paternalistico-feudale, retaggio ereditato dal passato, sia per ottenere un lavoretto miserabile, a tempo determinato, quindi precario e malpagato, sprovvisto di una qualsiasi tutela, sia persino per ricevere un normale e banale certificato, per cui i diritti sono svenduti in termini di volgari ed ipocrite concessioni in cambio di voti politici ipotecati a vita. 

Questa mentalità succube, da servi mentecatti, sintomo di sudditanza, non cittadinanza attiva, è un malcostume di origine semifeudale, una cultura fatalista tipica delle popolazioni meridionali, è un elemento intrinseco a quella "normalità" quotidiana che finisce per accettare come uno "stato di natura ineluttabile" simili pratiche, in base ad una presunta, quanto inesistente "legge di natura", che nella realtà storico-sociale non ha alcuna ragion d'essere. In effetti, le leggi naturali, ovvero fisiche, non sono applicabili alla dialettica storica, che è un mondo attraversato da conflitti, tendenze e controtendenze in costante divenire, da processi mutevoli, che si intrecciano in una relazione di interazione e reciprocità, per cui nulla è immutabile nelle vicende storico-politiche degli uomini, come già si evince dalle esperienze rivoluzionarie che hanno abolito i privilegi feudali e la servitù della gleba. Condizioni di vita che per secoli gli uomini hanno accettato in quanto "normali" ed "ineluttabili", mentre si sono dimostrate modificabili mediante l'azione politica collettiva. Oggi, anche in Irpinia, si registrano percentuali elevate e sconcertanti di "morti bianche", cifre che denunciano un vero e proprio stillicidio di cui nessuno osa parlare. 

In Alta Irpinia, i lavoratori sono endemicamente sudditi e ricattabili, in quanto asserviti ai vecchi notabili politici locali, dal momento che le assunzioni in fabbrica sono stabilite applicando le vecchie metodologie e le prassi clientelari e familistiche. 
I segni di ripresa dell'iniziativa proletaria appaiono deboli, parziali, assai slegati tra loro. Non vi sono, attualmente, partiti, soggettività ed associazioni politiche credibili ed in grado di favorire una accelerazione dei processi di presa di coscienza e di auto-organizzazione delle masse lavoratrici. 

Il proletariato (non solo in Irpinia) non ha ancora acquisito fiducia in sé stesso, non ha rinunciato alle vane illusioni e "favole" propinate dai mass-media "mainstream", o da quei partiti e da quelle istituzioni di classe (cretinismo parlamentare e simili) che operano al servizio del capitalismo.



La vignetta è del Maestro Mauro Biani