tag:blogger.com,1999:blog-28404844172306920732024-03-13T11:03:33.434+01:00BANDIERA ROSSA * Per la difesa dei lavoratori, dei senza reddito e delle minoranze oltre ogni discriminazione di genere e orientamento
* Per un socialismo libertario, solidale e pluralista che riparta dai territori per riconquistare la giustizia sociale e la democrazia
* Per un nuovo internazionalismo che difenda la vita sulla Terra, contro ogni devastazione ambientale e contro ogni guerraUnknownnoreply@blogger.comBlogger1513125tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-71628244033967923022019-10-30T15:57:00.000+01:002019-10-30T15:57:23.133+01:00ELEZIONI REGIONALI IN UMBRIA: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELLA SINISTRA RADICALE di Maurizio Zaffarano<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XtgofPjuyxk/XbjKD_SdMMI/AAAAAAAABN8/3kmyaFBVpW8ceQZoIP0QTnwvQTzk9pBYgCLcBGAsYHQ/s1600/Elezioni%2BUmbria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="546" data-original-width="960" height="227" src="https://1.bp.blogspot.com/-XtgofPjuyxk/XbjKD_SdMMI/AAAAAAAABN8/3kmyaFBVpW8ceQZoIP0QTnwvQTzk9pBYgCLcBGAsYHQ/s400/Elezioni%2BUmbria.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 16px;"><b>Le elezioni in Umbria viste da Luca Peruzzi</b></td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>ELEZIONI REGIONALI IN UMBRIA:</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELLA SINISTRA RADICALE</b></span></div>
<h4 style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="color: red;"> </span><span style="color: red;">di Maurizio Zaffarano</span></span></h4>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="color: red; font-family: Times, Times New Roman, serif;"></span><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Riguardo ai risultati delle elezioni regionali in Umbria esistono specifiche vicende (le dimissioni della giunta piddina a seguito dello scandalo della Sanità) che hanno certamente influito sull’esito delle stesse.</span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dopodiché, detto che gli scandali influenzano inesorabilmente i consensi dei partiti cosiddetti progressisti e di centrosinistra ma mai di quelli di centrodestra, dai risultati delle elezioni regionali umbre credo si possano, ancora una volta, trarre alcuni insegnamenti.</span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Primo</b>. La maggioranza dei votanti oggi richiede un cambiamento radicale del Paese e dunque i partiti che ottengono la maggioranza o che riscuotono i maggiori incrementi percentuali sono quelli che vengono percepiti come i partiti del cambiamento radicale. Poi, come qualcuno ha detto, si può convenire che si tratti di scelte elettorali di disperazione anziché fondate su di una razionale e consapevole adesione a determinate visioni e progetti politici ma resta, a mio avviso, il dato di fatto: la richiesta di cambiamento radicale. </span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; text-align: justify;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; text-align: justify;">Ancora: il consenso si conquista con le promesse di spesa e potrebbe essere conservato solo attraverso una spesa pubblica espansiva. Nell’Italia che da trent’anni persegue politiche di austerità, costretta a ciò dai vincoli europei e della finanza globale, non è un caso che nessun governo in carica sia mai stato confermato alle elezioni successive. La gestione (la sostanziale conservazione) dell’esistente, anche ammesso che fosse condotta con onestà ed oculatezza, è una politica elettoralmente fallimentare in un Paese precipitato nella crisi e nel declino: i grillini sono stati premiati come forza di cambiamento radicale e sono stati puniti per essersi adattati a governare dentro i vincoli della finanza globale. Lo stesso avverrà con il futuro governo Lega-Fratelli d’Italia-Berlusconi salvo che emerga la volontà, ad oggi assolutamente inimmaginabile per politici di mezza tacca e facilmente ricattabili, di mettersi realmente di traverso all’Ordine Economico Internazionale.</span><br />
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Secondo.</b> L’Italia è un Paese fondamentalmente di destra, nella cultura e nei valori, ed intriso di individualismo consumista: le proposte elettorali (anche di cambiamento) che vengono premiate sono solo quelle che si muovono dentro il contesto capitalista. Dunque ci si scordi che gli appelli antifascisti ed antirazzisti possano avere qualche efficacia (se non funzionano nemmento in Umbria o Emilia Romagna figuriamoci altrove!): sono oggi fuori contesto e fuori tempo soprattutto quando promossi da chi, come il PD, ha contribuito a distruggere larga parte delle conquiste sociali ottenute attraverso decenni di lotta politica e sindacale.</span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Terzo.</b> Dentro l’attuale contesto socio-culturale, con il senso comune dominante, non esiste alcuno spazio politico significativo per le forze di ispirazione socialista e comunista ridotte a comparse nelle elezioni e nel dibattito pubblico. Anche nella rossa, almeno un tempo, Umbria i pur dignitosissimi candidati comunisti – quello del PC di Rizzo e quello della coalizione PCI-Potere al Popolo – non arrivano complessivamente al due per cento. Cioè più o meno quanto raccolgono tutte le liste di sinistra radicale sommate insieme da una decina d’anni con l’eccezione, essendo arrivata al 4%, della lista Tsipras che però d'ispirazione socialista e comunista aveva ben poco (un cartello elettorale che dentro la cornice del riformismo europeista (leggi accettazione delle leggi della finanza globale) e sotto la bandiera di Tsipras, rivelatosi poi il traditore delle istanze di riscatto del popolo greco dalla schiavitù dell’euro, comprendeva in posizione di vertice anche gli ascari piddini (i vendoliani) e alcuni editorialisti di Repubblica (bastione del liberismo europeista e tra i principali artefici della conversione pro capitalismo della Sinistra)).</span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sono convinto ormai da tempo che questi fallimenti non derivino da errori o inadeguatezze nelle proposte, nei programmi, nella forma partito, nei leader (a meno di pensare che Salvini o la Meloni prendano così tanti voti per le proprie capacità personali) e tantomeno dalla mancata realizzazione di alleanze unitarie. Certo esistono anche questi problemi ma il punto fondamentale è che oggi, ripeto, non esiste lo spazio politico per qualsivoglia proposta politica social-comunista qualunque veste e gradazione assuma (compresa quella del cosiddetto sovranismo di Sinistra che non ha nemmeno la forza di raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni).</span></div>
<div style="line-height: 20px; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Francamente penso che sia venuto il momento per tutti coloro che pensano sia necessario ricreare una prospettiva reale di realizzazione di una società socialista di farla finita, almeno per qualche anno, di giocare con le elezioni e a fare i dirigenti di partiti e partitini inesistenti o, peggio, a lusingare unicamente la propria vanità con dotte e sferzanti quanto ininfluenti analisi politiche sui social e ad impiegare tutte le proprie forze a riflettere e a discutere, per poi agire concretamente, su come si ricostruisce (attraverso l’informazione, la produzione culturale e artistica, le iniziative sociali e sindacali) una coscienza di massa anticapitalista, premessa indispensabile per dare forza ad un'Alternativa di sistema.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br /></div>
Maurizio Zaffaranohttp://www.blogger.com/profile/15482117445659141128noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-74412336426555777722019-09-03T08:59:00.001+02:002019-09-03T08:59:40.538+02:00UNA RIFLESSIONE A 360° SULLA SCUOLA ITALIANA di Lucio Garofalo <div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-OzE232mkcVA/XW4Jiu_NmXI/AAAAAAAAM8Y/dJWZFiwE3p4ZKW-l6608ToheyAeglp4igCLcBGAs/s1600/scuola-apertura-2016.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><img border="0" data-original-height="762" data-original-width="600" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-OzE232mkcVA/XW4Jiu_NmXI/AAAAAAAAM8Y/dJWZFiwE3p4ZKW-l6608ToheyAeglp4igCLcBGAs/s400/scuola-apertura-2016.png" width="313" /></span></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>UNA RIFLESSIONE A 360° SULLA SCUOLA ITALIANA</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di Lucio Garofalo </b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sta per avviarsi il nuovo anno scolastico e vorrei riassumere, in una sorta di "saggio manualistico" più o meno schematico, quelli che, dal punto di vista di un insegnante che vive il mondo della scuola, costituiscono i problemi più seri che assillano ed inficiano pesantemente la vita e il funzionamento della scuola italiana. Molto probabilmente, nel più distorto e contorto immaginario collettivo, la scuola è percepita e giudicata tramite una serie di banali e diffusi <i>clichè</i>, ossia in base a facili e comodi luoghi comuni, per cui urge provare a confutarli con argomentazioni il più possibile valide, razionali e persuasive. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="color: red;">Riforme e controriforme</span> </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sui media si vocifera e si ciancia spesso degli "annosi problemi" che opprimono la scuola italiana, ma le autorità politico-istituzionali deputate a risolverli non mi pare che si prodighino in alcun modo a rispondere in modo incisivo, corretto e tempestivo. A livello politico, ogni tentativo di soluzione non può essere efficace se non è giusto e tempestivo: le ingiustizie finiscono per sortire effetti assai peggiori delle cause. Per la serie "quando il rimedio è più nocivo del male". In politica il presunto decisionismo ed efficientismo hanno bisogno di essere ben calibrati grazie a criteri di effettiva equità di tipo sociale, altrimenti rischiano di provocare conseguenze deleterie ed arrecare danni difficilmente riparabili, che inevitabilmente si sommano ai guai e ai problemi preesistenti.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Negli ultimi 20/25 anni i numerosi ministri che si sono avvicendati a capo del dicastero della Pubblica Istruzione (poi si è deciso di derubricare l'aggettivo Pubblica), hanno provveduto solo a varare altrettante "riforme" per apporvi il proprio "sigillo" e lasciare un segno (infausto) nella storia. Insomma, la scuola è diventata una cavia istituzionale esposta ai continui e reiterati esperimenti di riforme, anzi di controriforme e "schiforme", applicate oltretutto male, se non addirittura peggio.</span><br />
<a name='more'></a><br />
<b><span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Fannulloni e supermanager </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Restando nell'ambito delle "alte sfere" (non celesti, bensì istituzionali) si può anche rilevare come, a scadenze periodiche, si affaccino schiere di moralisti, predicatori e "sputasentenze" che, come Soloni saccenti e presuntuosi, sono pronti a crocifiggere i "lavativi" e "pelandroni" che imperverserebbero nella Scuola Pubblica italiana come, più in generale, nel comparto della Pubblica Amministrazione. È come se i "fannulloni" fossero la principale ragione dei "mali" che affliggono la scuola pubblica italiana. Ma lo "scarso rendimento" di alcuni insegnanti ha ben altre spiegazioni causali. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E si presume forse che nelle scuole private si lavori senza sosta, senza sprecare tempo e soldi? Ecco le ragioni per cui i fondi e i finanziamenti statali, anziché destinarli alle scuole pubbliche, sono dirottati a vantaggio di quelle private, oppure parificate. Piuttosto "infingardi perditempo" sono stati vari ministri della Repubblica, che non hanno saputo, o forse voluto, fornire risposte adeguate ai problemi reali, mentre hanno gettato soltanto fumo nero negli occhi dell'opinione pubblica. Ricordo, ad esempio, Renato Brunetta, che appena si insediò al vertice del dicastero istituzionale di sua competenza, si attivò subito per promuovere una vasta, martellante campagna ideologica "anti-fannulloni". Cito giusto il caso più noto e più rilevante di tutti. Allora, si inizi a dare l’esempio "al vertice", a cominciare dai quadri dirigenti a capo delle istituzioni pubbliche o delle grandi imprese, che hanno mostrato di essere assolutamente inefficienti, oziosi ed improduttivi. Se non addirittura fallimentari. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Penso, tanto per citare il primo esempio che mi viene in mente, a quei dirigenti pubblici che hanno affondato e rovinato l'Alitalia. Tali "supermanager", se non erro, ricevono lauti compensi annui che si aggirano attorno ai 500mila euro (!), vale a dire oltre 1300 euro al giorno. Sono cifre pari, se non superiori ad un salario mensile medio percepito da operai ed insegnanti qualsiasi. Lascio a voi giudicare i livelli di iniquità e di sperequazione socio-materiale di questa forbice tra i redditi più alti e quelli più bassi. È un divario destinato ad ampliarsi in misura ulteriore e progressiva. Com'è accaduto nel corso degli ultimi anni. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dopo tali osservazioni preliminari, mi accingo ad esporre in dettaglio le singole questioni da me colte ed analizzate, su cui è indispensabile ragionare senza lenti deformanti o eventuali equivoci generati dai pregiudizi o stereotipi, senza sterili commenti da bar, o da social, che scaturiscono dai rozzi e più grossolani luoghi comuni che circolano nell'opinione pubblica a proposito del lavoro degli insegnanti e dei supposti "privilegi" di cui (si presume che) godrebbe la categoria. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">I peggio pagati in Europa </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dopo le riflessioni fin qui svolte, occorre far ben presente come il personale docente, che in tanti si figurano come una massa di "nullafacenti" e di "privilegiati", non sia adeguatamente ed equamente retribuito e valorizzato. Intendo riferirmi non soltanto allo scarso rilievo ed al prestigio sociale e morale, che ormai la mentalità della gente comune riconosce alla professione docente, bensì soprattutto al temine "valore" inteso in un senso marxiano, vale a dire da un punto di vista squisitamente economico-materiale. Insomma, occorre mettere mano al budget ministeriale per incrementare in modo adeguato gli stipendi mensili concessi agli insegnanti italiani, che risultano i meno pagati in Europa. Si spieghi come un insegnante che oggi percepisce un salario medio che si aggiri attorno ai 1200 euro mensili, al netto delle imposte fiscali che lo Stato trattiene direttamente alla fonte stipendiale, possa concedersi il lusso di acquistare dei libri, o corsi di formazione professionale, nonché materiali didattici e sussidi tecnologici e multimediali, utili ed indispensabili ad un normale svolgimento del proprio lavoro, o al proprio aggiornamento professionale. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Certo, si obietterà facilmente che il bonus docente di 500 euro all'anno, è stato introdotto per questa finalità. Ma è una misura tampone, che non può bastare a colmare, o sanare le difficoltà economiche in cui versano oggi molti insegnanti, alle prese con il menage familiare quotidiano. Ho menzionato un caso assai dozzinale, quanto emblematico, che tutti sono in grado di valutare mediante un calcolo matematico approssimativo, per comprendere il valore e le spese derivanti dallo studio e da un serio aggiornamento professionale come l'insegnamento. È un impegno non soltanto faticoso sotto il profilo mentale, ma oneroso sul piano economico. Per cui non è più alla portata della maggior parte degli insegnanti italiani. I quali, ripeto, rappresentano i peggio pagati in Europa. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><span style="color: red;">Progettifici scolastici</span></b> </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Altro problema serio, avvertito dal corpo docente, è quello delle cosiddette "attività aggiuntive" a carattere non obbligatorio, ossia gli impegni progettuali extra-curricolari, come i PON e POR finanziati con fondi europei, nazionali e/o regionali. Nel delicato settore dell'istruzione i criteri di quantità e di qualità sono difficilmente compatibili tra loro, nel senso che l'una voce esclude l'altra. Per cui le singole istituzioni scolastiche si vanno trasformando in veri e propri "progettifici scolastici", con gravi, negative ed inevitabili ripercussioni sulla qualità della didattica, sul successo della formazione e sul valore educativo delle giovani generazioni. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Personalmente, sono contro i "progettifici", non per rivendicazioni ideologiche astratte, bensì per ragioni assai concrete correlate alla mia esperienza diretta. Nulla mi impedirebbe di essere a favore dei progetti di qualità, purché siano realizzati seriamente; tuttavia, nel contempo sono cosciente che i casi davvero virtuosi sono eccezioni assai rare. I "progettifici scolastici" si caratterizzano in modo negativo per vari motivi, anzitutto per la scarsa intelligenza creativa e trasparenza non solo procedurale, per un livello di grave inadeguatezza degli interventi attuati, per un'esigua rispondenza alle reali esigenze psicologiche, emotive, formative, culturali e sociali degli studenti, mentre obbediscono a logiche meramente affaristiche, utilitariste ed aziendalistiche. Per non parlare anche dei frequenti strappi alle regole, delle reiterate violazioni di norme e dei diritti sanciti dalla legge, delle pesanti scorrettezze ed abusi commessi all'interno delle singole scuole, derivanti da invidie o rivalità individualiste, o altre meschinità e grettezze di origine piccolo-borghese. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Trasparenza e democrazia collegiale </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Veniamo ad una questione essenziale, che investe la scarsa trasparenza nella gestione politico-amministrativa ed economico-finanziaria dei fondi distribuiti alle scuole e al tema della democrazia collegiale che versa in condizioni estremamente fragili, critiche e decadenti. Dall'emanazione, nel 1974, dei Decreti Delegati che istituirono forme e strumenti di democrazia collegiale nella scuola italiana, la partecipazione alla vita, al funzionamento e all'organizzazione degli organi collegiali si è progressivamente ridimensionata, fino ad un deterioramento che ha svuotato tali canali e strumenti preziosi di democrazia diretta e partecipativa soltanto sulla carta. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Oramai il potere decisionale detenuto all'interno degli organi collegiali (Consiglio di Istituto, Collegio dei docenti, Consiglio di classe, interclasse e/o di intersezione) esclude sempre più la maggior parte delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non docente, da una prassi effettiva. Infatti, l'esercizio del potere politico-decisionale nelle singole scuole è oggi riservato ad una cerchia oligarchica assai ristretta formata dal Dirigente e dai suoi più stretti e fidati collaboratori. Basta esaminare il caso emblematico di un organo collegiale come il Collegio dei docenti. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Un tempo, il Collegio dei docenti era la sede deputata a discutere e decidere degli argomenti più elevati, delle tematiche psico-pedagogiche e didattiche, per cui gli insegnanti, specie i più motivati, preparati e coscienti, avevano il modo di confrontarsi e di maturare sotto il profilo intellettuale e professionale. Oggi i Collegi dei docenti sono ridotti a centri di ratifica formale delle decisioni assunte dai Dirigenti scolastici e dai loro collaboratori. Tale avallo avviene, in genere, con modalità procedurali acritiche ed esautoranti, che negano ed umiliano la dignità e la sovranità dei Collegi stessi. In pratica, i Collegi dei docenti sono diventati il luogo più alienante e passivizzante in cui si dibatte di questioni di ordine squisitamente finanziario, ma senza la dovuta trasparenza informativa, senza fornire le informazioni relative ai vari budget effettivi di spesa delle scuole. In altri termini, i Collegi dei docenti oggi avallano senza nemmeno conoscere fino in fondo l'oggetto che viene sottoposto all'attenzione degli organi collegiali, vale a dire le somme ed i finanziamenti, in alcuni casi cospicui, che poi vengono distribuiti a beneficio di un'esigua minoranza di colleghi, che coincide con la cerchia formata dallo "staff dirigenziale". </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Autonomia scolastica </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Da oltre 20 anni la scuola pubblica italiana assiste ad un inarrestabile declino e indebolimento della democrazia collegiale partecipativa, della stessa democrazia sindacale e degli spazi di libertà e di legalità vigenti al suo interno. Tale processo di logoramento involutivo in un senso autoritario ed antidemocratico, è riconducibile ai colpi letali inferti nel corso degli ultimi lustri, direi senza "soluzione di continuità", dai governi che si sono succeduti in Italia, sia di centro-sinistra che di centro-destra: dalla "riforma Moratti" alla "Buona scuola" di Renzi e Giannini, con una sorta di escalation nefasta e devastante. Nel caso specifico, le principali responsabilità a livello politico-istituzionale, di tale decadimento, sono da ricercare in alcuni passaggi storico-legislativi: in primis, l'istituzione della cd. "autonomia scolastica" in seguito l'applicazione della legge n. 53/2003, meglio nota come "riforma Moratti", poi della "riforma Gelmini" fino alla legge 107 del 2015, meglio nota come "Buona scuola". </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Negli ultimi 20 anni è stato possibile toccare con mano le pesanti ripercussioni derivanti dall'avvento della succitata "autonomia" e dall'applicazione di quelle "riforme", che non hanno sortito esiti apprezzabili in termini di apertura virtuosa delle scuole alle reali esigenze del territorio. La mera formulazione a livello giuridico di una fantomatica "autonomia", non ha stimolato le singole scuole ad esercitare un ruolo incisivo e trainante, di intervento critico-costruttivo e di promozione culturale rispetto al contesto politico ed economico-sociale di riferimento. Anzi, in molti casi, le istituzioni scolastiche ribattezzate come "autonome", hanno assunto una posizione subalterna ai centri di potere vigenti nelle realtà locali, anzitutto alle Pubbliche Amministrazioni, che si sono rivelate inette o restie a supportare finanziariamente un arricchimento della qualità dell'offerta formativa delle scuole. A tutto ciò si aggiunga un progressivo imbarbarimento dei rapporti interpersonali, sindacali e politici tra i lavoratori della scuola, diventata il teatrino di sempre più estese e laceranti conflittualità interpersonali. Questi processi disgreganti sono la conseguenza prodotta proprio dalla tanto osannata "autonomia", nella misura in cui un simile provvedimento normativo non ha generato un assetto organizzativo stabile, equo, efficiente, ma in molti casi ha generato soprattutto contrasti, confusione, assenza di certezze, violazione di norme e diritti, a livello anzitutto sindacale e collegiale, favorendo ed incentivando atti e comportamenti furbeschi ed arroganti, esasperando un clima di arrivismo ed accesa competizione per fini prettamente venali ed egoistici perseguiti da parte di minoranze.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">30 Agosto 2019</span></b><br />
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La vignetta è del Maestro Mauro Biani</span></b><br />
<b><br /></b>
<b><br /></b>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-77284107023872633832019-07-15T08:36:00.000+02:002019-07-15T08:36:14.230+02:00RIFLESSIONI A BRIGLIA SCIOLTA di Lucio Garofalo<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-QYXP6NZo8-M/XSwejnQ-DGI/AAAAAAAAM3g/UZ4R0yDIqMQZ8RcdrTjhg2_-KJXFGta-wCLcBGAs/s1600/maar.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="464" data-original-width="347" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-QYXP6NZo8-M/XSwejnQ-DGI/AAAAAAAAM3g/UZ4R0yDIqMQZ8RcdrTjhg2_-KJXFGta-wCLcBGAs/s400/maar.jpg" width="298" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>RIFLESSIONI A BRIGLIA SCIOLTA</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di Lucio Garofalo</b></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Riconosco di essere una persona caratterialmente scettica e diffidente, persino malpensante. Ideologicamente sono un ateo marxista. Sono stato ripetutamente disilluso dalla vita, amareggiato da esperienze negative, tradito dal comportamento spregiudicato di numerosi pseudo compagni e dai falsi partiti politici di “sinistra”. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> Francamente sono molto arrabbiato contro i falsi moralisti e i falsi compagni, i parolai e i “pifferai magici” della sinistra borghese, affetta dal morbo del “cretinismo parlamentare”. L’esperienza storica ha dimostrato che costoro aspirano solo ad adagiare il proprio deretano sopra un comodo ed ambito scranno all'interno delle istituzioni borghesi per ricavarne potere, gloria, ricchezza, privilegi e immunità personali, fregandosene delle sofferenze e dei bisogni della gente, delle istanze dei loro elettori. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La mia posizione di critica netta e intransigente mi ha procurato problemi di solitudine politica, condannandomi ad una sorta di ostracismo e di esilio morale, di isolamento nel territorio dove abito. Ma tant'è. Credo di essere sufficientemente forte e vaccinato verso tale situazione, abbastanza immune rispetto alla violenza morale ed esistenziale esercitata dai conformismi di massa, compresi quelli imposti dalla “sinistra”, essendo abituato al ruolo, senza dubbio scomodo, di bastian contrario, di ribelle anticonformista e di “cane sciolto”, per cui la condizione di marginalità non mi turba affatto.</span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ultimamente ho cercato di uscire dall'isolamento politico provando ad infrangere il clima di chiusura ed ostilità creato nei miei confronti dai vari “forchettoni”, “rossi”, “bianchi” o “neri” che siano. I quali dettano legge soprattutto in alcune realtà di provincia come l’Irpinia. Una terra costretta ad un livello di sudditanza semifeudale, le cui popolazioni sono soggette a ricatti e condizionamenti perpetui e ad un mostruoso giogo clientelare. Non dobbiamo dimenticare che il territorio dove abito rappresenta da lustri un feudo incontrastato di Ciriaco De Mita e dei suoi galoppini. L’Irpinia è da sempre una roccaforte elettorale e clientelare della peggiore Democrazia cristiana. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tuttavia, non mi lascio mai sopraffare dallo sconforto o, peggio, dalla depressione, né da rancori e risentimenti, ma reagisco sempre con rabbia e indignazione, riscoprendo “prodigiosamente” una spinta motivazionale che mi restituisce un fervido entusiasmo e una volontà combattiva, un desiderio tenace ed impetuoso di lotta e di riscatto. Forse perché sono uno spirito libero e ribelle, consapevole della lezione della storia. La quale insegna che è addirittura possibile, quindi concepibile, la realizzazione dell’utopia. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Si pensi che fino al XVIII secolo, ovvero il “secolo dei lumi”, la schiavitù del lavoro, la servitù della gleba e la tirannia aristocratico-feudale erano viste quali elementi ineluttabili e immodificabili, al limite come fenomeni conseguenti a leggi naturali, come una realtà che era sempre esistita e sarebbe durata in eterno, e non come dati storici transeunti, soggetti a trasformazioni rivoluzionarie determinate dalle forze produttive e sociali in movimento e in lotta sia per necessità oggettive che per volontà soggettive.
</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Eppure, alla fine del 1700 la rivoluzione francese e il radicalismo giacobino, mobilitando le masse popolari e contadine, spazzarono via il feudalesimo e l’assolutismo monarchico con tutti i suoi assurdi privilegi aristocratici, il servaggio, l’oscurantismo religioso e tutte le anticaglie medioevali. Parimenti, fino ad Abramo Lincoln nessuno avrebbe mai immaginato che la schiavitù, ritenuta per secoli come una situazione naturale e ineluttabile, una condizione ineliminabile e permanente dell’umanità, potesse un giorno essere abolita, almeno giuridicamente, sebbene non ancora soppressa sul piano materiale. E lo stesso si potrebbe dire per un fenomeno quale il cannibalismo, un’abitudine alimentare millenaria dei popoli primitivi, che oggi farebbe inorridire chiunque. E così per altre pratiche consuetudinarie, usanze e costumi del genere umano. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Pertanto, perché ritenere già persa in partenza la lotta politica a tutela dei lavoratori, in difesa dei salari più bassi e più deboli, una battaglia che si attesta oltretutto su posizioni difensiviste di salvaguardia e di retroguardia? Nel senso che non si aspira a fare la rivoluzione, a prendere il potere conquistando il “Palazzo d’Inverno”, ma si tratta di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica promuovendo una presa di coscienza sulle tematiche che investono direttamente la vita quotidiana e la condizione dei lavoratori. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non vorrei allontanarmi dal tema in questione. Ricordo che una delle radici ideologiche dell’opportunismo risiede precisamente nell'elettoralismo borghese. Personalmente sostengo con estrema durezza la critica contro l’opportunismo in quanto costituisce il male storico del movimento comunista internazionale. Non c’è bisogno di scomodare Lenin o Rosa Luxemburg per dimostrare la validità di tale tesi, basta guardarsi attorno.
</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’interesse e il calcolo opportunistico, l’autoritarismo e il verticismo burocratico, l’arrivismo, l’ambizione e il carrierismo individuale, le invidie e i personalismi eccessivi, questi ed altri atteggiamenti piccolo-borghesi, purtroppo assai diffusi in determinati settori della cosiddetta “sinistra radicale” (e non solo negli ambienti della sinistra borghese e riformista), costituiscono un male ben peggiore dell’isolamento personale. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La principale preoccupazione per un’autentica forza antagonista e di classe, di ispirazione comunista e anticapitalista, non può essere la “questione elettorale”. Non credo che la priorità politica di una soggettività comunista, specie in un momento di crisi epocale del sistema sociale vigente, una crisi segnata da crescenti disordini e conflitti (si pensi al caso emblematico della Grecia) che minano le basi stesse dell’assetto capitalistico globale, possa essere il tema della rappresentanza elettorale. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’esperienza storica dovrebbe insegnarci che il pericolo per un’autentica sinistra comunista e di classe è costituito da ciò che si chiamava polemicamente la “febbre elettoralistica”, cioè la frenetica ricerca del successo elettorale, la conquista a tutti i costi del potere o di una quota di rappresentanza nell'attuale ordinamento statale borghese. E’ esattamente questa impostazione burocratica ed elettoralistica che rischia di aprire la strada all'affermazione di tendenze opportunistiche e individualistiche piccolo-borghesi, all'emergere di atteggiamenti di corruzione e di sfrenate ambizioni di carriera. Come, d'altronde, dovrebbe insegnarci l’esperienza storica del PRC. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In passato la base elettorale del PRC e delle altre formazioni della “sinistra radicale” era costituita da un mini-blocco sociale composto in gran parte da operai e giovani lavoratori precari, eco-pacifisti, attivisti no-global, ecc. I quali hanno giustamente reso pan per focaccia, sfruttando l’unica arma a propria disposizione, vale a dire l’arma del voto, per espellerli dalle istituzioni parlamentari a cui si erano tanto affezionati, infliggendo loro la punizione che meritavano e che gli ha arrecato dolore e frustrazione, procurandogli una logorante astinenza dall'esercizio del potere: <i>“il potere logora chi non ce l’ha”</i>, come afferma un vecchio ed astuto volpone democristiano che ha maturato una lunga esperienza ai massimi vertici del potere politico in Italia.Fare clic per cancellare la replica. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Pertanto, bisogna prendere atto della verità storica a 360 gradi. Negli ultimi anni il PRC era diventato un vero e proprio “covo” di opportunisti e forchettoni, burocrati e funzionari di partito ambiziosi ed arrivisti. Dunque, solo dopo aver fatto chiarezza fino in fondo e dopo aver svolto un’igienica e necessaria opera di autocritica, solo a quel punto ritengo che si possa avviare in maniera legittima e credibile un processo di ricomposizione di un’autentica e moderna sinistra anticapitalista e di classe in Italia. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per quanto concerne la questione dell’isolamento, a me pare che questo costituisca un problema della politica in generale. Tutti i partiti politici soffrono il distacco e la disaffezione della gente, ma in fondo è sempre stato così, almeno in Italia. Il popolo italiano è storicamente un popolo ignorante e qualunquista, privo di senso civico e di moralità pubblica. Lo stesso Pier Paolo Pasolini scriveva nel lontano 1973:<i> “La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline”</i>. Più chiaro di così. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In fondo, anche Guicciardini lo aveva compreso diversi secoli fa: il popolo italiano bada solo al proprio <i>“particulare”</i>, persegue solo i propri affari personali senza capire che i propri interessi possono coincidere e identificarsi con quelli altrui. Ma anche ai più grandi marxisti rivoluzionari è capitato talvolta di essere isolati. Rosa Luxemburg, ad esempio, è sempre stata un’esponente isolata e minoritaria all'interno del movimento operaio e socialdemocratico internazionale, e lo stesso Lenin, prima di prendere il potere in Russia, ha sofferto una condizione di marginalità e di solitudine politica.
</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-74932025534421583862019-07-10T11:43:00.000+02:002019-07-10T11:43:41.722+02:00IL MANIFESTO DELL’ULTIMA DISFATTA GRECA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xQ0_HKKJYK0/XSULeePs9nI/AAAAAAAAHmI/rKB0BfvC3FIVax1XIxl1HjgoGbMzvJGEgCLcBGAs/s1600/28923-ttsipras-pensa.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="449" data-original-width="600" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-xQ0_HKKJYK0/XSULeePs9nI/AAAAAAAAHmI/rKB0BfvC3FIVax1XIxl1HjgoGbMzvJGEgCLcBGAs/s400/28923-ttsipras-pensa.png" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h2 style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">di Lorenzo Mortara</span></h2>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In vista della disfatta di Syriza, <b>Il Manifesto</b>, ha affidato a Luciana Castellina i suoi piagnistei della domenica. Così, in prima pagina e per altre insopportabili due, il sedicente giornale comunista, ha riempito la domenica dei suoi lettori con tutti i più classici <i>topoi</i> del più veterostalinismo. Ci sono tutti, ma proprio tutti, non ne manca uno, l’intero corredo del cretinismo rosso. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Di chi è la colpa dell’imminente sconfitta? Dei settari del KKE – gli stalinisti ufficiali – ma soprattutto dei 6 partitini trotskisti che «non contano niente ma sperdono voti». Sei volte zero, alla bisogna dello stalinismo mentale, deve fare evidentemente dieci, tanti sono, infatti, i punti percentuali che servono per colmare il distacco da Nuova Democrazia. Il trotskismo non conta mai niente, fissato alla coda com'è dal suo storico marxismo intransigente, ma appena si perde, diventa il responsabile unico da mettere alla testa della sconfitta. Cosa non si fa pur di non metter mai alla ghigliottina quella vuota degli stalinisti, ufficiali e non. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’idea che sia proprio il voto a <i>Syriza</i> quello disperso, non passa nella testa della compagna. Che il voto buono sia quello a favore dei lavoratori contro l’austerità e non il contrario, è ancora un concetto troppo difficile per le colonne del <i>Manifesto</i>. Per la compagna, in pieno idealismo mistico, conta far vincere la “sinistra”, non i lavoratori. Non importa se ha fatto politiche di destra. Contano le parole, i simboli, le bandiere, i segni, in una parola: l’etichetta, cioè tutto purché non i fatti e soprattutto non i lavoratori. Come sia maturato un simile distacco, non è dato sapere, vietato quindi interrogarsi. L’unica risposta è piagnucolare. </span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non bastassero i partitini rei di non appoggiare Tsipras a prescindere, la colpa è anche del popolo bue che è smemorato, quindi stupido com'è non ricorda le politiche lacrime e sangue imposte già una volta da </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Nuova Democrazia</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> e dai menscevichi del </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Pasok</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">. In realtà, il popolo le ricorda benissimo, ma ricorda ancora di più di aver votato Tsipras per metterci fine, non per continuarle. Se oggi manda all'opposizione Tsipras è perché tra la copia e l’originale, vince sempre l’originale. E tanto più che la copia di Syriza, per assomigliare sempre di più all’originale e scongiurare qualsiasi possibilità di alternativa, ha messo tra i suoi capolista proprio i riciclati del Pasok, quello che perse in un colpo due terzi dei voti e finì nella polvere per aver applicato tutte le misure della Troika. Era il 2012, un secolo fa per la memoria di ferro delle compagne che non si ricordano quanto allora sputassero sui negrieri di quel partito che spellava vivo il povero popolo greco. Ma allora il popolo era imbufalito, non si era ancora trasformato in bue… </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tsipras che ha portato avanti le stesse misure in piena continuità coi governi precedenti, ha la faccia pulita, non merita nemmeno uno sputacchietto, perché è stato «obbligato» a fare quello ha fatto. L’austerità gli è stata imposta. Da chi? Dalla Troika dice convinta delle sue bugie idealistiche Luciana Castellina. Ma la verità materialistica è che è stato obbligato dal suo rancido riformismo, non da altro. E la verità materialistica è l’unica che passerà alla Storia. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Si vede che solo Nuova Democrazia e il Pasok<i> </i>avevano il dovere di ribellarsi, perché non avevano l’appoggio del <i>Manifesto</i> e di Luciana Castellina. Ora che l’hanno avuto sotto forma di Syriza, possono tranquillamente tornare al governo più forti di prima, concentrati nella sola Nuova Democrazia. Peccato, sospira Tsipras, proprio ora che si poteva davvero iniziare a «realizzare il nostro programma», ovvero il vomitevole per quanto inossidabile programma dei due tempi che nessuno ha mai visto, nemmeno questa volta, perché il programma dei due tempi non è altro che l’intervallo tinto di rosso dell’unica partita in corso: quella di destra del Capitale per cui giocano tutte le infinite schiappe della sinistra radicale, ovvero radicalmente non marxista. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">È per queste ragioni che oggi il popolo greco sceglie un altro pascolo. La commovente pastorale di Luciana Castellina e dei preti rossi del Manifesto non riuscirà a riportarlo nella stalla di piazza Syntagma dove Tsipras ha concluso la sua parabola di governo. Il popolo, questa bestia irragionevole, è recalcitrante. Non capisce quanto coraggio abbia avuto Tsipras per essere impopolare e «resistere alle tentazioni demagogiche e populiste che avrebbero portato il Paese al disastro». È risaputo in effetti che ci voglia un coraggio da leone per farsela nei calzoni e capitolare. Chissà cosa avrebbe fatto se fosse stato, anziché un coraggiosissimo menscevico, un vigliacco bolscevico come noi marxisti? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">È grazie a eroi di questo tipo che il popolo bovino di sinistra, al massimo del rincoglionimento da Manifesto, avrebbe dovuto scendere in piazza con lui a urlare: «Non restituiremo le chiavi delle casse alle banche che hanno fatto fallimento, non decidono più loro, decidono i greci». Avete capito banchieri e capitalisti? In Grecia non comandate più, perché comandano finalmente i proletari! Ma per conto di chi? Di banche e capitalisti, naturalmente! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Solo i padroni quando comandano, che sia col Pasok, con Nuova Democrazia, con la Troika, con Tsipras, con Syriza, con Berlinguer o con Bertinotti, riescono sempre a comandare per conto loro. È per questo che vincono in Grecia come in Italia come dappertutto. E continueranno a vincere finché a farli perdere ci penseranno i giornali comunisti come il Pedifesto… </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Stazione dei Celti<br />Lunedì 8 Luglio 2019</span></i><br />
<div>
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI</span></i><br />
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></i>
<i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></i></div>
Lorenzo Mortarahttp://www.blogger.com/profile/09650414090322834106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-41262727906343358522019-07-07T18:39:00.000+02:002019-07-07T18:39:09.417+02:00CITTADINANZA NEGATA di Lucio Garofalo<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-KYJDB41leJc/XSIf_Is-i3I/AAAAAAAAM3A/7MS5abD4Rz8dvm1rtT1V1VB_oIhAf-qgACLcBGAs/s1600/maurobiani.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="702" data-original-width="560" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-KYJDB41leJc/XSIf_Is-i3I/AAAAAAAAM3A/7MS5abD4Rz8dvm1rtT1V1VB_oIhAf-qgACLcBGAs/s400/maurobiani.png" width="318" /></a></div>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>CITTADINANZA NEGATA </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>di Lucio Garofalo </b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In Irpinia, come pure in altre aree interne del nostro Meridione, la negazione della "cittadinanza attiva" tanto decantata, ma solo a chiacchiere, la negazione dei diritti politici e civili alle classi subalterne ed il loro asservimento ai vari notabili locali, obbliga le giovani generazioni proletarie a mendicare elemosine e favori elargiti secondo prassi di stampo clientelare e paternalistico-feudale, retaggio ereditato dal passato, sia per ottenere un lavoretto miserabile, a tempo determinato, quindi precario e malpagato, sprovvisto di una qualsiasi tutela, sia persino per ricevere un normale e banale certificato, per cui i diritti sono svenduti in termini di volgari ed ipocrite concessioni in cambio di voti politici ipotecati a vita. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questa mentalità succube, da servi mentecatti, sintomo di sudditanza, non cittadinanza attiva, è un malcostume di origine semifeudale, una cultura fatalista tipica delle popolazioni meridionali, è un elemento intrinseco a quella "normalità" quotidiana che finisce per accettare come uno "stato di natura ineluttabile" simili pratiche, in base ad una presunta, quanto inesistente "legge di natura", che nella realtà storico-sociale non ha alcuna ragion d'essere. In effetti, le leggi naturali, ovvero fisiche, non sono applicabili alla dialettica storica, che è un mondo attraversato da conflitti, tendenze e controtendenze in costante divenire, da processi mutevoli, che si intrecciano in una relazione di interazione e reciprocità, per cui nulla è immutabile nelle vicende storico-politiche degli uomini, come già si evince dalle esperienze rivoluzionarie che hanno abolito i privilegi feudali e la servitù della gleba. Condizioni di vita che per secoli gli uomini hanno accettato in quanto "normali" ed "ineluttabili", mentre si sono dimostrate modificabili mediante l'azione politica collettiva. Oggi, anche in Irpinia, si registrano percentuali elevate e sconcertanti di "morti bianche", cifre che denunciano un vero e proprio stillicidio di cui nessuno osa parlare. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In Alta Irpinia, i lavoratori sono endemicamente sudditi e ricattabili, in quanto asserviti ai vecchi notabili politici locali, dal momento che le assunzioni in fabbrica sono stabilite applicando le vecchie metodologie e le prassi clientelari e familistiche. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">I segni di ripresa dell'iniziativa proletaria appaiono deboli, parziali, assai slegati tra loro. Non vi sono, attualmente, partiti, soggettività ed associazioni politiche credibili ed in grado di favorire una accelerazione dei processi di presa di coscienza e di auto-organizzazione delle masse lavoratrici. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il proletariato (non solo in Irpinia) non ha ancora acquisito fiducia in sé stesso, non ha rinunciato alle vane illusioni e "favole" propinate dai mass-media <i>"mainstream"</i>, o da quei partiti e da quelle istituzioni di classe (cretinismo parlamentare e simili) che operano al servizio del capitalismo.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>La vignetta è del Maestro Mauro Biani</b></span><br />
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-52009912448525014102019-06-10T19:15:00.002+02:002019-06-10T19:15:31.960+02:00LA SCUOLA NON E' UN'AZIENDA di Lucio Garofalo<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-IsxPPUqlT6o/XP6P9Yy0BJI/AAAAAAAAMzc/37pJD9-gjEcPxb4diNqrWwUoRs0-KDLoQCLcBGAs/s1600/scuola-apertura-2016.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="762" data-original-width="600" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-IsxPPUqlT6o/XP6P9Yy0BJI/AAAAAAAAMzc/37pJD9-gjEcPxb4diNqrWwUoRs0-KDLoQCLcBGAs/s400/scuola-apertura-2016.png" width="313" /></a></div>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>LA SCUOLA NON E' UN'AZIENDA </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>di Lucio Garofalo</b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La scuola odierna, non solo in Italia, è da anni ridotta ad essere una scuola finta, ma per la semplice ragione che ne hanno voluto fare altro: una "azienduola", nella migliore (?) delle ipotesi. Vale a dire che hanno alienato, ovvero mercificato la funzione della scuola pubblica e ne hanno fatto una finzione caricaturale di azienda, una sorta di ibrido mostruoso tra l'azienda e la scuola (un'azienduola, per l'appunto). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E si sa che in un'azienda (finta o vera che sia, poco importa) dominano le esigenze del mercato e che nel mondo del commercio i clienti (o gli utenti: nel nostro caso, i genitori e i figli) hanno sempre ragione. Soltanto così si spiega l'umiliazione crescente e la svalutazione della professione docente e l'annientamento del valore di una scuola autentica e seria, cioè autorevole e credibile. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una scuola che finge di valutare (ovverosia assegnare percentuali che poi si traducono in fasce di livello e voti), in cui vige la dittatura dell'Invalsi e di quella docimologia che si è tramutata in ideologia della valutazione, in un puro stile aziendalista (anzi, pseudo tale), comporta proprio tali conseguenze. Ma si tratta solo di una mera finzione, di una falsa ideologia ed estetica della valutazione, per finalità prettamente burocratico-formali. </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Sia chiaro: il merito va giustamente sancito e premiato, non esaltato, né cristallizzato in una ideologia funzionale al sistema ed alla logica, cinica e spietata, della competizione e del mercato capitalistico. Ma il merito (di chi studia e si impegna) non può essere negato o calpestato, ed ancor meno mortificato. Io opero nella scuola primaria, dove i vari genitori "pariolini" fanno già valere la loro influenza a beneficio esclusivo dei "figli di papà". </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Purtroppo, noto tale atteggiamento già tra gli alunni (ancora bambini) delle classi della primaria: coloro che studiano, lo fanno solo per conseguire un bel voto, e non per una sincera passione allo studio. Eppure, io sono un insegnante che non assegna alcun valore, né rilievo al voto. Per cui una tale attitudine dipende dai genitori. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ora, detto ciò, se non si rilancia o si rivaluta la centralità sociale, politica ed educativa della professione docente (che non deve essere scambiata, né bistrattata come una "missione religiosa"), in primo luogo a livello economico-retributivo, oltre che in termini di prestigio, di serietà ed autorevolezza, tutto il resto sono chiacchiere vuote e sterili. Incluse le ipotesi di "riforma" più eque e razionali. Anche perché proprio quanti dichiaravano, ma solo a chiacchiere, di voler salvaguardare e rappresentare gli interessi, le istanze e le prerogative della scuola pubblica e del corpo docente, ovvero la sinistra tradizionale e gli stessi sindacati di categoria, in <i>primis</i> la CGIL, hanno svenduto un prezioso, ricco ed inestimabile tesoro di esperienze, di idee, di energie, di cultura e di intelligenza, che (è il caso di rammentare) il nostro Paese vantava. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Basti ricordare che la scuola di base (ossia l'infanzia e l'istruzione primaria) figurava, se non al primo posto nel mondo, senz'altro tra le migliori istituzioni scolastico-educative in assoluto. Per cui un senso di sconforto e di rassegnazione amara (di resa giammai!) è lì in agguato e rischia di assalirti in modo quasi inevitabile (è umano, credo) ogni qualvolta ci si ritrova costretti in uno stato di solitudine, di marginalità creata ad arte, e ci si sente circondati da un clima di ostilità e diffidenza da parte dei colleghi e da un diffuso e palese atteggiamento di omertà e ipocrisia, non appena ci si azzarda ad esternare una libera e legittima opinione, a muovere un'obiezione sacrosanta, ovvero ad intraprendere azioni di critica verso chi dirige la scuola. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La critica al lavoro ed alla scuola autoritaria, espressa dai moti studenteschi del '68, era giusta, così pure altre istanze, idee e rivendicazioni sorte nel clima di lotta e di protesta radicale del Sessantotto, ripreso dalle esperienze e dai movimenti successivi. Il sistema capitalista ha inglobato, assorbito quelle rivendicazioni e quelle critiche (ripeto: sacrosante) in misura funzionale per sé e la propria sopravvivenza e il perpetuarsi di un ingranaggio di potere e dominio di classe. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La reazione storica del Capitale è stata utile e conveniente solo per sé stesso, in funzione del mantenimento di uno status quo che era stato assaltato con un vigore critico mai visto e messo seriamente in discussione da un vasto movimento di massa rivoluzionario, sconfitto solo a livello politico, mentre sul versante culturale ha esercitato un'azione potente e capillare di influenza intellettuale egemonica, sfruttata dal sistema stesso a proprio vantaggio, in primo luogo quando sono stati cooptati nei ruoli accademici di massimo prestigio, personaggi quali Asor Rosa, Cacciari e via discorrendo. Oggi, un'inversione radicale è possibile (forse) solo in un altro modello di società. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per cui serve un processo di ampia e profonda mutazione dell'esistente in senso rivoluzionario. Ma, per un simile traguardo, occorre rinnovare in maniera profonda, alla radice, la teoria e la prassi rivoluzionarie.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>La vignetta è del Maestro Mauro Biani</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-29257814900916137602019-05-12T17:38:00.000+02:002019-05-12T17:38:17.801+02:00CELOMADURISMO E MARXISMO: IL CAMPISMO IN VENEZUELA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-5wgvuSG_G3c/XNe9gD_aRWI/AAAAAAAAHT8/O5AAXFZrWDgCTx2sQHv1TO0zEZkTOc_BwCLcBGAs/s1600/2019_01_23_golpe_venezuela-643x340.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="340" data-original-width="643" height="211" src="https://1.bp.blogspot.com/-5wgvuSG_G3c/XNe9gD_aRWI/AAAAAAAAHT8/O5AAXFZrWDgCTx2sQHv1TO0zEZkTOc_BwCLcBGAs/s400/2019_01_23_golpe_venezuela-643x340.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><i>Pubblichiamo un botta e risposta tra due compagni vercellesi, Lorenzo Mortara e Alessandro Jacassi, membri, tra le altre cose, del Comitato Antifascista cittadino. Lorenzo aveva postato sui social un articolo del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL):</i> <b>Verso la Guerra Civile in Venezuela? (</b><a href="https://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=6173"><b><span style="color: red;">lo trovate qui</span></b></a><b>,</b> <i>e più sotto alla fine). Alessandro prima lo definiva “mare di cazzate” poi, invitato a specificare, rispondeva con le parole che trovate qui sotto. Subito dopo trovate la replica di Lorenzo, lunga e articolata, che prova a far chiarezza fra due modi sostanzialmente opposti di approcciare la lotta di classe in Venezuela: il “campismo” e il marxismo. </i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>La critica di Alessandro Jacassi </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Prima di tutto non c’è nessun tradimento o divisione dell’esercito, il tentato golpe è durato poco più di 3 ore e ha coinvolto qualche decina di militari di cui molti ingannati dai loro superiori, nessuna base militare ha disertato passando sotto il giogo imperialista dei Trump e dei Guaidò di turno; l’area interessata dal golpe è stato un ponte e un pezzo di strada limitrofa, Lopez e Guaidò cercano rifugio in ambasciate straniere dopo poche ore… Il popolo di cui ti riempi la bocca è sceso nelle strade difendendo la rivoluzione che per scelta di Chávez è, come la definisci tu, riformista, in quanto consapevoli che altro tipo di rivoluzione avrebbe subito visto una risposta armata yankee. Mi fai sempre un discorso di classe e non capisci neanche che a sostenere Guaidò ci sono solo i padroni e qualche lacchè della borghesia, estrema minoranza bianca, mentre il popolo, la classe a cui tu ti richiami è con Maduro e questo è inconfutabile, lo vede chiunque guardi i video girati nei quartieri popolari, quartieri che prima del riformismo come lo definisci tu, erano baraccopoli senza luce né fognature. Forse dovresti iniziare a viaggiare un po’ in quei paesi invece di stare chiuso solo nella tua stanza a leggere manuali impolverati e vetusti.
Ciao Lorenzo se vuoi parlare di Latinoamerica meglio che impari lo spagnolo prima. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>A. J. </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>E la replica di Lorenzo Mortara </b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per capire un post di sedicenti marxisti come noi trotskisti, bisogna almeno provare a comprendere, non dico condividere, la prospettiva. Per noi la prospettiva non è il socialismo a parole del XXI secolo (che è il solito vecchio capitalismo del XX secolo, magari un po’ più spostato a sinistra, meno liberista direbbe qualcuno...), ma la lotta di classe spinta fino alla rivoluzione socialista, cioè al reale esproprio dei capitalisti (la grande industria oligopolistica, non il piccolo borghese imprenditore, padrone di piccola bottega o di bar o di altre cose non determinanti) e la trasformazione dell’economia anarchica di mercato, in pianificazione socialista sotto il controllo dei lavoratori, con la speranza che non si burocratizzi tutto nel giro di poco come nell'URSS. Ma la burocratizzazione dell'Urss non è un buon motivo per non riprovarci, tanto più che per noi l’evoluzione o l’involuzione di una rivoluzione dipende nella sostanza dalla vittorie o dalle sconfitte della lotta di classe del proletariato su scala oltretutto internazionale, e non semplicemente da quello che fa o non fa questo o quel dirigente. E le nostre non sono semplici opinioni, sono fatti che possiamo documentare come ampiamente documenteremo con numerosi esempi tratti da quell'arsenale infinito di lezioni, che è la storia della lotta della nostra classe di appartenenza. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Chi non ha questa prospettiva, difficilmente la può apprezzare o condividere, potrebbe però fare almeno lo sforzo di comprenderla, specialmente se è un compagno. Nella critica all'articolo del PCL, non solo questa prospettiva Jacassi non l’ha intesa, fregandosene bellamente, ma non si capisce nemmeno quale sia la sua, anche se l’esperienza ce la fa intuire al volo. Qual è dunque la sua prospettiva? Dimostrare che non c’è una spaccatura nell'esercito? Sconfiggere Guaidò? Appoggiare Maduro e dimostrare che il popolo sta con lui mentre i marxisti stanno da un’altra parte se non proprio con Guaidò (un classico delle accuse a chi osa criticare il leader di turno)? E va bene, anche ammesso tutto questo, e poi? Che si fa dopo aver sconfitto Guaidò senza prospettiva? Sono prospettive queste, o aspetti parziali e in alcuni casi condivisibili di chi non ha altra prospettiva che vivere alla giornata gli eventi venezuelani? </span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: large;">Jacassi dice che la massa sta con Maduro, l’articolo però discute dove debbano stare i comunisti. Al riguardo Jacassi non ci dice nulla, infervorato come è nel dimostrarci che le masse seguono Maduro, e che quindi lui si mette a rimorchio abdicando al ruolo di comunista, cioè di avanguardia, per quello di retroguardia. Per i comunisti è la massa che deve stare dietro alla sua avanguardia, non il contrario. La difficoltà in Venezuela è proprio questa, la massa non segue i comunisti, come riuscire ad attirare la massa verso di noi anziché verso Maduro? Jacassi non si pone questo problema perché ha già il suo campo dove stare, il campo di Maduro perché il “popolo” lo segue, ammesso che sia così, cosa che discuteremo più avanti e che è tutta da dimostrare, visto che i soli video dei “barrios” più poveri non bastano come prove. Per noi la lotta di classe, è un’arena dove intervenire per provare ad influenzare le masse, non una piazza da raggiungere semplicemente per ingrossarne le fila. Ma chi passa armi e bagagli nel campo di Maduro perché la massa lo segue, in fondo non vede la lotta di classe in tutta la sua complessa fluidità. Nonostante il suo sbracciarsi per il Venezuela, il suo intervento è un intervento passivo, almeno nel campo della classe operaia che lui accetta com’è. Eppure il ruolo dei comunisti è trasformare la realtà, a cominciare da quella della propria classe di riferimento, non subirla. Ed è proprio la passività, nonostante l’apparente attivismo, che fa perdere di vista non tanto la classe, quanto il suo scopo. E una volta perso di vista lo scopo, la classe non c’è più, sostituita dalla lotta di Maduro contro Guaidò, a cui lui offre in soccorso sé steso in aggiunta a una massa amorfa, con tutti i corollari che una simile nefasta impostazione, si porta dietro. In questo quadro, infatti, si finisce regolarmente per appoggiare il nazionalismo patriottico; ne segue che l’internazionalismo diventa fiancheggiare gli amici di Maduro, Putin in testa e Cina alla coda, che diventano imperialisti buoni di contro all'imperialismo cattivo degli USA, eccetera, eccetera. Sono queste le classiche caratteristiche del cosiddetto “campismo”, di cui il compagno Jacassi è un perfetto esemplare. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cominciamo però dal primo interrogativo: l’esercito. Cos'è una spaccatura dell’esercito? Se il post di Jacassi ha un senso, la spaccatura è tale quando l’esercito si spacca esattamente a metà. Se si spacca con una decina di militari, che non sono affatto pochi perché i superiori non sono milioni e ogni superiore qualche inferiore se lo tirerà pur dietro, stando al suo ragionamento (sbagliato) non c’è una spaccatura. Ne segue che il chavismo, che cominciò come risposta al “Caracazo” del 1989 (un massacro proprio di quell'esercito che lui esalta, che sparò su una folla di miserabili che protestava, sterminandone qualche migliaio), con un colpo di Stato nel 1992 fallito di Chávez e di pochi militari, non cominciò con una spaccatura dell’esercito. Con cosa cominciò quindi? Con l’unità dell’esercito evidentemente, cioè con un controsenso. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quanti erano allora i militari chavisti? 2 ufficiali superiori, 44 ufficiali subalterni, 5 sottoufficiali, 14 soldati professionali e 237 di leva (<b><i>“Hugo Chávez tra Bolivar e Porto Alegre”</i></b> Massari Editore). Chávez venne arrestato, riconobbe di non aver avuto forze a sufficienza, si prese la responsabilità e dette appuntamento al popolo con le prime elezioni da uomo libero qualche anno dopo. Come si vede, fu una sparuta minoranza dell’esercito a seguire Chávez, e se Chávez tentò lo stesso il colpo di stato è perché riteneva tale spaccatura dell’esercito sufficiente per farlo, e soprattutto riteneva che il popolo fosse per lo più con lui. E Chávez come Guaidò non era scemo. Come Chávez ha sbagliato i calcoli, così li ha sbagliati Guaidò. Ma le cifre esigue dei due tentativi di colpi di stato, stanno a dimostrare che anche una piccola spaccatura è pur sempre una spaccatura significativa. Tutt'al più il nostro critico sta dicendo che la spaccatura non è profonda, ma l’articolo non si addentra in questo dettaglio per la semplice ragione che non ha parlato di quanto seguito tra i militari abbia Guaidò perché il punto non è questo, almeno per i marxisti, ma un altro spiegato subito dopo nell'articolo e che qui di seguito approfondiamo. Quello che è certo è che questa spaccatura, grande o piccola, prima non c’era. È una crepa importante nel processo della rivoluzione e bisogna prenderne atto, non negarla. E soprattutto bisogna valutarla per quello che è. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ho citato il Caracazo, non a caso, perché Jacassi gongola perché l’esercito si è ricompattato per lo più con Maduro, ma un marxista mica si esalta per l’esercito, perché sa che in regime capitalistico, l’esercito è pur sempre un corpo di guardia a protezione dei padroni e della proprietà privata borghese. L’esercitò su base capitalistica non è cioè dalla parte dei lavoratori, come dimostra quella strage e un’infinità di altri massacri in tutto il mondo che lo riprovano oltre ogni ragionevole dubbio. In Venezuela l’orrore del Caracazo ha spinto molti militari a sinistra, e il processo rivoluzionario ha alimentato questa tendenza, ma il processo rivoluzionario, senza essere mai andato fino in fondo, con la crisi capitalistica del 2008 ha cominciato ad andare indietro e pure ad arrestarsi. La svalutazione della rendita petrolifera ha fatto finire i soldi con cui il chavismo ha tolto milioni di persone dalle fogne. Le case di cui si parla nella critica sono evidentemente quelle costruite per lo più prima. Nessun marxista ha fatto mancare il suo appoggio a queste ottime riforme, come a quelle sempre più asfittiche di Maduro, solo che il marxista le ha chiamate col loro nome: riforme, non rivoluzione. Non solo, il marxista sa anche che il merito di tali riforme, senza per nulla sminuire il ruolo di Chávez, va attribuito in linea generale alla lotta di classe rivoluzionaria dei lavoratori della PDVSA, l’azienda petrolifera del Paese, che l’hanno strappata almeno in parte alle multinazionali, dando il via al processo rivoluzionario che, tra alti e bassi, dura tutt'oggi. Anche per il Venezuela, la Storia conferma la legge: le riforme sono il sottoprodotto della lotta di classe rivoluzionaria. Ma dal 2008 in avanti, con la crisi capitalistica, i piani sociali si sono sempre più ridotti perché quei pochi soldi che restano della rendita petrolifera, anziché essere usati per i poveracci, gli “antimperialisti” bolivariani li hanno usati per ripagare il debito verso i poveri usurai miliardari imperialisti e per rafforzare l’apparato bolivariano, puntellandolo sempre più con l’esercito (lo testimonia la crescita oltre i 2000 generali ben pasciuti a furia di promozioni) anziché sui lavoratori, a cui non è stato consegnato il controllo delle fabbriche, che al contrario è rimasto in massima parte ai padroni. Così, l’esercito si è imborghesito più di quanto già non fosse sulle spalle della proletarizzazione crescente e della rarefazione della lotta di classe. La quota salari, che sotto Chávez era aumentata contraendo quella dei profitti, dalla crisi ha ricominciato a ridursi a vantaggio di quell'altra. Questo il prezzo pagato da Maduro per aver con sé l’esercito: un aumento della burocratizzazione del processo rivoluzionario. Chi gongola perché l’esercito si è stretto per lo più a Maduro, farebbe meglio a chiedersi su quale linea di classe l’abbia fatto. L’esercito si è stretto a Maduro su una linea borghese, cioè sulla linea del sostanziale stallo e lento regresso del processo rivoluzionario. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quando gli chiesero per quale motivo, nella battaglia contro Stalin, non avesse fatto ricorso all’Armata Rossa di cui era il leader riconosciuto, stimato e osannato in tutta la Russia, Trotsky rispose che chi poneva il problema in questi termini mostrava poca voglia di comprenderlo. Per lui la lotta non era contro Stalin, ma contro il processo di burocratizzazione dell’Urss. La lotta era tra la classe operaia e la sua escrescenza parassitaria. Appoggiarsi all'esercito (che stava ripristinando ordini e gradi e quindi via via privilegi crescenti proprio come in Venezuela) gli avrebbe probabilmente dato la vittoria, ma non per conto della classe operaia, bensì dell’esercito. Il prezzo sarebbe stato non la cauterizzazione del processo burocratico, ma la sua accelerazione visto che l’esercito, anziché procedere sempre più verso la milizia, stava involvendo verso il ritorno alle cariche borghesi e ne avrebbe pretese ancora di più. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questa lezione imperitura del più grande genio del marxismo, assieme a Lenin e Rosa Luxemburg e dopo Marx ed Engels, dovrebbe essere impressa a caratteri cubitali nella mente dei compagni che tendono a scordarsela, o addirittura l’ignorano. Perciò, se è un bene che Guaidò abbia fallito, perché questo allunga la vita al processo rivoluzionario, offrendo nuove opportunità per andare fino in fondo, il rafforzamento dell’esercito borghese spinge l’allungamento della vita nella direzione opposta all'esproprio della borghesia. E questo significa che o si porta a termine in breve tempo la rivoluzione, non con le chiacchiere sul Socialismo del XXI Secolo, ma col marxismo di Lenin del XX, o tra questo golpe e il prossimo non passeranno circa vent'anni come dal golpe di Carmona del 2002 a quello di Guaidò del 2019. Ne passeranno molti di meno. Magari già tra un anno i padroni ci riproveranno. E forse vinceranno. Di chi la colpa in quel caso? Sarà mica dei trostkisti oggi poco influenti in Venezuela? O sarà forse di chi ha avallato la politica di Maduro come fosse un Papa rosso senza chiedergli di espropriare i capitalisti? Perché il golpe di Guaidò è il castigo per chi non l’ha fatta finita col capitalismo nel 2002 dopo il golpe di Carmona. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il compagno Jacassi che sostiene ciecamente la linea borghese di Maduro, ha provato a chiedersi cosa succederebbe se Maduro sterzasse per una linea proletaria? Se invece di puntare sull'esercito, Maduro, come richiesto dai marxisti, armasse i lavoratori e li invitasse a espropriare i padroni, cioè i sostenitori di Guaidò che non si capisce per quale ragione debbano stare lì in attesa di finanziare il prossimo golpista, cosa succederebbe proprio all'esercito? Forse anziché spaccarsi grossomodo in 10% Guaidò e 90% Maduro, si spaccherebbe ancora di più, 50% Guaidò e 50% Maduro. È un guaio compagno Jacassi? E chi l’ha detto? Nel 1917 in Russia l’esercito non si spaccò forse in due come una mela? Non si spaccò cioè molto più in profondità di quanto non si sia spaccato ora in Venezuela? Eppure con quell'esercito, accerchiato da 20 e più armate straniere, i bolscevichi vinsero, perché quel 50% di armata rossa, avendola i bolscevichi fatta, difendevano davvero la rivoluzione. L’armata rossa era un esercito rivoluzionario, era cioè un esercito su una linea proletaria (niente veri e propri gradi o superiori, tutti sostanzialmente stesso stipendio, tutti nella stessa mensa, eccetera, l’esatto opposto di oggi in Venezuela dove gradi borghesi e prebende fioccano ogni giorno). Ed è meglio avere il 50% di esercito sulla linea proletaria che il 90% sulla linea borghese. Infatti, con le fabbriche sotto il controllo dei lavoratori e i padroni in braghe di tela a spasso, un esercitò al 50% moltiplica la sua forza al 500%. Ecco perché i bolscevichi vinsero, e l’altro 50% di esercito, pure aiutato, non poté nulla. Perché ogni volta che i bianchi avanzavano, non potevano far altro che togliere terra e fabbriche ai lavoratori e riconsegnarle ai padroni, perdendo di fatto l’appoggio decisivo per vincere. Al contrario, un esercito al 90% come è quello di Maduro, con le fabbriche in mano ai padroni, rischia di contare meno di zero, passando dall’altra parte al momento del dunque, che non è il golpe ma l’esproprio dei capitalisti. Ecco perché con 4 o 16 gatti Guaidò si è sentito di fare il golpe, perché la sua forza non sta nel numero di militari, ma in quello a piede libero dei padroni, nel foraggiamento dell’imperialismo da parte di Maduro e nello stallo in cui tiene la rivoluzione. E cosa farà Maduro dopo aver sconfitto Guaidò? Continuerà a tenerli a piede libero come fece Chávez nel 2002, spianando la strada per un terzo tentativo di golpe? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Trotsky e l’armata rossa difendevano davvero la rivoluzione, cioè la terra ai contadini e le fabbriche ai lavoratori, oggi cosa difendono il 90% di militari che stanno con Maduro? Difendono la cosiddetta rivoluzione bolivariana, che dopo più di 20 anni è quello che si vede, la stagnazione capitalistica, lo stallo e il sostanziale regresso della rivoluzione socialista solo iniziata e mai portata a termine. E questo significa ancora che per difendere tutto questo, e non altra roba immaginaria, Maduro ha imbarcato nel suo esercito quel 40% in più circa di militari che non l’appoggerebbero manco di striscio se lui andasse fino in fondo. Ha imbarcato cioè il 40% di possibili franchi tiratori quando verrà il prossimo golpe. Esattamente come fece Allende in Cile nel 1973, che per evitare il colpo di stato, rafforzò l’esercito, imbarcando tra i prescelti proprio Pinochet. Risultato: colpo di Stato di Pinochet per evitare il colpo di stato! Poi lacrime e commozione per il povero Allende. Va bene, piangiamo pure Allende ed esaltiamoci perché l’esercito sta con Maduro, ma non sarebbe meglio imparare una buona volta le lezioni che la storia della lotta di classe ci offre? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il golpe è fallito, ma la situazione, non è affatto stabile. Anzi è più instabile che mai per la semplice ragione che la situazione economica, con l’inflazione galoppante, continua ad essere ai limiti della disperazione come prima e il proletariato non può reggere all’infinito una situazione del genere. Dalle vittorie di Chávez con quasi il 70%, tutte indiscutibili e certificate da numerosi organi esterni “indipendenti” (tra virgolette perché per noi marxisti non c’è mai nessuno di completamente indipendente. Ma tra questi “indipendenti” anche organi borghesi come quello di Jimmy Carter che avrebbero tutto l’interesse per dire il contrario e che quindi ci bastano e avanzano per dire che sono più che legittime), Maduro è sceso di molto, grosso modo al 50%, e anche molto di meno se si considera l’aumento dell’astensionismo e i mille trucchi che ha usato per rendere meno regolari le elezioni. Maduro non è un dittatore come lo vedono gli stupidi borghesi o il giornale “La Repubblica”, a cui della democrazia non importa un fico secco, visto che al posto del modesto “dittatore” Maduro vogliono mettere il dittatore spietato Guaidò, un assassino, perché stermini quel che resta della rivoluzione e la voglia di riscatto non ancora doma delle masse. Per noi, per definire la sua una dittatura vera e propria, Maduro deve fare ancora parecchi balzi in avanti. Tra maggioritario e riforme costituzionali più o meno passate, quella di Maduro ha più o meno le stesse storture antidemocratiche che hanno le democrazie europee, per non parlare di quella USA infinitamente più dittatoriale del regime di Maduro. La riprova è che nel 2015 alle ultime elezioni libere, Maduro ha perso andando pesantemente in minoranza. E nessuna dittatura ha mai perso le elezioni. È per questo però che Maduro ha inventato la truffa vera e propria dell’Assemblea Costituente per avere il 100% e controbilanciare il parlamento. Ma al di là di questa palese truffa, in generale, in altri frangenti, Maduro non ha impedito alla destra di farsi eleggere, come si affannano a ricordare i sostenitori di Maduro modello Gianni Minà. È la destra che a volte si rifiuta di candidarsi per poi gridare ai brogli. Tutto vero, ma a differenza dei Gianni Minà, noi non vogliamo dimostrare alla destra che siamo democratici con lei. Non ci importa nulla della destra e di cosa pensa, tanto meno siamo interessati a darle democrazia, perché vogliamo farla finita con la sua democrazia borghese parlamentare e passare a quella nostra proletaria e consiliare che la esclude. Per noi, se Maduro vuole affogare la destra nel petrolio, offriamo non solo le mani, ma anche i piedi in soccorso. Perché non è in gioco la democrazia, ma la rivoluzione socialista. E il problema democratico di Maduro, per noi, come l’articolo mostra chiaramente, è che la sua “dittatura”, se c’è, è rivolta più che altro a sinistra, contro le avanguardie operaie classiste, cioè i capi più risoluti del proletariato, quelli che più spingono per andare fino in fondo all’esproprio. Modello Landini insomma, che per riconquistare il tavolo di trattativa in FCA, buttava fuori dalla Fiom chi scioperava contro Marchionne. E questo i sostenitori antimarxsiti di Maduro non lo dicono, ma è la cosa fondamentale e che dovrebbe preoccupare qualunque compagno, anche il più sprovveduto. E a maggior ragione dovrebbe preoccupare quei compagni che qua in Italia vedono quanto la burocrazia sindacale della Cgil sia contro i lavoratori, e non si capisce per quale ragione in Venezuela debbano invece farsi paladini di un’analoga burocrazia parassitaria che sta soffocando la rivoluzione. Perché colpire a sinistra, è il modo migliore per indebolire la rivoluzione e ringalluzzire la destra, che infatti più Maduro picchiava, più rialzava la testa fino ad arrivare al golpe dopo aver acquistato coraggio con la vittoria alle elezioni del 2015. Dal 2015 al 2019, 4 anni son tanti, ma non così tanti da poter credere che l’umore delle masse sia cambiato più di tanto. E non tener conto della pesante sconfitta del 2015, per giudicare l’umore del popolo, significa chiudere gli occhi sulla crescente disaffezione delle masse. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In Italia chi si riempie la bocca della parola popolo, sarà forse <i>Potere al Popolo</i>, non certo i marxisti che si sono rifiutati di entrarci per mantenersi sul binario di classe della lista <i>Sinistra Rivoluzionaria</i> (PCL+ Sinistra Classe Rivoluzione (SCR) ex FalceMartello).
Perché non ci piace la parola popolo? Perché il popolo è interclassista. Il popolo è la borghesia assieme al proletariato e alla piccola borghesia. Tutte le classi messe assieme sono il popolo. Già solo questo dovrebbe bastare per capire che il popolo non è con Maduro, al massimo lo è la classe, cioè il proletariato e questo è ancora da vedere. Ma il compagno Jacassi usa quasi indifferentemente la parola popolo e classe. Infatti, dopo aver spiegato le cose più ovvie e cioè che Guaidò è appoggiato dalla borghesia, dall'imperialismo USA e dai loro reggi-coda (non è corretto e preciso neanche così, ma diamolo per buono al momento per scremarlo più avanti), si affretta a ribattere “mentre il popolo, la classe è con Maduro”. No, non ci siamo! Capisco che possa sembrare una questione di lana caprina, ma il popolo e la classe non sono la stessa cosa. Ed è ovvio che chi adopera i due termini come fossero sinonimi, perde immediatamente la possibilità di comprendere il discorso marxista e finisce per fare una critica specchio semplicemente dei suoi pregiudizi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il popolo è tutta la “popolazione civile” interclassista di cui parla l’articolo. Il popolo tutto da una parte non esiste nella nostra società ancora divisa in classi. Non solo, i processi rivoluzionari, sono precisamente i processi più evidenti di polarizzazione sociale tra le classi. Mai come nei processi rivoluzionari il popolo si divide in borghesia da una parte e proletariato dall’altro. Jacassi ci ha spiegato che dalla parte di Guaidò c’è solo la borghesia, l’imperialismo americano, e qualche lacchè, per esempio la polizia. Noi aggiungiamo un dettaglio fondamentale che sfugge all’occhio non clinicamente marxista: non tutta la borghesia venezuelana sta con Guaidò. Dalla parte di Maduro c’è tutta la classe più proletaria e povera come si vede chiaramente dai video dei quartieri. Ma la classe più povera e proletaria non è tutta la nostra classe e la classe non sta tutta nei barrios. A occhio e croce, tenendo conto della forte astensione e della sconfitta del 2015, una parte importante della nostra classe è rifluita nell'apatia, e quel grosso che resta è privato dei suoi elementi più coscienti che Maduro ha destituito. Maduro ha destituito anche la maggior parte dei dirigenti dell’epoca d’oro del chavismo, dirigenti se non marxisti certo molto più a sinistra di quelli attuali. Anche e soprattutto per queste cose, le mobilitazioni, per quanto consistenti, sono meno ampie che in passato, soprattutto in relazione a quelle dell’opposizione che sono molto aumentate e non sono certo piccole, e anzi a vedere il Primo Maggio erano quasi equivalenti. Inoltre, che vuol dire che Russia e Cina appoggiano Maduro? Cina e Russia sono altri due imperialismi borghesi. Ci sono industrie cinesi in Venezuela e milioni di capitale finanziario russo, per non parlare di quello spagnolo. E poiché la borghesia indigena dipende da quella imperialista, evidentemente una buona fetta di borghesia venezuelana, subordinata a quella russa o cinese, appoggia Maduro nell'attesa che rimpiazzino gli americani, insieme con quella spagnola che si sta sfilando dall'appoggio a Guaidò. Guaidò è debole proprio perché l’imperialismo americano non è più l’unico padrone borghese in Venezuela. E di certo la Cina, che tratta i suoi operai come bestie, non appoggia certo Maduro nell’interesse della classe più povera dei barrios. Ecco come Maduro, che non ha affatto tutta la nostra classe con sé, è in compenso in ottima compagnia borghese. Non solo: poiché il grosso dell’esercito si è ricompattato a suon di prebende con Maduro, dalla sua parte ci sta anche un pezzo non indifferente di apparato militare. Eh già, perché Jacassi si è dimenticato che l’esercito è un corpo borghese. Le file della borghesia pro Maduro si ingrossano. E più si ingrossano più, in caso di necessità, su chi volete che spari l’esercito quando dovrà scegliere tra gli operai in rivolta e l’imperialismo cinese pro Maduro per cui questi lavorano? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nonostante l’intreccio di interessi contrapposti, la borghesia nel suo complesso, non ne può più di Maduro, ma non è disposta a rompersi il collo fintantoché gli strappa laute concessioni. Ci prova a destituirlo ma al primo segnale che i piani non vanno come sperato, può tranquillamente permettersi di scaricare Guaidò e continuare a tramare nell'ombra. E questo non è un vantaggio per la nostra classe. Perché il nostro campo di classe, è evidentemente inquinato dalla presenza ingombrante di una fetta importante di borghesia. E questo significa che la nostra classe più povera sta usando male e nella direzione sbagliata la sua forza. E a gioco lungo potrebbe esserle fatale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non è ovviamente finita qui. Non manca forse ancora qualcosa? Manca evidentemente la piccola borghesia che Jacassi si è dimenticato per strada. E con cosa le ha vinte l’opposizione, le elezioni del 2015, se non con l’apporto decisivo della piccola borghesia? È il colmo! La piccola borghesia, la classe più numerosa in tutte le nazioni, la stessa classe a cui lui appartiene, nonostante faccia il proletario duro e puro, per Jacassi non esiste. Eppure è proprio il punto dirimente della polarizzazione. La piccola borghesia con chi sta? Rispetto all’epoca di Chávez s’è spostata molto a destra. Maduro l’ha persa per strada in questi anni di crisi e di stallo rivoluzionario. Guaidò quindi non ha solo imperialismo americano, borghesia venezuelana e lacché dalla sua parte, ha pure una fetta considerevole di piccola borghesia strappata faticosamente al proletariato dopo anni di crisi economica. Lo provano appunto le elezioni del 2015 perse da Maduro, l’aumento dell’astensione e l’aumento vertiginoso degli scontri di strada, cioè le prime scaramucce di guerra civile di cui si parla. Guaidò non avrebbe assoldato tanti banditi di strada per assaltare ed uccidere, se non avesse avuto un appoggio crescente della piccola borghesia. Non è un elemento trascurabile. Per vincere, infatti, il proletariato ha bisogno di tirarsi dietro la piccola borghesia. Senza la piccola borghesia al suo fianco, il proletariato è destinato a perdere. A Jacassi di tutto questo non frega niente, a lui basta vedere che la classe più povera asserragliata nei barrios è con Maduro, cioè tra le altre cose con metà degli imperialismi in campo. A noi non solo non basta che la classe sia con Maduro, ma appurato che la classe sta per lo più con lui, ci facciamo pure due domande: primo, il proletariato, rispetto agli anni più gloriosi della rivoluzione bolivariana, è più compatto o più sfilaccciato? E abbiamo appena visto che è sfilacciato, perché la politica di Maduro l’ha sfiancato, decimandolo delle sue avanguardie e destabilizzando sempre più la piccola borghesia. Quello che si vede nei quartieri, è un proletariato con ancora molte risorse, ma è un proletariato meno ampio e soprattutto meno cosciente, e quindi molto più debole di una decina di anni fa, e lo sarà ancora di più se queste risorse non verranno usate. Seconda domanda: le masse proletarie stanno per lo più con Maduro, e va bene, ma per fare che cosa? Per difendere la rivoluzione bolivariana, cioè con le stesse parole del compagno Jacassi, non mai nostre come sostiene, «le riforme… in quanto consapevoli che altro tipo di rivoluzione avrebbe subito visto una risposta armata yankee». Tralasciamo la rivoluzione che può scegliere se essere rivoluzionaria o riformista, che è un non senso uguale a dire che uno juventino può essere tale o milanista. La rivoluzione riformista non rivoluzionaria, semplicemente non è una rivoluzione. Siamo comunque alla fine della parabola, allo scioglimento del mistero che tanto misterioso non è. Invece di spiegarci la rava e la fava di chi sta con chi, Jacassi, se solo avesse avuto coscienza di sé stesso, avrebbe potuto dirci quello che noi abbiamo capito fin dalla sua prima riga, prima ancora che l’avesse scritta: lui sta con Maduro non perché il popolo sia con lui, ma perché lui e Maduro, nonostante le frasi roboanti, sono in realtà riformisti della più bell’acqua. Uno, Maduro, perché lo è per convinzione o semplicemente perché militare, e l’altro, Jacassi, peggio, per incoscienza. Ma i marxisti no, non lo sono mai stati. Non appoggiamo Maduro proprio per questo, perché non siamo e mai saremo riformisti, ma rivoluzionari, e il nostro problema è avanzare anche solo di un passo verso la rivoluzione. Appoggiando Maduro non si avanza di un passo nemmeno verso le riforme, visto che per farle bisogna incitare alla lotta di classe, non ingabbiarla. Ma se le farà, non sappiamo come, vista la crisi e la sua politica disastrosa, di nuovo le sosterremo, esattamente come sosteniamo spalla a spalla i lavoratori mentre respingono Guaidò. Stessa tattica dei bolscevichi che, senza appoggiarlo, stavano spalla a spalla con Kerenskij mentre respingevano il colpo di stato di Kornilov. Solo non lo facciamo al grido di “Viva Maduro!” ma a quello di “Viva la rivoluzione, quella vera, quella che espropria le fabbriche, non quella finta che le lascia ai padroni!”. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Le masse più proletarie, inconfutabilmente per Jacassi e per lo più per noi, sono però con Maduro. E allora? Che significa? Per Jacassi è chiaro: appoggio a Maduro. Per noi significa spiegare a Jacassi che appoggiare Maduro vuol dire appoggiare le illusioni delle masse. Il compito dei rivoluzionari è togliergliele, aprendogli gli occhi. Se dovessimo appoggiare Maduro solo perché appoggiato dalle masse, oggi in Italia dovremmo appoggiare Salvini, visto il nutrito seguito di lavoratori che ha. E se Salvini come esempio non piace perché troppo a destra, facciamo quattro esempi di sinistra. Le masse tedesche, nel 1914, non stavano forse con la socialdemocrazia, cioè coi riformisti di allora, quando il 4 agosto questa le spedì nel macello della prima guerra mondiale? Dovevamo appoggiarla solo per il consenso che aveva? Le masse italiane nel 1921, quando fondammo il nostro Partito Comunista, non stavano coi socialisti che avevano appena fatto fallire la rivoluzione, in cambio per altro di conquiste importanti come ferie, pensioni e aumenti consistenti di salari? E oggi i tesserati Cgil non ripongono tantissima fiducia in Landini? Dobbiamo per questo appoggiarlo o denunciare la sua linea di connubio coi padroni? E in Russia nel 1917, il governo provvisorio del febbraio del 1917 non era forse un governo di sinistra? Kerenskij e menscevichi erano pur sempre socialisti, cioè persino più a sinistra di Maduro. E anche lì, inconfutabilmente, avevano l’appoggio delle masse operaie. Epperò quando Lenin torna nell’Aprile, la parola d’ordine dei bolscevichi diventa “nessun appoggio al Governo provvisorio”. Per forza, perché Lenin vuol fare la rivoluzione socialista, non la riforma più o meno borghese dei menscevichi. Perché Kerenskij, proprio come Maduro, è un riformista. E le masse lo abbandoneranno quando, dopo 7 mesi di denuncia e critica implacabile del Governo provvisorio, Lenin le avrà convinte che i bolscevichi hanno ragione. Conquistare le masse alla causa della rivoluzione, questo, oggi come ieri, è il compito dei comunisti in Venezuela, non consegnarle inerti al campo di Maduro che le sta via via perdendo per la sua politica suicida. E questo compito i marxisti svolgono pazientemente in Venezuela, non nel campo di Guaidò o sul cucuzzulo della montagna come lascia trasparire il compagno campista per poca e nulla voglia di approfondire le posizioni altrui, ma direttamente nei “barrios”, cioè nei bastioni del chavismo. C’è chi lo fa da dentro i partiti chavisti, come la Tendenza Marxista Internazionale (TMI), di cui fa parte Sinistra Classe Rivoluzione (SCR ex FalceMartello) e chi da fuori come altri marxisti come noi che non credono nella tattica “entrista” della TMI. Ma sempre sostanzialmente quello si fa: difendere la rivoluzione con le uniche parole d’ordine in grado di farlo: quelle marxiste, perché quelle di Maduro difendono il campismo, cioè neanche più le riforme, visto che la crisi del capitalismo del 2008, ha tolto ogni spazio per farle e si sta pure rimangiando pian piano quelle già concesse. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Jacassi dice di sostenere Maduro perché le masse stanno con lui. Questo, però, è in realtà il motivo apparente del suo appoggio. La verità più profonda ce l’ha espressa poco dopo in due righe che lo smascherano impietosamente oltre ogni ragionevole dubbio per quello che è. Lui appoggia Maduro perché, come Chávez, è convinto che «non bisogna fare la rivoluzione per non scatenare la reazione armata (yankee in questo caso». Eccolo qua il vero motivo del suo sostegno, eccola qua la quinta essenza del campismo, che altro non è che il solito vecchio DNA del riformismo, di cui il campismo non è che l’ennesima variante. Infatti, non è anche questo, inconfutabilmente, il refrain automatico di tutti i riformisti di tutte le razze e le latitudini? Non è solo una frase di Chávez, ammesso l’abbia mai detta. È il marchio dei Kautsky, dei Bernstein, dei Martov, dei Turati, dei Buozzi, e poi ancora degli Stalin, dei Togliatti e dei Thorez e dei Cunhal. È la lapide di tutti i traditori del movimento operaio: «qui giacciono tutti i paladini della sconfitta operaia con le loro mani. Lasciate ogni speranza rivoluzionaria o voi che entrate!». </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dove l’abbiamo sentita l’ultima volta, la frase simbolo del riformismo? Al corso di Storia per delegati Fiom. Il professore, preparato sui libri borghesi o stalinisti, ha fatto una curatissima lezione dalla nascita della Fiom fino più o meno al 1968. Ebbene, quando è stata ora di spiegare la Resistenza fino all’attentato a Togliatti del 1948, come ha giustificato la mancata doppia rivoluzione? «Non si poteva fare la rivoluzione, altrimenti la presenza della reazione degli alleati angloamericani l’avrebbe repressa nel sangue come in Grecia». Ecco, come l’ha spiegata. Eppure, poco prima, ci aveva detto che a Jalta nel 1942, Churchill, Roosevelt e Stalin, si erano spartiti il mondo, l’est alla Russia, l’Ovest agli americani. E poiché l’Ovest apparteneva al capitalismo, Stalin aveva sciolto la III Internazionale, ammainando in tutta Europa la bandiera della rivoluzione. Stop compagni! Nessuno a Ovest osi opporsi al capitalismo e fare la rivoluzione (ci metterà del suo per stopparle anche ad est ma questa è un’altra storia)! Ne segue che non possiamo avere un Partito Comunista Italiano, con un Togliatti lungimirante che frena la rivoluzione per non scatenare la reazione, e un partito comunista greco che la fa venendo bastonato. In realtà abbiamo due partiti comunisti controrivoluzionari che la stoppano, frenano e sabotano, così in Italia, così in Grecia. Tuttalpiù la differenza sta nel fatto che il PCI riusci a controllare e ingabbiare meglio del KKE le masse lavoratrici, ma la politica dei due partiti fu identica, altrimenti sarebbero incorsi nella scomunica di Stalin. Scomunica che infatti colpì Tito in Jugoslavia, il quale, contravvenendo agli ordini di Stalin, guarda caso riuscì a fare la rivoluzione. E a chi obbietta che Tito non aveva la presenza ingombrante degli alleati, rispondiamo che innanzitutto anche così Stalin aveva intimato a Tito di non farla perché non c’erano le condizioni, cioè aveva trovato per la Jugoslavia le stesse, identiche scuse, e in secondo luogo la presenza dell’esercito alleato non era la presenza di una serie di Robot, ma di uomini in carne e ossa. Soldati che, vista la loro provenienza sociale per lo più proletaria, potevano tranquillamente essere conquistati alla causa, se i tre partiti comunisti, Jugoslavo, Italiano, Greco, più il quarto, quello Francese, avessero dato il via contemporaneamente a un tentativo serio e reale di insurrezione. Sarebbe stato un po’ difficile per non dire impossibile per gli alleati, intervenire su 4 fronti per sedare il focolaio insurrezionale, specie se i comunisti l’avessero accompagnato facendo appello all’esercito alleato di soldati semplici proletari. Anche l’esercito alleato si sarebbe sfaldato su linee di classe. La storia non si fa coi se e coi ma, anche se un calcolo oltremodo prudente delle ipotesi alternative è doveroso, se non la si vuole sottomettere a una visione apologetica e ad un’interpretazione deterministica. Quello che è certo è che se non si fa con i se e con i ma, meno ancora può essere fatta con le bugie. In Italia come in Grecia come dappertutto, tranne dove la si fece, andarono in scena sabotaggi belli e buoni di tutte le rivoluzioni. A guardia del sistema capitalista si misero gli stalinisti. In Venezuela ci si mette Maduro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cos’è invece la reazione yankee? Non sarà forse il colpo di stato di Guaidò? Guaidò non è forse appoggiato dall’imperialismo americano con soldi e armi sottobanco? Eppure il compagno Jacassi ci ha appena spiegato che è la rivoluzione a spingere gli yankee ad armarsi. C’è qualcosa che non quadra, qui abbiamo la reazione yankee sotto forma di Guaidò armata contro la riforma, prima ancora della rivoluzione. E nel 1973 in Cile, Allende aveva forse fatto la rivoluzione quando venne bombardato? Tutto il contrario. Già sappiamo che aveva promosso Pinochet per calmare l’esercito, aggiungiamo che aveva restituito ai padroni centinaia di fabbriche occupate dai lavoratori, firmato solennemente in parlamento le “garanzie costituzionali”, cioè che non avrebbe mai calpestato la proprietà privata dei mezzi di produzione, infine si era rifiutato di armare i lavoratori per scongiurare la guerra civile. Risultato: la guerra civile con un massacro con pochi precedenti nella Storia, e la sconfitta completa della rivoluzione cilena per aver fatto solo e soltanto delle riforme senza mai essersi spinti più in là. E non poteva essere altrimenti: quale occasione migliore, per un nemico armato fino ai denti, di quella di attaccare un esercito di operai che un riformista si rifiuta di armare di fronte al pericolo? E nessuno nega che anche lì, gli operai fossero per la stragrande maggioranza con Allende. Ma non lo erano le sue avanguardie come non lo sono oggi quelle di Maduro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cosa insegna la sconfitta epocale cilena del 1973 a chi vuole imparare qualcosa dalla storia della lotta di classe? Che la borghesia non è scema, non aspetta di vedere se tu fai una riforma o una rivoluzione per attaccarti. Quando gli operai sono in subbuglio e cominciano a spingersi avanti, il suo istinto di classe la spinge a non fidarsi dei dirigenti riformisti che le garantiscono che li terranno a freno, non tanto perché non creda alla buona fede dei riformisti, ma perché con tutta la loro buona volontà, i riformisti non riescono a tenerli buoni come lei vorrebbe. Perciò aspetta solo di avere la forza per schiacciare gli operai. Questo avviene regolarmente, dopo che i riformisti hanno già fatto metà del lavoro sporco, sfiancando e respingendo come possono gli assalti più audaci ed estremi degli operai. Quando dopo questo lavoro da “picadores”, la classe operaia comincia a perdere slancio, per la stanchezza e il disorientamento, ecco il momento in cui la borghesia dà la stoccata finale. La reazione, compresa quella yankee, dipende cioè dai rapporti di forza, non dall’aspetto più o meno radicale della tua politica. A volte, come nel caso di Guaidò, la borghesia sbaglia i calcoli e anticipa i colpi, questo non cambia la dinamica di progressivo sfiancamento e logorio delle masse intrapresa da Maduro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Inoltre, il tentativo di Guaidò, dimostra che i padroni ci provano pure quando hanno solo una carta da giocare, e nemmeno tanto buona. E se vuoi vincere devi imparare a fare come loro, perché l’arte della lotta di classe non è altro che imparare ad usare una forza uguale e contraria a quella della borghesia. I campisti non solo non l’hanno imparata, ma la vogliono insegnare usandone mezza e nemmeno in senso tanto contrario. È per questo che perdono regolarmente. Chi non fa la rivoluzione per non scatenare la reazione, pretende di giocarsi la carta della rivoluzione solo quando ha in mano tutto il mazzo, una situazione che nella realtà non può esistere, perché non può esistere una rivoluzione armata che non si trovi davanti una controrivoluzione altrettanto armata, così come non esiste un colpo di stato reazionario senza un contraccolpo in risposta delle masse. Il problema non è la reazione armata della controrivoluzione. Quella è inevitabile se si vuol fare la rivoluzione. Il problema è se si può vincere, possibilmente nel tempo più breve possibile. La borghesia insegna che anche con una sola carta bisogna provarci. E se ci prova la borghesia con una carta bucata come quella di Guaidò, non si capisce per quale ragione non debba provarci il proletariato che ha il match-point in canna.
Del resto la logica conseguenza della frase “la classe è con Maduro”, se solo la logica di Jacassi fosse rivoluzionaria, sarebbe quella di pretendere immediatamente da Maduro la rivoluzione. A cosa serve, infatti, avere la classe dietro se poi non la si dirige contro i padroni, ma solo contro Guaido? Lenin, nell’Ottobre 1917 cosa conquistò a fare la maggioranza nei soviet di Pietrogrado e Mosca? Per grattarsi la “uallera”? Per i comunisti avere la classe dietro, è il segnale che la rivoluzione è matura. Si tratta di usarla e dirigerla al più presto contro la borghesia per schiacciarla, prima che sia troppo tardi. A sentire Jacassi invece, sembra che aver le masse dietro, sia l’occasione per tirarla in lungo per vent’anni e dire semplicemente “Viva Maduro! Il popolo è con lui”. In breve la classe è con Maduro per niente che è come sprecare la forza della classe, come appunto vent’anni di rivoluzione bolivariana attestano. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La logica di Jacassi è quella di Chávez, diamogliela per buona, che giudicò impossibile la rivoluzione. E questo al campista appare addirittura come maturità e consapevolezza. Il marxismo giudica Chávez un riformista e il campista il ritratto dell’incoscienza rivoluzionaria. Chávez, un militare, apparteneva al ceto medio, a quella frazione di piccola borghesia risoluta che possiamo definire rivoluzionaria, che si spinge molto avanti, al limite delle colonne d’ercole della rivoluzione borghese. Raramente queste persone si spingono oltre e Chávez non ha fatto eccezione a differenza, per esempio, di Fidel Castro. Più del suo assennato giudizio, è la sua collocazione sociale che non gli fece vedere lo sbocco rivoluzionario. Non era del tutto impossibile che Chávez si sarebbe spinto fino alla rivoluzione, specialmente man mano che si spostava a sinistra e il movimento progrediva, ma ora il processo si è invertito e Maduro che già non ha mai avuto lo slancio di Chávez, è molto difficile che si spinga fino alle estreme conseguenze. Tuttavia, qualora lo faccia, noi saremo lì al suo fianco per portare a termine l’operazione. In ogni caso, è il proletariato e nella fattispecie, il marxismo, cioè il suo elemento più rivoluzionario e cosciente che deve giudicare se sia possibile o meno fare la rivoluzione. Perché mai dovremmo farcelo dire da borghesi, militari, riformisti e piccolo borghesi? Se aspettiamo che siano loro a farlo, aspetteremo fino al giorno del giudizio, perché in 150 anni di lotte, non ne hanno vista una che è una di possibilità rivoluzionaria. E sarebbe ben strano, se in verità non fosse più che normale che non la vedano mai, visto che è la loro collocazione sociale a impedirgli di vederla. In effetti, oltre alla classe operaia, strettamente connesse con essa, ci sono solo due categorie di persone che in 200 anni hanno visto, quando era ora e proprio perché le hanno volute, le rivoluzioni: anarchici e marxisti, nessun altra. E casualmente, spulciando qua e là i siti anarchici, non ce n’è manco uno che appoggi Maduro, e non per il semplice rifiuto parlamentare degli anarchici, ma perché tutti giudicano il regime regressivo, quando non addirittura reazionario o peggio ancora fascista, cosa quest’ultima che noi escludiamo. In compenso è facile trovarne uno che chieda più o meno come i marxisti, la fine del capitalismo, cioè la rivoluzione, perché evidentemente viene giudicata matura. Speriamo solo che a conquistare le masse siano i marxisti e non gli anarchici, altrimenti vedremo in Venezuela la riedizione sudamericana del disastro spagnolo degli anarchici del 1936. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’anarchico è sempre un po’ empirico, ma il marxismo giudica possibile la rivoluzione basandosi semplicemente sulla lotta di classe e su cosa mettono in campo le due principali forze contrapposte, borghesia e proletariato. In questo compito, naturalmente, è aiutato dall’insegnamento di tutte le rivoluzioni precedenti. Ma non c’è solo il marxismo che la giudica possibile. Ci sono anche le avanguardie classiste che Maduro ha destituito. Non sono certo state destituite perché stanno con Guaidò, ma in linea generale perché vogliono farla finita col capitalismo e andare fino in fondo alla rivoluzione. Le masse quindi non giudicano proprio come Maduro o i campisti che la rivoluzione non si possa fare per non scatenare la rivoluzione yankee. Più precisamente, la parte più grossa e meno cosciente delle masse giudica, forse, come Maduro. Sottolineo “forse”, perché la Storia ha dimostrato che le masse per lo più non giudicano una guida in base alle idee o ai programmi, le masse scelgono sulla fiducia in base alle forze o ai partiti più vicini che trovano lungo il cammino di lotta. Questo solo per dire che se domani Maduro decidesse di far la rivoluzione, le masse che “giudicano con Maduro”, non lo abbandonerebbero di certo. Anzi sarebbero ancora più entusiaste perché la loro testa seguirà anche Maduro, ma nel loro cuore, magari latente, batte il cuore del marxismo, cioè il loro interesse di classe più genuino. E se questo è vero per loro, lo è ancora di più per quelle avanguardie che giudicano come il marxismo, all’opposto di Maduro. E se sono state destituite significa che c’è un solco nelle masse tra il grosso della classe e la sua avanguardia rivoluzionaria. Ed è più a questa che bisogna guardare, non a quella. In Cile nel 1973 successe la stessa cosa. È incontestabile che man mano che si avvicinava il golpe di Pinochet, si acuiva anche lo scontro tra i vertici dell’Unidad Popular di Allende e la base. Man mano che i “cordones industriales” (sorta di soviet) intensificavano le occupazioni prendendo sempre più coscienza dell’inutilità dei padroni e della necessità di armarsi, in controtendenza marciava l’Unidad Popular che non esitava a far intervenire la polizia contro i lavoratori per riconsegnare le fabbriche ai padroni. In Italia, nel 1945, successe la stessa cosa. Mentre Togliatti portava avanti la collaborazione di classe col Governo borghese di unità nazionale, alla Fiat, la classe operaia si muoveva nel verso opposto (cfr. Liliana Lanzardo: Classe operaia e Partito Comunista alla Fiat, Einaudi). E nonostante la forte contrapposizione, la classe era pur sempre con Togliatti. Il rapporto tra capi e masse, cioè, è qualcosa di più composito e dialettico di quanto si creda, e va studiato nei suoi dettagli se si vuol comprendere davvero una dinamica rivoluzionaria. In Cile, il solco, nel suo complesso, non separò le masse dall’Unidad Popular ma fu comunque molto profondo e decisivo, in senso negativo, per la dinamica oggettiva della rivoluzione. Fu più profondo di quello attuale tra le avanguardie di massa venezuelane e Maduro, per la semplice ragione che in Cile la radicalizzazione e quindi la coscienza era andata molto più avanti e in Venezuela sta andando indietro. Non di meno anche qua, in Venezuela, non va sottovalutato, perché sarebbe anche più profondo, qualora ci fosse un partito rivoluzionario in grado di raccogliere questa opposizione e organizzarla. Ma il partito non c’è, è in ritardo, esattamente come non c’era in Cile, e il contrasto tra il vertice e la parte più cosciente delle base, si risolse in disorientamento e perplessità generale che portò le masse ad arrivare all’appuntamento col golpe di Pinochet come agnelli portati al macello per essere sgozzati. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cosa mette in campo la borghesia più pericolosa, cioè la borghesia imperialista yankee e quella alleata subimperialista venezuelana (in nessun paese subimperialista esiste una borghesia indipendente. Quella è dappertutto, e quella è anche in Venezuela)? Guaidò coi suoi pretoriani e le sue bande di strada. La forza dell’imperialismo yankee è sostanzialmente tutta qua. Perché non si capisce per quale ragione, se disponessero di altro arsenale, non dovrebbero usarlo. Si capisce invece dai rapporti di forza su scala internazionale per quale motivo, Guaidò è, tutto sommato, tutto quello di cui dispongono. L’impero americano è da anni in declino, la sua forza internazionale dalla fine della seconda guerra mondiale si è grosso modo dimezzata rispetto alle altre potenze. Impantanato su più fronti di guerra nel medio oriente, preso al cappio dai debiti verso la Cina, pressato dall’imperialismo russo (Cina e Russia appoggiano Maduro), dalle potenze europee, da una crisi interna che è tutt’altro che alle spalle, e sopratutto da un popolo mai come oggi intriso di idee socialisteggianti, gli USA hanno grosse difficoltà a intervenire più pesantemente di così in Venezuela. E questo era già chiaro nel 2002 quando fallito il colpo di Stato di Carmona, non poterono far altro che prendere atto della loro sconfitta. Perché la sconfitta di Carmona come quella di Guaidò non sono altro che la sconfitta dell’imperialismo yankee e della sua reazione armata. Non si capisce quindi perché spazzando via anche i capitalisti espropriandoli, l’imperialismo già sconfitto prima della rivoluzione, indebolito e azzerato dalla perdita di fabbriche e terre che ha in loco, dovrebbe avere a quel punto più forza di prima per scatenare la reazione. È vero l’esatto opposto. La reazione è già stata scatenata ed è stata sostanzialmente sconfitta. È lasciando gli artigli ai capitalisti che si scatena la reazione, non tagliandoglieli. Anche qui la storia del fascismo dice niente? Gli operai occupano le fabbriche, i socialisti le restituiscono ai padroni, i padroni per ringraziarli del regalo, regalano a socialisti e operai il fascismo. Non è la rivoluzione che scatena la reazione, ma il suo posticipo e tradimento riformista. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La sconfitta della reazione imperialista americana è un’indubbia vittoria della rivoluzione, ma non è ancora quella decisiva fino a che la rivoluzione non esproprierà i padroni. Fino ad allora la situazione resterà in bilico, ma più passerà il tempo, più il tempo giocherà a favore della reazione, perché approfondirà la disillusione delle masse e le darà l’occasione di ricaricare il fucile. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel 2002 sconfitto Carmona, era praticamente un gioco da ragazzi far la rivoluzione. Il consenso al chavismo era molto più alto di ora, gli USA erano impantanati in Iraq e Afghanistan, in tutto il Sud America spirava un vento progressista. Chávez preferì lasciar passare una delle occasioni più favorevoli della Storia. Ora il vento progressista in Sud America è passato, gli Usa sono più in crisi di prima ma Maduro ha perso per strada molto terreno. Si tratta di recuperarlo ed è possibile farlo. Non con la politica di Maduro, però, che è la politica del rinculo, ma con una politica rivoluzionaria. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Trotsky ha spiegato sulla base dell’esperienza che la piccola borghesia è disposta a seguire il proletariato, solo se il proletariato si dimostra audace, non se rincula continuamente abdicando al suo interesse socialista. La piccola borghesia è schiacciata dalla grande di cui subisce la pressione usuraia. Solo espropriando le banche e nazionalizzandole, il proletariato potrà mettere fine all’inflazione galoppante dandole il credito che le serve a interessi bassi e convenienti. Ma deve farlo in fretta, prima che si scolli ancora di più dalla rivoluzione. Chávez l’aveva grosso modo con sé, infatti anche senza espropriare i capitalisti, la rendita petrolifera bastava un po’ per tutti. Oggi che la piccola borghesia è scollata, il proletariato meno fermo e sicuro, espropriare banche e capitalisti farà recuperare velocemente il terreno alla rivoluzione. Può darsi che ci vada un po’ di tempo. Parole d’ordine audaci lo accelereranno. Si tratta di costruire il più rapidamente possibile il partito di massa della rivoluzione che sia in grado di farlo, perché 20 anni di rivoluzione chavista e oltre 5 di Maduro, attestano che la rivoluzione bolivariana non è rivoluzionaria. Il marxismo è in campo per questo, per conquistare le masse alla causa giusta, strappandole al madurismo fallimentare. Siamo in ritardo, è vero, ma a chi ci rimprovera di non contare niente e di esserlo sempre, rispondiamo che finora, al primo appuntamento della Storia risultato vincente, ci siamo arrivati noi, e che dopo, le poche distorte vittorie, sono state ottenute perché ad arare il terreno eravamo passati sempre noi, mentre invece, tutti, ma proprio tutti, gli infiniti fallimenti che si sono susseguiti, sono dovuti alla nostra assenza alla guida. E siccome dagli anarchici, ai riformisti, agli stalinisti, una volta al timone, hanno collezionato solo sconfitte su sconfitte per responsabilità diretta, forse un po’ di pudore e rispetto verso i marxisti non guasterebbe.
Non vogliamo comunque fare i saccenti più di quanto già non sembriamo. Riconosciamo il ritardo come riconosciamo le nostre insufficienze, siamo così in ritardo che forse siamo pure dei marxisti ritardati, ma forse non lo saremmo così tanto se un numero enorme di sedicenti comunisti ci desse una mano a costruire il partito comunista della rivoluzione. La domanda non è quindi, perché noi non appoggiamo Maduro, ma perché i comunisti, anziché appoggiare il partito della rivoluzione proletaria, appoggiano il partito del campismo, vale a dire la burocrazia chavista, Maduro in testa, che se non oggi domani, affosserà la rivoluzione? Perché una volta è Maduro, una volta è Tsipras, una volta è Allende, possibile che i comunisti ancora non abbiano capito che devono appoggiare sé stessi, la loro fiducia nella conquista delle masse e non altri? Cosa mai se ne faranno le masse di comunisti che non hanno fiducia in sé stessi? Lo sforzo dei marxisti non sarà vano. Qualunque sarà il loro peso, fosse solo un granellino di sabbia, servirà a spingere nella giusta direzione il movimento dei lavoratori. Vano sarà lo sforzo di tutti quelli che ci porteranno alla sconfitta. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Infine una nota linguistica, quasi un post scriptum. Lo spagnolo è una lingua meravigliosa, e io lo proporrei come lingua universale dei comunisti. È tanto più bello sapere più lingue, quanto più affinano l’internazionalismo, che dovrebbe essere la sua più diretta conseguenza. A leggere il linguista Jacassi, sembra invece l’opposto, perché oltre a ignorare la piccola borghesia, il suo scritto “bilingue”, da vero campista, si segnala per l’assenza totale di internazionalismo. E niente è più triste di un comunista multilingue che con cinque dizionari nella bocca non sia riuscito a trovare, non dico una parola, ma almeno una virgola o un refolo di internazionalismo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Jacassi ci ha spiegato che la rivoluzione è riformista per non scatenare la reazione. Noi abbiamo risposto banalmente che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. E abbiamo appena mostrato che la reazione, è l’azione uguale e contraria del riformismo, non della rivoluzione. Ci resta da chiarire cosa siano davvero azione e reazione in una rivoluzione. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cosa succederebbe a grandi linee in caso di una rivoluzione socialista in Venezuela? Il campista non se lo chiede, perché una rivoluzione ha immediati risvolti internazionali, e il campismo, oltreché un riformismo, è anche prima di tutto un becero nazionalismo, la cosa più deleteria per il proletariato. Poiché solo la borghesia può essere nazionalista, il proletariato o è internazionale o non è. E perciò chi sostiene Maduro che si appella al nazionalismo per difendere la patria bolivariana, difende direttamente o indirettamente la borghesia, l’unica che ce l’ha. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una rivoluzione socialista in Venezuela, avrebbe come effetto immediato di separare gli amici, specialmente quelli falsi, dai nemici. E lo farebbe con una chiarezza cristallina che oggi non è neppure immaginabile. Una chiarezza che finché la rivoluzione resta nelle secche stagnanti dell’indeterminazione, non è possibile vedere, a meno di essere un marxista, l’unico che ha gli strumenti ottici per farlo anche al buio. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’esercito si spaccherebbe in due come una mela, così la metà dei cialtroni che oggi vi si sono imboscati per tornaconto, non potrebbero più mascherarsi da rivoluzionari. E di questo abbiamo già parlato. Cina e Russia che appoggiano Maduro per proprio tornaconto nella guerra commerciale contro gli USA, si ritroverebbero immediatamente contro, magari pure alleate agli USA. Cina e Russia, infatti, sono due stati capitalistici, e nessun stato capitalistico appoggia una stato operaio che col capitalismo l’ha fatta finita. Cina e Russia, quindi, rimpolperebbero la reazione esanime degli USA. Il Venezuela proletario potrebbe consolarsi di aver almeno mezzo accoppato 1 dei 3 dei nemici borghesi, quello più pericoloso, quello americano. Le Nazioni Unite, unite dal capitalismo, proverebbero a isolare la rivoluzione, strozzandola con boicottaggi ed embarghi di ogni tipo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il campista, a questo punto, potrebbe essere spaventato. Se prima vedeva solo la reazione immaginaria dello Stato Yankee, adesso vede un mondo intero che fa cordone sanitario contro il Venezuela, il mondo di merda del capitalismo. Il campista vede solo il lato della tragedia, cioè la reazione dei nemici borghesi. Per forza, puntando tutto su Maduro e l’esercito, non può vedere il lato della commedia, cioè l’aiuto infinitamente più numeroso degli amici proletari mondiali.
</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per il solo fatto di vincere la propria borghesia interna in combutta con quella americana, il proletariato venezuelano sarebbe 10 volte più forte. Già solo questo dovrebbe bastare per non temere la reazione dell’universo intero. Come la Russia è riuscita a resistere e vincere nel 1917 in condizioni estremamente più sfavorevoli, come Cuba è riuscita a respingere nel 1961, l’invasione americana alla Baia dei Porci, così dovrebbe essere almeno chiaro che far cadere il Venezuela proletario sarebbe comunque un’impresa molto difficile. Cuba ce la fece anche grazie alla Russia, è vero, oggi quel supporto per altro molto ambiguo manca, ma il capitalismo è molto più debole di allora, e Cina Russia e Unione Europea sono molto distanti per costituire una minaccia gigantesca. In breve, già solo così, ci sarebbero ottime possibilità di restare in piedi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A questi vantaggi interni, si aggiungono quelli ancor più numerosi esterni che renderebbero ancora più rosea la situazione. La rivoluzione in Venezuela, sarebbe quasi automaticamente anche la rivoluzione in Bolivia, dove un analogo processo rivoluzionario non potrebbe che emularla. Segnerebbe anche di colpo la caduta di Bolsonaro in Brasile. In breve il vento progressista che abbiamo visto in Sud America fino a qualche anno fa, si riaccenderebbe di nuovo e soffierebbe dieci volte più forte. Dovunque assisteremmo a focolai rivoluzionari, specie se il Venezuela non stesse lì ad aspettarli con le mani in mano, ma li accompagnasse fondando o rifondando l’Internazionale Comunista, magari la V di cui parlò Chávez. Cosa impedì la fondazione della V? Ma la burocrazia cubana ovviamente, che si mise di traverso. Avallare la V Internazionale, significava infatti riconoscere la IV di Trotsky e di conseguenza il fallimento della III presa in mano da Stalin. La burocrazia cubana, stalinoide e completamente estranea ad ogni idea di internazionalismo, si impuntò, tanto più che mentre in Venezuela iniziava la rivoluzione bolivariana, a Cuba si intraprendeva il movimento inverso, introducendo pian piano misure di mercato, per replicare in piccolo il trapasso da stato operaio a stato capitalistico già visto in Russia e in Cina. La rivoluzione venezuelana interromperebbe immediatamente questa deriva cubana, riportandola sui binari giusti della pianificazione e della sburocratizzazione. Gli Stati uniti socialisti del Sud America sarebbero davvero all’ordine del giorno e non particolarmente difficili da realizzare se a dirigere il tutto ci fosse il marxismo. Le masse in Sud America, infatti, sono conciate più o meno come nella Cuba di Batista, molto peggio, quindi, che in quella dei Castro. Il richiamo della rivoluzione cubana è perciò ancora molto potente, e sarebbe più che raddoppiato dall’affiancamento di una rivoluzione in Venezuela. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Diverso e più complesso sarebbe il rapporto della rivoluzione venezuelana col mondo occidentale, Europa e Stati Uniti. Le masse occidentali, nonostante l’austerità, godono ancora di un tenore di vita molto elevato rispetto a quello da terzo mondo del Sud America. La rivoluzione venezuelana, quindi, non godrebbe di appeal, fino a quando, estesasi in tutto il continente sudamericano, non fosse in grado di sviluppare le forze produttive a un livello tale da ridurre quel gap. Il gap economico però non è tutto. La rivoluzione è lotta di classe, e la lotta di classe si alimenta di vittorie. Accerchiata dall’imperialismo mondiale, la rivoluzione infliggerebbe un colpo devastante ai suoi nemici, non pagando un centesimo di dollaro del debito. Dal 2008, il capitalismo, per uscire dalla crisi, si è indebitato fino al collo una volta di più. Nel 2019 la speculazione borsistica ha raggiunto livelli superiori a quelli d’inizio crisi. Da più parti si aspetta solo il colpo che faccia da detonatore a una nuova e più devastante crisi. La cancellazione del debito venezuelano con un tratto di penna, creerebbe un buco nella finanza mondiale così forte da poterla forse colare a picco nel giro di poco. Il capitalismo entrerebbe di filata nella più grossa crisi della sua storia, più grossa di quella del 1929 e del 2008 messe assieme. Per primi affonderebbero gli imperialismi più deboli, Russia e Cina già sommersi dai debiti, specie quest’ultima. In Cina, tenuto conto della grandi mobilitazioni di questi anni degli immensi bastioni operai, la rivoluzione sarebbe all’ordine del giorno. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel 2008, lo scoppio della crisi, portò a un arretramento senza precedenti del proletariato europeo. Ma la crisi economica da sola non fa molto. È la lotta di classe che fa tutto. Nel 2008 la borghesia approfittò della crisi per infliggere pesanti sconfitte al proletariato. Completamente diverso in caso di rivoluzione in Venezuela. La rivoluzione in Venezuela, farebbe entrare il proletariato da vincitore nella crisi. Non avremmo la borghesia all’attacco, ma in difesa. Il proletariato europeo entrerebbe sicuramente in scena, vincendo probabilmente parecchie battaglie. E questo darebbe tantissimo respiro alla rivoluzione venezuelana che avrebbe molto più tempo di accorciare le distanze. Analogo discorso vale per gli Stati Uniti, dove il sogno americano, per l’incubo del capitalismo, si trasforma ogni giorno di più nel sogno del socialismo. Un appello alle masse del mondo per sostenere il Venezuela, si trasformerebbe in breve nell’incendio della rivoluzione mondiale. Il capitalismo potrebbe essere in ginocchio prima di quanto pensassimo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">E se tutto questo non si verificasse e la rivoluzione venisse schiacciata o soffocata? È molto difficile che non si verifichi manco una delle previsioni prudenti viste qui sopra, ma anche qualora si andasse incontro a sconfitta, non ci sarebbe molto da recriminare perché altra via non c’è. Chi la invoca, in fondo, non fa che pretendere che Capitale e Forza-lavoro non confliggano in maniera irriducibile. Siccome evitare questo è impossibile, non resta che percorrere fino in fondo la strada del conflitto come qui mostrato, mettendosi in test</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">a che in caso di sconfitta o di parziale vittoria, una politica rivoluzionaria come questa avrà dato il massimo su scala nazionale e internazionale. </span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: large;">
</span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i>a M.M. perché impari</i></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><i>il dono della sintesi</i></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">----------------------------</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Verso la guerra civile in Venezuela? </span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">30 Aprile 2019 </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Né con la destra reazionaria proimperialista, né con il regime bonapartista della boliborghesia!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Armare i lavoratori, il potere ai consigli operai e popolari! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il Venezuela sta andando probabilmente verso la guerra civile. La spaccatura dell'esercito, dopo quella della popolazione civile, spinge rapidamente verso di essa. La destra reazionaria proimperialista ha ritenuto, a torto o a ragione, di poter tentare di impadronirsi del potere. Ovviamente i rivoluzionari non si schierano con queste forze. Ma non possono nemmeno schierarsi a difesa dell’attuale regime bonapartista che ha portato al disastro l’economia e difende sostanzialmente gli interessi di quella che si definisce boliborghesia, in cui sono compresi funzionari dell’esercito e dello Stato che si sono arricchiti col regime. Nonostante il carattere bonapartista e solo falsamente socialista del chavismo, i rivoluzionari si erano sempre schierati in passato contro le forze reazionarie proimperialiste. Lo faranno certamente difendendo il Venezuela in caso di intervento diretto delle forze imperialiste. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Oggi, però, la situazione è diversa. Con le elezioni bidone della cosiddetta Assemblea costituente bolivariana (in cui, non a caso, il 100% dei deputati sono maduristi), il regime si è consolidato in senso antidemocratico. Nel contempo, si è rafforzata l’azione repressiva contro le forze sindacali classiste e il blocco del rinnovo delle cariche sindacali per difendere i burocrati agenti del madurismo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La politica oscillante del regime, che continua a pagare il debito estero in una situazione catastrofica, ha aggravato (insieme alle manovre dell’imperialismo) il collasso economico del paese. Solo la cessazione del pagamento del debito, l’istituzione del controllo dei lavoratori sulle aziende sia private che statali, il controllo della produzione agricola, del commercio e dei prezzi da parte di comitati popolari formati da operai, impiegati, braccianti e contadini poveri può modificare il quadro attuale. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Tutto ciò, e l’uscita del Venezuela dalla sua tremenda crisi, sarà possibile solo se il proletariato saprà porsi come forza alternativa ai due contendenti borghesi in scontro, costruire la sua propria autorganizzazione in consigli, comitati, milizie, e imporre un suo potere. Naturalmente la costruzione di un vero partito della rivoluzione socialista che sappia guidare questo processo ne è la condizione necessaria. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Il progetto della rivoluzione socialista è ambizioso e difficile. Ma senza di esso il futuro del paese è il caos, il sangue e la miseria. I proletari venezuelani non devono combattere e morire né per i borghesi proimperialisti né per la boliborghesia, ma solo per il futuro loro e dei loro figli. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, basato sulla loro forza e organizzazione! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per un Venezuela veramente socialista! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Per gli Stati uniti socialisti dell'America centro-meridionale! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-size: large;">Partito Comunista dei Lavoratori </span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
</span> Lorenzo Mortarahttp://www.blogger.com/profile/09650414090322834106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-29876537168646264332019-04-18T07:44:00.000+02:002019-04-18T07:44:34.762+02:00NOTRE-DAME E GLI OPERAI<style type="text/css">
@page { size: 21cm 29.7cm; margin: 2cm }
p { margin-bottom: 0.25cm; direction: ltr; color: #000000; line-height: 115%; text-align: left; orphans: 0; widows: 0; background: transparent }
p.western { font-family: "Liberation Serif", serif; font-size: 12pt; so-language: it-IT }
p.cjk { font-family: "Noto Serif CJK SC"; font-size: 12pt; so-language: zh-CN }
p.ctl { font-family: "FreeSans"; font-size: 12pt; so-language: hi-IN }
</style>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-peEAdP7ybcU/XLeiG7B3eII/AAAAAAAAHQY/Pm3n9kIlK34M9nhGZ6yb1a2_g-giRC-LACLcBGAs/s1600/Notre-Dame-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="724" height="275" src="https://3.bp.blogspot.com/-peEAdP7ybcU/XLeiG7B3eII/AAAAAAAAHQY/Pm3n9kIlK34M9nhGZ6yb1a2_g-giRC-LACLcBGAs/s400/Notre-Dame-2.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="western" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<br />
<h2 style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">di Lorenzo Mortara</span></h2>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La contrapposizione tra il rogo di Notre-Dame e gli operai “rosolati” quotidianamente in quelle “cattedrali” padronali chiamate fabbriche, è l’equivalente “artistica” della contrapposizione “patriottica” tra italiani e migranti stranieri. Viene dalla stessa insensibile masnada di infimi bottegai dal cuore arido e putrido perché staccato dal vivo della lotta di classe. E così come gli immigrati non sottraggono nulla agli italiani, così i soldi per la ricostruzione di Notre-Dame, al netto di lucro e tangenti che ci saranno come in tutte le altre operazioni capitalistiche, di per sé non sottraggono nulla agli operai.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Chi non fa nulla per gli immigrati stranieri - va ribadito - non farà mai nulla nemmeno per gli italiani, così come chi lotta per gli uni, lotta anche per gli altri; lotta cioè per tutti (i proletari). Ne segue che lotta soprattutto per Notre-Dame, perché chi non lotta per la ricostruzione di Notre-Dame, non lotta per nessuno, tanto meno per operai e sfruttati per la semplice ragione sta dalla parte del padrone, a fargli, in un modo o nell’altro, da servo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questa contrapposizione è falsa e razzista tanto quanto l’altra, proprio come tutte quelle che, per vigliaccheria, vogliono sostituire l’unica contrapposizione reale: quella che vede padroni da una parte e lavoratori dall'altra. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A maggior ragione, quindi, quando viene da sinistra non ha nulla a che vedere con lo spirito proletario più genuino. È solo spirito piccolo borghese allo stato puro. È perciò naturale, che la sinistra attuale, già imbevuta di sovranismo, di riformismo, di keynesismo, di costituzionalismo, di stalinismo e di altre infiniti “codismi” piccolo borghesi, strizzi l’occhio anche a questa contrapposizione. Cosa non si fa pur di abbracciare qualunque cosa che non sia marxismo, lotta di classe! </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il comunismo non appartiene a questa sinistra becera, perché sarà un regno di artisti nell’abbondanza. Conservare il più integralmente possibile le opere d’arte e liberarle dalla gramigna degli scempi che il capitalismo ha costruito attorno a loro, sarà uno dei compiti più importanti dopo la rivoluzione. Perché col comunismo il tipo umano medio si eleverà al livello di un Goethe. Goethe, infatti, non è per nulla un’eccezione, è il capitalismo che non consente Goethe come regola. Ma per questa “nuova mediocrità” non sarà sufficiente solo lo sviluppo dieci, venti volte superiore delle forze produttive. Ci vorrà l’apporto di tutto quanto il meglio venuto dal passato, cioè di ciò che di veramente umano, l'uomo abbia mai prodotto fino ad oggi: l’arte appunto. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Null'altro in fondo il comunismo dovrà veramente conservare. Perché nient’altro in fondo ha valore. Ferrari, i-phone e vestiti di Armani appartengono pur sempre e ancora oggi al regno della scimmia, così come i primi disegni rupestri di migliaia di anni fa, già allora erano il miglior prodotto dell'uomo del futuro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E non dimentichiamoci mai, che l’uomo delle caverne era una donna, ed era comunista. Quando usciremo dalla caverna capitalistica, l’uomo nuovo sarà figlio suo e di Notre-Dame, ma non sarà più gobbo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /><b>Lorenzo Mortara <br /><br />PCL Vercelli <br /><br />mercoledì 17 Aprile 2019</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>Lorenzo Mortarahttp://www.blogger.com/profile/09650414090322834106noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-9512040848608515262019-03-04T14:37:00.000+01:002019-03-06T06:52:55.968+01:001° CONGRESSO NAZIONALE DI RISORGIMENTO SOCIALISTA - DOCUMENTO PRECONGRESSUALE<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-vzKH71Si1qA/XHq89288gDI/AAAAAAAAMm0/rdyhMQsID10YQvjqunkBWMUYw19XoecSwCLcBGAs/s1600/RS.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="929" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-vzKH71Si1qA/XHq89288gDI/AAAAAAAAMm0/rdyhMQsID10YQvjqunkBWMUYw19XoecSwCLcBGAs/s400/RS.jpg" width="386" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>1° congresso fondativo di RISORGIMENTO SOCIALISTA</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Documento precongressuale per lo svolgimento di un vero congresso plurale, nel solco della tradizione del socialismo democratico.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> <b>∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼ </b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>IL COMPITO DEI SOCIALISTI NELL’ATTUALE FASE POLITICA. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nostro compito è quello di ridare lustro a ideali e valori del socialismo democratico che certo non sono scomparsi ma che hanno bisogno di essere rilanciati e re-interpretati alla luce delle caratteristiche dell’attuale fase storica, contraddistinta dalla crisi irreversibile del modello di globalizzazione neo-liberista che ha dominato la scena negli ultimi decenni.
Viviamo un’epoca di grandi stravolgimenti: la povertà, la disoccupazione i flussi migratori producono miseria e precarietà, disuguaglianze sociali che non hanno confini, mentre delle ristrettissime elites, grazie al dominio del denaro, sono comodamente sedute sopra le macerie provocate dai guasti del finanz-capitalismo.
Viviamo in una società ormai in preda ad una profonda disgregazione sociale e a delle contraddizioni apparentemente insanabili che generano insicurezza e senso di disuguaglianza e fanno arretrare in ogni modo la democrazia.
E’ giunto il momento di opporsi a tutto ciò ed è pertanto doveroso e necessario tornare a rivendicare con forza quelle conquiste sociali che nei decenni passati avevano consentito di riaffermare la dignità umana dei lavoratori e che sono stati cancellati con un colpo di spugna in questi ultimi anni di dominio dell’ideologia neo-liberista, all'interno di una cornice di pensiero unico definita dai trattati e dagli organismi internazionali braccio armato del finanz-capitalismo (fra tutti U.E., B.C.E. e F.M.I.).
In questo contesto di degrado economico e sociale, in questi ultimi decenni l’errore dei partiti socialisti e socialdemocratici europei è stato quello di rendersi dei docili interpreti passivi delle politiche di austerità e di rigore imposte dalla Troika.
Tutto ciò ha spianato inevitabilmente la strada alle destre populiste, che si sono appropriate di tutti gli spazi del dissenso e del malcontento popolare, nel mentre le sinistre sono apparse abbandonare ogni contatto reale con i loro storici interlocutori naturali: i lavoratori, i disoccupati, i precari.
Compito dei socialisti democratici oggi è primariamente quello di provare a saldare la frattura con le masse popolari del nostro Paese, presso cui va sempre più prendendo corpo la consapevolezza che questa Unione Europea costruita sui trattati di Mastricht e di Lisbona non incarna l’Europa dei popoli, dei diritti e della giustizia sociale.
RISORGIMENTO SOCIALISTA, quale nuova forza autonoma ed organizzata del socialismo italiano, può svolgere un autentico ruolo di rilancio del socialismo proponendo un’alternativa a questa U.E. e togliendo così ai partiti del campo cosiddetto “populista” il monopolio della rappresentanza politica dei lavoratori e dei ceti produttivi della nostra società.
RISORGIMENTO SOCIALISTA deve rimettersi in cammino ponendo al centro della sua azione politica i temi del lavoro e della dignità umana, uniti al rilancio di un sano concetto di patriottismo costituzionale, quale unico pensiero capace di fungere da alternativa al liberismo ed alle destre populiste.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼ </b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>NO ALLA PROSECUZIONE DELL’ESPERIENZA ALL'INTERNO DI POTERE AL POPOLO. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>NO ALLA PARTECIPAZIONE ALL'INTERNO DI UNA LISTA ELETTORALE DIRETTA DAL SINDACO DI NAPOLI DE MAGISTRIS. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>SI AL RILANCIO DI UNA FORZA AUTONOMA DEL SOCIALISMO ITALIANO. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Troviamo profondamente sbagliata la scelta di fare partecipare RISORGIMENTO SOCIALISTA al processo di strutturazione politico-organizzativa della formazione di sinistra ultra-radicale POTERE AL POPOLO.
Quella di POTERE AL POPOLO è una collocazione del tutto innaturale per chi come noi si ispira e si richiama alla migliore tradizione del socialismo democratico del nostro Paese.
Infatti, le forze politiche della sinistra ultra-radicale che hanno dato vita a POTERE AL POPOLO appaiono avere del tutto introiettato gli stessi schemi concettuali dell’ideologia globalista attualmente dominante nella sinistra italiana ed alimentano in modo colpevole una inaccettabile confusione tra i due ben distinti concetti di solidarietà internazionalista delle classi popolari e cosmopolitismo delle classi dominanti.
In particolare, troviamo profondamente errata e foriera di grande confusione fra le masse l’attuale posizione che POTERE AL POPOLO esprime sul controverso tema dell’immigrazione clandestina.
Riteniamo infatti che l’attuale sostegno incondizionato al fenomeno dell’immigrazione clandestina non torni utile in alcun modo alle ragioni dei popoli sottomessi del sud del mondo e che anzi esso oggi costituisca unicamente un fattore di rafforzamento dei poteri globalisti e del Governo francese, maliziosamente interessati ad alimentare una moderna “tratta degli schiavi” con il fine di gettare l’Italia nel caos sociale e politico.
Riterremmo un errore ancora più grave che RISORGIMENTO SOCIALISTA possa sostenere alle prossime elezioni europee una possibile lista capitanata dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ex Magistrato prestato alla politica e che da anni connota la sua azione per il ricorrente utilizzo di toni sopra le righe nei confronti dei suoi avversari politici nonché per il costante ricorso ad atti di irresponsabile protagonismo all’insegna del populismo mediatico, con modalità ben distanti dalla cultura del socialismo democratico e riformista.
Riteniamo che il compito dei socialisti oggi debba invece essere quello di separare i propri destini da quelli di POTERE AL POPOLO e di rilanciare senz’altro RISORGIMENTO SOCIALISTA come soggetto autonomo del socialismo italiano, lontani da ogni seduzione velleitaria della sinistra cosiddetta “radicale” o “antagonista”.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-large; text-align: center;"> ∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼ </b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>PER UN CONGRESSO LIBERO, PLURALE E DEMOCRATICO.</b> </span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Con lo svolgimento del suo primo congresso nazionale, RISORGIMENTO SOCIALISTA ha la sua prima grande occasione di trasformarsi in un vero partito nella sua accezione più corretta e tradizionale, ossia un movimento politico in carne ed ossa, fondato sul principio della partecipazione popolare e sul concorso di idee e proposte da parte dei lavoratori italiani, dei giovani, degli studenti, degli intellettuali, delle donne.
Noi sottoscrittori del presente appello auspichiamo con forza che il nostro movimento politico non sprechi questa sua irripetibile opportunità e che, attraverso la celebrazione del suo primo congresso fondativo, riesca finalmente ad insediare degli organismi dirigenti autenticamente democratici, la cui composizione sia effettivamente rispettosa di tutte le varie e diverse sensibilità politiche che contraddistinguono gli uomini e le donne che hanno dato vita alla nascita di RISORGIMENTO SOCIALISTA.
Per porre fine alla discutibile pratica dell’unanimismo, che è estranea alla storia e alla cultura del socialismo democratico, chiediamo lo svolgimento di un vero congresso che, nel rispetto delle regole democratiche che dovrebbero disciplinare la vita interna a RISORGIMENTO SOCIALISTA, ci porti a svolgere un’autentica e libera discussione sulla linea politica che il nostro movimento politico dovrà attuare nei prossimi anni.
Ci appelliamo prima di tutto al rispetto della norma di cui all'articolo 4.1 del vigente statuto nazionale, che individua nel solo congresso nazionale l’organismo chiamato a stabilire la linea politica del partito.
Per tale ragione, non riteniamo di potere accettare lo svolgimento di un congresso nazionale “per temi” e in cui la definizione della attuale linea politica di RISORGIMENTO SOCIALISTA costituisca un elemento di partenza già dato per acquisito o per implicito, senza cioè che la definizione della linea politica sia preceduta da una vera e autentica discussione fra le diverse linee e visioni politiche, com’è sempre avvenuto all'interno dei partiti storicamente inseriti nel solco della tradizione del socialismo democratico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Pertanto, per favorire la convocazione di un congresso autenticamente democratico, chiediamo fin da subito:
l’elaborazione di un regolamento congressuale che favorisca la partecipazione al congresso di tutti gli iscritti al partito e che consenta di esercitare il diritto di tutti ad una vera discussione della linea politica da decidere al congresso, mediante la facoltà di presentare delle mozioni;
la costituzione di una Commissione Elettorale al cui interno debbono trovare spazio tutte le diverse anime e sensibilità politiche interne a RISORGIMENTO SOCIALISTA. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Infine, facciamo appello al coordinatore provvisorio di RISORGIMENTO SOCIALISTA Franco Bartolomei affinché prenda atto dei suoi gravi e reiterati errori politici (autoritarismo, disprezzo per la democrazia interna, camaleontismo e trasformismo nelle alleanze) che hanno fin qui seriamente pregiudicato il percorso di costruzione di RISORGIMENTO SOCIALISTA e affinché faccia finalmente un passo indietro, lasciando spazio ad un nuovo gruppo dirigente credibile, con le idee più chiare e, soprattutto, più stabili delle sue. </span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> <b>∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼:∼ </b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Soggetti presentatori del documento precongressuale: </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Gianni De Angelis </b></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Coordinatore romano e membro della Esecutivo Nazionale</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Giuseppe Angiuli</b> ex membro dell'Esecutivo Nazionale e Responsabile Esteri</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Debora Barletta </b></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">membro del Direttivo Romano e Nazionale</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Giuseppe Cavalieri </b></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">(simpatizzante ex iscritto)</span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Antonino Franceschino </b></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">(simpatizzante ex iscritto)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Anna Nera</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Laura Pizzoli </b></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">(simpatizzante ex iscritta)</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Filippo Russo</b> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">membro del Direttivo Romano e Nazionale</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Pietro Russo Morleo</b></span><br />
<b style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-large;"><br /></b>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Stefano Santarelli</b> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> ex membro dell'Esecutivo Nazionale</span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Teresio Spalla</b> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">membro del Direttivo Nazionale</span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-27059727606290955212019-02-17T07:37:00.000+01:002019-02-17T07:38:28.824+01:00SUI GILETS JAUNES di Lucio Garofalo<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-DHufsB7p-A8/XGkAwrldg0I/AAAAAAAAMjk/juyEib2WPiAxki1vdCh2w0OGVN5dq5pagCLcBGAs/s1600/gialli.jpg1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-DHufsB7p-A8/XGkAwrldg0I/AAAAAAAAMjk/juyEib2WPiAxki1vdCh2w0OGVN5dq5pagCLcBGAs/s400/gialli.jpg1.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>SUI GILETS JAUNES</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>di Lucio Garofalo</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><i>"Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare"</i>. Mai come nel caso dei Gilet Gialli, un sommovimento politico-sociale inedito fino ad oggi, quell'adagio popolare è assai appropriato. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Tre mesi di rivolte di massa durissime. Un gran numero di morti e di feriti. Per non parlare degli arresti da parte della polizia, che si contano a centinaia. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Insomma, le forze dell'ordine hanno instaurato un clima di repressione brutale delle sommosse e rivendicazioni popolari avanzate in Francia. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ma il movimento non desiste affatto e resiste. Anzi, incalza e le le proteste si vanno intensificando. Le tensioni sociali sono sempre più elevate e pressanti. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Sembra, tuttavia, che la partecipazione alle mobilitazioni dei Gilet Gialli, negli ultimi tempi, sia progressivamente calata a causa proprio della repressione durissima da parte della polizia transalpina. Per cui in piazza scendono soprattutto le soggettività più decise e più tenaci, meno disposte alla resa, anzi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Mi pare di poter dire, dunque, che restano in gioco i più duri e i più irriducibili. Com'è già capitato in simili circostanze storiche. La novità di tale movimento politico-sociale, consiste nella sua eterogeneità ideologica e nell'assenza di una direzione politica. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per alcuni, questo elemento costituirebbe un deficit, ovvero un limite ed una fragilità. Per altri, direi anche per il sottoscritto, potrebbe rappresentare l'occasione per creare un modello di esperienza totalmente inedito. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il movimento dei Gilet Gialli si è scisso anzitutto tra due fazioni, se non sbaglio: c'è chi vorrebbe convertirsi in un partito politico ufficiale, nelle modalità dei 5 Stelle, e c'è chi spinge in un'altra direzione, verso forme assembleari, all'insegna dell'autogestione politica di tipo orizzontale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Mi pare che questo sia il quadro riassuntivo in cui si possa sintetizzare e raccontare l'esperienza, assolutamente anomala ed originale, dei Gilet Gialli, almeno fino al momento in cui scrivo.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-40309956316680902612019-01-30T09:34:00.000+01:002019-01-30T12:10:59.354+01:00LA TRISTE PARABOLA DEL SOCIALISMO BOLIVARIANO di Giuseppe Angiuli<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-6aicn7BXte0/XFFVmjG6sJI/AAAAAAAAMh4/Ps5qohbcB9QqSwHvLEJwCKLdIC8GXMl8QCLcBGAs/s1600/estatua-ecuestre-de-el-libertador-simon-bolivar-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="811" data-original-width="1068" height="302" src="https://3.bp.blogspot.com/-6aicn7BXte0/XFFVmjG6sJI/AAAAAAAAMh4/Ps5qohbcB9QqSwHvLEJwCKLdIC8GXMl8QCLcBGAs/s400/estatua-ecuestre-de-el-libertador-simon-bolivar-1.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b>La statua dell’eroe nazionale Simon Bolívar nell’omonima piazza a Caracas </b></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b>LA TRISTE PARABOLA DEL SOCIALISMO BOLIVARIANO</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b>di Giuseppe Angiuli</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>1) PREMESSA</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A 20 anni di distanza dal primo insediamento di Hugo Chavez alla Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela, vi sono senz'altro le condizioni per trarre un significativo bilancio di un processo politico che ha segnato profondamente il destino del Paese caraibico e dell’intero sub-continente latino-americano, un processo che in una prima fase non aveva mancato di diffondere grandi speranze di riscatto in buona parte dei Paesi del sud del mondo ma che oggi vive un momento di crisi dai contorni così inquietanti e drammatici al punto da rischiare di compromettere in modo irreversibile la credibilità dell’intera esperienza storica del cosiddetto <i>“socialismo del XXI secolo”</i>. </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A queste latitudini, qui in Europa, si registra una diffusa e generale difficoltà ad inquadrare con obiettività di giudizio le caratteristiche salienti del processo politico bolivariano, giacché dalle nostre parti prevalgono in modo schiacciante due opposte tendenze, entrambe di segno ultra-radicale, tra loro non comunicanti e paradossalmente complementari l’una all'altra. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Un primo atteggiamento, ampiamente impostosi in tutti i canali comunicativi del “politicamente corretto” dominanti in occidente, tende a demonizzare alla radice l’intera vicenda del socialismo venezuelano, relegandola nell'ambito del <i>“caudillismo”</i> alla sudamericana o comunque inquadrando tale esperienza politica nella categoria concettuale – al tempo stesso semplicistica e fuorviante – di <i>“dittatura”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una seconda tendenza, alquanto minoritaria in termini assoluti ma non trascurabile per l’influenza indiretta che essa ha esercitato sul processo politico in discorso, è riconducibile a quel poco che in occidente residua delle vecchie correnti marxiste-leniniste, i cui epigoni si sono illusi di potere finalmente riscattare la tragica sconfitta del comunismo novecentesco, investendo nuove energie emotive nel chavismo venezuelano, pensando di trovare in esso, dopo i tristi anni successivi al crollo del Muro di Berlino, un nuovo motore etico atto a ri-alimentare la mai del tutto spenta fiamma utopica del <i>“sol dell’avvenire”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Chi scrive ha avvertito a lungo un notevole interesse attrattivo verso l’intera vicenda politica del socialismo bolivariano, inaugurata da Hugo Chavez alla fine del secolo scorso e vi si è accostato con la viva speranza di trovarvi un nuovo laboratorio politico capace di ripensare l’idea stessa e la pratica del socialismo nonché con l’auspicio di cogliervi soprattutto degli elementi di decisiva innovatività e discontinuità rispetto alle ideologie egualitarie affermatesi nel secolo passato.
Diverse esperienze di viaggio nel sub-continente latino ed una pluriennale attività di studio e di contatto diretto con la società e con gli ambienti filo-governativi del Venezuela bolivariano hanno posto lo scrivente - dopo anni di generosa apertura di credito al chavismo - nelle condizioni di addivenire oggi, suo malgrado, ad un convincimento di amara disillusione nei confronti di un processo politico così polarizzante e per certi versi seducente. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non è di secondaria importanza precisare doverosamente che, a prescindere dal giudizio netto su alcune caratteristiche più che discutibili del regime politico-militare incarnato dall'attuale Presidente Nicolas Maduro Moros, resta in ogni caso intangibile il diritto del popolo venezuelano di costruire il suo futuro in condizioni di libertà, sovranità ed autonomia rispetto a qualsiasi intervento di destabilizzazione esterna, a cominciare dalle esplicite minacce di invasione che ultimamente provengono dai Governi dell’ultradestra insediatisi al potere nelle nazioni vicine, con lo scontato supporto degli USA che da sempre considerano quella parte del mondo come il proprio<i> </i>“<i>cortile di casa”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Operando una lettura combinata di tutti gli aspetti salienti e per molti versi contraddittori di questo ormai lungo processo, <b>è triste giungere alla conclusione di dovere affermare che il socialismo venezuelano ha purtroppo tradito una buona parte dei suoi propositi ed oggi non può più costituire un modello positivo di giustizia e di benessere per i popoli oppressi di tutto il mondo.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cionondimeno, si tratta di un processo politico che, almeno in una sua prima fase, è stato contraddistinto da alcuni elementi estremamente positivi e che dunque, anche solo per tale ragione, merita senz'altro di essere analizzato in tutte le sue sfaccettature controverse, con l’obiettivo di provare a capire che cosa non ha funzionato in Venezuela alla luce della drammatica situazione in cui oggi versa il Paese che dette i natali al <i>Libertador</i> Simon Bolívar, un personaggio passato alla storia quale nemico giurato del colonialismo ispanico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-BKQInJSDtUc/XFFXH-6-IsI/AAAAAAAAMiE/oUEQV8IyGfoI2HdIh0xtL6RkEMT8ucuTgCLcBGAs/s1600/ddcfc36a33eb6dc58f12043936900caf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="735" data-original-width="980" height="298" src="https://1.bp.blogspot.com/-BKQInJSDtUc/XFFXH-6-IsI/AAAAAAAAMiE/oUEQV8IyGfoI2HdIh0xtL6RkEMT8ucuTgCLcBGAs/s400/ddcfc36a33eb6dc58f12043936900caf.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><b>Una vista dei quartieri popolari di Caracas </b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>2) I grandi ed indiscutibili meriti del processo politico bolivariano: sovranità nazionale, funzione “sociale” del petrolio, integrazione latino-americana, anti-imperialismo.<span style="color: red;"> </span></b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La presa del potere a Caracas da parte di Hugo Chavez, a cavallo fra il 1998 e il 1999, ha simboleggiato per l’intero continente di Neruda e Garcia Marquez la più grande sfida di discontinuità storico-politica rispetto alla lunga notte neo-liberista vissuta per alcuni decenni dall'America Latina fin dall'avvento delle dittature militari negli anni ’50, ’60 e ‘70 del novecento e per tale ragione è naturale che il chavismo abbia suscitato una grande ondata di legittime speranze fra tutti i popoli non solo del continente ma, più in generale, del sud del mondo.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ex ufficiale paracadutista dell’esercito venezuelano – un esercito che, a differenza di molti altri eserciti della regione, ha storicamente avuto una composizione sociale prevalentemente popolare anche nei suoi ranghi più alti – Chavez, autore di un fallito tentativo di colpo di Stato nel 1992 ai danni dell’allora Presidente in carica Carlos Andrés Pérez, riesce in pochi anni a fare coagulare attorno a sé tutti i migliori sentimenti e le aspirazioni di riscatto delle fasce sociali medio-basse del suo Paese, fino a quel momento escluse dal godimento dei profitti della <i>“Venezuela saudita”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Di formazione politico-culturale eclettica, Chavez elabora una ideologia dal carattere originale e composito, che attinge tanto al panamericanismo di Simon Bolívar quanto all'umanesimo socialista di ispirazione massonica caro a Giuseppe Garibaldi e a Salvador Allende.
Innegabili influenze sulla formazione politica di Chavez provengono altresì dal pensiero di Antonio Gramsci e dalla prassi rivoluzionaria di Ernesto “Che” Guevara e Fidel Castro. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Cuba rivoluzionaria, la piccola isola che da decenni resiste ad un crudele embargo degli USA, per Chavez costituisce un esempio di dignità ed un prototipo da emulare soprattutto sotto il profilo dell’indipendenza nazionale e della lotta all'imperialismo a stelle e strisce. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E proprio a partire dagli accordi di mutua assistenza con la Cuba di Fidel – petrolio in cambio di medici – Hugo Chavez, poco dopo essersi insediato alla Presidenza del suo Paese, inizia a costruire sapientemente il suo modello di integrazione politica latino-americana attorno ai principi generali di cooperazione, equità e solidarietà. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nei suoi scritti economici, il <i>“Che”</i> Guevara aveva a suo tempo denunciato la maledizione dei Paesi dell’America Latina, storicamente condannati a programmare le loro economie non in base ai propri bisogni interni bensì in rapporto agli appetiti famelici dei loro Paesi dominanti, che fin dall'epoca del colonialismo ispano-portoghese avevano imposto a ciascuno di quei territori un modello <i>“rentista”</i> o mono-culturale, tutto basato sulla estrazione a costo zero di materie prime di cui il sottosuolo del continente era (ed è tuttora) ricchissimo e grazie al cui prelievo forzoso sarebbero state edificate le basi dello sviluppo industriale e capitalistico dell’occidente.</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>(1)</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Fin dal suo esordio alla Presidenza del suo Paese, uno dei principali meriti politici di Hugo Chavez è stato quello di sottrarre il controllo dell’oro nero del Venezuela a quella ristretta <i>borghesia compradora</i> fortemente compromessa col capitalismo a stelle e strisce e che per decenni, dopo essersi appropriata della rendita petrolifera, era stata abituata a delocalizzare sistematicamente i suoi profitti a Miami, umiliando il Paese estrattore con delle infime <i>royalties</i> e con dei contratti-capestro. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Fino a quel momento, gli immensi giacimenti petroliferi – che secondo alcune stime farebbero del Venezuela la prima riserva mondiale di greggio - non avevano mai consentito al Paese di trarre risorse per investimenti sociali e allora Chavez, fin dall'inizio del suo mandato presidenziale, mostra un evidente cambio di passo con degli interventi dal significato oggettivamente radicale: anzitutto sottopone la compagnia petrolifera PdVSA (<i>Petróleos de Venezuela, S.A.</i>) al totale controllo dello Stato, <b>investendo per la prima volta immani risorse nell'avvio di missioni sociali funzionali al miglioramento della qualità della vita delle fasce più povere della popolazione.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Al contempo, facendo un abile gioco di sponda con l’iracheno Saddam Hussein e col libico Muʿammar Gheddafi, Chavez riesce rapidamente a condizionare in modo decisivo la linea politica dell'OPEC, imponendo una generale restrizione dei volumi di estrazione del greggio ed il conseguente rialzo generalizzato dei prezzi della materia prima sul mercato globale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-bKFA5VCUSVI/XFFYH_I6bOI/AAAAAAAAMiM/oCtNnlPHpgMe4_vhXZuuOtLKGARWMR9RwCLcBGAs/s1600/ang.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="720" height="300" src="https://3.bp.blogspot.com/-bKFA5VCUSVI/XFFYH_I6bOI/AAAAAAAAMiM/oCtNnlPHpgMe4_vhXZuuOtLKGARWMR9RwCLcBGAs/s400/ang.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>In compagnia di un indigeno alfabetizzatosi con la Mision Robinson nella regione del río Orinoco (foto del 2007) </b></span></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Destinare la rendita petrolifera alla spesa assistenziale finalizzata ad appianare le gravi diseguaglianze sociali del suo popolo ha costituito indubbiamente l’atto maggiormente rivoluzionario compiuto da Hugo Chavez lungo il suo percorso di Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">I grandi interventi nel settore sociale che nei primi anni duemila prendono il nome di misiones sono funzionali, tra le altre cose, a fornire servizi sanitari anche nei barrios più poveri delle grandi città del Paese nonché ad alfabetizzare milioni di venezuelani, compresi quelli dei gruppi indigeni che fino all’avvento del chavismo spesso non risultavano finanche censiti dallo Stato e non godevano di alcun diritto civile o politico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, approvata nel 1999 e fortemente voluta da Chavez, contiene sulla carta alcuni principi inediti che possono fare da insegnamento anche alle democrazie più avanzate, essendo fondata su una netta ripartizione fra diversi poteri e avendo contemplato dei molteplici strumenti di partecipazione democratica diretta del popolo alle scelte più decisive per il Paese, tra cui si segnala l’istituto del <i>referendum</i> revocatorio, che consente perfino una eventuale interruzione anticipata della carica di Presidente della nazione, appena dopo il raggiungimento della metà della durata del suo mandato, mediante il ricorso ad una consultazione popolare indetta dal basso. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Inoltre, la nuova carta costituzionale contempla l’intangibilità di <i>Madre Natura</i> quale soggetto (e non più oggetto) titolare di diritti e sancisce il diritto sacrosanto di conservare la propria identità etno-culturale a tutte le comunità di nativi amerindi presenti nel Paese, facendosi così portatrice di un generale messaggio di rinascita dell’orgoglio indigeno sopito da secoli di sottomissione ai <i>conquistadores</i> ed ai <i>gringos</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il primo decennio del chavismo è contrassegnato da un risveglio clamoroso delle coscienze del popolo venezuelano e da una straordinaria voglia di partecipare a riscrivere la storia del proprio Paese da parte di milioni di persone fino ad allora del tutto escluse dalla scena politica ed incapaci perfino di intendere lo stesso concetto di cittadinanza: solo gli osservatori più prevenuti possono avere fatto finta di non accorgersi della reale genuinità che ha connotato i primi anni del processo politico bolivariano, contraddistinti da un fermento rivoluzionario autentico, che lo stesso scrivente ha toccato con mano nel corso dei suoi viaggi in Venezuela, restandone ammirato ed anche profondamente emozionato. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 11pt; margin-left: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img alt="1404438_10151662979401857_1258665839_o.jpg" height="266" src="https://lh6.googleusercontent.com/6odYpdSDk_QCNiVgdn3ufEMgNTRmg-AYRTvDY6QKq-f-UUaKp4l7iksC0gXITTxN0CqARuajlXUDAAlsrvtwmY_olAtXzvrkJMvfDQAGRH2-NTB2Evp1u1oJY2FRKZbFg_lu0R3hqMUWZD9D0g" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="400" /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><span id="docs-internal-guid-74171456-7fff-e621-401a-3a678eea30c1"></span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel campo geopolitico, la costruzione dell’ALBA (<i>Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América</i>), il cui stesso acronimo simboleggia icasticamente la presa di distanza dalla tradizionale zona di cosiddetto <i>“libero commercio”</i> (ALCA) da sempre egemonizzata da Washington, ha costituito uno dei principali bastioni della politica estera di Hugo Chavez, il cui carisma straordinario gli ha consentito in poco tempo di favorire la creazione di uno zoccolo duro di Paesi fortemente connessi da una comune idea di integrazione politica regionale all'insegna della definitiva emancipazione dal giogo imperialista <i>yankee</i>: in pochi anni, a Cuba e al Venezuela si sono presto unite la Bolivia guidata dal <i>lìder</i> sindacale <i>cocalero</i> Evo Morales, l’Ecuador condotto dall’economista Rafael Correa, la Nicaragua sandinista, l’Honduras di Manuel Zelaya oltre ad altri piccoli Stati insulari caraibici. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Poco prima della sua morte - quasi certamente avvenuta per avvelenamento radioattivo messo in atto da non bene identificati servizi segreti di qualche Paese nemico - Chavez è riuscito a portare a compimento la gestazione di un nuovo grande organismo politico di integrazione regionale, la <b>CELAC </b>(<i>Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños</i>), il cui primo storico vertice si è tenuto a Caracas nel dicembre 2011 e la cui nascita ha costituito un primo passo verso la possibile materializzazione del sogno di costruire un’unica <b>Patria grande</b>, un progetto già coltivato da Simon Bolívar e dal Che Guevara e concepito come punto di arrivo dopo 200 anni di battaglie dei Paesi latino-americani per sottrarsi alla dottrina Monroe imposta da Washington. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Al fine di contrastare l’argomento più ossessivo e ricorrente nella narrazione anti-chavista diffusasi tra i canali mediatici di tutto l’occidente, è bene precisare che l’intera fase iniziale del processo politico bolivariano, a partire dalla prima ascesa di Chavez a Palazzo Miraflores e fino alla sua ultima ri-elezione dell’ottobre del 2012, <b>è stata caratterizzata da un ampio processo di partecipazione attiva e di consenso democratico espresso con convinta adesione da una significativa maggioranza del popolo venezuelano.</b>
Per trovare la conferma più inoppugnabile dell’altissimo grado di consenso di cui il <i>“Comandante”</i> Chavez effettivamente godeva nel Paese, merita senz'altro di essere ricordato l’episodio del rapido <i>golpe</i> militare consumatosi ai suoi danni nell'aprile del 2002, durato appena due giorni anche a causa dell’ampia mobilitazione popolare subito registratasi nel Paese e che vide una grande massa di persone stringere d’assedio i golpisti asserragliati nel Palazzo Presidenziale a Caracas e rivendicare con forza il pronto rientro in sella del loro legittimo Presidente. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>3) I limiti ideologici e applicativi del socialismo bolivariano: le espropriazioni, il disincentivo alla produzione, gli abusi di potere dei militari, la corruzione endemica, l’uso clientelare e nepotistico delle risorse del Paese. L’uso disinvolto del cambio e la sopravvalutazione del bolívar. L’iper-inflazione stellare. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 11pt; margin-left: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img alt="hambre.jpg" height="242" src="https://lh5.googleusercontent.com/GLvx8EAIFUk0iFCYomIdAUZiiPdNomlzbf3lOLnSFnDgX6-EMfarCNfY2mnHeB1AtdQAx2HzTa-qOl4B0vOMomxlm2tKsV57UzFmeli09EMA8xB32K_2Vulk_QlqDffaafHHX43SVhm-2sSBwA" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="400" /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><span id="docs-internal-guid-d48e7a24-7fff-b5d0-af0e-1a796909f783"></span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nonostante il pensiero politico di Hugo Chavez si sia contraddistinto per una dichiarata presa di distanza dalla dottrina ortodossa del marxismo-leninismo, il processo rivoluzionario bolivariano, dopo i primi anni contraddistinti da una positiva e necessaria distribuzione “a pioggia” dei proventi del greggio in chiave assistenzialistica, in quanto finalizzata a contrastare la povertà più estrema di una parte significativa della popolazione, ha poi miseramente fallito in tutti i suoi principali obiettivi strategici nel campo dello sviluppo socio-economico del Paese.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Senza sapere approfittare finanche della lunga congiuntura favorevole connessa al generale rialzo delle quotazioni del petrolio, il cui prezzo è rimasto stabilmente sopra gli 80 dollari al barile fino al novembre 2014, consentendo così a Caracas di disporre per almeno un decennio di cospicue entrate in valuta forte, il Governo chavista non ha mai messo in campo alcuna seria misura per provare a debellare il vero cancro comune a tutti quei Paesi la cui economia, come quella del Venezuela, si basa su un modello <i>“rentista”</i>: <b>la dipendenza dalla estrazione della materia prima quale unica risorsa del proprio modello di sviluppo</b>.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nonostante i mille proclami in tal senso, i Governi a guida socialista non sono mai riusciti ad attuare una diversificazione delle attività produttive del Venezuela ed anzi, attuando una massiccia politica di disincentivo al lavoro delle piccole e medie imprese in tutti i principali settori produttivi del Paese, hanno determinato una contrazione drammatica del prodotto interno lordo, con la conseguenza che la classe media è progressivamente scomparsa e col paradosso per cui oggi i venezuelani conducono in media un tenore di vita clamorosamente più basso di quello che si ricordi anche negli anni più bui della notte neo-liberista dell’America Latina e <b>con una diffusa scarsità di prodotti di prima necessità che oggi forse non si riscontra nemmeno a Cuba</b>, che pure è un Paese ininterrottamente sotto embargo da più di mezzo secolo. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel settore agricolo, dopo i primi anni in cui si è attuata una giusta riforma agraria basata sullo smembramento dei latifondi improduttivi e mono-colturali, con un grande impatto specie nelle ampie pianure fertili de <i>los llanos</i> (la zona centrale del Venezuela), si è poi presto affermata una deriva ideologica di tipo estremistico-velleitario che ha condotto ad una espropriazione generalizzata delle terre anche di media dimensione, al fine di affidarne la conduzione ad improvvisate cooperative di lavoratori che non si sono mai realmente dimostrate all'altezza del loro compito e i cui incarichi di direzione sono stati troppo spesso affidati obbedendo unicamente a meri criteri di fedeltà politica.
Il risultato di questo tipo di gestione è stato quello di avere fatto precipitare i numeri della produzione agricola anche per quanto attiene ai più tipici beni alimentari storicamente necessari a sostenere la dieta basica dei venezuelani: riso, farina di mais, frutta, verdura, polli d’allevamento, uova, caffè.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-rB-DxYLgEhg/XFFY_4LGNOI/AAAAAAAAMiY/qTUqBd8jt1MbGIk-cR59qqac7V0O-d8DgCLcBGAs/s1600/Giordani-e1468024124509.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="266" src="https://2.bp.blogspot.com/-rB-DxYLgEhg/XFFY_4LGNOI/AAAAAAAAMiY/qTUqBd8jt1MbGIk-cR59qqac7V0O-d8DgCLcBGAs/s400/Giordani-e1468024124509.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Jorge Giordani, ex Ministro di Chavez, figlio di un combattente italiano nella guerra civile spagnola</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: medium;"> </span></span></b></div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Parallelamente, nel settore industriale, un'analoga degenerazione demagogica del chavismo nel segno del collettivismo spinto ha condotto negli anni ad una diffusa e capillare occupazione delle fabbriche e degli opifici privati di piccole, medie e grandi dimensioni da parte di settori disinvolti delle forze armate, i quali, arrogandosi il diritto di agire sempre e comunque nell’interesse del <i>“pueblo”</i> e contro l’odiata borghesia nazionale, si sono molto spesso impadroniti con modalità arbitrarie e violente dei mezzi di produzione, lasciandoli cadere quasi sempre e molto presto in malora, facendo così crollare la produzione anche in quei settori nei quali prima del chavismo il Venezuela riusciva tranquillamente a soddisfare il suo fabbisogno interno, raggiungendo perfino l’obiettivo di esportare una discreta quantità di merci all'estero: ferro, acciaio, automobili, caffè. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ma l’aspetto più inquietante di questo fallimento economico di dimensioni catastrofiche non risiede tanto nei consueti limiti attinenti allo sviluppo insufficiente dei mezzi di produzione, che le economie di tipo centralizzato e pianificato avevano già palesato in tutte le esperienze del cosiddetto <i>“socialismo reale”</i> novecentesco, dall'Unione Sovietica alla Cina maoista, passando per la Cuba castrista. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel caso del Venezuela, il crollo dell'economia in questi ultimi tre-quattro lustri ha presentato degli aspetti del tutto specifici e che possono apparire clamorosi e inquietanti se si pensa che in questo stesso periodo <b>nel Paese si è sempre registrata una grande disponibilità di divisa forte (il dollaro)</b>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In sostanza, per tutto il periodo dell’era chavista - o per lo meno fino a quando non si è registrato il primo sensibile calo mondiale del prezzo del greggio, vale a dire a partire dal 2015 – fiumi di petro-dollari hanno incessantemente e regolarmente fatto ingresso nel Paese in dimensioni sempre cospicue ma <b>a tutto ciò non ha mai fatto seguito alcuna seria politica di investimenti per il rafforzamento delle basi produttive dell’economia venezuelana. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Al contrario, con l’incremento delle esportazioni petrolifere (che, secondo i dati del 2012 e del 2013, costituivano il 95% del totale delle esportazioni) e con l’aumento dell’ingresso di petro-dollari nel Paese, i Governi a guida socialista, anziché approfittarne per implementare un processo di potenziamento e di diversificazione dei settori produttivi, hanno finito per accentuare oltre ogni limite il tradizionale carattere <i>“rentista”</i> dell’economia venezuelana, legandone le sorti in modo irreversibile alla ciclicità dell’andamento del prezzo degli idrocarburi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Gli effetti di questa politica sbagliata si sono percepiti in tutta la loro drammaticità a partire dal 2015, quando il prezzo del petrolio ha subito una prima repentina frenata, comportando una drastica riduzione dell’ingresso di valuta forte nel Paese e con delle conseguenti ed inevitabili riduzioni della capacità di acquistare tutti gli altri principali prodotti che il Venezuela è sempre stato costretto ad importare dall’estero, in proporzioni sempre maggiori man mano che la produzione interna è crollata. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E proprio dal 2015 in poi, la scarsità di prodotti sugli scaffali dei supermercati del Paese si è manifestata in modo sempre più crescente ed irrimediabile. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per quanto il Governo di Maduro si sforzi ogni giorno, tramite i suoi mezzi di propaganda, di giustificare tale situazione attribuendone l’intera responsabilità alla <i>“guerra economica”</i> orchestrata dall'odiato imperialismo yankee, in realtà, il sistema di sanzioni internazionali avviate dall'Amministrazione Obama e inaspritesi con l’avvento di Trump alla Casa Bianca, pure avendo avuto un indubbio impatto sugli investimenti diretti di capitali esteri nel Paese, <b>non è affatto sufficiente a spiegare la gravissima penuria di beni alimentari, medicinali e strumenti tecnologici che affligge l’economia del Venezuela. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Infatti, sotto un primo profilo va detto che il sistema di sanzioni non ha comunque impedito fino a poco tempo addietro alle grosse banche d’affari statunitensi (prima fra tutte la <i>Goldman Sachs</i>) di investire copiose somme nell'acquisto di buoni obbligazionari emessi dalla compagnia petrolifera di Stato PdVSA, un elemento che smaschera tanto l’ipocrisia del capitalismo a stelle e strisce quanto quella della retorica anti-imperialista così tanto sbandierata dal Governo di Caracas. Inoltre, sebbene con il recente inasprimento delle sanzioni deciso dalla Casa Bianca nel 2018, l’acquisto di titoli del colosso petrolifero di Stato venezuelano sia stato per la prima volta interdetto agli investitori nordamericani, pur tuttavia <b>nessun embargo commerciale petrolifero è mai stato decretato da Washington verso Caracas.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">D’altro canto, sono gli stessi numeri sul volume delle importazioni ed esportazioni verso l’estero - diffusi dagli stessi organismi statistici ufficiali almeno fino a quando il Governo Maduro non ne ha imposto il divieto di pubblicazione – a smentire la narrazione retorico-propagandistica che punta ad individuare nella <i>“guerra economica”</i> perpetrata dall'imperialismo l’unica causa del crollo dell’economia del Paese. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La verità è che, come bene argomentato da uno studio a cura dell'economista marxista Manuel Sutherland, da quando il Governo bolivariano ha assunto nel 2003 il controllo monopolistico del sistema del cambio e della gestione dei petro-dollari che fanno ingresso nel Paese grazie alle copiose entrate per l’esportazione del greggio, <b>in Venezuela ha preso piede un mastodontico sistema criminale di rapina delle ricchezze nazionali fondato su un’artificiosa sopravvalutazione della moneta nazionale (il bolívar) e su un gigantesco meccanismo di importazioni fraudolente e fittizie di merci prodotte all'estero</b>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In sostanza, da quando vi è un organismo pubblico centralizzato (chiamato CEVIX o CADIVI) che ha assunto su di sé l’intera gestione del cambio dei dollari necessari per accedere al mercato delle importazioni di beni dall'estero, il Governo centrale ha consentito soltanto ad un ristretto ambito di società riconducibili agli ambienti militari o filo-governativi di accedere liberamente alla moneta forte. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La divisa estera è sempre stata fornita a tale ristretta cerchia di società autorizzate con un rapporto di cambio alterato che in questi anni <b>ha sopravvalutato la quotazione del bolívar spesso anche di 100 volte rispetto al suo valore di mercato</b> (per fare un esempio, se in un certo periodo sui mercati internazionali delle valute il rapporto di cambio fra bolívar venezuelano e dollaro USA veniva stimato all'incirca in 1.000 a 1, gli organismi governativi, almeno fino a febbraio del 2018, si sono accontentati, bontà loro, di soli 10 bolívar per ogni dollaro consegnato nelle mani degli enti para-governativi addetti all'attività di importazione di beni dall'estero). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una volta che tali importatori hanno acquisito i dollari ad un cambio preferenziale e privilegiato, quella valuta forte, ufficialmente necessaria per pagare le merci che si dovrebbe importare dall'estero, ha finito in realtà per alimentare un circuito vorticoso e perverso con cui gli stessi importatori filo-governativi sono troppo spesso riusciti ad occultare clandestinamente sia la valuta che le stesse merci importate (ovvero una parte considerevole di esse): attorno a questo immenso meccanismo perverso di frode valutaria ha ruotato per anni - e tuttora ruota - un sistema che ogni giorno sottrae ricchezza al Paese caraibico e con cui si realizza <b>una continua ed irrefrenabile fuga dei suoi capitali verso l’estero!</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 11pt; margin-left: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img height="232" src="https://lh5.googleusercontent.com/1L-Hrf2DtSvKcmbzrRQuM2WOa-t6r4S-q3Oh3xE0xhi5VGQREByClkS3hCUeeIiQA6eF_pXEjSD8i45RPoMnvdLTKe1_cAMwgOOOBlV895aX8-rWiOnJrMNmPkfqAVU4lTPcAR3MPRWXoE5yYw" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="400" /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><span id="docs-internal-guid-41750aa3-7fff-d7d3-58a7-42483ff069c6"></span></span><br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Grafico che dimostra la vertiginosa espansione della massa monetaria circolante in Venezuela fra il 1999 e il 2016.
Fonte: Banca Centrale del Venezuela – Elaborazione a cura del Centro de Investigación y Formación Obrera (CIFO-ALEM).</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> </span></span></b></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il meccanismo alla base di tale gigantesca attività fraudolenta è estremamente semplice da afferrare: se la moneta venezuelana viene scambiata sui mercati ad un valore reale spesso anche di 100 volte inferiore a quello con cui viene scambiata dagli organismi governativi, tutti coloro i quali sono nelle condizioni di mettere le mani sulla rendita petrolifera, una volta ottenuti i dollari col sistema del cambio preferenziale, ne investono effettivamente solo una parte nell'attività di importazione e al contempo, aiutandosi con delle sovra-fatturazioni di merci fittizie e mai effettivamente acquistate, occultano facilmente delle grandi quantità di valuta forte trasferendole nei paradisi fiscali ovvero alimentando l’enorme mercato nero del dollaro all'interno degli stessi confini del Venezuela. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per un qualsiasi visitatore straniero che tocchi il suolo del Venezuela è estremamente semplice rendersi conto di quanto sia ampio e diffuso il sistema del cambio in nero del dollaro nel Paese, in quanto appena sbarcati nell'area dei voli internazionali dell’aeroporto <i>La Maiquetia</i> nella capitale Caracas, si viene letteralmente assaliti da vivacissimi agenti del cambio in nero che offrono disinvoltamente bolívar in cambio di dollari o euro secondo un rapporto di cambio molto distante da quello ufficiale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Pertanto, da quando nel Paese si è diffusa la pratica governativa di sopravvalutare artificiosamente il bolívar, <b>il traffico di valuta è diventato di gran lunga il <i>business </i>più redditizio per chiunque, attore piccolo o grande dell’economia nazionale, riesca a venire in possesso di una certa quota della rendita petrolifera incamerata dal Venezuela. </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Tale fenomeno ha acquisito negli anni delle dimensioni impressionanti ed incontrollabili ed il suo principale effetto nefasto sull'economia del Paese è costituito dal generale disincentivo verso l’avvio di qualsiasi genere di attività produttiva all'interno dei confini del Venezuela. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’ex ministro per la Pianificazione economica, l’ingegnere di chiare origini italiane <b>Jorge Giordani</b>, grande amico di Chavez e dimessosi nel 2014 da ogni incarico governativo in polemica con Maduro, ha pubblicamente denunciato il furto, attraverso il meccanismo fraudolento sopra descritto, di almeno <b>25 mila milioni di dollari</b> dall'organismo governativo CADIVI addetto alle operazioni di cambio su larga scala. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Oltre al mercato nero di valuta, vi è più di qualche indizio per sostenere che dell’enorme mole di beni alimentari, prodotti manifatturieri e medicinali che dovrebbero fare ingresso in Venezuela per mezzo del sopra descritto meccanismo di importazioni dall'estero, solamente una piccola parte di essi entra effettivamente nel Paese e prende delle vie d’ingresso legali per la vendita nel mercato interno ed a prezzi generalmente sussidiati, mentre <b>una gran parte di essi va ad alimentare un formidabile e gigantesco contrabbando di merci </b>vendute al mercato nero a prezzi molto più alti di quelli che il Governo si sforza inutilmente di imporre nelle catene di supermercati popolari gestiti dalle stesse autorità ma nei quali purtroppo scarseggia di tutto, dallo <i>shampoo</i> al dentifricio, dal sapone alla carta igienica.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 11pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin-left: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img height="257" src="https://lh5.googleusercontent.com/Kxw6Hgh3Iu-ZXei7Yk9TmG1IkRFmosaS5DeZ3rHF1feYDcnsISnGfgZmfhXQXnVBRVE4clcVIhY30-jUT82zR1-sMOi5rC0oEUD7ACc9ex-ZfhluoVYmX6ZkZkLGaVdUsRiHx-wVRIDhVZi-tg" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="479" /></span></div>
<span id="docs-internal-guid-6971cfda-7fff-3da5-cfe4-653012a1b6f2"></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Differenze nel valore della massa monetaria circolante nei vari Paesi del Sud America nel periodo 1999-2015. </b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><b>Il valore M2 è dato dalla somma di banconote, monete metalliche e depositi a breve scadenza. </b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Elaborazione dati a cura del Centro de Investigación y Formación Obrera (CIFO-ALEM).</span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"> </span></b></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Se tutto ciò non bastasse a descrivere il disastro di un’economia nazionale ormai strutturalmente e capillarmente fondata sul malaffare, sulla frode valutaria e sulla speculazione parassitaria, con un sistema di complicità e protezioni che purtroppo investe anche le sfere più alte del potere centrale, non si può omettere di menzionare altresì la disdicevole pratica della Banca Centrale del Venezuela consistente nell'essere ricorsa in questi anni in misura sempre più massiccia ed irresponsabile alla stampa di carta moneta priva di ogni copertura e valore reale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Secondo i dati statistici ufficiali forniti dalla stessa Banca Centrale del Venezuela, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2016 la massa monetaria in circolazione nel Paese è cresciuta di circa il 33 mila per cento!</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In tutti questi anni, l’immissione di una enorme massa di <i>“dinero inorganico”</i> nell'economia venezuelana in quantità esorbitanti è servita a sostenere una immensa spesa pubblica improduttiva (il numero dei dipendenti pubblici è aumentato in forme vertiginose) nonché a compensare l’enorme <i>deficit</i> fiscale del Governo. Sta di fatto che, a causa delle oggettive condizioni di collasso dell’apparato produttivo della nazione, tale enorme massa di liquidità ha finito inesorabilmente per alimentare un'<b>iper-inflazione di dimensioni incontrollabili</b>, che si è attestata per il 2017 a circa l’830% e che per i primi sei mesi del 2018 avrebbe raggiunto <b>il 4.684,3%, un vero e proprio record mondiale</b>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Per l’intero anno 2018 non si dispone tuttora di dati certi ma stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale per la fine dell’anno si prevedeva un’inflazione vicina ad un milione per cento su base annua!</b> </span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La paralisi economico-produttiva del Paese, l'iper-inflazione, il crollo del valore reale dei salari, la generale impossibilità di procurarsi da vivere lavorando, unitamente al collasso del sistema sanitario nazionale ed alla diffusa scarsità di viveri e medicinali, con il conseguente e drammatico aumento di fenomeni come la mortalità neonatale e la denutrizione infantile, stanno oggi facendo vivere al Venezuela un esodo di proporzioni bibliche dei suoi cittadini verso l’estero, come non si era mai visto nella storia recente del Paese.
Tale oggettivo fallimento avrebbe dovuto obbligare da tempo il Governo Maduro ad adottare delle misure in seria e reale discontinuità con le sue politiche economiche errate anziché attribuire semplicisticamente la responsabilità del crollo dell’economia ai nemici esterni al Paese (che esistono ma la cui presenza non è sufficiente, come detto, a giustificare i fallimenti dell’esecutivo nella gestione dell’economia). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Da questo punto di vista, in questi ultimi tempi, l’unica iniziativa di un certo rilievo riguarda l’adozione di <b>una nuova cripto-moneta interamente virtuale, il petro</b>, la cui copertura reale è data dal valore delle enormi risorse energetiche e minerarie di cui dispone il Paese e che nei piani del Governo di Caracas dovrebbe progressivamente soppiantare l’uso del dollaro USA nelle transazioni petrolifere, così consentendo la graduale de-dollarizzazione del Venezuela. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Tale ultima iniziativa, che sembra avere incontrato il sostegno interessato del governo russo e di quello cinese, è auspicabile che conduca nel medio periodo ad una graduale emancipazione del Venezuela dal suo rapporto perverso e destabilizzante con la moneta statunitense anche se ad oggi non è affatto facile prevedere se e come questo tipo di manovra monetaria possa di per sé risultare funzionale ad una ripresa generale dell’economia e possa soprattutto alleviare già nel breve periodo le gravi carenze alimentari e di medicinali che affliggono la società venezuelana. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>4) L’involuzione autoritaria dopo la morte del “Comandante” Chavez: dal chavismo al madurismo.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 12pt; margin-left: 1em; margin-right: 1em; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><img alt="mujer.jpeg" height="267" src="https://lh5.googleusercontent.com/3Hg-6Pd9RcjiYJyWXL0ssvdncB5DVr0YZOcZrFvpRtgVgne0uhqhYgHG8Hz-4Fc5xSXajjeovFFn3eD9hIe8LYH9zGVud7ZeKSG6GXvy2BJmX3SKKVNwcBMNHkaNkePpw2sq30bGfWYYYdx4PA" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="400" /></span></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><span id="docs-internal-guid-8af2d8f1-7fff-8a42-ae98-af101b73f28f"></span></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b style="font-size: small;">Una giovane donna circondata dalla Guardia Nazionale nelle giornate di protesta dell’estate 2017 </b></span></div>
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dopo la morte di Hugo Chavez, avvenuta nel marzo del 2013, tra le fila del PSUV (<i>Partido Socialista Unido de Venezuela</i>) si è molto presto diffusa la consapevolezza della debolezza della <i>leadership</i> politica di Nicolas Maduro e del quasi subitaneo calo di consensi del gruppo dirigente chavista, rimasto orfano del suo capo carismatico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La bassa popolarità di Maduro si manifestava già nelle elezioni presidenziali celebrate nello stesso anno della morte di Chavez quando, nonostante la generale ondata di commozione dovuta alla recente dipartita del <i>“Comandante en jefe eterno de la Revolución Bolivariana”</i>, il suo successore designato riusciva a stento ad affermarsi nelle urne con uno scarto di appena 224 mila voti sul suo avversario Henrique Capriles Radonsky. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La forte polarizzazione dell’elettorato del Paese aveva contraddistinto l’intera storia recente del Venezuela ma con l’elezione dell’Assemblea Nazionale tenutasi il 6 dicembre 2015 si verificava il primo vero e proprio tracollo del chavismo ed un ribaltamento degli umori dell’elettorato di dimensioni sorprendenti: in quella circostanza, infatti, le opposizioni di centro-destra, riunite nella M.U.D. (<i>Mesa de Unitad Democratica</i>), conquistavano la maggioranza assoluta del Parlamento di Caracas con ben 109 deputati in luogo dei soli 55 eletti dal Partito <i>“oficialista”</i> alla guida del Governo del Paese. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A partire da quel momento, la compagine madurista, resasi consapevole del crollo vertiginoso di consensi nel Paese, si è sempre più arroccata in una gestione autoreferenziale del potere esecutivo, <b>rompendo il patto costituzionale col popolo venezuelano</b> e con le opposizioni e lanciando una campagna di epurazioni di stampo staliniano nei confronti di qualsiasi voce critica si sia levata tanto nell'area di governo quanto nella stessa opinione pubblica venezuelana. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Diversi dirigenti chavisti storici della prima ora, fra cui spiccano i nomi dell’ex Ministra dell’Ambiente <b>Ana Elisa Osorio</b>, dell’ex Ministro per la Pianificazione Economica, il già citato<b> Jorge Giordani</b>, dello storico Presidente della PdVSA <b>Rafael Ramirez</b> e quello della ex Procuratrice Generale <b>Luisa Ortega Díaz </b>sono stati delegittimati dalle loro rispettive funzioni con modalità alquanto eclatanti e, in alcuni casi, quegli stessi dirigenti storici, un tempo vicinissimi a Hugo Chavez, oggi sono stati costretti a trovare riparo all'estero per sottrarsi alla furia vendicatrice della cricca di potere vicina a Maduro. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’involuzione autoritaria del madurismo si è percepita in tutta la sua nettezza nel 2016, quando il Governo ha iniziato arbitrariamente a restringere molti spazi di pluralismo democratico nel Paese ed ha avviato un’azione di sabotaggio sistematico di qualsiasi istituzione politica gli facesse da contrappeso, <b>violando così in modo palese lo spirito e la lettera della carta costituzionale approvata nel 1999, che fa della diversificazione e separazione dei poteri il suo elemento maggiormente democratico ed innovativo</b>.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In particolare, Nicolas Maduro ha manifestato la sua evidente paura di confrontarsi direttamente con l’elettorato quando ha sabotato con dei cavilli il <i>referendum</i> revocatorio sulla sua figura di Presidente, un processo di consultazione previsto dalla Costituzione venezuelana e col quale lo stesso Chavez non aveva avuto alcun timore di misurarsi, uscendone vincitore alla grande nell'anno 2005. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Inoltre, sempre nel 2016 il Governo, per paura di subire un’ulteriore bocciatura nelle urne, con motivi pretestuosi ha deciso di rinviare <i>sine die</i> l'elezione dei Governatori degli Stati in cui è amministrativamente ripartito il Venezuela. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Uno dei più gravi atti di rottura del patto costituzionale e di violazione del principio sulla separazione dei poteri, con cui lo stesso Governo ha confermato la sua inequivocabile intenzione di non volere più avere alcun rispetto della volontà popolare, si è avuto nel marzo del 2017, quando il Tribunale Supremo di Giustizia (un organismo politicamente contiguo a Maduro) con un colpo di mano ha provato ad avocare a sé le prerogative dell’Assemblea Nazionale controllata dalle opposizioni, disconoscendo di fatto il carattere cogente delle leggi approvate dal Parlamento e aprendo così un conflitto politico-istituzionale di difficilissima soluzione. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quest'ultimo atto oggettivamente eversivo dell’ordine costituzionale ha rappresentato un grave segno di debolezza del campo madurista ed ha avviato una fase di scontro durissimo per le strade e nelle piazze delle principali città del Venezuela, dove migliaia di oppositori e di cittadini comuni, accettando a loro modo la sfida del Potere esecutivo, hanno fatto sentire la loro protesta assaltando palazzi pubblici e ricorrendo a forme anche estreme e violente di disobbedienza civile, come la creazione capillare di blocchi stradali e barricate in diverse zone del Paese.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Da quel momento in poi, la repressione degli apparati di sicurezza governativi – a partire dalla militarizzata <i>Guardia Nacional Bolivariana</i> – è stata durissima e non ha risparmiato alcun mezzo di coercizione, ivi inclusi gli arresti arbitrari di oppositori, la violenza su semplici manifestanti inermi e il funzionamento di Tribunali speciali militari per sanzionare reati a sfondo politico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nella fase culminante delle proteste (estate del 2017), per il loro carattere particolarmente aggressivo si sono fatti notare i cosiddetti <i>colectivos</i>, gruppi motorizzati di para-militari contigui alla criminalità organizzata attiva nelle grandi concentrazioni urbane, i quali sembrano avere stipulato un patto di fiducia col Governo al fine di esercitare in suo nome il controllo del territorio nelle zone più “calde” del Paese, specie all'interno di quei <i>barrios</i> cittadini in cui è maggiore il rischio che possa montare da un momento all'altro la protesta popolare per il carovita. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Sempre nel 2017, Nicolas Maduro, al fine di provare a sottrarre definitivamente il potere legislativo al Parlamento eletto nel 2015 e in cui il suo partito è in minoranza, ha fatto insediare un’inconsueta Assemblea Costituente eletta con modalità e criteri palesemente anti-democratici e a partire da quel momento il conflitto con le opposizioni ha assunto una portata irreversibile e non più sanabile. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La scelta inattesa di convocare quest'Assemblea Costituente è apparsa a molti come uno sfacciato <i>escamotage</i> a cui è ricorso il madurismo per paralizzare le funzioni del Parlamento, sostituendolo con una nuova assemblea composta unicamente da suoi sodali: peraltro, nel Paese fino ad allora non si era mai avvertita alcuna esigenza di riscrivere le norme della ancor giovane carta costituzionale del 1999, definita dagli stessi chavisti come<i> “la Costituzione più bella del mondo”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dopo l’insediamento di questa contestata Assemblea Costituente – la cui legittimità non è stata riconosciuta dalle opposizioni – Maduro ha poi scelto di giocare d’anticipo sulla sua rielezione alla Presidenza del Paese e così, ormai certo di avere assunto il totale controllo politico della nazione, ha convocato delle nuove elezioni presidenziali svoltesi il 21 maggio 2018 e celebrate addirittura con diversi mesi di anticipo rispetto alla naturale scadenza del suo mandato. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E dopo che il Tribunale Supremo Elettorale ha bloccato la partecipazione alle elezioni presidenziali di alcuni fra i candidati maggiormente in grado di insidiare Maduro, la sua scontata rielezione ha assunto un sapore di farsa, visto l’aperto sabotaggio della competizione deciso dai principali partiti di opposizione e vista la conseguente bassissima partecipazione dell’elettorato. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In questo contesto di serio indebolimento dell’immagine e del prestigio internazionale del Paese, il 10 gennaio 2019 Maduro ha infine prestato giuramento entrando ufficialmente nel suo secondo mandato presidenziale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>5) Il sistema di propaganda acritica filo-governativa. La chiusura fanatica ad ogni contributo critico. L’influenza nefasta degli epigoni del marxismo-leninismo di casa nostra.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A dispetto della retorica sbandierata da Chavez e da Maduro, <b>lungo un ventennio di bolivarismo in Venezuela non si è mai propriamente assistito ad alcun reale processo di transizione verso il socialismo.</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Pure essendo innegabile la volontà del gruppo dirigente venezuelano, quanto meno nella prima fase del periodo chavista, di consentire anche alle fasce più povere della popolazione di godere di una parte minima di <i>“dividendi azionari”</i> derivanti dalla rendita petrolifera, il processo politico bolivariano in tutti questi anni non ha mai realizzato alcuna trasformazione strutturale dei rapporti sociali tra le classi del Paese, se non nel senso di avere inferto sicuramente un colpo mortale all'intera classe media produttiva a beneficio dell’ampliamento a dismisura del ruolo dello Stato nell'economia: in ogni caso, <b>tutto ciò non ha mai condotto all'instaurazione di un autentico modo di produzione socialista nel Paese di Bolívar</b>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A questo proposito, appare convincente l’osservazione dell’analista Gianni Petrosillo, secondo cui quello che in America Latina viene chiamato a torto <b>“socialismo del XXI secolo” </b>nulla avrebbe a che fare col socialismo scientifico di ispirazione marxiana nel mentre tutt'al più si tratterebbe, in buona sostanza, <i>“di un mito fondativo comunitario su basi psicologiche, moralistiche e, persino, religiose. Nulla di più distante da Marx e, purtroppo, anche dalla realtà”</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L’analisi di Petrosillo sulla inconsistenza ideologica e sugli errori teorici alla base del processo politico bolivariano, da lui formulata nel 2013 e cioè prima che il Paese precipitasse nell'attuale spirale perversa di recessione e iper-inflazione, appare per certi versi profetica e pertanto vale la pena di essere qui citata per esteso: <i>“Alla lunga, la superficialità dottrinale e l’incapacità di discernere, seppur a grandi linee, l’andamento del flusso degli avvenimenti storici si pagano, e a caro prezzo. Fatalmente gli effetti benefici dello chavismo rallenteranno. I tentativi di riformare per decreto in senso collettivista l’economia falliranno perché non hanno mai funzionato da nessuna parte (se non per periodi ridotti) e quei postulati sociali calati dall’etere della fantasia dimostreranno di non poter competere con la più flessibile e performante vivacità capitalistica. Se non saranno introdotti dei correttivi si giungerà alla putrefazione e alla precipitazione di tutti gli indici economici, indebolendo il paese, prima finanziariamente e poi politicamente, rendendolo facilmente preda dell’aggressività di gruppi capitalistici, politici e finanziari, interni ed esterni”</i>. <b>(5) </b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il sottoscritto, occupandosi da tempo con interesse di vicende politiche latino-americane, ha avuto modo di interagire in più occasioni con il sistema di propaganda e informazione con cui il Governo di Caracas ha provato in questi anni – senza riuscirci affatto – a fronteggiare il clima di isolamento politico e di diffuso ostracismo culturale che ne limita pesantemente l’azione e ne offusca l’immagine nello scenario europeo. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Uno degli aspetti che ho trovato maggiormente discutibili all'interno della vasta rete di solidarietà con la <i>revolución bolivariana</i> che il Governo di Caracas, anche attraverso il suo sistema di ambasciate, ha attivato qui in Europa, consiste nella connotazione puramente propagandistica o, sarebbe meglio dire, fideistica, del tipo di adesione che si sollecita, basata cioè su <b>un’adesione incondizionata ed acritica, quasi messianica, all'azione politica del madurismo</b>: alla luce di questa discutibile impostazione di fondo, qui in Europa l'intera area della solidarietà al Governo venezuelano è finita molto presto nelle mani di piccoli gruppi settari e fanatici, tutti appiattiti sull'idea errata di trovare per il tramite dell’esperienza rivoluzionaria venezuelana un’occasione irripetibile per rilanciare a queste latitudini il consunto impianto ideologico di segno vetero marxista-leninista. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questo tipo di impostazione delle reti di solidarietà alla <i>revolución bolivariana</i> ha fatto molto male al processo politico venezuelano ed all'immagine dello stesso Governo di Caracas in Europa e in Italia, in quanto ha chiaramente contribuito ad accentuarne l’isolamento rispetto alla nostra opinione pubblica, già bombardata da una informazione <i>main stream</i> che da sempre demonizza il bolivarismo in modo ingiustamente semplicistico e liquidatorio, senza averne nemmeno descritto la reale natura. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E’ grave che, anziché intendere il processo politico bolivariano come un inedito cantiere e laboratorio di una nuova forma di socialismo all'insegna dell'umanesimo cristiano, del rilancio di una sana idea di patria e del concetto di sovranità dei popoli del sud del mondo – com'era probabilmente nelle intenzioni del <i>“Comandante”</i> Hugo Chavez – i gruppi e gruppuscoli settari di quel poco che residua dell'estrema sinistra vetero marxista-leninista ancora attivi in Europa hanno dunque stretto il Venezuela bolivariano in un abbraccio asfissiante, realizzando un’inaccettabile distorsione dei suoi principi ispiratori e così impedendo alla radice ogni possibile approccio in termini di apertura e curiosità positiva da parte dei popoli europei.
E così, laddove il socialismo venezuelano avrebbe potuto contaminare anche i popoli europei dei suoi giusti principi ispiratori, tanto necessari in un continente, come il nostro, interamente assoggettato al disegno neo-oligarchico materializzatosi attorno alle istituzioni anti-democratiche della U.E., i gruppuscoli estremistici della sinistra radicale europea hanno impropriamente inteso il <i>chavismo</i> come una semplice riedizione del comunismo novecentesco, riproponendone tutti i clamorosi errori ideologici, con tutto il corredo di illusioni utopistiche e di interpretazioni dogmatiche a ciò connesse. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In Italia, in particolare, tutti gli ambienti in qualche modo legati alla rete di associazioni e movimenti interessati ad esprimere solidarietà politica alla Repubblica Bolivariana del Venezuela ed al Governo di Maduro fanno capo alla figura ingombrante ed onnipresente di <b>Geraldina Colotti</b>, ex componente di primo piano delle vecchie Brigate Rosse – UCC ed oggi attiva soprattutto come scrittrice e giornalista.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La Colotti, dopo essersi rifugiata nei primi anni ’80 del secolo scorso a Parigi ai tempi della nota<i> “dottrina Mitterand”</i>, ha poi scontato una condanna in carcere in Italia anche per avere concorso alla preparazione dell’assassinio del Generale dell’Aeronautica Licio Giorgieri, consumatosi nel 1987, un delitto di cui si è sempre parlato pochissimo e che tuttavia meriterebbe una maggiore attenzione giacché presenta dei contorni particolarmente anomali ed inquietanti, tali da sollevare più di qualche dubbio sulla <i>“purezza rivoluzionaria”</i> di quella fazione del brigatismo attiva sulla scena solo per un brevissimo periodo degli anni ‘80. <b>(6)</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ebbene, noi non siamo in grado di sapere se Nicolas Maduro - il quale mostra di avere dei rapporti stretti e confidenziali con la ex BR Colotti - abbia mai compiuto i necessari approfondimenti sulla ambigua storia delle Brigate Rosse in Italia, sugli effetti devastanti che tale organizzazione – a suo tempo pesantemente infiltrata ed eterodiretta fin nei suoi livelli apicali dai servizi segreti dell’area atlantica - ha avuto per le sorti del movimento operaio del nostro Paese né ci è noto sapere se egli si sia mai preoccupato di leggere il curriculum vitae della stessa Colotti. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In ogni caso, appare senz'altro singolare e per certi versi sorprendente che a Caracas qualcuno nei piani alti del Governo abbia deciso di affidare incautamente proprio ad una ex brigatista irriducibile e mai pentita il ruolo di principale portabandiera del socialismo bolivariano in Italia, fidandosi ciecamente dell’aura mitologica di rivoluzionaria perseguitata che la scaltra giornalista <i>pasionaria</i>, nativa di Ventimiglia, ha saputo abilmente costruire attorno alla sua immagine, abusando della grave ingenuità che contraddistingue la stragrande maggioranza dei giovani che compongono la galassia militante attiva nell’area politica della cosiddetta sinistra <i>“antagonista”</i></span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://lh5.googleusercontent.com/GncDz70qnYIJajFcDYcVqXeok0kdRU-CxltlE7EWE4_mgkOGIkWH-o0rd4RTFyMNtjlNgfaE_W3reJ-gdycaLIuONY2P3aMJchBAxAGsUrj33Tgl-Umu4n7YkXNkelvYa0221cz9Xzymg6bTCA" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="colottimaduro.jpg" border="0" height="400" src="https://lh5.googleusercontent.com/GncDz70qnYIJajFcDYcVqXeok0kdRU-CxltlE7EWE4_mgkOGIkWH-o0rd4RTFyMNtjlNgfaE_W3reJ-gdycaLIuONY2P3aMJchBAxAGsUrj33Tgl-Umu4n7YkXNkelvYa0221cz9Xzymg6bTCA" style="border: none; transform: rotate(0rad);" width="224" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i style="font-family: verdana, sans-serif; text-align: start;"><b><span style="font-size: xx-small;">L’ex esponente delle Brigate Rosse – UCC Geraldina Colotti in un abbraccio confidenziale con il Presidente del Venezuela Nicolas Maduro</span></b></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Qualche tempo fa, la Colotti, dopo avere raccontato per anni le vicende del Venezuela ai lettori de <i>Il Manifesto</i>, è stata allontanata dalla redazione del giornale visto che i suoi articoli erano così sfacciatamente e fideisticamente filo-maduristi da mettere in discussione la stessa credibilità della testata già diretta dalla penna di Luigi Pintor.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ciononostante, ogniqualvolta in Italia si tiene un evento di solidarietà politica col Venezuela, la ex brigatista mostra di rivendicare una sorta di controllo del territorio quasi assoluto e monopolistico sui temi della <i>revoluciòn bolivariana</i>, al punto da essersi imposta come una figura temuta e rispettata da tutti gli attivisti di quell'area politica, come se si trattasse di un capo implacabile a cui non è mai consentito dire di no, pena la messa all'indice da un vasto mondo politico e culturale ruotante attorno ai temi della solidarietà internazionalista con l’America Latina.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>(6) Conclusione: quale futuro per il Paese di Bolívar e Chavez?</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non sappiamo quale futuro attende il Venezuela nel breve e medio periodo ma possiamo solamente formulare alcune osservazioni di fondo. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dopo 20 anni di gestione chavista e madurista del potere, i risultati dell’economia del Paese parlano un linguaggio implacabile e che non ammette repliche: un fallimento di dimensioni così catastrofiche dell’economia come quello che vive oggi il Venezuela decreta di per sé tanto <b>la evidente sconfitta politica del gruppo dirigente cresciuto all'ombra di Chavez, che non si è dimostrato all'altezza dei propri compiti storici</b>, quanto l’inconsistenza dell’idea di presentare illusoriamente come <i>“processo di transizione al socialismo”</i> quello che ha vissuto e che ancora sta oggi vivendo il Venezuela. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> I meriti dell’azione ispiratrice dei primi anni del chavismo andrebbero ri-valorizzati e recuperati attraverso un ripensamento del socialismo bolivariano fin dalle sue radici dottrinali, che andrebbero rinforzate e vivificate mediante l'avvio di un sano dibattito laico e aperto anche alle critiche, recuperando senz'altro il contributo dei tanti dirigenti del chavismo della prima ora che in questi ultimi anni sono stati emarginati e ingiustamente relegati nell'oblio da Nicolas Maduro e da Diosdado Cabello (quest’ultimo molto influente nell’ambito delle forze armate bolivariane, il cui controllo è oltremodo decisivo per il destino del Paese). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A livello geopolitico, appare innegabile la funzione del Venezuela quale odierno attore decisivo per la possibile affermazione di un nuovo mondo multipolare e infatti attorno alla tenuta dell’indipendenza del Paese da eventuali aggressioni militari esterne si gioca gran parte del suo futuro, con la consapevolezza che purtroppo, in mancanza di rapide soluzioni per il miglioramento dell’economia interna, l’ampio malessere sociale presente nel popolo potrebbe ben presto dare luogo a fenomeni di grave instabilità, rischiando di fare imboccare alla nazione dei sentieri dagli esiti del tutto imprevedibili.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Resta chiaro che, se il Venezuela dovesse prossimamente subire delle aggressioni militari da parte degli USA o di Paesi viciniori governati dall’ultradestra come la Colombia o il Brasile, occorrerà senza alcun dubbio protendersi a difesa della sacrosanta intangibilità dei suoi confini e della sua legittima sovranità. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ma anche per tali ragioni, se si vuole davvero aiutare il Paese ad uscire dall'isolamento internazionale e dalla drammatica crisi politica e umanitaria in cui esso è oggi avvinto, il compito di tutti gli amici genuini e disinteressati del Venezuela bolivariano dovrebbe essere preliminarmente quello di cessare di fornire un sostegno acritico e fideistico al Governo di Maduro e, allo stesso tempo, di provare ad avviare una discussione ampia e onesta nel campo chavista al fine di mettere a fuoco tutti gli aspetti nei quali il processo politico bolivariano ha palesato i suoi limiti, onde avviare al più presto quegli interventi indifferibili e vitali che il popolo venezuelano si attende e di cui oggi non può più fare a meno. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Che Dio salvi la Repubblica Bolivariana del Venezuela! </b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Giuseppe Angiuli</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Note</b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<b style="font-family: verdana, sans-serif;">1)</b><span style="font-size: 10pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Per comprendere le cause profonde dell’arretratezza atavica delle economie del cono sud del continente americano, si leggano </span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">ex multis</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"> Ernesto Guevara, </span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">America Latina, il risveglio di un continente</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, edizioni Feltrinelli, 2005 e Eduardo Galeano, </span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Le vene aperte dell’America Latina</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, Sperling & Kupfler editori, 1997.</span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: justify; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="white-space: pre-wrap;"><b>2)</b> </span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Cfr. il discorso in pubblico di Hugo Chavez nel corso della trasmissione televisiva popolare “</span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Alò Presidente</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">” del 28 luglio 2007: </span><b><span style="color: red;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=JL7IyH94Jfg."><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">https://www.youtube.com/watch?v=JL7IyH94Jfg</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.</span></a></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b>3) </b><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Cfr. il saggio “</span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Critica alla politica economica del “socialismo del XXI secolo”: appropriazione privata della rendita petrolifera, politica delle importazioni e fuga di capitali</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">”, pubbl. dalla rivista </span><span style="background-color: white; color: #111111; font-style: italic; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Estudios Latinoamericanos</span><span style="background-color: white; color: #111111; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, num. 40, luglio-dicembre 2017,</span><span style="background-color: white; font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="color: red;"> <b><a href="http://www.revistas.unam.mx/index.php/rel/article/view/57456">http://www.revistas.unam.mx/index.php/rel/article/view/57456</a>.</b></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b>4) </b></span><span style="white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;">Per il primo semestre del 2018, i dati sono stati diffusi il 9 luglio 2018 da Alfonso Markina, membro del comitato finanziario dell'Assemblea nazionale del Venezuela.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="white-space: pre-wrap;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b>5) </b></span></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Cfr. Gianni Petrosillo, “</span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Esiste il socialismo del XXI secolo?</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">”, pubbl. in </span><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">Conflitti & Strategie</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">, 16 maggio 2013, </span><b><span style="color: red;"><a href="http://www.conflittiestrategie.it/esiste-il-socialismo-del-xxi-secolo-scritto-il-16-maggio-2013."><span style="font-style: italic; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">http://www.conflittiestrategie.it/esiste-il-socialismo-del-xxi-secolo-scritto-il-16-maggio-2013</span><span style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;">.</span></a></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b>6) </b>Cfr. Giuseppe Angiuli <i>"Licio Giorgieri martire dimenticato"</i> pubbl. in <i>Oltre la notizia</i> <a href="http://www.pierolaporta.it/licio-"><b>http://www.pierolaporta.it/licio-</b></a></span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><a href="http://www.pierolaporta.it/licio-giorgieri-martire-dimenticato-g-angiuli/" target="_blank"><b>giorgieri-martire-dimenticato-g-angiuli/</b>. </a>Sempre a proposito dello strano movente dell’omicidio Giorgieri, cfr. Giorgio Galli, </span><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><i>“Piombo Rosso – La storia completa della lotta armata in Italia dal 1970 a oggi”,</i> Baldini Castoldi Dalai editore, pag. 226 <i>e seguenti</i></span></div>
<div>
<span style="font-size: 10pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<b style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-large;"> </b><br />
<b style="font-family: verdana, sans-serif; font-size: x-large;"><br /></b></div>
<div style="text-align: left;">
<b style="font-family: verdana, sans-serif;"><span style="color: magenta;">dal sito <a href="https://www.lintellettualedissidente.it/" target="_blank">L'intellettuale dissidente</a></span></b><br />
<br />
<br />
<br />
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
Unknownnoreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-52389129254655155992018-12-30T16:37:00.000+01:002018-12-30T16:37:12.460+01:00STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI di Giuseppe Angiuli<br />
<div align="JUSTIFY" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;">
</div>
<br />
<br />
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-slnkQnEtw9A/XCjhKC_Rd8I/AAAAAAAAMVs/QoxynEfwnis94nmnlkLLe0A9j3IIgyZLACLcBGAs/s1600/fass.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="170" data-original-width="320" height="212" src="https://2.bp.blogspot.com/-slnkQnEtw9A/XCjhKC_Rd8I/AAAAAAAAMVs/QoxynEfwnis94nmnlkLLe0A9j3IIgyZLACLcBGAs/s400/fass.jpg" width="400" /></a></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI</b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di Giuseppe Angiuli</b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In una fase storica
contraddistinta da una contrapposizione frontale e difficilmente
sanabile fra i popoli del nostro continente e le oligarchie
finanziarie riunite attorno alla tecnocrazia U.E., una delle peggiori
disgrazie che sono capitate al popolo italiano è stata quella di
essersi trovato fra i piedi <b>la peggiore sinistra politica che sia
esistita da almeno due secoli a questa parte.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In questi decenni in cui
il grande capitale speculativo trans-nazionale, facendo leva
sull'imposizione di un assurdo sistema di vincoli di stabilità
finanziaria (elemento connaturato ed ineluttabile per un'eurozona
nata fin dal principio su presupposti anti-democratici), ha proceduto
come un treno inarrestabile nel percorso di sistematico attacco ai
diritti sociali che avevano garantito per un lungo periodo il
benessere di buona parte degli italiani, il ceto politico un tempo
formatosi fra le fila del vecchio partito comunista più forte
dell’occidente ha sempre svolto egregiamente, con uno zelo servile
assai gradito ai padroni del vapore, il suo ruolo di cane da guardia
degli interessi dei grandi poteri oligarchici euro-atlantisti,
accompagnando le classi lavoratrici ed i ceti produttivi del nostro
Paese, fin dai tempi dell’approvazione del Trattato di Maastricht,
verso una lenta ed ineluttabile agonia, venduta come il meraviglioso
paese di Bengodi.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-size: large;">Ma mentre la maggior
parte degli ex comunisti italiani (a partire da Napolitano, D'Alema,
Veltroni e Bersani) non hanno mai nascosto la loro cieca e fideistica
adesione al processo di sistematica erosione della sovranità
popolare man mano che prendeva corpo il sempre maggiore accentramento
di poteri in capo agli organismi tecnocratici dell'eurozona - al
punto che oggi essi appaiono in grave difficoltà dinanzi ai loro
storici elettori e sono quasi costretti a rinunciare ad un impegno
politico in prima persona - vi è qualcuno, forse più scaltro e più
cinico di loro, che ha sempre avuto l’abilità di preservarsi una
immagine di uomo dall'intelligenza duttile e creativa, più al
passo coi tempi, al punto da essere oggi accreditato, specie dopo la
nascita della sua inedita associazione politica.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">chiamata <b>Patria e
Costituzione</b>, come il più presentabile dei <i>leader</i> della
sinistra storica italiana, l’unico apparentemente ancora in grado
di dare una lettura articolata della crisi dell'eurozona, l’unico
con una visione generale ancora quanto meno legata alla realtà
oggettiva dei fatti.</span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Stefano Fassina</b>,
<b>economista di scuola bocconiana</b>, nonostante sia risaputo il
suo contributo scientifico fornito per alcuni anni al <b>Fondo
Monetario Internazionale</b> (tempio dell’ideologia neo-liberista
mondiale), è riuscito a ritagliarsi un ruolo di nicchia che, nel
panorama desertificato della sinistra odierna, lo proietta come
potenziale punto di riferimento per tante persone di sensibilità
progressista che, disorientate dalla decomposizione degli schemi
ideologici novecenteschi, quantunque oggi manifestino ostilità alla
Unione Europea ed alle sue politiche di austerità, non se la sentono
di unire le loro forze a quelle del cosiddetto campo “<i>populista</i>”
(Lega e Movimento 5 Stelle).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><img height="425" src="https://2.bp.blogspot.com/-8eDm3G-qjmM/XCdbFyLOL1I/AAAAAAAAIgE/BQ-zkVYPVbEitrKKiO77oGlQwgylpI3ogCLcBGAs/s640/2.png" width="640" /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tuttavia, un’attenta
ri-lettura delle scelte e delle vicende nella storia recente di
Stefano Fassina dovrebbe fornire a noi tutti una nutrita serie di
argomenti per dubitare seriamente dell’effettiva affidabilità del
Nostro quale potenziale <i>leader</i> di una possibile o fantomatica
area politica di sinistra patriottica o sovranista.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La
politica, come insegna il Machiavelli nel suo mai sufficientemente
letto <i>Principe</i>, è spesso l’arte della dissimulazione dei
propri intenti strategici, ragion per cui i bene accorti sanno che
per valutare in modo attendibile i reali intenti di un uomo politico
non ci si può solo soffermare sulle parole o sui discorsi che questi
pronuncia in pubblico bensì occorre prima di tutto osservare <b>la
coerenza nei comportamenti e nelle scelte che ne segnano il percorso.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ebbene,
applicando tale metro di valutazione agli anni più recenti della
carriera politica di Stefano Fassina, non può che emergere un
ritratto assai poco limpido dell’economista bocconiano, il quale
troppo spesso ci ha dato l’impressione di non credere fino in fondo
nelle sue improvvise sterzate euroscettiche alle quali ci ha di tanto
in tanto abituato ed a cui ha poi sempre fatto seguire degli
improvvisi e puntuali rientri nell'ovile sinistrato, specie in
coincidenza con le più importanti scadenze elettorali.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ci
spiace rilevare che quando in questi anni di drammatica crisi si è
trattato di affrontare seriamente la <i>Troika</i> e le sue
inaccettabili imposizioni ai popoli europei, Stefano Fassina,
nonostante le apparenze, non è mai stato in grado di fare seguire
alle sue parole i fatti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Di
sicuro, non si può non riconoscergli delle notevoli doti di
camaleontismo e di equilibrismo politico con cui è spesso riuscito
ad affabulare i sinistrati più euroscettici, illudendoli di essere
pronto a costruire per loro una vera casa politica per poi lasciarli
puntualmente all'addiaccio, privi di una guida e di una strategia,
sedotti e abbandonati, mentre lui non ha avuto molti problemi nel
farsi rieleggere al Parlamento nelle fila del raggruppamento
post-dalemiano <i>Liberi e Uguali</i>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-_NgXzdQMkd0/XCjiklq2QkI/AAAAAAAAMV4/sJcty7W45zgOt8eTdISGGqWXrVTJVDFGgCLcBGAs/s1600/gayt.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="808" data-original-width="1280" height="252" src="https://3.bp.blogspot.com/-_NgXzdQMkd0/XCjiklq2QkI/AAAAAAAAMV4/sJcty7W45zgOt8eTdISGGqWXrVTJVDFGgCLcBGAs/s400/gayt.png" width="400" /></span></a></div>
<div align="CENTER" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><i><b>Stefano
Fassina al Roma Pride nel 2015</b></i></span></div>
<div align="CENTER" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Eppure,
anche per i sinistrati più colti ed euroscettici, quelli che hanno
compreso le cause strutturali dei guasti della moneta unica leggendo
i libri di Bagnai o di Cesaratto, non dovrebbe risultare molto
difficile comprendere che <b>in realtà Fassina non ha mai fatto sul
serio quando si è trattato di fare i conti con il mostro
tecnocratico dei tempi odierni, chiamato U.E.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Se
non bastasse il fatto di essere stato un importante dirigente del PD
all’atto della nascita del Governo Monti nel 2011, il Nostro sarà
a lungo ricordato soprattutto per avere ricoperto il ruolo di <b>vice
Ministro dell'Economia</b> (non proprio un dicastero qualsiasi) <b>nel
Governo Letta</b> nel 2013, proprio in coincidenza con un periodo
terribile per il popolo italiano, in cui le oligarchie di Bruxelles e
di Francoforte imponevano l’adozione di due misure draconiane che a
tutt’oggi costituiscono una vera camicia di forza per la nostra
economia, rendendo di fatto impossibile l’adozione di sensate
misure fondate su investimenti pubblici e spesa a <i>deficit</i>:
stiamo parlando del <i>fiscal compact</i> e della famigerata modifica
dell’art. 81 della Costituzione con l’introduzione dell’obbligo
del pareggio di bilancio nella nostra <i>magna charta</i>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
giusto a proposito di tali interventi esiziali per le sorti
dell’economia italiana, Fassina nel 2013 – palesando una
sudditanza psicologica verso l’Europa a trazione teutonica - aveva
impudentemente dichiarato che tali misure di controllo rigoroso sui
conti pubblici, “<i>pur sbagliate sul piano economico</i>”, erano
comunque utili sul piano politico al fine di “<i>dare garanzie
all’opinione pubblica tedesca</i>” (<i>sic</i>)<a class="sdfootnoteanc" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
è difficile rintracciare in quelle parole di Fassina lo stesso
cinismo manifestato da Mario Monti quando ebbe a definire la crisi
greca come “<i>il più grande successo dell’euro</i>”, giacché
con quella crisi che pure ha fatto tanti morti e feriti si sarebbe
comunque riusciti a convincere la Germania della presunta
sostenibilità della moneta unica nel medio-lungo periodo.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In
altri termini, lo stesso Fassina il quale oggi strepita contro la
presunta incapacità del Governo giallo-verde di sapere imporsi con
la Commissione Europea, all'epoca in cui il famigerato regime del
<i>fiscal compact</i> stava giusto entrando in vigore, difendeva le
finalità di fondo di quel tipo di misure austeritarie
anti-democratiche, che soffocano sul nascere qualsiasi vagito di
sovranità degli Stati nazionali e la cui cogenza costituisce il vero
fattore che ha impedito al Governo Conte di imprimere dei connotati
maggiormente espansivi alla manovra finanziaria per il 2019.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-9M0OmmiM0BI/XCji5aSASNI/AAAAAAAAMWA/XX-QMHUU8QoEyPoTDmjAb3bVnEINCZaogCLcBGAs/s1600/fasva.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="542" data-original-width="560" height="386" src="https://3.bp.blogspot.com/-9M0OmmiM0BI/XCji5aSASNI/AAAAAAAAMWA/XX-QMHUU8QoEyPoTDmjAb3bVnEINCZaogCLcBGAs/s400/fasva.png" width="400" /></span></a></div>
<div align="CENTER" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><i>Stefano
Fassina in compagnia di </i><i>Yanis Varoufakis</i></b></span></div>
<div align="CENTER" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ed
anche negli anni successivi alla sua plateale rottura con Renzi e col
PD, il Nostro, pur essendosi insistentemente proposto – finora con
evidente scarso successo - come possibile guida politica di una nuova
area di sinistra patriottica, costituzionalista ed apparentemente
anti-eurista, non ha mai mancato di lasciarci basiti per avere sempre
immancabilmente assunto, in tutti i passaggi decisivi del suo
percorso, delle scelte e delle posizioni politiche oggettivamente
funzionali ai <i>desiderata</i> dei poteri finanziari globalisti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Poco
più di un anno e mezzo fa, nell'aprile del 2017, quando si era nel
pieno svolgimento del ballottaggio alle Presidenziali francesi,
Fassina non aveva mancato di esortare la sinistra d'oltralpe a
prendere posizione netta contro il presunto "<i>pericolo
xenofobo</i>" a suo dire costituito da Marine Le Pen e così,
aderendo alla più consunta vulgata dell'antifascismo d’accatto, il
Nostro aveva dato anch'egli il suo piccolo contributo alla scalata
all'Eliseo di Emmanuel Macron, vero garante della finanza
cosmopolita e parassita, oggi investito da una vera e propria
insurrezione popolare con delle conseguenze geo-politiche tuttora
imprevedibili per le sorti della malconcia Francia<a class="sdfootnoteanc" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-BD_X47-Vjo4/XCjjooFUr5I/AAAAAAAAMWI/r1TURr78-WcclglP3U7Jye5RksvIlvDMwCLcBGAs/s1600/solo.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: large;"><img border="0" data-original-height="519" data-original-width="800" height="258" src="https://3.bp.blogspot.com/-BD_X47-Vjo4/XCjjooFUr5I/AAAAAAAAMWI/r1TURr78-WcclglP3U7Jye5RksvIlvDMwCLcBGAs/s400/solo.png" width="400" /></span></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A
ben vedere, in quella improvvida uscita che sapeva tanto di implicito
sostegno a Macron sta tutto </span><b style="font-family: Verdana, sans-serif;">lo spirito gesuitico di Stefano
Fassina.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In
tale occasione, infatti, il Nostro non aveva dichiarato un sostegno
esplicito al rampollo del Gruppo Rothschild – la cui candidatura
era stata partorita in tutta fretta, in certi salotti parigini che
contano, al fine di scongiurare un pericoloso scivolamento della
Francia nel campo “populista” - ma nel rivolgersi al compagno
Jean-Luc Mélenchon (<i>leader</i> indiscusso della sinistra
anti-eurista francese) aveva impiegato quei tipici toni da <i>aut-aut</i>
a cui si è soliti ricorrere negli ambienti conformisti di sinistra
per manipolare a dovere gli ingenui militanti di base ed il cui
significato era: “<i>Sì è vero, Macron rappresenterà pure gli
interessi della grande finanza ma non vorrai mica schierarti con la
neo-fascista Le Pen</i>”?</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nel
marzo dello stesso anno 2017, nell'accogliere il citato Jean-Luc
Mélenchon a Roma in occasione dell’importante convegno
internazionale sul Piano B per l’uscita dall'euro, Fassina aveva
accettato supinamente il veto alla presenza al convegno del prof.
Alberto Bagnai (primo economista italiano ad avere portato
all'attenzione della nostra opinione pubblica i guasti sistemici
dovuti all’incauta adozione della moneta unica), un veto postogli
con toni ultimativi da Eleonora Forenza, </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">euro-deputata
eletta a Strasburgo con Rifondazione Comunista e da sempre distintasi
per delle posizioni apertamente filo-globaliste</span><a class="sdfootnoteanc" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc" style="font-family: Verdana, sans-serif;"><sup>1</sup></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In
questi ultimi tempi, in piena continuità col suo spirito gesuitico,
abbiamo assistito ad un Fassina spesso intento ad attaccare
insistentemente e con una veemenza oratoria degna di miglior causa
l'azione del Governo Conte, <b>quasi che il suo principale obiettivo
tattico fosse quello di mettere in difficoltà l’esecutivo proprio
nei momenti più delicati della sua azione di
contrapposizione/contrattazione con gli organismi implacabili del
mostro tecnocratico chiamato U.E.</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
mentre attacca il Governo giallo-verde vestendo i panni del vero
sovranista ferito nella sua dignità, lo stesso ineffabile Fassina
non mostra di avere alcun imbarazzo nel proporre delle improbabili
tavole rotonde sul tema delle nazionalizzazioni con candidati
impegnati nella corsa alla segreteria del PD<a class="sdfootnoteanc" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a>,
così come, appena pochi mesi fa, egli non ha avuto alcun ritegno nel
rivolgere una lettera aperta all'attuale Presidente della Regione
Lazio Nicola Zingaretti per invogliarlo ad accogliere una rinnovata
unità d'azione tra la sinistra sparuta e in cerca d’autore e le
componenti anti-renziane interne allo stesso PD<a class="sdfootnoteanc" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="background: #ffffff; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Con
tutto il rispetto per Fassina, se per lui la ricostruzione della
sinistra storica passa per una rinnovata collaborazione con il PD
(ossia con quel soggetto politico che agli occhi della storia porterà
la principale responsabilità per avere attuato, su <i>diktat</i> dei
mercati finanziari, una regressione dei diritti sociali a livelli
pre-novecenteschi per decine di milioni di lavoratori e giovani
precari italiani), noi ci dichiariamo ormai stufi dei suoi consueti
funambolismi e facciamo non poca fatica a credere che il suo vero
obiettivo politico sia mai stato effettivamente quello di proporsi
come credibile soggetto motore di una eventuale area di "<i>sinistra
anti-euro</i>".</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Forse sarà ancora in
grado di incantare i sinistrati più colti ma ingenui, Fassina,
portandoli fuori strada per l’ennesima volta per poi lasciarli
privi di un contenitore politico degno delle loro attese ma non potrà
farcela ad ingannare i patrioti costituzionali più avveduti, i quali
oggigiorno, dopo anni di umiliazioni e di sventure inferte al popolo
italiano, hanno finalmente capito da quale parte sta l’economista
bocconiano, già in forza all’F.M.I. e pertanto faranno volentieri
a meno dei suoi consigli per provare a dare risposte in senso
keynesiano al grande bisogno di svolta largamente avvertito dalle
classi lavoratrici e dai ceti produttivi del nostro Paese,
penalizzati da anni di massacro sociale e di distruzione economica
compiuti sull'altare dell’austerità eurocratica.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non ce ne voglia Stefano
Fassina ma noi crediamo che, in fin dei conti, tanto la nostra <b>Patria</b>
quanto la nostra <b>Costituzione</b> oggi abbiano bisogno di ben
altri alfieri per tornare finalmente a risplendere di luce
piena. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>NOTE</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 9.99cm; text-indent: 1.25cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; margin-left: 9.99cm; text-indent: 1.25cm;">
<br /></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><sup> </sup>
https://www.youtube.com/watch?v=IJXIvF_-q_0.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a><sup> </sup> https://www.facebook.com/events/301223977164077/</div>
</div>
<div id="sdfootnote1">
<div style="margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<br /></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">3</a><sup> </sup> Per il resoconto dettagliato della vicenda che fece infuriare Alberto Bagnai, sospingendolo definitivamente fra le braccia di Salvini e della Lega, si legga qui: http://goofynomics.blogspot.com/search?q=Fassina+convegno+Piano+B</div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<a class="sdfootnotesym" href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">4</a><sup> </sup> https://www.facebook.com/events/301223977164077/</div>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="background: rgb(255, 255, 255); margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<b>5</b> Cfr. il testo della “<i>Lettera aperta a Nicola Zingaretti, per una sinistra che riparta</i>”, qui pubblicata: https://www.huffingtonpost.it/stefano-fassina/lettera-aperta-a-nicola-zingaretti-per-una-sinistra-che-riparta_a_23468974/</div>
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="break-before: page; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; page-break-before: always;">
<br /></div>
</div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-26249590681867594152018-12-03T21:52:00.002+01:002018-12-03T21:52:55.260+01:00A SINISTRA, MA CONTROMANO di Norberto Fragiacomo<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-fm9xeknYn-4/XAWXX4tE7bI/AAAAAAAAMRw/X83hAWtlzt4KuSOu6t8_vO8vW4GplWv6wCLcBGAs/s1600/contromano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="266" data-original-width="181" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-fm9xeknYn-4/XAWXX4tE7bI/AAAAAAAAMRw/X83hAWtlzt4KuSOu6t8_vO8vW4GplWv6wCLcBGAs/s400/contromano.jpg" width="272" /></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">A SINISTRA, MA <span style="color: red;">CONTROMANO</span><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i><span style="font-size: 10.5pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Appunti sparsi su un testo, quello di
Fabrizio Marchi, da leggere per capire e imparare qualcosa di utile<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: 10.5pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">di<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="color: blue; font-size: 14pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Norberto
Fragiacomo<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Confesso che mi sono accostato a </span><span style="text-shadow: auto;">CONTROMANO</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> – <i>Critica dell’ideologia
politicamente corretta</i> con estrema curiosità e un tantino di diffidenza: la
prima frutto della sincera stima che provo per l’autore, </span><span style="text-shadow: auto;">Fabrizio Marchi</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> (uomo di vasta cultura oltre che
piacevolissimo commensale), la seconda derivante dal fatto che sovente le
raccolte di articoli o riflessioni mancano di unitarietà, sballottano il
lettore a destra e a manca negandogli il legittimo piacere di raggiungere
infine la meta.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Orbene, il testo ha fugato sin dalle pagine iniziali i miei
timori, convincendomi e appassionandomi sempre più: nessuna frammentarietà, al
contrario una lucida visione d’assieme che abbraccia ambiti apparentemente distanti
ed estranei l’uno all’altro, svelando analogie spesso inquietanti, e riesce a
tracciare grazie all’acutezza dell’osservatore un identikit realistico della società
capitalista contemporanea. Un saggio vero e coerente, insomma, ma anche
indigesto per chi seguita ad abbeverarsi alle fonti dell’informazione sistemica
e, per credulità, superficialità o codardia intellettuale, persevera nel
ritenere quest’obbrobrio quotidiano “il migliore dei mondi possibili”. Mi
correggo: questa categoria di telespettatori giammai si confronterà con l’opera
che ho davanti agli occhi e, se per puro caso vi s’imbattesse, la getterebbe
lontano inorridita – meglio le favole che ci raccontano.<o:p></o:p></span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Su molte di quelle favole Marchi si sofferma, e lo fa
affidandosi – oltre che a dati pubblici ma “invisibili” per una platea
distratta – a un modo di ragionare rigoroso e serrato che non sente mai il
bisogno di sbalordire il lettore con paroloni ed effetti speciali: “si
accontenta” di prospettargli un’interpretazione controcorrente del reale. Per
essere chiari: a parte la laurea in filosofia, l’unica cosa che l’autore e il
Fusaro che innerva di avverbi impronunciabili (“<i>heideggerianamente</i>”) la
sua prosa hanno in comune è il debito – riconosciuto da Fabrizio, che pur non
rinuncia alla critica – nei confronti di quel geniale outsider che fu </span><span style="text-shadow: auto;">Costanzo Preve</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">. Uno scomunicato, per l’appunto: e
tale si sente (e definisce) pure Marchi. Ma si sa: l’accostamento al discusso
Diego Fusaro - che comunque propone temi di assoluto rilievo - piuttosto che al
purtroppo misconosciuto Preve serve a certa “sinistra” per squalificare i
pensatori scomodi, bollandoli di “rossobrunismo” quando, anziché compiacersi di
recitare stanche litanie di finta critica al sistema, provano ad indagare nel
profondo: Fabrizio Marchi lo fa da <i>annorum</i> e, pertanto, va relegato ai
margini. Non è forse del tutto condivisibile la sua ripetuta affermazione
secondo cui oggidì esistono due tabù solamente, Israele e il femminismo: tabù è
anche un’analisi critica del sistema nel suo complesso, che non si limiti a
singoli aspetti – sia pur importanti – o non presenti un tasso di genericità
tale da renderla innocua e digeribile. Non sparate sulla </span><span style="text-shadow: auto;">sovrastruttura</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">, insomma, perché proprio la sua
tenuta garantisce la sopravvivenza di un sistema che, pur ammettendo volentieri
le proprie brutture, sa presentarsi come progressista e privo di alternative
che non siano peggiori del “male”.</span></strong></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><o:p></o:p></strong></span><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong style="font-family: Verdana, sans-serif; text-indent: 27pt;"><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Sfoglio il volume che ho dinanzi: praticamente ogni pagina
presenta mie sottolineature e note a margine, che esprimono quasi tutte
consenso pieno. Da dove cominciare allora questa benedetta recensione? Dal
saggio di apertura “</span>Destra e sinistra</strong><strong style="font-family: Verdana, sans-serif; text-indent: 27pt;"><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">”, che opportunamente distingue due
piani, sostenendo l’effettivo superamento della dicotomia a livello di politica
operativa – visto che tanto i partiti di destra quanto quelli “di sinistra” si
muovono all’interno del recinto ideologico liberalcapitalista – la sua persistenza
dal punto di vista ideale? Da alcuni ritratti ben riusciti (la mandria di
ragazzotti romani di “Una domenica bestiale” che, su una spiaggia proletaria,
umilia quasi per gioco l’anziano vu cumprà, la professoressa “liberale di
sinistra” che, in pieno ’68, permette agli studenti di fumare in aula ma umilia
sistematicamente gli alunni a lei sgraditi invitandoli a cercarsi un lavoro, il
figlio di milionari che, invitato al desco di una famiglia proletaria, si mette
a mangiare come una bestia per ostentare la sua solidarietà al popolo
lavoratore e riceve dall’ospite una splendida lezione di dignità e stile) che,
se rivelano il talento descrittivo di Marchi, non sono mai fini a se stessi,
perché introducono una riflessione più generale?</span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Mi decido alfine: toccherò soltanto alcuni punti, quasi di
sfuggita, fra quelli che maggiormente hanno attratto la mia attenzione. C’è un
passaggio chiave, a pagina 217: “<i>La mia opinione è che siamo all’interno di
grandi e complessi processi all’interno dei quali ci sono degli attori e anche
dei registi</i> (ciò che chiamiamo classi e gruppi dominanti) i quali operano
appunto all’interno di un grande processo in un gioco continuo e costante di
rimandi. <i>Personalmente non credo affatto al carattere impersonale del
capitalismo, come sostengono alcuni</i>. Mi sembra una interpretazione
parziale, così come <i>altrettanto parziale sarebbe pensare che tutto sia
determinato da una sorta di Spectre mondiale del capitalismo che ordisce e
organizza complotti</i>. <i>A mio parere sono compresenti entrambi gli aspetti</i>,
proprio in virtù della complessità dei processi, all’interno dei quali ci sono
i soggetti che agiscono e che gli danno vita e viceversa.” Non “</span><span style="text-shadow: auto;">complotti</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">” caricaturali, dunque, bensì
strategie di medio-lungo termine elaborate da gruppi di potere che non
determinano la realtà, ma possono influenzarla: teniamo a mente questo
passaggio quando i media di regime ci martellano con allarmi sul c.d.
nervosismo dei mercati, presentandoceli come entità impalpabili o addirittura
(ed è il massimo dell’impudenza!) come un insieme innocente e vulnerabile di
piccolissimi risparmiatori</span></strong><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftn1" name="_ftnref1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">I capitoli dedicati al c.d. </span><span style="text-shadow: auto;">pericolo fascista</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> e all'immigrazione sono sobri e meditati: contrariamente a
certa “sinistra” beghina, che scorge in gruppuscoli sparuti la principale
minaccia alla nostra libertà (?), Marchi non usa i paraocchi ed individua un
“fenomeno parzialmente nuovo, cioè <i>una destra post neofascista che ha avuto
però l’intelligenza di rinnovarsi profondamente</i>” e sarebbe oggi incarnata
da formazioni politiche con vasto seguito popolare, che si fingono
anticapitaliste per perseguire gli interessi di ceti padronali messi fuori
gioco dalla globalizzazione. Posso condividere, ma se questa destra – come
suggerisce il saggista – costituisce la carta di riserva del Capitale (per
ragioni storiche e non solo più in Sudamerica che in Europa, a parer mio) il
nemico da battere resta quest’ultimo, e difatti Marchi riconosce che “<i>Tutto
ciò</i>, ovviamente, <i>non significa</i>, per quanto mi riguarda, <i>che il
neofascismo</i>, in tutte le sue variegate forme, <i>sia oggi al top
dell’agenda politica</i>.” Concordo, specialmente se – in luogo di approfondire
il tema come fece quasi mezzo secolo fa Pasolini – ci si riduce ad una
battaglia identitaria contro CasaPound e Forza Nuova, prescelti (sospetto)
perché a portata di corteo per le esigue ed esangui forze che ancora si
richiamano ad un comunismo da stereotipo.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Sul tema </span><span style="text-shadow: auto;">immigrazione</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> la mia distanza da Fabrizio Marchi
è – credo – più apparente che effettiva. Confermo le opinioni più volte
espresse: penso che in Italia il razzismo sia un fenomeno di nicchia, che in
larghi strati della popolazione, in genere corrispondenti a quelli più
disagiati, alligni piuttosto la paura di un diverso (=<i>xenofobia</i>)
percepito qualche volta a torto, talora a ragione come non integrabile e capace</span></strong><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftn2" name="_ftnref2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">, pur rimanendole sostanzialmente
estraneo, di sconvolgere la vita sociale della comunità, di minarne quell'<i>identità</i>
che, molto intelligentemente, l’autore riconosce come fattore positivo. Rimando
ai miei scritti, non prima di aver osservato che il timore di un “deprezzamento
dell’immobile di proprietà” causato da certe presenze straniere va preso sul
serio e non ridicolizzato (Marchi non lo fa, intendiamoci): in tempi di crisi
senza sbocchi e di svalutazione anche economica del lavoro la “casetta”
acquistata coi sacrifici di una vita assurge a garanzia per figli mandati
altrimenti allo sbaraglio – una polizza che lo spaccio all’angolo della strada
o il campo rom a due passi riducono a carta straccia o, se preferiamo, a
quattro muri scrostati. Premesso questo aggiungo che le ricette proposte a
pagina 94-95 sono sagge e persuasive: porre fine a guerre ed occupazioni
militari, interrompere il furto di risorse ai danni dell’ex Terzo mondo ed
instaurare con quei Paesi un’equa collaborazione/cooperazione farebbe senz’altro
rientrare il fenomeno migratorio “in una dimensione fisiologica e gestibile
sotto ogni punto di vista”. Il principale ostacolo a questi progetti – verrebbe
da chiosare – è l’esistenza stessa del sistema capitalista sovranazionale, che
senza conflitti e sfruttamento esasperato a 360 gradi non avrebbe di che
campare… <o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Vengo rapidamente alle questioni centrali, cioè ai tabù. Su
</span><span style="text-shadow: auto;">Israele</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> sottoscrivo ogni singola parola dell’autore:
mi ha sempre stomacato l’uso strumentale delle <i>Shoah</i> (un evento tragico,
ma niente affatto unico nella Storia umana) al fine di giustificare una
politica da “Stato canaglia”, e sono dell’avviso che detta strumentalizzazione sia
un oltraggio postumo ad una parte, cospicua ma non maggioritaria, delle vittime
del nazismo. Sul </span><span style="text-shadow: auto;">femminismo</span></strong><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"> mi concedo qualche riflessione in
più, se non altro perché il nostro lo eleva a questione capitale, e il
centinaio di pagine che gli dedica costituisce il fulcro del suo lavoro oltre
che, per molti versi, il contributo più personale ad una discussione che
vorremmo vivace.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong style="text-indent: 27pt;"><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong style="text-indent: 27pt;"><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Marchi è tra i fondatori di un’associazione, denominata
“Uomini beta”: sono i maschi non privilegiati, costretti a misurarsi con una
realtà in cui le donne – oltre naturalmente ai capitalisti - avrebbero il
coltello dalla parte del manico. Non essendomi mai occupato approfonditamente
della questione (anche se mi interrogo su queste tematiche sin da
un’adolescenza “sfigata”), ho trovato molti passaggi del libro per così dire
nuovi e illuminanti: alludo <i>in primis</i> alla questione del reddito
femminile, che ci assicurano sarebbe inferiore a quello maschile per via di una
perdurante discriminazione sessuale (anzi no: <i>di genere</i>, come ci si
compiace di dire storpiando il significato dei termini). Fabrizio Marchi scopre
forse l’acqua calda, ma ben nascosta in una pentola sigillata: il reddito medio
femminile è più modesto semplicemente perché molti detentori del Capitale sono
uomini e perché, su un piano più basso, parecchie cittadine preferiscono il <i>part
time</i> al tempo pieno. Da dipendente pubblico, in effetti, mai mi sono
imbattuto in buste paga maschiliste, e i concorsi statali son talmente poco
sessisti da assicurare una prevalenza fra i vincitori (dovremmo parlare di <i>vincitrici</i>?)
delle femmine sui maschi. L’autore smonta anche la bolla mediatica del
“femminicidio” (vocabolo lessicalmente e giuridicamente inutile, ma di grande
impatto propagandistico!), cui modestamente ho dedicato qualche riflessione
critica: già il nome indica che si tratta di enfatizzazione - se non invenzione
- giornalistica, e i dati statistici chiariscono che, per fortuna, il fenomeno
è in costante calo, a differenza (ci ammonisce Marchi) delle morti sul lavoro,
quasi tutte ascrivibile al “genere” mio e suo. Molto persuasiva è anche la tesi
secondo cui il maschio è, per sua natura, in una posizione di fisiologica
sudditanza rispetto alla femmina: la prova ci viene dal mondo degli animali,
ove assistiamo a tremendi duelli “virili” il cui premio è per l’appunto la
procreazione. Quanto all'asserzione femminista secondo cui la violenza sarebbe
prerogativa maschile non occorrono le statistiche per smontarla: è fatta
notorio, per dirla in giuridichese, che l’aggressività è una componente della
natura umana, egualmente diffusa sia tra gli uomini che tra le donne. In certi
passaggi – non in tutti – Marchi sembra però adombrare che la condizione
femminile sia preferibile <i>da sempre</i>, e che l’uomo sia in qualche misura
superiore, avendo plasmato la Storia, sviluppato le arti, creato il pensiero
filosofico ecc. Mi tornano alla mente allora certe riflessioni del compianto
professor Losurdo sulla lotta di classe in Marx ed Engels. Sarebbero
ascrivibili alla categoria anche quelle protofemministe, dal momento che – ci
viene spiegato – la proletaria dell’Ottocento è soggetta due volte: al sistema
che la sfrutta e al marito che, pur non essendo affatto un “privilegiato” (è
anzi uno schiavo votato a morte prematura), dispone di lei a piacimento. Un
tanto vale anche per le appartenenti alle classi agiate, la cui esistenza è
quella di mantenute di lusso, prive come sono di diritti basilari quali il
voto, il divorzio, la capacità di disporre delle proprie sostanze,
l’autodeterminazione ecc. Pretendiamo prove? Tolstoj, Flaubert, i massimi
scrittori del diciannovesimo secolo possono fornircene a iosa. La società
occidentale <i>è stata</i> maschilista, se non altro a partire dal giorno in
cui Achille uccide Pentesilea, la regina delle Amazzoni, e amoreggia col suo
cadavere. Quanto alla creatività, può darsi che il maschio abbia mediamente più
fantasia (sono propenso a crederlo, e datemi pure del misogino!), ma è un fatto
che così come le condizioni materiali mai hanno favorito l’emergere di
individualità geniali fra gli ultimi egualmente hanno ostacolato
l’emancipazione anche artistica di chi nasceva “condannata” al focolare, misero
o lussuoso che fosse. Saffo, Ipazia, Artemisia Gentileschi sono eccezioni tanto
più ammirevoli in quanto hanno dovuto superare ostacoli ulteriori rispetto ai
loro contemporanei di sesso (non genere!) maschile.</span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Certo: sul presente Marchi ha ragione da vendere. Ma <i>cui
prodest</i>, viene da dire, questa crociata ultrafemminista che ha prodotto la
sconcia ipocrisia di <i>MeToo</i> (donne di classe alta che, a distanza di
decenni, equiparano il corteggiamento all’odioso stupro) e trascende nella ripugnante
teoria <i>gender</i>, volta a derubare gli esseri umani persino dell’identità
sessuale per farne, più che dei <i>beta</i>, degli <i>epsilon </i>spiritualmente
ermafroditi?<o:p></o:p></span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Non alle donne, direi, perché l’esperienza non suffraga una
loro predilezione per gli eunuchi</span></strong><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftn3" name="_ftnref3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">: piuttosto al sistema capitalista,
che per dar vita al “consumatore abulico</span></strong><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftn4" name="_ftnref4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 12pt;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">” ha necessità di togliere
all’essere umano qualsiasi rimasuglio di identità, che sia l’appartenenza a una
comunità linguistica, un gusto particolare o una sessualità ben definita. Se è
vero, ed è vero, che le rivoluzioni le hanno sempre guidate i maschi tagliar
loro (metaforicamente?) le palle è un ottimo affare per il sistema imperante,
gestito da uomini e donne impermeabili al romanticismo. Marchi, d’altra parte,
ne è consapevole: “E sono convinto che questa sia un’operazione di
manipolazione che rientra in quel grande processo di distruzione sistematica di
ogni istanza sociale, etica, politica e addirittura antropologica che viene
perseguita dal sistema capitalistico globale e che ha come obiettivo quello di <i>omogeneizzare
e uniformare le persone spogliandole di qualsiasi identità</i> (<i>persino
quelle sessuale</i>), riducendole ad una massa di consumatori passivi” (pag.
1879.<o:p></o:p></span></strong></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Mi fermo qua, perché le ore scorrono e perché cose da dire
ce ne sarebbero a bizzeffe: ogni capitolo del libro meriterebbe un
approfondimento ben più corposo di queste scarne mie paginette. Il Capitale,
controllando il tempo, ci abitua a disporne con parsimonia: forse è proprio la
sua cronica mancanza a disincentivare il pensiero critico, che nasce dall’<i>otium</i>.
Per questo – ribadisco la mia convenzione espressa ne <i>L’ultima Carta contro
la barbarie</i> (2016) – noi lavoratori (pseudo)intellettuali non saremo nel
medio periodo soppiantati dai robot e compensati con elemosine di reddito che
ci consentano di consumare: avessimo troppo tempo libero potremmo sviluppare un
pensiero critico, diverremmo pericolosi. No, meglio il <i>badge</i> della
macchina intelligente: è uno strumento di controllo più sicuro.<o:p></o:p></span></span></strong></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">In ogni caso, CONTROMANO è un testo da leggere e meditare,
perlomeno nei pochi momenti liberi che gli orari giornalieri dettati dal
Capitale ci prestano a strozzo.</span></strong><span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<!--[if !supportFootnotes]--><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br clear="all" />
</span><hr align="left" size="1" width="33%" />
<!--[endif]-->
<div id="ftn1" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftnref1" name="_ftn1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="text-shadow: auto;"> Che vulnerabili sono di sicuro, visto che i signori
dei fondi ne dispongono a piacere (rammentate la vecchia definizione “parco
buoi” riferita ai piccoli azionisti?)! <o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftnref2" name="_ftn2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="text-shadow: auto;"> La giovane età di immigrati maschi e spesse volte “in
forma” rafforza evidentemente quest’impressione, che non derubricherei a
fantasia.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn3" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftnref3" name="_ftn3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> <strong><span style="font-weight: normal; text-shadow: auto;">Asserire poi che tutte loro (o
buona parte) mercifichino la loro sessualità mi pare un’esagerazione
ingenerosa, poco veritiera e vagamente sessista: non sono né migliori né
peggiori di noi maschi.</span></strong></span></div>
</div>
<div id="ftn4" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/CONTROMANO%20(1).doc#_ftnref4" name="_ftn4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="text-shadow: auto;"> Mi si consenta un’autocitazione: costui è il
protagonista del mio “invito al Socialismo”, risalente al 2009.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="text-shadow: auto;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="text-shadow: auto;"><br /></span></span></div>
</div>
</div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-86091293081175704642018-10-14T19:52:00.000+02:002018-10-14T19:52:02.540+02:00PANE, CITTADINANZA E SICUREZZA di Norberto Fragiacomo<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hBqXOC5Wn-E/W8OBVLNrFXI/AAAAAAAAMMc/TNcrVrH-kfUg1lVw0ZIiRlQQnn1Z3WQIwCLcBGAs/s1600/Mix_vignette_Mauro%2BBiani%252C%2Breddito%2Bcittadinanza%2Be%2Bflat%2Btax%252C%2Bmanif18mag18.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="421" data-original-width="336" height="400" src="https://4.bp.blogspot.com/-hBqXOC5Wn-E/W8OBVLNrFXI/AAAAAAAAMMc/TNcrVrH-kfUg1lVw0ZIiRlQQnn1Z3WQIwCLcBGAs/s400/Mix_vignette_Mauro%2BBiani%252C%2Breddito%2Bcittadinanza%2Be%2Bflat%2Btax%252C%2Bmanif18mag18.jpg" width="318" /></a></div>
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="color: red; font-size: large;"><b><br /></b></span>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>PANE,
CITTADINANZA E SICUREZZA</b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di</b></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: red;"><span style="font-family: "vivaldi" , cursive;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Norberto
Fragiacomo</b></span></span></span><br />
<span style="color: red;"><span style="font-family: "vivaldi" , cursive;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></span></span>
<span style="color: red;"><span style="font-family: "vivaldi" , cursive;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></span></span></div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Più
ancora del borioso e divisivo Governo Renzi quello attuale sta
catalizzando su di sé sentimenti opposti, che vanno da
un’implacabile avversione a genuini entusiasmi (tralascio
l’opposizione sempre più sbracata del PD: fino a ieri viva voce
dei mercati, i suoi esponenti si sgolano oggidì nei panni di <i>ultras</i>
dello spread).
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">I
sostenitori, va riconosciuto, sono in larga maggioranza: le loro
schiere, tuttavia, sono per lo più formate da “gente comune” che
fa di necessità virtù, e per difetto di alternative affida le
proprie preci alla trimurti Conte-Di Maio-Salvini. Meno numerosi sono
coloro – in buona parte di provenienza marxista – che motivano il
proprio appoggio con argomenti più articolati, assegnando in
sostanza a questo anomalo esecutivo un ruolo che potremmo definire di
“guastatore” nei confronti del fortilizio europeo e liberista.
Eccesso di fiducia e ottimismo? Mi piacerebbe avessero ragione, ma a
essere onesto coltivo parecchi dubbi sugli intenti “rivoluzionari”
dei c.d. gialloverdi e soprattutto sulla loro determinazione, sulla
capacità di tenuta di fronte agli assalti esterni: benché
indebolita dalle stramberie di Trump, la finanza euroatlantica sa di
non potersi permettere una tattica attendista (e difatti ha già
scatenato il personale politico di servizio, da Juncker ai figuranti
piddini).</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-indent: 0.95cm;">Del
pari non condivido l’atteggiamento di quanti (la quasi totalità
della sinistra-sinistra) contestano il governo qualsiasi cosa faccia,
scorgendo dietro ogni sua azione un perfido inganno. Si tratta di una
condanna aprioristica, che non abbisogna di prove perché fondata sul
“fatto notorio” che le forze politiche al potere sarebbero
fasciste, razziste ecc.</span><sup style="font-family: Verdana, sans-serif; text-indent: 0.95cm;"><a class="sdfootnoteanc" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a></sup><span style="font-family: Verdana, sans-serif; text-indent: 0.95cm;">
Questa posizione appare dialetticamente robusta solo perché
puntellata dai media e dai loro ispiratori, che comprensibilmente la
giudicano funzionale alle proprie esigenze.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Personalmente
non mi dichiaro né a favore né contrario, considerato anzitutto il
poco tempo trascorso dall'insediamento: all'indomani del voto
espressi scetticismo sulla bontà dei programmi elettorali di Lega e
5Stelle, ma qualche mese dopo sostenni il loro diritto a governare
contro chi voleva a tutti i costi la nascita di un esecutivo
“tecnico”, cioè votato dai mercati. Ho approvato (con le debite
riserve) il Decreto Dignità, riconoscendovi un passo di lato
rispetto alla precedente marcia liberista, nonché l’accordo
sull'Ilva e la posizione assunta sulle concessioni autostradali, ma
alle promesse dovranno seguire i fatti, e le azioni dei nostri
neofiti tradiscono sovente un certo impaccio.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Di
sicuro questo governo tricipite si distacca dai precedenti sotto il
profilo dei comportamenti pubblici - comportamenti intesi in senso
stretto. Per enfatizzare la “novità Monti” i media si gettarono
come tarme sul suo loden, con il giovane (per antonomasia) Matteo
Renzi il gioco fu ancor più facile, ma entrambi i premier si
limitarono ad adattare il “politichese” alle proprie esigenze,
interfacciandosi col popolo solo per ammonirlo/educarlo (il primo) e
per blandirlo grossolanamente (il secondo). Concluso il bagnetto di
folla, le distanze con le masse permanevano inalterate. I nuovi
arrivati, invece, appaiono diretti e spontanei – talora persino
naif. I sorrisi e la gestualità di Conte non hanno nulla di
artefatto, e lo stesso Matteo Salvini – benché sia un comunicatore
abilissimo – sembra trovarsi a suo agio in ogni occasione. La
sorpresa però è Di Maio: prima delle elezioni veniva descritto come
un post-democristiano, un moderato grigio e calcolatore – oggi
scopriamo in lui un capopopolo tagliente, pugnace e incisivo. A
impressionare non sono gli strafalcioni (ingigantiti dall'ostile
propaganda mediatica: in realtà parla piuttosto bene), ma
schiettezza e assenza di “diplomazia”: adopera quasi sempre a
proposito termini forti – si pensi all'uscita sull'infame Jobs
act – e quando c’è da contrattaccare UE, istituzioni e Moscovici
vari non si tira affatto indietro. Più che un vicepremier pare un
militante arrabbiato - e questo agli italiani non dispiace, dopo anni
di euroinchini e concioni sulla responsabilità in salsa globalista.
Populismo? Senz'altro, ma l’azzeramento delle citate distanze
unito alla passione – che presumo sincera – scalda i cuori come
non accadeva da tempo. Non è tutto: quest’anomala maggioranza
cresce nei consensi anche perché pare intenzionata ad attenersi ai
programmi elettorali. Le campagne passate ci avevano abituato a un
massimalismo parolaio (tanto a destra quanto a “sinistra”) che
poi, a urne chiuse, cedeva il passo a sano realismo neoliberale: per
anni i desiderata delle lobby sono stati esauditi al volo, senza
bisogno di diffide – anche i toni dei politicanti, in precedenza
accesi, si ammorbidivano di colpo al primo ingresso in parlamento.
Adesso sembra accadere l’esatto contrario: ai placidi ammiccamenti
(all'Unione, alla finanza ecc.) di gennaio-febbraio hanno fatto
seguito un piglio deciso, una retorica incendiaria.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
si tratta solamente di chiacchiere: la scelta – al limite della
temerarietà – di alzare il deficit al 2,4% del PIL ha anzitutto
una valenza simbolica: è quasi un guanto di sfida alla Commissione
UE. Poco importa che negli esercizi scorsi la soglia sia stata quasi
sempre raggiunta, talvolta superata: le stime iniziali erano
ossequiosamente basse, i successivi via libera piatiti in cambio di
concessioni – e comunque il <i>surplus</i> ha imbandito le tavole
di banchieri, grandi imprenditori, finanzieri ecc. I mercanti possono
accettare sotterfugi e furberie, non l’<i>insubordinazione</i> –
poiché una rivendicazione di sovranità è ai loro occhi blasfema
negazione della tesi globalista e pan-finanziaria che ha inferto alla
nostra Costituzione la ferita purulenta del nuovo articolo 81 (L.
Cost. 1/2012).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
è casuale che i bigotti del pensiero unico vadano ripetendo in giro,
in queste giornate d’ottobre, che la manovra abbozzata nel Def
sarebbe “incostituzionale” perché contraria alle regole del
pareggio di bilancio su cui, secondo l’articolo 1 della loro
Costituzione materiale, la Repubblica (ex) democratica si fonda<sup><a class="sdfootnoteanc" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a></sup>.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma è
davvero così innovativa ‘sta benedetta manovra? Direi di sì,
anche se la presenza di un elemento di novità non equivale di per sé
a certificato di garanzia… di sicuro il ritorno a un sistema
pensionistico a misura d’uomo e il c.d. reddito di cittadinanza di
marca 5stelle segnano ulteriori passi di lato dopo quelli citati in
apertura<sup><a class="sdfootnoteanc" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a></sup>.
Del reddito si sa ancora poco, se non che dovrebbe partire dai 780
euro mensili netti e che sarebbe erogato sotto forma di carta
prepagata. La <i>card</i> – ci dicono – sarà utilizzabile per
l’acquisto di generi di prima necessità e comunque non voluttuari:
sempre che non si voglia imporre ai fruitori una dieta salutista
(questa sì sarebbe una mancanza di rispetto!) ha tutta l’aria di
una misura di buon senso, più che da “Stato etico”. Il risultato
prevedibile? Una larga fascia di popolazione, oggi impossibilitata a
farlo, ricomincerebbe a consumare, con benefici effetti sulla domanda
di beni e servizi (che, come Keynes insegna, è la benzina del
reddito nazionale, cioè del PIL). Si può non essere entusiasti
dello strumento (io non lo sono: da socialista preferisco i
diritti<sup><a class="sdfootnoteanc" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote4sym" name="sdfootnote4anc"><sup>4</sup></a></sup>),
ma esso potrebbe favorire la crescita anziché preconizzate derive
oblomoviane, visto e considerato che per non perdere il beneficio
toccherà seguire corsi di formazione, prestare attività a favore
della comunità ecc. Una mano offerta ad amministrazioni locali in
disarmo perché strangolate da un decennio di lacci legislativi
sarebbe benvenuta e preziosa anzitutto per i cittadini, ma c’è
un’altra ricaduta positiva che preme sottolineare: disporre del(lo
stretto) necessario per vivere significa non essere più costretti ad
accettare <i>qualsiasi</i> lavoro, anche degradante e schiavistico.
Il reddito pentastellato potrebbe infrangere le catene di <i>riders</i>,
operatori di <i>call center</i>, raccoglitori di pomodoro ecc.,
costringendo la parte datoriale ad offrire condizioni decenti. Ai
negrieri la cosa non andrà ovviamente a genio… peggio per loro: se
il risultato dell’introduzione fosse un rapido affrancamento dalla
servitù la parola “cittadinanza” non sarebbe stata spesa a
sproposito.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Chiaramente
non è tutto similoro quel che luccica.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’attuale
esecutivo sembra aver ereditato dai predecessori la convinzione che
il modo migliore di affrontare le criticità sia aggravare le
sanzioni esistenti e introdurne di nuove: quest’approccio ha reso
ormai l’Italia un Paese in cui dei reati più gravi si occupa
Beccaria, di quelli minori e delle infrazioni d’altra natura
Dracone.
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
Decreto Sicurezza e Immigrazione, firmato ieri dal Presidente della
Repubblica, è farina del sacco leghista, ma è stato apertamente
condiviso da Giuseppe Conte: esprime dunque anche il punto di vista
dei 5stelle sulle due tematiche. Che sia un provvedimento da “destra
d’ordine” è innegabile, che s’ispiri a logiche liberticide
(come taluni pretendono) mi pare francamente esagerato.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">All'interno
del Titolo I, dedicato all'immigrazione, la norma che ha forse
suscitato maggior <strong><span style="font-weight: normal;">scalpore
è quella - contenuta nell'articolo 14, comma 1, lett. d)</span></strong><sup><a class="sdfootnoteanc" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote5sym" name="sdfootnote5anc"><sup>5</sup></a></sup><strong><span style="font-weight: normal;">
- relativa alla revoca della cittadinanza (ecco un tema che ritorna,
stavolta in differente contesto). Essa prevede che lo
straniero/apolide che abbia acquisito la cittadinanza italiana in
conseguenza della nascita sul territorio nazionale (naturalmente al
raggiungimento della maggiore età), per matrimonio ovvero
concessione presidenziale sia privato del beneficio ove riconosciuto
colpevole, con sentenza passata in giudicato, di uno fra i delitti
espressamente indicati, tutti ascrivibili alla categoria “terrorismo”
(d. </span></strong>commessi per finalità di terrorismo o di
eversione dell'ordinamento costituzionale per i quali la legge
stabilisce la pena della reclusione non inferiore nel minimo a cinque
anni o nel massimo a dieci anni, delitti di associazione
terroristica, banda armata, <strong><span style="font-weight: normal;">assistenza
ai membri di associazioni sovversivi o terroristiche, addestramento
ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale</span></strong><strong>).</strong></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><br /></strong></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">Una
prima annotazione: già a legislazione vigente </span></strong><strong><i><span style="font-weight: normal;">la
cittadinanza si può perdere</span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">.
I casi sono quelli di prestazione del servizio militare o di
assunzione di un impiego presso uno Stato in guerra con il nostro </span></strong><strong><i><span style="font-weight: normal;">et
similia</span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">.</span></strong></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">La
perdita è dunque conseguenza di quello che potremmo definire </span></strong><strong><i><span style="font-weight: normal;">lato
sensu</span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">
un “tradimento”, cioè di una condotta infedele nei confronti
della Nazione: aggiungere alle fattispecie già previste gli atti di
terrorismo non è evidentemente irragionevole, visto che la loro
commissione configura un’esplicita dichiarazione di guerra allo
Stato.</span></strong></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Ciò
che differenzia l’ipotesi di nuovo conio dalle precedenti è il
fatto che a poter essere spogliati della cittadinanza non sono tutti
gli italiani, ma soltanto quelli di origine straniera: in questa
disparità di trattamento consisterebbe l’ipotizzata
incostituzionalità della disposizione.</span></strong></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">La
scelta legislativa non è frutto del caso o di astratte valutazioni:
il chiaro intento è quello di dare una risposta adeguata a certi
comportamenti delinquenziali che, riportati dai media, hanno
suscitato notevole sgomento nell'opinione pubblica. </span></strong>
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">Ora,
si potrebbe argomentare che se il cittadino “di sangue italiano”
viene privato del suo </span></strong><strong><i><span style="font-weight: normal;">status</span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">
per essersi arruolato in un esercito straniero analoga sorte andrebbe
riservata a tutti coloro che, indipendentemente dalla nazionalità
degli antenati, imbracciano le armi senza vestire una divisa: a
violazione simile sanzione affine! Si è voluto invece dare un
esempio, e non sempre gli esempi sono compatibili con le regole
giuridiche… Una possibile linea difensiva da adottare in una futura
controversia sarebbe la seguente: chi, non essendo nato italiano,
chiede di diventarlo si assume (senza che nessuno glielo imponga) un
impegno e una responsabilità maggiori di quelli richiesti
all’autoctono – pertanto la violazione del patto di cittadinanza
è più grave, e giustifica un trattamento particolarmente severo. Ad
ogni buon conto direi che l’articolo 14 introduce una forzatura non
necessaria.</span></strong></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">Più
insidiose sono, a parere dello scrivente, alcune disposizioni
rinvenibili nel Titolo II, miranti a reprimere condotte delittuose.
L’idea di dotare le polizie locali dei grossi centri urbani di armi
a impulso elettrico (art. 19) suscita senz'altro curiosità, ma gli
articoli 30, 31 e – soprattutto – 23 destano sincera
preoccupazione. Le prime due norme inaspriscono – raddoppiandole –
le pene per chi promuove od organizza l’occupazione arbitraria
(ovvero l’attua in armi) di terreni od edifici altrui ed estendono
a detta fattispecie l’impiego delle intercettazioni. Ora è palese
che la formula dell’articolo 633 c.p. (“</span></strong><strong><i><span style="font-weight: normal;">invade
arbitrariamente terreni o edifici altrui</span></i></strong><strong><span style="font-weight: normal;">”)
ricomprende condotte diversissime, che vanno dal rifugiarsi per
disperazione in una casa sfitta al sottrarla per biasimevoli fini al
povero proprietario, e dunque risulta difficile valutare
l’opportunità dell’innovazione, fermo restando che malizia
suggerisce di interpretarla (anche) come un segnale mandato a certe
frange di sinistra.</span></strong></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Suscita
invece allarme autentico - perché foriero di pesanti conseguenze -
l’articolo 23 del decreto. Fino a ieri il blocco delle strade era
punito con una sanzione pecuniaria neppure penale, bensì
amministrativa: da oggi viene equiparato a quello (infinitamente più
pericoloso per l’incolumità dei viaggiatori!) delle vie ferrate, e
chi lo commette incorre in una sanzione fino a sei anni di galera.
Altra novità: una condanna definitiva per il delitto in questione
impedisce l’ingresso in Italia dello straniero. Attenzione: il
blocco stradale è ormai assurto a consueto strumento di pressione
esercitato dai lavoratori a fronte di crisi occupazionali,
delocalizzazioni ecc… si tratta in fondo di una modalità di
protesta clamorosa ma pacifica, che non arreca grossi danni a chi la
subisce.</span></strong></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Ecco:
questa norma sembra pensata per comprimere drasticamente la “forza
contrattuale” dei lavoratori, che si esprime da sempre attraverso
la lotta – nel caso di specie una lotta non cruenta, ma che viene
perseguita come se lo fosse.</span></strong><br />
<strong><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;"><br /></span></strong></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.95cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><strong><span style="font-weight: normal;">Siamo
allora alle avvisaglie di un fascismo prossimo venturo, come
pretendono certuni? Non direi: questa deplorevole scelta normativa è
pienamente in linea con quelle fatte negli ultimi anni, nel nostro e
in altri Paesi “democratici” come USA, Spagna ecc., da governi
considerati rispettabili. La cosa peraltro non mi rasserena: non sta
scritto da nessuna parte che l’autoritarismo debba presentarsi in
orbace. Se non sbaglio, questo Pasolini l’aveva capito…
all’incirca mezzo secolo fa. </span></strong>
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<strong><i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Nemo
propheta in patria.</span></i></strong></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<strong><i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;"><br /></span></i></strong>
<strong><i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;"><br /></span></i></strong></div>
<div id="sdfootnote1">
<div align="JUSTIFY" class="sdfootnote">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a class="sdfootnotesym" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a><span style="color: blue;">
Amano ripetere costoro che questo sarebbe “il governo più a
destra della storia della Repubblica”: già obliata la macelleria
sociale di Monti? </span><span style="color: blue;"><i>Pardon</i></span><span style="color: blue;">,
dimenticavo: il cattedratico e i suoi professavano l’antifascismo
di rito!</span></span></div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div align="JUSTIFY" class="sdfootnote">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a class="sdfootnotesym" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a><span style="color: blue;">
Ecco un esempio da manuale di propaganda neoliberista, a dire il
vero anche piuttosto sfacciata:
</span><span style="color: blue;"><u><a href="http://ilpiccolo.gelocal.it/italia-mondo/2018/10/03/news/il-no-all-indebitamento-e-scolpito-nella-costituzione-1.17313092?ref=hfpitsbo-1">http://ilpiccolo.gelocal.it/italia-mondo/2018/10/03/news/il-no-all-indebitamento-e-scolpito-nella-costituzione-1.17313092?ref=hfpitsbo-1</a></u></span></span></div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div align="JUSTIFY" class="sdfootnote">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a class="sdfootnotesym" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a><span style="color: blue;">
La </span><span style="color: blue;"><i>flat tax</i></span><span style="color: blue;">
chiaramente no: è robaccia liberista, anche se pensata per favorire
i ceti medio-alti che del leghismo costituiscono la spina dorsale.
D’altronde, lo dicevamo, quella al governo è una strana coppia di
fatto…</span></span></div>
</div>
<div id="sdfootnote4">
<div align="JUSTIFY" class="sdfootnote">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a class="sdfootnotesym" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote4anc" name="sdfootnote4sym">4</a><span style="color: blue;">
D’altra parte il paragone fra il reddito e l’elemosina di Renzi
in nome della comune appartenenza alla categoria “assistenzialismo”
mi sembra onestamente surreale.</span></span></div>
</div>
<div id="sdfootnote5">
<div align="JUSTIFY" class="sdfootnote">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><a class="sdfootnotesym" href="https://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=2840484417230692073#sdfootnote5anc" name="sdfootnote5sym">5</a>
<span style="color: blue;"><span style="font-family: "new" , "times new roman" , serif;">Nel
suo complesso l’articolo consta di n. 3 commi e apporta alcune
modifiche alla vigente Legge n. 91/1992 “Nuove norme sulla
cittadinanza”.</span></span></span></div>
</div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>La vignetta è del Maestro Mauro Biani</b></span><br />
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="color: magenta; font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span>Maurizio Zaffaranohttp://www.blogger.com/profile/15482117445659141128noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-50349937078843283332018-10-13T07:37:00.002+02:002018-10-13T19:34:16.680+02:00POTERE AL POPOLO: LA MISERIA DELLA SINISTRA di Stefano Santarelli<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-hEdjiQNjpGo/W8Ir4Bvp_iI/AAAAAAAAMLY/xJFNPOlTzJYauxe4twMysHa5NKDb4BjMQCLcBGAs/s1600/image%2B%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="432" data-original-width="648" height="266" src="https://4.bp.blogspot.com/-hEdjiQNjpGo/W8Ir4Bvp_iI/AAAAAAAAMLY/xJFNPOlTzJYauxe4twMysHa5NKDb4BjMQCLcBGAs/s400/image%2B%25281%2529.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>POTERE AL POPOLO: </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>LA MISERIA DELLA SINISTRA </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: red; font-size: large;"><b> di Stefano Santarelli</b></span> </span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Chi
scrive questa nota è sempre stato molto scettico sulla nascita di
</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><b>Potere
al popolo</b></i></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>,
</i></span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">una
lista elettorale creata per le ultime elezioni politiche la quale
all'inizio non aveva nessuna intenzione di costituirsi come partito e
che si è presentata all'esterno come prodotto di una moderna
“immacolata concezione”, di una lista nata dal basso ed
espressione di movimenti purtroppo totalmente immaginari. </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In
realtà questa lista non è nata dal basso, ma è stata costituita da
un minestrone di varie forze politiche che vanno dai Centri sociali
fino ai transfughi del PSI con un programma in cui vi era tutto ed il
contrario di tutto.</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; text-align: left; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La
pesante sconfitta elettorale di tutta la sinistra ha investito
fatalmente anche questa nuova formazione, sconfitta volutamente
negata da tutte le componenti di PaP dove questa lista ottenne un
misero 1,1%, un mediocre risultato che non era assolutamente
giustificabile con l’oscurantismo mediatico, con le limitate
risorse ed il poco tempo a disposizione.</span></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="color: black;"><i><b>Potere
al popolo </b></i></span><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">il
4 marzo non è riuscito a scalfire l’elettorato e a rappresentare
quindi la volontà di cambiamento e di protesta contro una casta
politica che sta portando il paese ad un impoverimento crescente
colpendo i livelli di vita dei ceti medio-bassi. Infatti nonostante
la grande partecipazione elettorale questa volontà di cambiamento si
è indirizzata verso il M5S e la Lega le quali hanno ottenuto non
solo il loro miglior risultato elettorale ma un vero trionfo politico
e se oggi fossimo costretti a ritornare alle urne i sondaggi indicano
che l'attuale governo giallo-verde otterrebbe come minimo il 60% dei
suffragi.</span></span></span></span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dopo
neanche sei mesi </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Potere al Popolo </b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">ha dovuto registrare
l'uscita di due importanti formazioni politiche che hanno contribuito
alla sua nascita: il nuovo </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Partito comunista italiano </b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">e
</span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Sinistra Anticapitalista </b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">le quali hanno lamentato la
decisione da parte dell'ex OPG di Napoli </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>"Je so pazzo,
</b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">della </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Rete dei comunisti </b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">e di </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Euro-Stop
</b></i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">l'organizzazione guidata da Giorgio Cremaschi di volere
costituire PaP non più come movimento ma come una vera forza
politica organizzata tradendo lo spirito del Manifesto fondativo di
Potere al popolo:</span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="color: black;">“</span><em><span style="color: black;"><i><u><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Potere
al popolo non è un partito </span></span></u></i></span></em><em><span style="color: black;"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;">ma
vuole essere un movimento politico-sociale di alternativa dentro il
quale convivono posizioni e culture diverse impegnate nella
costruzione di uno spazio e un soggetto unitario. Con il nostro
manifesto ci siamo infatti impegnati a costruire “un movimento
popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le
elezioni (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani,
disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della
comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati
territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che
coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e
politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista,
ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria,
meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non
si sono arresi.</span></span></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: #ffffff;"> </span></span></span></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">”</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Lo
scontro si è fatto più duro in questi giorni quando le componenti
“</span></span></span></em><em><span style="color: black;"><i><b>Je
so pazzo” </b></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">e
di “</span></span></span></em><em><span style="color: black;"><i><b>Euro-Stop”
</b></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">hanno
voluto ad ogni costo dotare Pap di uno statuto politico, primo passo
per la costruzione di un nuovo soggetto politico autonomo e
indipendente, cioè di un vero e proprio partito: </span></span></span></em><em><span style="color: black;"><i><span style="font-weight: normal;">«un’organizzazione
omogenea, aperta e comunicativa verso l’esterno, partecipata e non
burocratica, che deve agire velocemente e non può essere limitata
nella sua azione»</span></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Non
più quindi un movimento, ma una organizzazione politica omogenea
definita da uno statuto con tanto di quote e tessere passando quindi
da un progetto unitario, fondato sulla decisione condivisa ad una
forza politica basata sul 50 +1 nel nome della “governabilità”
con consultazioni su internet.</span></span></span></span></em></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Una
decisione questa francamente risibile ed incomprensibile visto il
mediocre risultato elettorale del 4 marzo ed i sondaggi per le
europee che vedevano Pap sì al 2 “%, ma soltanto a spese di </span></span></span></em><em><span style="color: black;"><i><b>Liberi
e Uguali</b></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.
E su questa decisione di dotarsi di uno statuto si è prodotta la
spaccatura più dolorosa.</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><em><span style="color: black;"><i><b>Rifondazione
comunista</b></i></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">,
un partito determinante nella raccolta delle firme per la
presentazione alle elezioni politiche del 4 marzo, di fronte alla
testardaggine di "Je so Pazzo" e di Euro-Stop nel volere
uno statuto od ogni costo ha presentato uno statuto alternativo (lo
Statuto 2).</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">A
questo punto si è assistito francamente ad uno spettacolo che
definire indecente è dire poco.</span></span></span></span></em></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><em><span style="color: black;">“</span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">L'apparato”
di Pap vale a dire i siti informatici che erano e sono in mano alla
componente “Je so pazzo” ha ostacolato con tutti i mezzi a sua
disposizione i sostenitori dello Statuto 2 costringendo Rifondazione
a ritirare la sua proposta di statuto e ad uscire da Potere al
popolo.</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Il
dibattito tutto informatico svoltosi su facebook è stato
caratterizzato da una serie di pesanti insulti da una parte e
dall'altra che fatalmente lasceranno il segno per i rapporti futuri
tra queste due componenti.</span></span></span></span></em></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Quello
che è certo oramai è che </span></span></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><b>Potere
al popolo </b></span></span></em><em><span style="color: black;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">non
è più un movimento politico caratterizzato da una sua eterogeneità
con varie formazioni al suo interno, ma una piccola organizzazione
politica che forse manterrà il simbolo ed il nome originale ma che
non sarà altro che una nuovo gruppo autoreferenziale di cui non si
sentiva affatto il bisogno.</span></span></span></em></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><br />Bisogna
certamente riconoscere che il contesto politico in cui la sinistra (o
per meglio dire quello che ne rimane) è costretta ad agire è
veramente arduo. Sia per fattori oggettivi (una società oggi
refrattaria a contenuti e messaggi di sinistra, basti pensare a tutte
le tematiche che coinvolgono il problema dell'immigrazione) e fattori
purtroppo soggettivi come la miopia e l'incapacità dei propri
"dirigenti" che non riescono a mettere in campo una
strategia credibile ed efficace per ricostruire una presenza di massa
nella politica italiana.</span></span></span></span></em></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Come
si vede in fondo questo scontro dentro <i><b>Potere al popolo
</b></i>purtroppo dimostra che piccolissime questioni, meschine
ambizioni ed egoismi continuano a fare abortire nuovamente ogni
tentativo di costituire un nuovo soggetto politico che possa avere un
futuro sia pure in un momento difficile come l'attuale.</span></span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<em><span style="color: black;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Peccato
quindi che si siano traditi i sogni e le speranze di tanti militanti
e simpatizzanti della sinistra i quali hanno dimostrato in questi
mesi un lodevole spirito unitario ed una volontà di lavorare in
comune cosa questa necessaria se si vuole battere questo governo
giallo-verde che si sta caratterizzando per il razzismo e per i suoi
proclami che non corrispondono alla gravità della situazione
politica ed economica del nostro paese.</span></span></span></span></em></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br />
</div>
<br /><br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-71442529607068522022018-09-30T17:25:00.000+02:002018-09-30T17:25:39.824+02:00IL RAZZISMO OGGI: OLOGRAMMA O MINACCIA CONCRETA? di Norberto Fragiacomo<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-I8pP4VX1-34/W7DpExP0EMI/AAAAAAAAMKc/jFxScfJUi5o-N52mSQEKjCP6yAQmtU_EACLcBGAs/s1600/Paperino_razzista_e_Daffy_duck.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="440" data-original-width="766" height="228" src="https://3.bp.blogspot.com/-I8pP4VX1-34/W7DpExP0EMI/AAAAAAAAMKc/jFxScfJUi5o-N52mSQEKjCP6yAQmtU_EACLcBGAs/s400/Paperino_razzista_e_Daffy_duck.jpg" width="400" /></a></div>
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></b>
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></span></b>
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">IL RAZZISMO
OGGI: </span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: 16.0pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">OLOGRAMMA O MINACCIA CONCRETA?<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: 10.5pt; text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>di<o:p></o:p></b></span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: 14pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Norberto
Fragiacomo<o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Cosa sta succedendo
nell’Italia “gialloverde”?<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A prestar fede ai
notiziari si ha netta l’impressione che il neofascismo abbia rialzato la cresta
e – complice la benevola protezione della Lega – facinorosi di destra
imperversino nelle città, prendendo di mira gli immigrati e quel poco che
residua della sinistra. Fascismo e razzismo ci vengono presentati come una
coppia di fatto, <i>dioscuri</i> in rapida ascesa che s’infiltrano in
tutti i ceti sociali dissodando il terreno a beneficio di forze autoritarie,
nazionaliste, antioccidentali e (magari) guerrafondaie.</span><br />
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questa narrazione
prende spunto da episodi gravi</span><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn1" name="_ftnref1" style="text-indent: 26.95pt;" title=""><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference">[1]</span></span></span></span></a><span style="text-indent: 26.95pt;"><span class="yiv0512516145ydp2afd88a6msofootnotereference"> </span>e meno gravi, che
vengono “cuciti insieme” dai media in modo da alimentare un allarme che, entro
certi limiti, appare giustificato. Che nel nostro Paese operino movimenti che
s’ispirano scopertamente al fascismo (Casa Pound, Forza Nuova) è un dato di
fatto, ma che questi partiti abbiano un seguito considerevole è contraddetto
dall'evidenza degli esiti elettorali: anche sommando i loro voti a quelli di
Fratelli d’Italia restiamo ben lontani dai “fasti” del MSI, che negli anni
’70-’80 veleggiava intorno al 7/8%. Chi fa professione d’antifascismo
contesterebbe la nostra lettura “minimalista”: anche la Lega, persino il M5S
sono sospettabili di fascismo!</span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Perché? Perché Salvini e i suoi sono (fino a prova incontestabile: <i>sarebbero</i>)
razzisti, e dove allignano sentimenti razzisti si annida di necessità il
fascismo.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="mso-bookmark: _ftnref1;">Chiedersi se il fascismo italiano<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftnref2"></a></span><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn2" name="_ftnref2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span style="mso-bookmark: _ftnref2;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[2]</span><!--[endif]--></span></span></span></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref2;"></span><span style="mso-bookmark: _ftnref1;"> sia stato o meno
razzista equivale a formulare una domanda retorica: <i>altroché se lo era </i>–
domandare conferma a etiopi, libici, sloveni, persino ai russi invasi. Il
fascismo però non si risolve nel razzismo, per un motivo banale: <i>a
essere razzista, all'epoca, era il mondo intero</i>, “democrazie” comprese. I
triestini, poi, non possono ignorare che il disprezzo venato d’odio nei
confronti degli slavi non è fenomeno d’importazione né risale al ventennio: le
frasi feroci di un Felice Venezian (ebreo e liberalnazionale) o di un Timeus
precedono di molto la nascita dei Fasci, nel marzo del ’19.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E allora? Allora è d’uopo interrogarsi sulla natura del
razzismo, definirlo, per approfondire – in un secondo momento – il suo legame
con l’attualità.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bookmark: _ftnref1;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Fascismo e nazionalsocialismo sono imbevuti di razzismo, ma
non l’hanno inventato loro: siamo di fronte a un’ideologia tardo-moderna che
postula un riparto dell’umanità in “razze” classificate in base ad una precisa
gerarchia, al cui vertice sta quella nordeuropea. Questa suddivisione fra
“superiori” e “inferiori” – avallata dalla scienza del tempo – giustifica la
pretesa dei primi di disporre a piacimento dei secondi.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span style="mso-bookmark: _ftnref1;">Partiamo da una constatazione: il razzismo non è affatto una
costante della storia sociale dell’umanità. Gli antichi, ad esempio, ne erano
immuni: i greci si reputavano migliori dei persiani, ma per ragioni
politico-culturali, e comunque li tenevano in gran conto, mentre i romani
festeggiarono il millenario dell’Urbe regnante l’arabo Filippo e videro salire
al trono imperatori di origine africana, trace, gallica, illirica ecc. Si potrà
obiettare che l’élite patrizia non assistette di buon occhio all'ingesso in
Senato, voluto da Cesare, di alcuni maggiorenti di stirpe celtica, ma
attenzione: lo stesso disdegno era riservato a neofiti di umili origini, quali
ad esempio centurioni, soldati ecc. L’aristocrazia romana era <i>classista</i>,
non razzista: prova ne siano i rapporti di stretta amicizia intrattenuti da
molti suoi membri con nobili stranieri, mentre per il povero si avverte sprezzo
e indifferenza. Il medioevo fu un’età buia, ma non infettata dalla patologia di
cui trattiamo: i suoi primi sintomi si manifestano, a ben vedere, in
concomitanza con le scoperte geografiche. La conquista delle Americhe pone
l’europeo di fronte al “radicalmente altro”, all'<i>alieno</i>: la differenza
di religione, cultura e tecnologia non basta a spiegare una politica genocida
mai sperimentata prima da altri avversari</span><a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftnref3"></a><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"></span><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn3" name="_ftnref3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[3]</span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="mso-bookmark: _ftnref3;"></span>(ad es. i mussulmani). Alcune voci critiche dell’epoca
registrano un compiacimento sadico da parte degli invasori nell'uccidere,
umiliare, torturare: questa <i>prassi</i> oggettivamente razzista non
ha però una giustificazione teorica, se si escludono certi balbettii sugli
indigeni sprovvisti di anima.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Un sacerdote
triestino, di recente, ha ricondotto la genesi del fenomeno alla stagione
illuminista: in effetti, i semi gettati dalla filosofia settecentesca sono
innumerevoli e contraddittori, ma la mala pianta mette radici verso metà
ottocento. Gobineau, Chamberlain e altri scrittori – tutti europei occidentali
– sviluppano teorie coerenti e rivendicano per esse un <i>fondamento
scientifico</i>. Queste tesi incontrano immediatamente vasta popolarità, e non
per caso: spuntano per così dire “al momento giusto”. Nessun suggeritore,
nessuna regia occulta: semplicemente rispondono alla perfezione alle esigenze
dei ceti dominanti in un’età caratterizzata da espansione coloniale (il c.d.
fardello dell’uomo bianco, pesante da portare ma… per gli altri!) e accese
rivalità fra potenze vecchie e nuove. La falsa coscienza di appartenere a una
“razza superiore”, diffusa ad arte fra gli appartenenti ai ceti bassi, compensa
l’umiliazione quotidiana in patria e produce a ciclo continuo soldati senza
scrupoli, disposti sul continente e altrove a macchiarsi delle peggiori nefandezze<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn4" name="_ftnref4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[4]</span><!--[endif]--></span></span></a>. Chiunque abbia letto “<i>Il
supplizio del legno di sandalo</i>” di Mo Yan resta scioccato di fronte alle
gratuite, odiose brutalità commesse dai tedeschi dell’800 in un Paese di
antichissima civiltà qual è la Cina: interiorizzare il razzismo “scientifico”
conduce a considerare l’altro (sia esso un singolo o un popolo intero) una <i>cosa</i>
priva di valore, di dignità e di diritti.<span style="text-shadow: auto;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="yiv0512516145ydp2afd88a6msonormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Tanto per essere
chiari: <u><b>il razzismo storico è sovrastruttura necessaria di un sistema che
pratica l’imperialismo di rapina ed è al suo interno multipolare e in continuo
fermento</b></u>, vista la lotta serrata fra un pugno di nazioni (bianche e
industrializzate) per la supremazia economico-militare globale. Preciso che
esso non è appannaggio dei ceti umili, dal momento che la dignità (pseudo)scientifica
cui è assurto seduce pure le élite, già educate a uno spietato <i>classismo</i>.
Di quest’ultimo – “eterno”, e perciò destinato a sopravvivergli – il fenomeno
razzista è un clone: vale comunque la pena lumeggiarne i connotati. Per prima
cosa vanta una “base scientifica”, che lo rende socialmente rispettabile e fa
sì che assurga a ideologia interclassista; in secondo luogo è uno strumento di
aggressione/sopraffazione ai danni di genti dipinte come arretrate e perciò
senza diritti; ancora, costituisce una sorta di premio di consolazione per
plebi e proletariati europei, “riscattati” dalla loro appartenenza a quella che
appare come <i>la meglio umanità</i>. La caratteristica più importante la
cito per ultima: si confà perfettamente ai bisogni del sistema liberalcapitalista
in una precisa fase storica di sviluppo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’impiego propagandistico
da parte dei ceti egemoni dei concetti – <u>di per sé neutri</u> – di “razza” e
“nazione” a fini di espansione territoriale e predominio econmico è denunciato
a più riprese dal nascente movimento operaio, che ha in Marx ed Engels i suoi
ispiratori. <i>La guerra civile in Francia</i><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn5" name="_ftnref5" style="mso-footnote-id: ftn5;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[5]</span><!--[endif]--></span></span></a>
reca testimonianza degli ammirevoli (ma vani) sforzi fatti dai lavoratori
francesi e tedeschi per evitare il conflitto, ma anche dell’eccelsa abilità
manipolativa esibita dalle classi dominanti dei due paesi. Nei suoi “indirizzi”
Karl Marx sottolinea a più riprese il livello di consapevolezza raggiunto dalla
classe operaia, ma sono le pessimistiche profezie di Engels ad attrarre
l’attenzione: “<i>E non si è verificata alla lettera la predizione </i>[di
Marx]<i> che dopo l'annessione dell'Alsazia-Lorena (…) la Germania (…) avrebbe
dovuto, dopo una breve tregua, armarsi per una nuova guerra e precisamente per
"una guerra contro le <span class="highlightselected">razze</span> alleate
degli slavi e dei latini"? (…)E non pende forse quotidianamente sul nostro
capo la spada di Damocle di una guerra, nel primo giorno della quale tutte le
alleanze ufficiali fra i principi andranno disperse come polvere; di una guerra
di cui nulla è certo eccetto l'assoluta incertezza del suo esito; di una guerra
di razze, che sottoporrà la Europa intera alla devastazione da parte di
quindici o venti milioni di uomini armati, e che se già non imperversa è solo
perché persino il più forte dei grandi Stati militari è preoccupato per la totale
impossibilità di calcolare il risultato finale</i>?<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn6" name="_ftnref6" style="mso-footnote-id: ftn6;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[6]</span><!--[endif]--></span></span></a>”<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’analisi è talmente
corretta da rasentare la preveggenza, e spiega la radicale avversione
manifestata dal movimento socialista - sin dai suoi esordi - nei confronti del
razzismo e del nazionalismo, cui esso contrappone un internazionalismo
proletario che, senza disconoscere le peculiarità etniche e culturali di
ciascun popolo, promuove l’affermarsi dell’uguaglianza fra tutti gli esseri
umani. Non è un caso, allora, che le uniche (e vibranti) voci di condanna del
razzismo si odano “a sinistra” e che Lenin – nell'edificare l’Unione Sovietica
– si opponga a qualsiasi velleità di supremazia dei “grandi russi” sulle altre
popolazioni dell’URSS.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il tramonto dell’ideologia
razzista, tuttavia, non è causato da fattori esogeni, bensì <i>endogeni</i>. Il
crollo del Reich decennale seppellisce anche il suo credo, e le atrocità
commesse dai nazisti forniscono un alibi per la repentina inversione di rotta:
abomini passati e ricerche dagli esiti fallimentari/grotteschi<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn7" name="_ftnref7" style="mso-footnote-id: ftn7;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[7]</span><!--[endif]--></span></span></a>
convincono gli scienziati che la strada intrapresa un secolo prima è senza sbocco
- e va pertanto abbandonata. <i>La specie umana è una sola</i> (lo si sapeva
pure prima…): nel periodo postbellico assistiamo a uno schifato ripudio delle
dottrine razziste<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn8" name="_ftnref8" style="mso-footnote-id: ftn8;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[8]</span><!--[endif]--></span></span></a>, che
conservano un certo vigore soltanto in aree periferiche (ad es. il Sud degli
Stati Uniti, il Sudafrica ecc.) o in contesti marginali. Ciò che prima era la
norma diventa intollerabile eccezione: piacerebbe pensare che ciò sia dovuto a
un rinsavimento collettivo, ma la realtà è purtroppo diversa.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il dopoguerra ci consegna
un mondo bipolare, e un blocco occidentale che oltre ad essere predominante è <i>coeso</i>
– per il semplice fatto che esso risulta egemonizzato dagli Stati Uniti
d’America, cioè dalla sua aristocrazia economico-finanziaria. Non è più tempo
(all’interno del c.d. mondo libero) di conflitti fra Stati e imperialismi
contrapposti: <b><u>se lo scopo è la globalizzazione dei mercati e la sostituzione
del cittadino con il consumatore indifferenziato allora il razzismo diviene un
ostacolo</u> </b>– e una sovrastruttura di cui sbarazzarsi – <b><u>perché le idee</u>
(malsane) <u>che ne stanno alla base mal si conciliano con il disegno di
omogeneizzazione progressiva dell’umanità</u></b>… un obiettivo che con la caduta
del muro apparirà finalmente alla portata dell’èlite. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><i><span style="text-shadow: auto;">Il Capitale si rivela
più antirazzista di Marx ed Engels… ma solo perché il vecchio arnese ne
intralcia lo sviluppo</span></i><span style="text-shadow: auto;">!<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Allora la domanda da porsi
è questa: è possibile una recrudescenza oggidì dell’epidemia razzista? Se è
vero che 1) quest’ideologia non gode più di alcun credito scientifico, 2) è
socialmente inaccettabile, 3) non serve più a mobilitare e irreggimentare le
masse per finalità di sopraffazione, 4) contrasta con le esigenze dell’economia
<i>dovremmo rispondere di no</i>.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="text-shadow: auto;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Eppure ci assicurano che le
cose stanno all'opposto… che il razzismo si sta risvegliando. Sottolineo a
scanso di equivoci: la vulgata non sostiene che esistono piccoli nuclei
razzisti in seno ai popoli (cosa verissima), ma che popoli interi sono oramai
proclivi al razzismo. Oltre a dircelo lo provano anche? Vediamo: due anni fa provai
ad esaminare il caso Brexit, cioè – ad essere preciso – la reazione
dell'establishment politico-culturale dell’Occidente alla vittoria del <i>Leave</i>.
Fu una reazione scomposta: giornalisti e intellettuali noti per il loro <i>aplomb</i>
rovesciarono sui <i>leavers</i> fiumi di fango<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn9" name="_ftnref9" style="mso-footnote-id: ftn9;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[9]</span><!--[endif]--></span></span></a>.
Vecchi, ignoranti, ingrati… pure “razzisti”, perché la vecchietta inglese il
cui figlio non trova lavoro avrebbe votato contro la UE in odio agli immigrati.
Dalla Gran Bretagna il contagio si sarebbe diffuso ovunque, anche in Italia:
non sarebbero forse manifestazioni di razzismo l’avversione nei confronti dei
rom e il sospetto covato verso i migranti di pelle scura che giungono da
oltremare?<o:p></o:p></span></span></div>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">La faccio breve e rispondo: <i>no</i>. Non lo sono
perché quello descritto è un atteggiamento non offensivo ma <i>difensivo</i>,
che nulla ha a che vedere con una pretesa di superiorità (razziale o d’altro
genere)<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn10" name="_ftnref10" style="mso-footnote-id: ftn10;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[10]</span><!--[endif]--></span></span></a>.
La citata vecchina inglese non vede nel nero un inferiore, ma colui che “ruba”
il lavoro al figlio, dopo essersi sistemato in casa d’altri<a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn11" name="_ftnref11" style="mso-footnote-id: ftn11;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference">[11]</span><!--[endif]--></span></span></a>.
Analisi semplicistica la sua? Assolutamente sì, addirittura primitiva… ma le
masse non sono composte da filosofi, e comunque – come ripetono i polacchi - <span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><i><a href="https://pl.wiktionary.org/wiki/g%C5%82odny#pl" title="głodny">głodnemu</a> <a href="https://pl.wiktionary.org/wiki/chleb#pl" title="chleb">chleb</a> <a href="https://pl.wiktionary.org/wiki/na#pl" title="na">na</a> <a href="https://pl.wiktionary.org/wiki/my%C5%9Bl#pl" title="myśl">myśli</a></i></span><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftn12" name="_ftnref12" style="mso-footnote-id: ftn12;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><i><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-bidi-font-weight: normal;">[12]</span></span><!--[endif]--></span></i></span></a><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><i>.</i><o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Piuttosto, come
sottolineavo all’epoca, dovrebbe spaventarci il livore mostrato verso i
poveracci dagli <i>opinion makers</i>: potrei definirlo razzismo di classe, mancasse
una parola più adatta – che invece c’è, ed è <i>classismo</i>.<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;"><br /></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Tralasciando il
razzismo contro le presunte masse razziste, resta sullo sfondo una questione:
può rinascere questa dottrina – novella araba fenice - dalle sue ceneri? Non mi
sento di escluderlo del tutto: un neo-isolazionismo americano (che l'élite USA
però non tollera: pensiamo alla quotidiana guerra dei media a Trump) scompaginerebbe
le carte sul tavolo e – anche senza ipotizzare un tanto – i finanzieri
occidentali potrebbero avere interesse sostenere qua e là, per motivi tattici,
singoli regimi di ispirazione nazionalista.<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Anche un nuovo
fascismo è dunque astrattamente configurabile – ma sempre col beneplacito del Capitale,
s’intende.<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;">Quello che mi
sento di affermare è che scendere in piazza contro due “ipotesi di lavoro” non
denota da parte di chi lo fa una particolare saggezza, specie ove si consideri
che il nostro mondo geme sotto il tallone di un totalitarismo “ammodo” ma
spietato (il capitalismo nella versione 2.0) e che l’odio di classe ostentato
dai dominanti nei nostri confronti nulla ha da invidiare al più becero razzismo
ottocentesco.<o:p></o:p></span></span></h2>
<h2 style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify; text-indent: 27.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large; font-weight: normal;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header">I Nemici ci sono,
e sono in campo da un pezzo: basterebbe saperli individuare.</span><o:p></o:p></span></h2>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12pt;"><b>NOTE:</b></span></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></span></span></div>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span class="mw-headlinelang-plfldt-header"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12.0pt; font-weight: normal; text-shadow: auto;"><br /></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 26.95pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref1" name="_ftn1" style="text-indent: 26.95pt;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span></span></a><span style="text-indent: 26.95pt;"> Comunque non paragonabili a quelli che,
quasi regolarmente, accadevano 40 anni fa: allora gli estremisti non si
facevano scrupoli a scendere in strada armati e a sparare.</span></span></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref2" name="_ftn2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[2]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Oltre che razzista, il fascismo
mussoliniano fu tante altre cose, quasi tutte negative: alcune lodevoli
realizzazioni (dalle bonifiche alla previdenza sociale) non controbilanciano i
crimini commessi. Rifiuto però la definizione di “male assoluto”: anzitutto
perché non risponde al vero, in secondo luogo perché quest’enfatica e vacua
etichetta pare coniata da un “marchettaro” neoliberista.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn3" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref3" name="_ftn3" style="mso-footnote-id: ftn3;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[3]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> L’unico parallelismo che mi viene in mento
è la cruenta, bestiale repressione dei contadini tedeschi dopo la <i>Bauernkrieg</i> d’inizio
‘500 (rimando alla lettura del mio testo <i>L’ultima Carta contro la
barbarie</i>, 2016).<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn4" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref4" name="_ftn4" style="mso-footnote-id: ftn4;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[4]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> All’occorrenza rispunta però uno schietto <i>classismo</i>:
alludo alle decimazioni indiscriminate della Grande Guerra, al diverso
trattamento di ufficiali e soldati prigionieri ecc.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn5" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref5" name="_ftn5" style="mso-footnote-id: ftn5;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[5]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="text-shadow: auto;"> Opera che raccoglie vari
indirizzi e scritti di K. Marx, introdotti da una prefazione di F. Engels del
1891.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn6" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref6" name="_ftn6" style="mso-footnote-id: ftn6;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[6]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> K. MARX, <i>La guerra civile in Francia</i>,
ed. Lotta Comunista, pag. 12.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn7" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref7" name="_ftn7" style="mso-footnote-id: ftn7;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[7]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Si pensi a quelle effettuate dalla
spedizione Schäfer-Beger in Tibet, nell’immediato anteguerra.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn8" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref8" name="_ftn8" style="mso-footnote-id: ftn8;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="text-shadow: auto;"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[8]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="text-shadow: auto;"> La <i>damnatio memoriae</i>
colpisce non solamente le idee, ma anche le <i>parole</i>: sui motivi della
messa al bando del termine “razza”, che ha valenza descrittiva, ho scritto in
passato e perciò non mi dilungo.<o:p></o:p></span></span></div>
</div>
<div id="ftn9" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref9" name="_ftn9" style="mso-footnote-id: ftn9;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[9]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Rimando al già citato <i>L’ultima Carta
contro la barbarie</i>.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn10" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref10" name="_ftn10" style="mso-footnote-id: ftn10;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[10]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> Per tornare “a bomba” ai famigerati gialloverdi:
specula Salvini su questi confusi sentimenti? <i>Assolutamente sì!</i> Cerca lo
stesso ministro-capopopolo di inculcare nei cittadini la convinzione di
un’italica superiorità spendibile in campagne d’oltremare? Non mi risulta
proprio…<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn11" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref11" name="_ftn11" style="mso-footnote-id: ftn11;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[11]</span></span><!--[endif]--></span></span></a> In sintesi, come ho detto più volte:
quello che viene spacciato per razzismo è xenofobia, letteralmente “paura dello
straniero”.<o:p></o:p></span></div>
</div>
<div id="ftn12" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="color: black;"><a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/razzismo%20oggi%20(1).doc#_ftnref12" name="_ftn12" style="mso-footnote-id: ftn12;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><!--[if !supportFootnotes]--><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-size: 10pt;">[12]</span></span><!--[endif]--></span></span></span></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> Lett.: chi ha fame pensa al pane (cioè:
chi ha una preoccupazione in testa non ha tempo per altre questioni).</span></span><span style="color: navy;"><o:p></o:p></span></span></div>
</div>
</div>
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-75559995978014878922018-08-26T08:39:00.000+02:002018-08-26T08:39:28.674+02:00COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DEGLI UOMINI BETA<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-XJZQhoJEUeU/W4JK3cceE5I/AAAAAAAAMCw/YKyo98AjzAADfvIvfCdDuFhZ4rGHtSV8QCLcBGAs/s1600/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="480" height="300" src="https://2.bp.blogspot.com/-XJZQhoJEUeU/W4JK3cceE5I/AAAAAAAAMCw/YKyo98AjzAADfvIvfCdDuFhZ4rGHtSV8QCLcBGAs/s400/unnamed.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DEGLI UOMINI BETA</b></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Dopo circa un mese di oscuramento la pagina Faceb</span><span class="text_exposed_show" style="display: inline; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">ook del Movimento degli Uomini Beta è stata completamente rimossa dagli amministratori di FB. </span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Si tratta di un fatto gravissimo, una palese violazione della libertà di espressione e di opinione sancita dalla Costituzione Italiana a cui si ispira anche la nostra Carta dei Principi che tutti possono leggere sulla homepage del nostro sito. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Riflettano tutti i vari pifferai e cantori ditirambici, ai vari livelli, del diritto liberale. Non appena avverte degli scricchiolii il sistema si difende e lo fa calpestando proprio quel diritto e quei principi di cui si fa formalmente e ipocritamente paladino. E’ sempre accaduto nella storia e sempre accadrà. Per quanti sforzi possano produrre i cantori di cui sopra, il diritto liberale è concepito per essere sistematicamente calpestato non dai suoi critici ma dai suoi stessi celebratori. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Riflettano tutti coloro che hanno visto nel M5S un movimento che si batte per la legalità, per il rispetto della Costituzione, per la libertà di tutti/e e per dare ai “cittadini” la possibilità di incidere nella vita pubblica. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Riflettano i cosiddetti “intellettuali”, soprattutto quelli che si fingono critici ma in realtà sono allineati e coperti al sistema che li premia lautamente per la loro finta criticità. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Ma riflettano anche tutti quegli uomini e quelle donne di “sinistra”, tutti quei comunisti e quelle comuniste (come noi), quei socialisti e quelle socialiste (sempre come noi), quegli “antagonisti” e “antagoniste” che hanno fino ad ora (come chiunque altro…) fatto orecchie da mercante nei confronti delle nostre tesi, quando non ci hanno (il più delle volte) vilipesi, insultati, attaccati, emarginati, censurati, dipinti con i colori più cupi e inquietanti. Eppure le loro pagine sono sempre lì mentre la nostra è stata cancellata.<br />Qualcosa vorrà pur dire. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Vuol dire che le tesi del Movimento degli Uomini Beta non sono tollerate, e non lo sono perché evidentemente danno troppo fastidio al manovratore. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Viviamo in un contesto dove paradossalmente si può parlare tranquillamente di lotta di classe, di sovranismo, di populismo, dove si può criticare duramente l’imperialismo, gli USA, il capitalismo, il neoliberismo, chiedere a gran voce l’uscita dalla NATO, dalla UE, attaccare, anche con toni violenti, i governi, le istituzioni, il Parlamento, la Presidenza della Repubblica, la Chiesa, oppure inneggiare al razzismo o straparlare di chiunque. Di chiunque. Ad eccezione del femminismo, ormai da tempo mattone fondamentale dell’ideologia cosiddetta politicamente corretta, a sua volta l’ideologia di riferimento dell’attuale sistema capitalista attualmente dominante.</span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Ma ciò che è considerato ancora più intollerabile è il fatto che questa critica non provenga da uomini di destra, conservatori, tradizionalisti, “benpensanti”, reazionari, ma da uomini dichiaratamente di SINISTRA (con la maiuscola e senza virgolette), che provengono dalla storia e dalla tradizione dei movimenti comunisti e socialisti. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">E’ questo che rende Uomini Beta una eresia insopportabile, inaccettabile, ed è per questo che viene colpita così duramente. FB è zeppo di pagine e gruppi che inneggiano al fascismo, al razzismo, così come, sul versante opposto, è zeppo anche di pagine e gruppi dichiaratamente comunisti (senza metterli sullo stesso piano, ovviamente) ma evidentemente giudicati innocui. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">E’ evidente che Uomini Beta non viene giudicato innocuo. Al contrario, è considerato estremamente pericoloso. E in fondo ne hanno ben donde, perché è vero; Uomini Beta è effettivamente un movimento pericoloso, sovversivo. Non perché inneggia alla violenza o al rovesciamento violento dell’attuale ordine sociale (alla sua radicale trasformazione, ma non al rovesciamento violento), bensì perché osa mettere in discussione quella narrazione ideologica che da tempo, nel mondo capitalista occidentale, è stata elevata al rango di Verità Assoluta, Incontestabile, Incriticabile. </span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;">Quanto accaduto non ci sorprende e ci conferma che abbiamo lavorato e che stiamo lavorando bene.<br />Invitiamo tutti/e a seguirci direttamente sul nostro sito. La lotta, ovviamente, continua. Più di prima, più dura di prima.</span></span></div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><span class="text_exposed_show" style="display: inline;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Il Movimento degli Uomini Beta.</b></span></div>
<br />
<div class="text_exposed_show" style="background-color: white; display: inline;">
<div style="margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">p.s. Invitiamo tutti/e a diffondere questo comunicato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 1em; margin-top: 1em;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-10559612248621967062018-08-22T20:02:00.000+02:002018-08-22T20:03:59.332+02:00SULLE REGOLE DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI di Norberto Fragiacomo<br />
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-AzmnaAblnZM/W32kDlouP2I/AAAAAAAAMCE/Ysfgae-OKa43f-Iy8-YdjlIAdyevNwTNQCLcBGAs/s1600/BUNISSIMA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="730" height="223" src="https://2.bp.blogspot.com/-AzmnaAblnZM/W32kDlouP2I/AAAAAAAAMCE/Ysfgae-OKa43f-Iy8-YdjlIAdyevNwTNQCLcBGAs/s400/BUNISSIMA.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>SULLE REGOLE DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b> di Norberto Fragiacomo *</b></span></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;">Le regole sulle concessioni sono oscure, </span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;">ma i principi dell'ordinamento sono chiari. </span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;">Altro che indennizzo!</span></b></div>
<br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Concessioni autostradali: ridda di voci discordanti e contraddittorie, anche in seno al governo – semplicemente perché contraddittoria e raffazzonata risulta la disciplina applicabile. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Tocca andare a tentoni. Si tratta, anzitutto, di concessione di beni oppure di servizi? La questione non è di lana caprina, perché nel secondo caso trova applicazione la disciplina del Codice degli appalti (D. Lgs. 50/2016), nel primo invece no.
Ora, le autostrade sono beni demaniali: un tanto fa propendere per la prima soluzione – dubitativamente, perché corriamo in una zona non meno grigia dell’asfalto stradale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ci trovassimo di fronte a una concessione di servizi la soluzione parrebbe chiara: il concedente – già in base alla disciplina previgente – dispone di strumenti di autotutela tanto esterni/pubblicistici (annullamento e revoca: giurisdizione al Giudice Amministrativo) quanto interni/privatistici (recesso e risoluzione per inadempimento: decide il Giudice Ordinario). I primi vengono attivati se i vizi – di legittimità o di merito – attengono alla gara a monte, i secondi si ricollegano a particolari situazioni a valle, coincidenti in genere con gravi inadempimenti contrattuali. </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ove vi fosse la ragionevole certezza di una negligenza del concessionario, quindi, nulla quaestio: il contratto (perché la c.d. concessione di servizi è un contratto assimilabile all'appalto pubblico, a sua volta una variante di quello civilistico) andrebbe risolto per inadempimento. Nessun indennizzo a favore del privato, anzi: risarcimento da corrispondersi al concedente (lo Stato)! </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La concessione di beni è cosa un po’ diversa, perché la legislazione UE mai si è preoccupata di trasferirla dall'alveo pubblicistico tradizionale a quello privatistico. Secondo la dottrina tradizionale, la concessione-contratto ha una duplice anima: c’è quella autoritativo-pubblicistica, che si esprime nel provvedimento di concessione, e quella negoziale estrinsecantesi nel contratto accessivo ad oggetto pubblico. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Visto che – un po’ come in Aristotele – un’anima (quella autoritativa) è "gerarchicamente" superiore all'altra, sono le vicende della concessione a influenzare il destino del contratto, non viceversa. Ora, la concessione può essere revocata oppure decadere: la prima ipotesi si concretizza ove il concedente rivaluti le circostanze iniziali o prenda atto di fatti nuovi – e allora scatta l’obbligo di indennizzare il privato incolpevole –, la seconda, invece, ogniqualvolta il concessionario venga meno ai suoi obblighi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non vogliamo chiamarla risoluzione? Chiamiamola anche Asdrubale o <i>verùl</i>, ma resta nella sostanza una risoluzione per inadempimento, sorella gemella di quella regolamentata dal Codice civile. L’inadempienza esclude in radice qualsiasi indennizzo, ma non certo l’obbligo risarcitorio del concessionario nei confronti dei danneggiati, siano essi soggetti pubblici o privati. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Poi, per carità, il concessionario può impugnare qualsiasi decisione, ma un tanto non dovrebbe sbalordirci: questo diritto/facoltà è sancito dall'art. 24 della Costituzione, che non è proprio una normetta nascosta fra le righe dell’ultimo regolamento ministeriale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A questa ricostruzione qualcuno potrebbe obiettare che la disciplina in materia di concessioni di beni pubblici è “frastagliata”, nel senso che la regolamentazione delle varie ipotesi è in qualche caso affidata a normative speciali. Questo può essere anche vero, ma un tanto non implica che questa o quella fattispecie si sottragga ai principi citati: può mutare il lessico, ma non la sostanza – per il semplice fatto che beni ed interesse sottostante alla concessione permangono pubblici, vale a dire “di tutti”. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Poniamo allora un’ipotesi limite (che ci auguriamo di cuore resti tale…): che ne sarebbe di un contratto accessivo che, in barba alle regole suesposte, regalasse al concessionario privato un <i>commodus discessus</i> in caso di colpevole inadempimento, riconoscendogli in sovrappiù un indennizzo? </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una prima risposta – forse incompleta, ma inequivocabile – ci viene dall'articolo 1229 del Codice civile, che dichiara radicalmente nulle le clausole di esonero di responsabilità del debitore per dolo o colpa grave, cioè non lieve. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Anche se questa disposizione (e il successivo comma secondo, che espressamente estende la nullità alle clausole di “esonero o di limitazione di responsabilità per i casi in cui il fatto del debitore o dei suoi ausiliari costituisca violazione di obblighi derivanti da norme di ordine pubblico”!) non ci fosse, tuttavia, le conclusioni cui pervenire sarebbero le medesime, dal momento che l’intero contratto o specifiche sue parti incorrono in un’insanabile nullità ove contraddicano a norme imperative. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Stessa identica sanzione se il negozio manca, in astratto o in concreto, di una ragione economico-sociale (la c.d. causa) oppure quest’ultima sia illecita, ad esempio perché contraria al c.d. ordine pubblico, concetto meno inafferrabile di quanto sembri perché ricollegabile a quelli che sono i fondamenti del vivere sociale. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Se poi a essere sacrificato all'interesse del privato fosse quello preminente della collettività e dietro tutto questo si rinvenisse una scelta consapevole… beh, vi sarebbero i chiari presupposti per l’avvio di cause non solamente civilistiche. Non parlo tanto dei profili penali (pur evidenti, almeno in via di ipotesi) quanto di quelli amministrativo-contabili: chi per la parte pubblica avesse sottoscritto o autorizzato la stipula di un contratto-capestro produttivo di un danno per l’erario andrebbe incontro a una responsabilità grande come… la reggia di Versailles, che non risparmierebbe alcun attore coinvolto, sia egli un politico ovvero un burocrate. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Intendiamoci: non sto dicendo che qualcuno nella vicenda autostrade abbia “fatto il furbo” (se si può adoperare un simile aggettivo…), anche perché non sono un magistrato e non dispongo della documentazione del caso; rilevo solamente che questo sproloquiare d’indennizzi sembra avvalorare il motto di un vecchio inserto satirico de <b>Il Piccolo </b>di Trieste:<i> “mi digo che i scrivi ‘ste robe solo per insempiar la gente.”</i></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><i><br /></i></span>
<br />
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b>* L'autore è Segretario comunale, giurista esperto di Diritto Amministrativo</b></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-72985803385917155942018-08-19T07:37:00.000+02:002018-08-19T07:37:04.777+02:00LA PRIVATIZZAZIONE DI AUTOSTRADE: VE LI RICORDATE I GOVERNI DI CENTROSINISTRA? di Maurizio Zaffarano<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Kjm03v4O-7o/W3kBkkVYWHI/AAAAAAAAMBU/WNezDj3nVKke72ZyppoNn8J2Lajb1VgjACLcBGAs/s1600/L%2527Italia%2Bvenduta%2Ba%2Bpezzi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="313" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-Kjm03v4O-7o/W3kBkkVYWHI/AAAAAAAAMBU/WNezDj3nVKke72ZyppoNn8J2Lajb1VgjACLcBGAs/s400/L%2527Italia%2Bvenduta%2Ba%2Bpezzi.jpg" width="312" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>LA PRIVATIZZAZIONE DI AUTOSTRADE:</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>VE LI RICORDATE I GOVERNI DI CENTROSINISTRA?</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di Maurizio Zaffarano</b></span></div>
<br />
<br />
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In
Italia dagli anni novanta in poi sono state attuate politiche che -
attraverso le privatizzazioni, la cancellazione del ruolo attivo
dello Stato nell'economia, l’attribuzione alla speculazione
finanziaria del compito di fornire allo Stato le risorse monetarie
necessarie per svolgere le sue funzioni, il “dimagrimento” dello
Stato a vantaggio del privato (in base alla menzogna che il privato
fosse più efficiente e conveniente per i cittadini a confronto del
pubblico), la precarizzazione del lavoro, la progressiva demolizione
dei servizi sociali pubblici essenziali (sanità, scuola, pensioni,
trasporti, edilizia pubblica), l’ingresso nella gabbia dell’euro
e delle regole europee della finanza e della concorrenza senza
adeguate contropartite e senza reti di protezione - hanno realizzato
il passaggio dall'economia sociale di mercato, prevista dalla
Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza antifascista e frutto
del compromesso tra comunisti e democristiani, al liberismo selvaggio
(senza peraltro intaccare minimamente le incrostazioni della
corruzione, delle mafie, del familismo che ammorbano la società e
l’economia italiana).</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">I
risultati di queste politiche, nelle condizioni di questo disgraziato
Paese, sono ora sotto gli occhi di tutti.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ma
se si dimentica che queste politiche sono state in larga parte
guidate e realizzate dai governi di centrosinistra (a cui
partecipavano anche Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani), con
il silenzio/assenso dei Sindacati complici (ivi compresa la CGIL),
non si può capire perché oggi la Sinistra è morta in Italia.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per
la Sinistra – responsabile o corresponsabile della distruzione
delle condizioni di vita dei ceti popolari - pensare adesso di
riguadagnare la fiducia, il consenso, la partecipazione politica
attiva dei ceti popolari ad una prospettiva di trasformazione
socialista della società italiana attraverso l’allarmata denuncia
del razzismo e dell’imminente arrivo del fascismo o irridendo o
stigmatizzando questa o quella dichiarazione, questo o quello
strafalcione linguistico, questa o quella proposta di esponenti della
maggioranza gialloverde (a cui viene così lasciato di fatto il
monopolio dell’agenda politica) è totalmente sbagliato perché
inefficace e velleitario. Inefficace e velleitario perché inidoneo a
spezzare e ribaltare il senso comune dominante fondato
sull’individualismo e il consumismo e sull’idea che il mondo
capitalistico del profitto e della rincorsa al successo individuale è
l’unico mondo possibile. Inefficace e velleitario perché inadatto
ad intercettare la rabbia e la paura dei ceti popolari riguardo il
futuro, l’impoverimento, la difficoltà a soddisfare i propri
bisogni fondamentali.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Altrettanto
illusoria e velleitaria è l’idea che possa esistere nel contesto
socio-economico-culturale in cui viviamo in Italia una svolta fondata
esclusivamente su elementi politico-programmatici in grado di
restituire di per sé alla Sinistra una dimensione di massa. Penso al
sovranismo, al cosiddetto populismo di Sinistra, alla richiesta di
un’uscita dall’euro “da sinistra”. Lo spazio populista e di
contrasto delle élites (sia esso autentico o simulato) è oggi
saldamente in mano a Lega e 5 Stelle e non si vede all’orizzonte la
possibilità di scalzarli da Sinistra finché impererà il pensiero
unico capitalista. E penso anche al partito assembleare che “nasce
dal basso e sul territorio”, senza organizzazione e senza leader
con un briciolo di carisma, il “format” ormai consolidato con cui
i partitini di Sinistra provano ad ogni tornata elettorale a
riproporre un nome e un simbolo (sempre nuovi e dunque sempre
sconosciuti) per tentare di raccattare qualche seggio e qualche
briciolo di finanziamento. O ancora a chi richiede di riprendere la
lotta di classe quando non esiste più coscienza di classe. Per tutti
costoro poi vale l’impossibilità di rivolgersi in modo massiccio
alla generalità dei cittadini usando quegli stessi mezzi di
formazione dell’opinione pubblica (tv, giornali, cinema, musica, la
produzione culturale in generale, ecc.) da cui si è sistematicamente
esclusi.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Analogo
ragionamento può essere fatto sulla questione migranti. Un conto è
l’affermazione di principi etici che fanno parte del DNA della
Sinistra: la solidarietà, l’accoglienza, l’integrazione, il
dovere di salvare chi è in pericolo di vita, l’affermazione
del diritto alla libera circolazione degli esseri umani, il
riconoscimento che le migrazioni sono diretta conseguenza
dell’imperialismo economico e militare dell’Occidente
capitalistico e al di sopra di tutto questo la convinzione che tutti
gli esseri umani sono uguali nella dipendenza dal contesto sociale
per poter realizzare ciascuno il meglio di sé stessi (e francamente
lascia allibiti chi a Sinistra lancia l’allarme per un’asserita
“minaccia” del meticciato e sulla conseguente perdita delle
nostre tradizioni culturali come se tutta la storia dell’umanità
non fosse la storia della mescolanza di popoli e dell’evoluzione di
usi e culture dipendenti da tale mescolanza e come se, in
particolare, il nostro Paese non fosse il risultato del
“meticciamento” di tutti i popoli che nel corso dei secoli scorsi
lo hanno invaso e colonizzato (normanni, franchi, arabi, slavi,
germanici, ecc.)). Un altro conto è sul piano politico (che è
inesorabilmente ricerca del consenso e dei voti) auspicare una
immigrazione senza limiti o disconoscere i comportamenti socialmente
devianti di buona parte delle popolazioni romanì laddove la
stragrande maggioranza degli elettori la pensa in modo totalmente
differente, ignorando i problemi sociali, economici, culturali che
obiettivamente crea l’immigrazione (regolare e irregolare,
comunitaria ed extracomunitaria, di migranti economici e di
richiedenti asilo, di cristiani o musulmani o atei) e la fortissima
pressione che essa pone sul mercato del lavoro, su quello delle
abitazioni e sull’accesso ad un welfare ormai ridotto all’osso a
danno indiscutibilmente soprattutto dei ceti popolari e socialmente
più deboli.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per
quanto detto fare della questione migranti la “linea del Piave”
della Sinistra ed il suo principale o quasi esclusivo argomento di
polemica e propaganda politica è assolutamente autolesionistico ed
un autentico suicidio politico.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La
mia convinzione è che il bisogno e la speranza di realizzare una
società socialista per dare piena soddisfazione alla necessità
ineludibile ed inestinguibile di uguaglianza e giustizia sociale e di
liberazione dal bisogno non potrà mai morire ma nel contempo ritengo
incontestabile il fatto che per restituirgli il necessario peso
politico e la centralità nel dibattito pubblico – ora che siamo
all’anno zero della Sinistra – sia indispensabile un immane e
titanico lavoro – che richiederà anni ed anni – da svolgere sul
piano culturale, comunicativo, sociale, organizzativo, programmatico.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Lavoro
culturale e nella comunicazione – da condurre con genialità e
perseveranza stante l’esclusione dai mezzi di comunicazione di
massa – per dimostrare che senza l’abbattimento del capitalismo
non può esistere benessere e sicurezza, per spezzare la dittatura
del pensiero unico liberista e capitalista e conquistare alla causa
socialista e comunista quella massa critica necessaria per poter
costruire una prospettiva politica che non sia condannata alla
marginalità.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Lavoro
nella società perché è indispensabile far rinascere una grande
comunità politica attraverso la ricostruzione di un sindacato
conflittuale e la presenza sul territorio. Il mutualismo non è e non
deve essere, come alcuni temono e accusano, la resa alla dissoluzione
dello stato ma il mezzo con cui contribuendo a soddisfare, attraverso
l’auto-organizzazione, bisogni primari delle persone – incremento
del reddito disponibile, difesa dei diritti, affrancamento
dall’isolamento cui ci condanna la società attuale – si può
ricominciare a stare tra le persone, a parlare con le persone, a
riconquistare la fiducia delle persone. Ed un mezzo che ci faccia
uscire al più presto dalla bolla dei social network con cui qualcuno
si illude di poter fare politica.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Lavoro
organizzativo perché serve un partito di militanti e di sezioni,
stabile e riconoscibile nel tempo, in grado di raccogliere le risorse
necessarie alla sua attività, predisposto a selezionare una nuova
classe dirigente, all’altezza di studiare la realtà che ci
circonda e i problemi che la caratterizzano e di indicare programmi e
strategie idonee alla radicale trasformazione economica e sociale che
è necessaria, guidato da leader carismatici che possano diventare
dei punti di riferimento in grado di ispirare fiducia e speranza
nella maggioranza dei cittadini. La realtà che abbiamo conosciuto
negli ultimi dieci anni è stata invece quella dei cartelli
elettorali last minute ed “usa e getta”, destinati ad essere
abbandonati poco dopo le elezioni: un destino che mi sembra
inevitabile anche per Potere al Popolo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br />
</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<div style="font-weight: normal;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">E’
evidente, per concludere, che nessuno oggi a Sinistra ha la forza e
le risorse per agire contemporaneamente su questi tre piani. Si parta
dunque dall’azione culturale e nella comunicazione per recuperare
spazio nel dibattito pubblico e nella coscienza collettiva,
accantonando per l’immediato velleità elettorali prive di
prospettive e foriere solo di divisioni e contrasti, mettendo insieme
partiti, associazioni, gruppi di informazione indipendente, singoli
individui di buona volontà per costituire una Rete dove ciascun
soggetto agirà secondo le proprie capacità e le proprie
inclinazioni ma coordinati in vista dell’obiettivo comune. Alle
elezioni ci si penserà più avanti, quando sarà possibile.</span></span></div>
<div style="font-weight: normal;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span></div>
<div style="font-weight: normal;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span></div>
<div style="font-weight: normal;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></span></div>
<span style="color: black;"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>La vignetta è dell'Istituto LUPE</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<br /></div>
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-21080730385568760862018-07-22T22:38:00.000+02:002018-07-24T05:07:12.785+02:00A TUTTI I MEMBRI DEL COMITATO PROMOTORE DEL MOVIMENTO POLITICO RISORGIMENTO SOCIALISTA<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-0PUn18RoRsU/W1aXEYAdwbI/AAAAAAAAL9s/WZZ4gRBKbiQqZrnXq-RZbGrcVVWMeVn0QCLcBGAs/s1600/Risorgimento%2Bsocialista.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="930" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-0PUn18RoRsU/W1aXEYAdwbI/AAAAAAAAL9s/WZZ4gRBKbiQqZrnXq-RZbGrcVVWMeVn0QCLcBGAs/s400/Risorgimento%2Bsocialista.jpg" width="387" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A tutti i membri del comitato promotore del movimento politico Risorgimento Socialista</span></b></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> Cari compagne/i, </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> la situazione politica generale emersa alla luce delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto l’affermarsi in Italia di un inedito scenario in cui per la prima volta la sinistra politica è uscita completamente dalla scena, divenendo un soggetto del tutto auto-referenziale ed irrilevante nella società reale. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> Le ragioni profonde di questa disfatta vengono da lontano e derivano da una inettitudine strutturale dei gruppi dirigenti della sinistra italiana a comprendere adeguatamente le cause della crisi del modello della globalizzazione neo-liberista e dalla assoluta mancanza, nella sinistra odierna, della capacità di elaborare una proposta politica realmente adeguata alle esigenze dei ceti produttivi e delle classi popolari del nostro Paese, a cominciare dai lavoratori, dai precari, dai disoccupati, dai giovani.
</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’enorme consenso elettorale tributato, anche dalle classi lavoratrici del nostro Paese, alla Lega e al Movimento 5 stelle, è la conseguenza inevitabile dell’assenza sulla scena di alcun soggetto politico a carattere autenticamente popolare, socialista ed anti-liberista. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> In tempi recenti, tanti di noi avevano riposto speranze in RISORGIMENTO SOCIALISTA quale potenziale soggetto aggregativo che potesse dare finalmente una risposta al diffuso bisogno di un gran numero di attivisti e militanti desiderosi di ritrovarsi in una casa comune al cui interno dare sfogo al proprio desiderio di partecipazione e di impegno civile per aiutare il nostro Paese ad uscire da una crisi sociale devastante prodotta dal modello neo-liberista e finanz-capitalista e restituire così una rappresentanza politica a tanta gente da tempo rimasta priva di punti di riferimento. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Siamo spiacenti di dovere rilevare, nostro malgrado, come in questi due anni RISORGIMENTO SOCIALISTA non abbia saputo esprimere appieno le sue potenzialità e non sia ancora riuscito a dotarsi di strumenti politico-organizzativi adeguati alla costruzione di un moderno partito del socialismo del XXI° secolo. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ad oggi, risaltano evidenti alcuni fattori decisivi che rendono la proposta politica di RISORGIMENTO SOCIALISTA ancora non sufficientemente credibile e poco attrattiva per molti potenziali attivisti realmente interessati ad un percorso di rinascita del socialismo italiano. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In primo luogo, non può non lasciare alquanto perplessi il notare l’estrema versatilità e volatilità dei diversi percorsi e delle multiformi iniziative politiche intraprese da RISORGIMENTO SOCIALISTA nel suo pur breve periodo di vita. </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In soli due anni, abbiamo notato che RISORGIMENTO SOCIALISTA si è dapprima schierato su posizioni contigue a quelle di Stefano Fassina agli albori del processo di costruzione di Sinistra Italiana, per poi spostarsi in una collocazione momentanea nel campo del patriottismo costituzionale (con la breve esperienza della C.L.N.), non prima di avere sostenuto - senza nessuna consultazione con i compagni e limitandosi soltanto ad un sondaggio (peraltro parziale) su Facebook - la grillina Virginia Raggi al ballottaggio delle elezioni romane. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Più di recente, abbiamo assistito con non poca sorpresa alla collocazione di RISORGIMENTO SOCIALISTA all’interno di una discutibile operazione elettoralistica a carattere demagogico-velleitario denominata POTERE AL POPOLO, egemonizzata dalla sinistra ultra-radicale e da quella filo-globalista dei centri sociali: una collocazione, quest’ultima, che molti di noi hanno ritenuto errata ed innaturale per un movimento politico che intenda richiamarsi alla migliore storia del socialismo italiano. </span><br />
<br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>In secondo luogo</b>, stupisce non poco tutti noi il notare, a circa due anni dalla nascita ufficiale di RISORGIMENTO SOCIALISTA,<b> l’inesistenza di veri organismi di democrazia interna insediati su base elettiva e chiamati a svolgere una direzione politica plurale del movimento</b>, sia in ambito locale che – soprattutto - nazionale, al di là di nomi altisonanti (Esecutivo Nazionale, Direzione Nazionale, ecc.) spesso utilizzati nella comunicazione all’esterno ma che non corrispondono a reali strutture di democrazia interna. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Quest’ultimo elemento di per sé – ed in mancanza di novità che tutti auspicheremmo di vedere al più presto – costituirà ancora a lungo un inesorabile fattore di impedimento a che RISORGIMENTO SOCIALISTA si affermi e sia percepito come un vero partito maturo, la cui vita interna possa fondarsi sulla libera dialettica delle posizioni, come nella migliore tradizione del socialismo democratico. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b> In terzo luogo,</b> dobbiamo altresì notare che non si è finora messo in moto alcun progetto di costruzione di Risorgimento Socialista come forza politica a carattere organizzato ed autonomo se non nella forma virtuale ed illusoria di Facebook dove si assiste ad una vera e propria inflazione di gruppi e pagine apparentemente espressione di RS ma a cui non corrisponde nessun processo reale di aggregazione politica e sociale nel nostro Paese. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sul punto, non possiamo esimerci dal dire che una vera organizzazione politica si costruisce sui territori, partecipando alle lotte sociali, dentro i posti di lavoro e non certamente sui tasti di un computer. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Alla luce di tanto, atteso che tanti di noi continuano ancora oggi ad avvertire con forza una diffusa esigenza di dare vita ad un vero partito del socialismo italiano del XXI° secolo, interpretando in tal modo il bisogno di rappresentanza politica da parte di settori significativi della società, rivolgiamo un accorato appello al comitato promotore di RISORGIMENTO SOCIALISTA <b>affinché all'interno del movimento politico, di cui alcuni dei seguenti firmatari sono stati tra i promotori e fondatori, si apra una seria e onesta discussione finalizzata ad affrontare alla radice la questione della sua democrazia interna e della necessaria dotazione di organismi stabili e pluralistici, insediati unicamente su base elettiva e non più su discutibili metodi di cooptazione arbitraria. </b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ricordando a noi tutti il celebre ammonimento di Rosa Luxemburg, secondo cui<i> “la libertà è sempre libertà di dissentire”</i>, auspichiamo vivamente che il presente appello non cada nel vuoto e possa contribuire positivamente ad avviare un percorso di serio rilancio della cultura del socialismo italiano, di cui il nostro Paese ha oggi più che mai bisogno. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> <b>Viva il Socialismo! </b></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> Roma, 23 luglio 2018. </span></b><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"> Primi firmatari: </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Giuseppe Angiuli </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Giandomenico Basile </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Maura Brugnoli </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Carlo Felici </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Federica Francesconi </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Amedeo Maddaluno </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ottavio Marta </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Angelo Milano</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Giuliana Nerla </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Stefano Santarelli </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Teresio Spalla </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Paolo Zacchia</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-34045037192498425122018-07-19T09:16:00.000+02:002018-07-19T09:31:09.019+02:00L'UMANITARISTICO TRAFFICO DI ESSERI UMANI di Roberto Massari e Fred Kuwornu <div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-PMptmdjRleY/W1A5LW7TYtI/AAAAAAAAL8I/V-rKKrjLYm8tFEB1DsCNBBCJ715pAyLmgCLcBGAs/s1600/C_2_articolo_3135658_upiImagepp.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="597" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-PMptmdjRleY/W1A5LW7TYtI/AAAAAAAAL8I/V-rKKrjLYm8tFEB1DsCNBBCJ715pAyLmgCLcBGAs/s400/C_2_articolo_3135658_upiImagepp.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">L'IPOCRISIA UMANITARIA AIUTA LA RETE CRIMINALE INTERNAZIONALE CHE ORGANIZZA GLI IMBARCHI DEI MIGRANTI </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">di Roberto Massari</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Premetto che mi riconosco pienamente nel recente articolo di Roberto Savio (<a href="http://www.italiani.net/index.php/esteri/2682-immigrazione-miti-e-realta.html" target="_blank"><b><span style="color: red;">«Immigrazione, molti miti e poca realtà»</span></b></a>) in cui si mostrano le cifre reali del processo immigratorio, si elencano i vantaggi che derivano all'economia dai flussi migratori (anche se si sottovalutano i danni che tali flussi provocano ai Paesi di provenienza) e mi dichiaro favorevole alla massima accoglienza di tali flussi purché compiuta in maniera umana, legalmente programmata e secondo tradizioni e valori della civiltà laica occidentale (cioè illuministica). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel testo che segue non si parla quindi del fenomeno dell’immigrazione o degli «sbarchi» in quanto tali. Si parla del traffico internazionale di esseri umani e quindi del crimine contro ogni principio di umanità rappresentato dagli «imbarchi», punto terminale di una rete criminale internazionale. Questa è sempre esistita, ma si è rafforzata negli ultimi anni per ragioni che non sono sempre chiare avendo essa delle connivenze negli apparati statali dell’Italia e della Libia, in primo luogo, ma anche di Turchia, Spagna ecc., oltre ai paesi di provenienza.</span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per queste ragioni desidero dare la massima visibilità alla lettera che segue, di Fred Kuwornu, regista italiano di origini ghanesi, che dice con franchezza ciò che io penso da molto tempo e che le cifre dimostrano in maniera inoppugnabile: vale a dire che tutta questa storia umanitaria degli imbarchi/sbarchi è gestita da mafie nazionali e internazionali <i>come traffico di esseri umani</i>, una vera e propria «tratta» del XXI secolo. Essa cominciò sfruttando l'emotività pisicologica provocata dai primi naufràgi di gommoni (e forte è il sospetto che essi fossero provocati ad arte) e proseguì come incentivo a un esodo di massa dall'Africa e dall'Asia, violando tutte le norme della civiltà, del rispetto della persona umana, della salvaguardia della vita, creando traffici di prostituzione e nuovo schiavismo, e danneggiando anche la condizione economica dei paesi di provenienza.
Ben presto le «carrette della morte» furono sostituite da navi delle Ong (superpagate per svolgere il trasporto fino a destinazione) e il traffico di esseri umani potè svolgersi più o meno indisturbato per alcuni anni. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La verità è che le Ong (finché è stato concesso loro), le associazioni umanitarie impegnate a favorire gli sbarchi (in realtà… gli imbarchi), i settori della marina coinvolti, faccendieri vari e aziende locali particolarmente interessate agli sbarchi stavano perpetrando o fornendo copertura a<i> uno dei più grandi crimini dell'epoca attuale</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Se esiste il dramma degli sbarchi e se ci sono migliaia di persone morte nelle acque del Mediterraneo è perché esiste il<i> traffico degli imbarchi</i>, gestito da associazioni criminali che fino ad oggi hanno potuto compiere il loro sporco lavoro indisturbate. Anzi, agli inizi, quando erano costrette a usare proprie imbarcazioni, queste venivano loro gentilmente restituite perché potessero continuare la tratta. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">So di essere colpevolmente in ritardo, perché da tempo era arrivato l’obbligo morale di gridare forte che tutti coloro che favoriscono in un modo o in un altro il commercio degli <i>imbarchi</i> sono complici più o meno preterintenzionali di questa rete criminale. Essa parte da paesi lontani come il Bangladesh (che è il secondo gruppo etnico per quantità di profughi in questa tratta <i>camuffata da richiesta di asilo politico</i> e proprio il Bangladesh sta a dimostrare che l'asilo politico non c'entra niente, è solo un pretesto), passa per l'Africa centrale e arriva alle sponde del Mediterraneo. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Che queste cose le dica un intellettuale di origini ghanesi (e quindi africane) può forse aprire delle brecce nel cervello della presunta area «progressista» che con le sue campagne umanitarie sugli sbarchi non si rende conto di <i>favorire gli imbarchi</i>, col loro triste seguito di morti o di gommoni fatti affondare appositamente per suscitare la reazione umanitaria dei media. Questo non significa che non si debbano accogliere tutti coloro che riescono ad arrivare sulle coste italiane: ciò è fuori discussione. Ma significa che se non si vuole essere moralmente corresponsabili delle morti per annegamento e del traffico criminale che si svolge prima e dopo gli sbarchi, <i>si deve impedire che avvengano gli imbarchi</i>, si deve cioè intervenire duramente e prima di subito nei luoghi in cui ha origine la tratta. Ma per farlo non c'è altra via che <i>la distruzione fisica delle imprese criminali che gestiscono il traffico</i>.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Misure timide e parziali possono per ora tamponare qualche situazione, come ha dichiarato Massud Abdel Samat (capo dei guardiacoste libici e dipendente dal comando di Tripoli):
<i>«Il nuovo governo italiano ha fatto bene a fermare le Ong, che nei fatti erano funzionali alla tratta. Per i trafficanti e le organizzazioni criminali che prosperano sulla vendita di esseri umani è crisi nera. Una crisi tanto grave che stanno spostando le loro attività in Tunisia e Marocco»</i> (<b>Corriere della Sera</b> del 15/7/2018, p. 3) </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Ovviamente questo militare libico non è tenuto a sapere che il governo italiano attuale, diretto dalla Lega e in second’ordine dai 5 Stelle, è animato da spirito razzistico e xenofobo nella sua opposizione agli sbarchi, ma è anche vero che per la prima volta si sentono sui media, da ambienti governativi italiani, parole come «trafficanti» e simili che in precedenza (governi PD) erano tabù (mentre erano da tempo moneta corrente in altri paesi europei). Aggiungo che il governo attuale non dice nulla sulla politica dei rimpatri. Questa è non solo cinica barbarie (visti, al di là di altre considerazioni, anche i sacrifici finanziari e rischi della vita che hanno corso queste povere vittime del traffico di esseri umani), ma non si dice al contribuente che il costo medio unitario per ogni rimpatrio si aggira intorno ai diecimila euro (incluso il ritorno in prima classe in aereo dei due agenti di scorta previsti per ogni povero diavolo rimpatriato). </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Riguardo alle Ong bisogna prendere atto che esse hanno collaborato e vorrebbero continuare a collaborare con i criminali del traffico umano. Il loro compito era di andare a prelevare i migranti sui gommoni appena usciti dalle acque territoriali libiche, farli salire sulle navi (ultrafinanziate), condurli nei porti italiani e farsi belli con la balla «di averli salvati». Senza di loro il traffico avrebbe avuto problemi a proseguire, sia perché i gommoni rischiavano di non arrivare tutti sino alle coste italiane (stiamo parlando di decine di migliaia di esseri umani), sia perché altri paesi non li volevano (tranne la Turchia dove però i migranti arrivavano e arrivano via terra allo scopo di rimpinguare le casse del governo dittatoriale di Erdogan che riceve miliardi dalla UE), sia perché la marina militare italiana aveva pur sempre delle norme da rispettare. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">I gommoni affondati di recente, guardacaso appena Salvini ha chiuso i porti alle Ong, erano in un certo senso «previsti» da parte dei negrieri-trafficanti che hanno usato gommoni obsoleti e a rischio facile di affondamento. (La notizia data per certa l'ho scovata tra le righe del Corriere della Sera). Questi criminali sanno benissimo l'effetto psicologico che ha sull'opinione pubblica la morte dei migranti in mare: del resto cominciò proprio così questa tratta vergognosa, forse la più grande vergogna in atto in questo momento nel mondo: cominciò con l'affondamento più o meno programmato di alcuni gommoni. Il fatto commosse comprensibilmente l'opinione pubblica (complici i giornali, i media, i governi Pd), suscitò reazioni emotive tutt'altro che razionali e così cominciò questo traffico inaudito di cui il capitalismo dovrà vergognarsi un giorno di averlo permesso e incoraggiato. E con lui tutta la processione umanitaristica.
</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Per centinaia di milioni di persone, il sogno di abbandonare l'Asia e l'Africa per raggiungere l'Europa è antico quanto il colonialismo che ha impoverito questi continenti. Ma non è antico, anzi è recentissima, la costruzione di una rete internazionale che dietro il versamento di cifre altissime per la povera gente che le paga, e a rischio della vita sui barconi, riesce a far entrare masse di migranti in Europa, <i>senza passare per le dogane, gli aeroporti e senza documentazione</i>. Agli inizi venivano chiesti dalle mafie del traffico almeno 1.000 euro a persona (cioè una cifra mostruosa per i poveri d’Asia e d’Africa), ma ora queste cifre sono in aumento (per il traffico dalla Grecia si parla di quasi 3000 euro) oltre alle estorsioni prima dell’imbarco di cui parla anche Fred Kuwornu. E chi dopo l'arrivo in Libia (dopo settimane o mesi di sofferenze) non le può pagare o non può pagare i supplementi richiesti, nell'impossibilità di tornare indietro può vedersi ridotto allo <i>stato di schiavitù nei campi profughi libici</i> e in altri lager gestiti da bande criminali e funzionari statali corrotti. <i>La prostituzione femminile </i>è spesso l'ultima possibilità che rimane per pagare le cifre richieste dai negrieri. E comunque è sempre la prostituzione che attende molte di queste donne una volta «sbarcate» sulle coste italiane, <i>quando vengono riprese in ostaggio da altre reti criminali legate alle stesse reti che le hanno trasportate</i>. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La differenza con il sogno del passato di emigrare in Europa e la possibilità di realizzarlo concretamente è stata data a un certo punto dalla prassi di accettare gli immigrati <i>purché arrivassero via mare, su barconi e altri mezzi di fortuna</i> e non tramite permessi consolari, aerei charter ecc. È stata una mossa (non saprei dire fino a che punto voluta dal governo italiano di Renzi) che ha fatto credere a centinaia di milioni di persone che quella dello sbarco marittimo (camuffato da richiesta di asilo politico) fosse finalmente la porta spalancata a chiunque per entrare in Europa. È stata cioè <i>una speranza rinfocolata artificialmente</i>, quasi un invito a mettersi in cammino (dal Bangladesh, dal Medio Oriente, dall'Africa centrale ecc.) procurandosi con qualsiasi mezzo i 1.000 euro da pagare alle bande criminali e disposti ad affrontare i rischi del viaggio. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Con l'intervento delle Ong quei rischi si sono ridotti al minimo e quindi anche l'afflusso è cresciuto a dismisura. In questo senso le Ong sono state complici «tecniche» della nuova tratta. E comunque ogni viaggio se lo facevano pagare profumatamente (si parla di almeno 240.000 euro a viaggio, ma ovviamente è difficile avere certezza sulle cifre, costi accessori, tangenti ecc.). Spero però che nessuno creda più alla buona fede di queste «agenzie di trasporti» che nulla hanno a che vedere con lo spirito originario delle Ong che in alcuni casi e in alcuni paesi ancora permane. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Sulle illusioni di tanta povera gente hanno speculato le bande criminali e la filiera addetta al trasporto marittimo. Il tutto perché la nostra «civiltà» italiana ed europea non consente che chi è desideroso di immigrare in Europa lo faccia con un volo charter da meno di 100 euro a testa, sbarcando legalmente e civilmente all’aeroporto di Fiumicino. No, la bestiale ricerca di denaro, di lavoratori o lavoratrici da supersfruttare col lavoro nero, di nuova manovalanza da reclutare a traffici di ogni genere, fa sì che l'entrata possa avvenire solo pagando le bande criminali, solo rischiando la vita, solo consegnandosi ad altre bande criminali attive in Italia e in Europa.<i> Questa differenza i benpensanti nostrani sembrano non capirla, ma io la ripeto: perché non si entra gratis e legalmente da Fiumicino, invece che pagando le mafie e illegalmente dal mare?</i></span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">
Invece di lamentarsi indignati ogni volta che un tentativo di sbarco si conclude tragicamente, invece di pensare ipocritamente solo al dramma degli sbarchi, <i>si cominci a pensare al traffico degli imbarchi</i> e si risponda alla mia domanda (che tra l’altro la gente comune già si pone da tempo, ovviamente senza ricevere risposte dalla nomenklatura politica). Ponendosi quella domanda, si comincerà a capire la natura mostruosa del crimine rappresentato dal traffico di esseri umani e dalla rete degli imbarchi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La ex pseudosinistra, divenuta nel frattempo semplice massa d'opinione progressista, è totalmente in malafede col suo piagnisteo su chi muore durante i viaggi organizzati dai trafficanti di esseri umani. Non avendo più ideali di emancipazione sociale in cui credere, si affida al buonismo umanitario che, come spesso è accaduto nella storia dell'umanità (dalle riserve con vaccinazione antivaiolo per i nativi americani all'odierno traffico assistito di esseri umani) serve solo a nascondere il senso di colpa individuale e collettivo nei confronti di Paesi che sono stati rovinati proprio dalle politiche colonialistiche, prima, e imperialistiche, poi, di quegli stessi Stati dei quali ora si vorrebbe diventare sudditi.
La mia posizione, se fossi ministro degli Interni in un governo anticapitalistico, sarebbe di organizzare delle task-force che, con o senza permesso dei libici, vadano ad aspettare i trafficanti appena fuori delle acque territoriali e<i> li ammazzino uno per uno</i>, salvando e portando in Italia gli immigrati che stanno sui barconi. <i>Lo sterminio dei trafficanti è indispensabile per impedire loro che ricostruiscano la rete o spostino altrove il traffico. </i>E la loro eliminazione, fatta in acque internazionali non creerebbe grandi problemi giuridici. E comunque, a mali estremi estremi rimedi: uccidendo qualche centinaio di trafficanti si salverebbero decine di migliaia di vite umane e si porrebbe termine al sogno artificialmente indotto di poter raggiungere l'Europa «clandestinamente» via mare e dietro pagamento di tangenti alle mafie di vario genere.
Dei trafficanti risparmierei la vita solo a quelli disposti a indicare i nomi che compongono la filiera del traffico, dalla manovalanza fino ai vertici (quelli che la organizzano e ci hanno già guadagnato negli anni miliardi di euro). Il traffico finirebbe nel giro di poche ore e si dimostrerebbe per quello che è: una tratta di esseri umani organizzata internazionalmente con complicità negli apparati statali di vari paesi africani e asiatici oltre che dell'Italia, e col sostegno «morale» degli utili idioti. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quindi prego di dare la massima circolazione alla lettera di Fred Kuwormu, perché il suo contenuto non potrebbe essere più giusto e più utile per frenare la complicità «umanitaria» del mondo «progressista» con i trafficanti di esseri umani. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>Roberto Massari (18/7/2018)</b> </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> IL TRAFFICO DI ESSERI UMANI </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> (in risposta ad uno dei tanti articoli sull'immigrazione) </span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><span style="color: red;"> di Fred Kuwornu</span><span style="color: red;">* </span></span></b></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Il traffico di esseri umani nel mondo frutta 150 miliardi di dollari alle mafie, di cui 100 miliardi vengono dalla tratta degli africani. Ogni donna trafficata frutta alla mafia nigeriana 60 mila euro. Trafficandone 100mila in Italia, la mafia muove un giro di 600 milioni di euro all'anno. Nessun africano verrebbe di sua volontà, se sapesse la verità su cosa lo attende in Europa. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non mi infilo nell'eterna guerra civile italiana basata su fazioni e non contenuti, ma da afrodiscendente italiano e immigrato ora negli Stati Uniti credo sia arrivato il momento di parlare e trattare l'immigrazione, o meglio la mobilità, come un problema e fenomeno strutturale che ha vari livelli e non come uno strumento per fare politica o da trascinarsi come i figli contesi di due genitori che li usano per il loro divorzio come arma di ricatto. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Secondo stime dell'ONU ogni anno sono trafficati milioni di esseri umani con una stima di guadagno delle mafie di 150 miliardi di dollari di fatturato ripeto 150 MILIARDI (le allego la news di <b>Al Jaazera</b> non de <b>Il Giornale</b> o <b>Il Fatto Quotidiano</b>). Io non so se lei ha mai vissuto o lavorato nell'Africa vera e che Africani conosce in Italia, o se da giornalista si informa su testate anche non italiane, ma il traffico di esseri umani con annessi accessori vari ( bambini, organi, prostituzione ) non è un fenomeno che riguarda solo l'Italietta dei porti si o porti no ma è un fenomeno globale che fattura alle mafie africane, asiatiche e messicane 150 e ripeto 150 Miliardi di dollari all'anno. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questi soldi poi non vengono certo redistribuiti alla popolazione povera di questi paesi ma usati per soggiogarla ancora di più con angherie di ogni genere, destabilizzarne i già precari equilibri politici, reinvestirli in droga e armi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Si è mai chiesto perché, a parità di condizioni di povertà e credenza che l'Europa sia una bengodi, quelli che arrivano da Mozambico, Angola, Kenya sono pochissimi, o quelli che arrivano dal Ghana (il Ghana che è il mio Paese d'origine ha un PIL del 7% e una situazione di assenza di guerre e persecuzioni) provano a venire? Perché esiste una cosa chiamata Mafia Nigeriana che pubblicizza nei villaggi che per 300 euro in 4 settimane è possibile venire in Italia e da lì se vogliono andare in altri Paesi Europei. Salvo poi fregarli appena salgono su un furgone aumentandogli all'improvviso la fee di altri 1000$, la quale aumenta di nuovo quando arrivano in Libia, dove gliene chiedono altri 1000$ per la traversata finale. Il tutto non in 4 settimane come promettono, ma con un tempo di attesa medio di un anno. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In tutto questo ci aggiungo minori che vengono affidati a donne che non sono le loro veri madri e che poi spariranno una volta sistemate le cose in Europa e di centinaia di donne che saranno invece dirottare a fare le prostitute, ognuna delle quale vale 60mila euro d'incasso per la mafia stessa. Solo trafficandone 100.000 verso l'Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600 milioni di euro all'anno. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">A questo si somma quello che perde l'Africa: risorse giovani. Ho conosciuto ghanesi che hanno venduto il taxi o le proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a elemosinare o a guadagnare 3 euro all'ora se gli va bene, trattati come bestie, e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfies su facebook che tutto va bene per non dire la verità, per vergogna, e quindi altri giovani (diciottenni, non scolarizzati) cercano di venire qui perché pensano che sia facile arricchirsi. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Che senso ha sostenere che questo traffico di schiavi e questa truffa criminale della mafia nigeriana, come quelle asiatiche in Asia, deve continuare?
A chi fa bene? Non fa bene al continente africano, non fa bene al singolo africano arrivato qui perchè al 90 per cento entra in clandestinità e comunque non troverà mai un lavoro dignitoso, non fa bene all'Italia, che non ha le risorse economiche e culturali per gestire e sostanzialmente mantenere tante persone che non possano contribuire, specialmente in un Paese dove il 40% dei coetanei di questi giovani africani è già senza un lavoro, e non fa bene neanche all'immagine che l'europeo ha dell'africano perché lo vede sempre come una vittima, un povero, un soggetto debole. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Questo da africano, ma anche essere umano, è l'atteggiamento più razzista che ci sia, oltre che colonialista, perché non aiuta nessuno se non le mafie e chi lavora in buona o malafede in tutto questo indotto legato alla prima assistenza. Con 5 mila dollari è più facile aprire una piccola attività in molti Paesi dell'Africa che venire qui a mendicare, e se solo fosse veramente chiaro e divulgato questo concetto il 90 per cento delle persone non partirebbe più probabilmente neanche in aereo per l'Italia. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Specialmente chi ha forse la quinta elementare e 20 anni. Non è lo stesso tipo d'immigrazione di 30 anni fa dove molti erano anche 30enni, alcuni laureati, ma molti con diploma superiore e comunque trovavano lavori nelle fabbriche e in situazioni dignitose.
Non conosco la situazione delle ONG che si occupano dell'assistenza marittima, ma conosco benissimo quelle che operano in Africa e la maggioranza sono solo un sistema parassitario. Per i maggiori pensatori Africani e veri leader politici una delle prime cose da fare è proprio cacciare dall'Africa tutte le ONG perché seppure il personale che ci lavora è in buonafede, i giovani volontari, il sistema ONG serve a controllare e destabilizzare l'Africa da sempre, oltre che creare sudditanza all'assistenza, senza contare il giro finanziario di donazioni e sprechi fatti dalle ONG per mantenere dirigenti sfruttando l'immagine del povero bambino africano. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Basta con questo modo di pensare controproducente, razzista e ignorante. Sarebbe curioso vedere qualcuna di queste ONG fare iniziative a Scampia mettendo nelle pubblicità le foto di qualche bambino napoletano. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Siamo stanchi di questa strumentalizzazione che fate su questo tema per i vostri motivi ideologici o le vostre battaglie di fascisti o antifascisti sulla pelle di un continente di cui conoscete poco o che avete romanticizzato e idealizzato e che usate per mettere a posto la vostra coscienza o lenire i sensi di colpa del vostro status privilegiato. E' ora di fare analisi serie e porre in campo soluzioni concrete vincenti, non di avvelenare i pozzi di un partito o dell'altro, perché chiunque vinca perde l'Africa. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Sarebbe bello un reportage di Edo State in qualche villaggio per capire a che livello di furbizia, cattiveria, fantasia criminale sono arrivati e scoprirete che forse solo trasportare e illudere un giovane analfabeta di vent'anni e la sua famiglia è il minimo che questa potentissima e sottostimata organizzazione criminale fa ogni giorno, sfruttando la disperazione e ignoranza delle gente di cui alcuni disposti a tutto, persino a vendere un figlio appena nato per 100 dollari. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"> Se questo verrà tollerato ancora i rischi non saranno solo per l'Italia, ma anche per i Paesi Africani dove oltre al problema di dittatori si aggiungerà quello di Narcos del livello della Colombia di Escobar o del Messico di El Chapo con ancora più morti e sottosviluppo di quello che già c'è. </span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-MYnkBd8hlfs/W1A-FwJzg-I/AAAAAAAAL8U/FM3XiaVuXgAxLjz2CBEblgvm0-fI2LPEgCLcBGAs/s1600/FRED%2BKUWORNU.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="389" data-original-width="423" height="366" src="https://3.bp.blogspot.com/-MYnkBd8hlfs/W1A-FwJzg-I/AAAAAAAAL8U/FM3XiaVuXgAxLjz2CBEblgvm0-fI2LPEgCLcBGAs/s400/FRED%2BKUWORNU.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Fred Kuwornu
* </span></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">regista italiano di origini ghanesi</span></b></span></div>
<br />
<b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /></span></b>
<b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><br /><br /></span></b>
<b><span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><span style="color: magenta;"><a href="http://www.roberto-massari.blogspot.com/" target="_blank">www.roberto-massari.blogspot.com</a></span></span></b><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /><br /></b></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif;"><b><br /></b></span>Unknownnoreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-78432994636109176302018-07-03T13:36:00.001+02:002018-07-03T13:36:55.426+02:00IL DECRETO-DIGNITA': COSA C'E' VERAMENTE IN GIOCO? di Riccardo Achilli<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-xUpCOG-N1lw/WztfYjp7rII/AAAAAAAAL34/QZJq8HHqwyMwdPFY2caAsHzHKDhN-QXHQCLcBGAs/s1600/ricco-governo-cambiamento.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="816" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-xUpCOG-N1lw/WztfYjp7rII/AAAAAAAAL34/QZJq8HHqwyMwdPFY2caAsHzHKDhN-QXHQCLcBGAs/s400/ricco-governo-cambiamento.jpg" width="318" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;"> IL DECRETO-DIGNITA': COSA C'E' VERAMENTE IN GIOCO?</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="font-size: large;">di Riccardo Achilli</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Storicamente, la destra popolare e sociale italiana (l’unica in grado di attecchire durevolmente dentro la società, in genere le destra liberale ed economica dura al governo solo per un certo periodo, fintanto che riesce a camuffare i suoi intenti destabilizzanti dietro il sogno liberale del successo individuale – cfr. la parabola del Pd) è costituita da un blocco sociale di tipo corporativo fra sottoproletariato, ceti medi impiegatizi e capitale, che guarda al proletariato industriale come elemento da integrare. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> La crisi attuale ha accentuato il conflitto interno al capitale, per cui nel blocco sociale della destra popolare e sociale attualmente al governo è entrato solo il piccolo e medio capitale strettamente dipendente dalla domanda interna. </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-size: large;">Il blocco sociale si è venuto quindi a creare come alleanza strategica e di lungo periodo fra gli elettorati di riferimento del M5S e della Lega (chi pensa che Fico possa “destabilizzare” il M5S che così tanto ha voluto andare al governo è uno stupido, e non capisce che i risultati negativi alle elezioni amministrative spingono il M5S a radicarsi sempre più al potere, rafforzando la sua immagine sulle questioni economiche e sociali, come specularmente lo fa la Lega su quelle migratorie). Tale blocco sociale, è di tutta evidenza, include strati sottoproletari urbani, piccola borghesia del commercio, dei servizi, dell’agricoltura e di ciò che resta del manifatturiero distrettuale e familistico del Nord Est e dell’Asse adriatico dell’industrializzazione senza fratture, segmenti di classe operaia più esposti alla concorrenza internazionale ed agli effetti della globalizzazione, i ceti emergenti del precariato cognitivo e della new economy che non vedono tutele nell’offerta politico-sindacale tradizionale, che sostanzialmente li disconosce e li considera ultraminoritari. Tale blocco sociale ha connotati strategici , e quindi strutturali, e non è congiunturale o episodico, perché è di fatto l’unico in grado di togliere la maggioranza all’altro blocco sociale, quello dei garantiti e del segmento export oriented del mondo del lavoro, agglomerato dal grande capitale transnazionale e finanziarizzato attorno a partiti-fantoccio come il Pd. Quindi tale blocco antagonista al Pd ed al grande capitale non può sciogliersi senza gravi pregiudizi per i suoi contraenti. I quali magari non provano simpatia reciproca, ma sanno di dover stare insieme. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> La vertenza sui rider va a offrire tutele ad un segmento neo-schiavistico ed individualizzato, quindi privato di coscienza di classe tramite incentivi salariali pseudo-imprenditoriali come il “punteggio reputazionale”, che costituisce l’esempio più lampante di questi ceti emergenti, posizionati a metà fra proletariato e piccola borghesia tradizionali, in una terra di nessuno nella quale assorbono il peggio di entrambe le classi sociali (l’alienazione del frutto del proprio lavoro tipica del proletariato ed il rischio imprenditoriale individuale tipico della piccola borghesia) evidenzia esattamente come l’analisi sociale grillina sia più avanti di quella dei soloni della sociologia di sinistra nell’identificare il peso, anche elettorale, dei ceti sociali emergenti (non ci vuole molto, peraltro). </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Il Decreto-dignità è l’esempio più lampante di un provvedimento di compromesso fra i vari attori del blocco sociale di riferimento dei gialloverdi. Da un lato, strizza l’occhio alla piccola borghesia mediante il superamento di spesometro e redditometro, la fine dello split payment per i professionisti, la promessa di una riduzione del costo del lavoro e l’affascinante quanto impraticabile sanzione alle imprese che delocalizzano, e che poi tornano sul nostro mercato per fare concorrenza sui costi ad uno strato dell’apparato produttivo italiano tradizionalmente, sin dall’autarchia fascista, favorevole a protezioni alla frontiera, in questo modo rispondendo anche a quel segmento di classe operaia vittima della globalizzazione, soprattutto nelle aree di crisi industriale del Centro Nord, massicciamente trasferitasi dalla Cgil alla Lega. Dall’altro, guarda ai segmenti precarizzati del mondo del lavoro, introducendo moderati provvedimenti di freno ai contratti a termine ed alla somministrazione di lavoro ed aumentando significativamente l’indennità in caso di licenziamento senza giusta causa per i contratti a tempo indeterminato del Jobs Act. Una frenata consistente al gioco d’azzardo (frenata a mio avviso sacrosanta, il gioco d’azzardo è una malattia per chi lo pratica ed un danno sociale enorme, mai contrastato dai Governi precedenti, perché perfettamente compatibile, ideologicamente, con l’economia da casinò neoliberista) serve, infine, per strizzare l’occhio ad ambienti cattolici potenzialmente o attualmente legati alla destra. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> Si può argomentare, a mio avviso sterilmente perché non se ne comprende la portata, il contenuto tecnico dei singoli provvedimenti, come stanno facendo alcuni esponenti di LeU vittime di sindrome da tecnicismo, e quindi ricordare che l’aumento del contributo a carico del datore di lavoro in caso di rinnovo del contratto a termine scoraggerà i rinnovi e le proroghe, si può giustamente disquisire sulla difficile attuabilità pratica dei provvedimenti anti-delocalizzazione, ma tutto ciò si traduce in un pericoloso disconoscimento della portata simbolica, e quindi culturale, di tale provvedimento. Per la prima volta dalla legge Treu del 1997, un provvedimento di mercato del lavoro inverte la direzione di marcia verso la crescente precarizzazione dell’occupazione, introducendo (timidi) interventi in controtendenza. Per la prima volta, in quasi trent’anni di retorica filo-globalizzatrice, si introduce ufficialmente il riconoscimento dei danni della globalizzazione, prevedendo sanzioni a chi delocalizza. Risveglia forze sociali sopite dallo scoraggiamento dell’egemonia, considerata sinora inattaccabile, del pensiero unico. Costruisce legami sociali e comunitari, fuori dall’individualismo metodologico liberista, con provvedimenti di compromesso. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Chi è cresciuto alla scuola di Gramsci sa benissimo quanto i simboli contino per costruire egemonia culturale. Un provvedimento anche modesto e in alcuni passaggi simbolico ha l’enorme potere politico di spezzare la narrazione dominante, seminare il dubbio, dimostrare che un’altra politica, al di fuori del famigerato TINA, è possibile. La portata dirompente è evidente, e spiega la rabbiosa reazione degli epigoni del liberismo degli ultimi anni, in particolare dei piddini: la portata del Decreto Dignità non è nell'immediato dei provvedimenti concreti di cui è composto, ma si vedrà in futuro. E’ un seme gettato nella neve, che germoglierà nuova politica. Molto difficilmente la sinistra, oramai allo stato terminale della sua agonia, se ne renderà conto, ed allora bisognerà pensare a forme nuove e diverse per spingere sempre più a sinistra il blocco sociale gialloverde, senza ipotizzare una sinistra politico-sindacale defunta (nel nostro Paese, ovviamente). Il dibattito su queste nuove forme di lotta politica, senza più un partito di sinistra autonomo e senza più cinghia di trasmissione sindacale, è aperto, e richiede posizioni coraggiose ma non più evitabili. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><b>La vignetta è del Maestro Mauro Biani</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<span style="font-size: large;"><b><br /></b></span>
<br />
<br />
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-81459142143805858672018-06-25T16:30:00.000+02:002018-06-25T16:30:51.300+02:00COSA RESTA DEL SOLE E DELL'AVVENIRE di Riccardo Achilli<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-r_1jDfOpMn8/WzD8MAgyhJI/AAAAAAAAL2M/_14mMgH4ty8n9wcBdXcm3_nO6WRSwQm8QCLcBGAs/s1600/renato-guttuso-funerali-di-togliatti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="700" height="255" src="https://3.bp.blogspot.com/-r_1jDfOpMn8/WzD8MAgyhJI/AAAAAAAAL2M/_14mMgH4ty8n9wcBdXcm3_nO6WRSwQm8QCLcBGAs/s400/renato-guttuso-funerali-di-togliatti.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">COSA RESTA DEL SOLE E DELL'AVVENIRE</span></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: red; font-size: x-large;">di Riccardo Achilli</span></b></div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">Oramai Emilia Romagna, Toscana e Centro Italia sono feudi gialloverdi. Ci sono luoghi in queste regioni dove la Lega, da sola, ha preso abbondantemente più del 20%, con punte del 25% a Pisa, vertice superiore dell'area di crisi industriale della Toscana tirrenica, abbondantemente abbandonata dalla Regione fiorentino-centrica, e di quasi il 30% a Terni, una delle ultime città industriali ed operaie del Paese, segnata dalla dolorosa vicenda dell'acciaieria Thyssen-Krupp. A Massa, altro grano del rosario della deindustrializzazione di aree un tempo forti, affetta dalla crisi dell'industria estrattiva, Lega e M5s insieme prendono il 24%. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> In Emilia Romagna, la crisi della sinistra storica di governo e del modello sociale peculiare apre autostrade sia all'infiltrazione leghista sia al trasferimento di elettorato un tempo di sinistra più radicale verso il M5S. </span><br />
<a name='more'></a><br />
<span style="font-size: large;">Ciò, insieme al crollo dei sistemi assistenzialistici e ai feudi del voto di scambio nel Mezzogiorno, che alle politiche ha aperto la strada al M5S, ridisegna uno scenario completamente nuovo per il Paese. Dove il Pd è minoranza persino nei feudi rossi storici, incapace di governare i processi di declino industriale che demoliscono il rapporto storico con la classe operaia e con il ceto impiegatizio di servizio all'apparato politico-economico che ruotava attorno alla sinistra, dove il Mezzogiorno ribolle ed il suo voto diventa imprevedibile, ma dove non va al M5S per manifestazione di rabbia tende ad essere intercettato dal notabilato di destra. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> Dove la sinistra, si presenti unitariamente, isolatamente, con questa o quest'altra formula, non incide più, non ha più peso nell'orientare i risultati elettorali. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ci avviamo vero un Paese orbanista e sempre più disgregato, dove i modelli territoriali attraverso i quali per 70 anni abbiamo interpretato il voto saltano e l'unico elemento di coesione è costituito da un impasto di paura, rabbia e frustrazione. di cui i gialloverdi non sono affatto responsabili, si limitano a raccogliere i frutti della follia altrui. Ma lo fanno con una efficacia talmente impressionante da lasciar pensare che saranno la forza egemone per un lungo periodo di anni. Quand'anche il M5S implodesse alla prova del governo (il che è tutto da dimostrare) la capacità di assorbimento sociale della Lega è talmente impressionante da dare l'impressione di poter riassorbire gli effetti di un eventuale big bang del suo alleato. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> Sarà bene abituarsi a questo scenario. I pozzi sociali della sinistra sono prosciugati ed avvelenati da nuove forme di pensiero, egemonizzate da una destra popolare e sociale di nuovo tipo. Resistere con le parole d'ordine tradizionali della sinistra - accoglienza, multiculturalismo, pacifismo, diritti civili - non ha più senso, perché significa rimanere confinati dentro l'area della militanza tradizionale e del ceto medio colto e globalizzato, cioè dentro quel 4-5% che, disperso fra più sigle, è il valore elettorale della sinistra attuale. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> L'unica, molto tenue, speranza di sopravvivenza è contrattaccare con contenuti nuovi. Rideclinare il concetto di eguaglianza, che rimane forse quello più forte nell'avanzata della destra, in senso nazionale e identitario, non più trasversale. Ricostituire il tessuto dei diritti ripartendo da quelli sociali ed economici, non da quelli civili, e focalizzandoli sugli italiani, offrendo però un compromesso, su tematiche come quella migratoria, meno duro rispetto alla linea della destra, ma al contempo attento alla banalità, del tutto ignorata a sinistra, che non si può integrare senza filtrare, non si può costruire una comunità se si è sotto assedio di una Tsunami che non si vuole frenare.
</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Contrattaccare significa cambiare il riferimento sociale: non più quello che oggi garantisce il 5-6%, del tutto inutilizzabile perché incapace di uscire dal recinto di un buonismo di maniera, di un pacifismo assurdo, di un internazionalismo gretto e sciocco, e quindi da abbandonare. Ma quell'area sociale più fragile, un tempo appannaggio della sinistra ed oggi non più, magari iniziando da quella che si è rifugiata nel ventre molle, ovvero dal M5S. Cui però occorre proporre qualcosa di diverso dai deliri terzomondisti e dirittocivilistici. Ciò implica enormi cambiamenti di personale politico, di organizzazione, di cultura politica, di cui la sinistra è sicuramente, allo stato attuale, del tutto incapace.
Al prossimo giro elettorale, quando arriverà, ciò che resta della sinistra politica sarà spazzato via. Il sindacato confederale, completamente spiazzato, sarà costretto a seguire i tanti o pochi cambiamenti della normativa sul mercato del lavoro che Di Maio attuerà, senza essere in grado di incidere minimamente, di fatto regalando sempre più spazi al sindacalismo di base, più adatto a cogliere i cambiamenti culturali che vanno dalla fine della rappresentanza all'incremento della partecipazione diretta (e quindi dell'individualismo). </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"> Probabilmente, negli anni a venire, la sinistra sarà totalmente incapace di ricostruire una rappresentanza politico-sindacale autonoma, e dovrà, per forza di cose, rifugiarsi in un entrismo nel populismo di destra, in una sorta di kirchnerismo all'italiana.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-74423935217189021592018-06-01T18:51:00.000+02:002018-06-01T18:51:03.874+02:00A NOME MIO di Teresio Spalla<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-FanJgou9Prw/WxF4_ygzsOI/AAAAAAAALzY/mVBYgyehP5MvorGlHDnRah1FQIJlwjCSgCLcBGAs/s1600/salvini-di-maio-murale-01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="576" data-original-width="800" height="287" src="https://1.bp.blogspot.com/-FanJgou9Prw/WxF4_ygzsOI/AAAAAAAALzY/mVBYgyehP5MvorGlHDnRah1FQIJlwjCSgCLcBGAs/s400/salvini-di-maio-murale-01.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>A
NOME MIO </b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>di Teresio Spalla</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><b>Passato
e presente di una Sinistra da costruire da capo</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">L’attuale
situazione di stallo nella politica nazionale italiana non riesce a
coinvolgermi più di quanto sia accaduto alle precedenti elezioni
quando, com'è noto, non ho espresso il mio voto, in quanto non mi
riconoscevo in nessuna delle forze politiche presenti, per altro
alcune impossibilitate ad essere rappresentate dove sono residente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A
nome mio, e soltanto mio (senza pretendere che nessun altro sia
d’accordo con me, pur sapendo che molti lo sono) ritengo che la
costruzione del governo che si sta profilando coinvolge due entità
per cui, che esse siano rappresentate dal prof.Savona o da questo
Cottarelli che m’era sconosciuto fino a pochi giorni fa, non mi
turba come non mi toccano le azioni del presidente della Repubblica
travalicanti impunemente il suo ruolo istituzionale.</span></div>
<a name='more'></a><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per
me, un governo spurgato dall’accordo di massima - tra un partito
neonazifasciorazzista diretto da un alimentatore di odio e una
formazione concepita da un imprenditore informatico nonché
rappresentato da un giovane opportunista - non merita alcuna
considerazione su alcun suo componente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Semmai
a costoro va la mia ostilità intellettuale e il mio massimo
disprezzo di seguace inguaribile del Socialismo e della Democrazia
Costituzionale</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">So
bene che, scrivendo quanto sopra e quanto sotto, molte amiche e amici
che si sono sentite rappresentate "soltanto" nella Sinistra
(non sto ora a fare distinzione tra i diversi orientamenti, se non,
ovviamente, con quella governativa che tale non è ma anzi, come ho
affermo da tempo, si riconosce nel gabinetto più a destra della
storia Repubblicana) si sentiranno forse lontane da me.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Lo
stesso vale per le numerose amiche e i tanti amici che, da tempo, a
Roma, nel settore dello Spettacolo, hanno aderito al Movimento
5stelle.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma
io non mi sento di tradirli e non mi sento lontano da essi le quali e
i quali, non lo dubito, in buona fede, hanno votato secondo coscienza
e perseguendo le mie stesse prerogative ideali.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
mio rispetto e la mia amicizia, la mia solidarietà con loro e per
loro, rimane la stessa di sempre.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Se
così non fosse non li considererei mie amiche e amici, compagne e
compagni, chi da tanto tempo e chi da meno ma non per questo con
minore stima.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Però
io credo che, con le elezioni di marzo, la Sinistra italiana sia
giunta all’”anno zero” per cui sarà necessaria una costruzione
nuova, forte dei suoi principi ideali e pratici, per cui la
partecipazione di alcuni di questi partiti alle svariate elezioni
locali - che si sono già svolte o si svolgeranno nella disgraziata
Penisola e si terranno anche nella mia città natale il 10 giugno –
siano devianti il significato profondo di questa costruzione,
distraendosi sulla corsa a qualche inutile poltroncina di consigliere
comunale o al definitivo suicidio politico di alcuni personaggi e
sminuenti creazioni di recente e meno recente composizione.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Inoltre,
in questo momento, su scala nazionale, è in serio pericolo anche
quel poco di Democrazia e di rispetto della Costituzione che sono
rimasti in quarant’anni e più di disfacimento e revisionismo
giunto al suo apice di sconcezza.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Inoltre,
la questione, come ho già più volte espresso, non è solo economica
e sociale ma morale e culturale e quindi non si risolve solo
auspicando la risoluzione di qualche ingiustizia fiscale figuriamoci
occupandosi delle piste ciclabili e delle strade sconnesse.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
che ciò non sia importante – anzi – ma, c’è tempo, per i
bravi politici locali, per questo e per quello.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per
costruire (si badi bene che non ho scritto “ri-costruire” ma
“costruire”) una nuova Sinistra è necessaria la coscienza, un
po’ più responsabile, che, per far questo, non si percorrerà un
cammino breve ma lungo, difficoltoso, irto di ostacoli, equivoci,
lotte durissime e vittorie infigarde.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Forse
molti di noi non la vedranno nemmeno.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma,
se saremo noi a cominciare, forse sarà costruita dalle generazioni
oggi giovanissime.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
se non da loro, dai loro figli.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per
costruire una nuova Sinistra sarà necessario gettarci alle spalle
non certo gli ideali di eguaglianza e lo spirito di lotta che ci
anima dalla Rivoluzione Francese in poi e successivamente dalla
nascita del Socialismo scientifico.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma
sarà necessario gettarci alle spalle, e per sempre, anche le
mitologie e i rancori derivati da momenti storici ormai superati, gli
opportunismi e l’onestà, i momenti miserabili e gli istanti
eroici, che hanno distinto e diviso, dopo il 1917, il Socialismo e il
Comunismo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
quei momenti, dal 1946, sulle macerie della guerra mondiale, con cui
si è contribuito alla nascita e alla crescita di un Paese
contradditorio e smarrito, segnato da equivoci malsani e oneste
intenzioni che hanno intriso partiti, governi, opposizioni; di
ulteriori contrasti e coerenze d’intenti, incongruenze e
compatibilità, velleitarismi e limpido senso della realtà.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
comprendo, in essi, atteggiamenti ormai davvero parziali, ingenui ed
ingiusti, come ancora urlano certe tifoserie antisemite e quelli che
credono ancora quanto l’esistenza di un’ameba più a Sinistra
delle altre debba necessitare del loro interesse più che di
un’analisi storica sincera di se stessi e del nostro Novecento.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
primo percorso del Socialismo, pur cosparso tanto di martiri e di
bandiere insanguinate dal sangue dei deboli, è terminato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Deve
cominciare il secondo che o sarà nettamente antiliberista e
anticapitalista o non sarà.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Questa
volta non ci potrà essere spazio per le compromissioni smerciate
come prezzo machiavellico da pagare per svolgere la politica.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La
politica della Sinistra, questa volta, non pagherà, e cari, che i
suoi errori.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A
questo punto se voi mi chiedeste se so come realizzare questa nuova
unità della Sinistra, questa forma di Socialismo che sento pure
fortissima in me, non potrei dirvi altro che non lo so.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
lo so perché siamo solo all' "anno zero" e non so nemmeno
cosa sarà della Sinistra italiana tra qualche mese.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
lo so perché io non sono un politicante che imbastisce una tattica
disinvolta senza sapere che essa può iniziare soltanto dalla buona
fede e dalla integerrima volontà di un gruppo di persone le quali,
pur pensandola come me, non vogliono mentire su certezze che non
possiedono se non nel loro animo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
poi, certamente, in me, non può scomparire il ricordo delle
mediocrità, le viltà, le falsità, che ho visto con in miei occhi
anche in tanti dirigenti della Sinistra di cui ho fatto parte insieme
a tanti altri che, quanto me, ebbero fiducia in costoro e da essi
furono ingannati.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Certamente,
molti dirigenti erano uomini di valore, di talento e di estrema buona
fede, ma, quegli altri, seppure una minoranza, erano solo uomini,
uomini ambiziosi e abili i quali, sulla fedeltà di militanti e
simpatizzanti e votanti che credevano in loro, hanno costruito
carriere e conquistato potere per la loro presunzione.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">La
storia del Socialismo italiano del Novecento, prima di essere divisa
tra gradualisti e rivoluzionari, è stata divisa, fin dall'inizio,
tra filistei e onesti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
se fossero stati questi ultimi a vincere, nei tanti conflitti
combattuti dentro la Sinistra stessa, il suo nome oggi non sarebbe
abusato da neoliberisti gretti e renziani infamanti, i maggiori
responsabili della situazione in cui siamo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Quindi
non posso darvi alcuna certezza se non che, senza la lotta per
cambiare questa società in modo radicale, essa andrà incontro ad un
destino implacabile che riporterà la modernità al medioevo e ad una
netta e inesorabile divisione tra troppo ricchi e troppo poveri.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ciò
nonostante la volontà di cominciare esiste e lo strumento ideale per
procedere esiste.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Le
modalità di comprendere esistono ed esiste la coscienza per usarle.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
questo deve bastarvi quanto basta a me.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Importante
sarà non considerare più che il Partito sia più importante della
nostra coscienza e che mentire per il Partito non è servito che a
creare classi dirigenti guaste fino a raggiungere il marciume.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Importante
sarà non considerare più che noi siamo migliori perché possediamo
la verità perché la verità, per quanto rivoluzionaria, è molto,
molto difficile da conoscere : sugli esseri umani presi singolarmente
e sugli essere umani riuniti in partiti che potrebbero apparire
migliori e salvifici ben più di quanto possa essere qualsiasi
costruzione umana.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
dubbio, la cautela, la circospezione, la prudenza nei giudizi devono
guidarci quanto la fiducia nella purezza degli ideali.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Del
dubbio e della cautela se n'è fatto troppo a meno e se la Sinistra
si è ridotta alla sua più spietata sconfitta è stato a causa del
trionfalismo, del misticismo dei capi, degli applausi concessi a
scatola chiusa, della fiducia in coloro che dovevano essere oggetto
di dubbio proprio perché si ergevano al comando di folle reali o
presunte.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ricordo
- perché la nostra Storia ci serva per non cadere negli stessi
sbagli e negli stessi sogni pur puri ed allettanti - che, alle soglie
del fascismo, quando il Pci decise di scindersi dal Psi, ne Turati ne
Treves come ne Gramsci ne Serrati, intesero mai una separazione netta
nelle forze del proletariato, ma ne compresero immediatamente le
necessità unitarie benché il pur comprensibile mito sovietico,
irrealizzabile qui da noi, spinse a contrasti minoritari che
favorirono soltanto le prevaricazioni delle brigate nere.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">In
questo momento, perché tali fatti non si ripetano, sotto altre
forme, di fronte al capitalismo mondialista più feroce e vorace che
mai abbia dominato questo Paese, mi rifaccio alle analisi dello
storico George E.Mosse - ebreo-tedesco poi fuggito negli Stati Uniti
all'avvento del nazismo – il quale - in una delle sue acute
analisi che dalla “dittatura del consenso” nazifascista conducono
all'incombere di ogni minaccia totalitaria nella società di massa
del secondo Novecento – afferma come questo pericolo abbia maggiori
possibilità di realizzarsi maggiormente con l’incomprensione di
quanto le masse, non trovando nella Sinistra sufficiente interesse ai
loro bisogni, facilmente si gettano nella mani delle peggiori e
subdole tirannie.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Perciò,
in questo senso, se vogliano evitare che ciò possa accadere pur
dietro una labile facciata parlamentare che lasci un diritto di
parola divenuto sterile e senza peso alcuno, dobbiamo ragionare
seguendo una strategia che ancora deve nascere.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma
nascerà, un giorno, se ve ne sarà la volontà e se si lavorerà
uniti perché, se non noi le generazioni dopo di noi, non divengano
“ad una dimensione” il che rende attuale ancor oggi anche il
pensiero di Marcuse che di Mosse era complice, amico e
corrispondente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Togliamoci
dalla testa che il capitalismo possa cedere nel giro di un breve arco
di tempo come nei sogni dei bolscevichi italiani di un tempo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
fatto stesso che esso sia il vero gestore del governo in carica e si
manifesti attraverso il governo che deve nascere, che sia riuscito a
liquidare i diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori per
la cui affermazione è occorso un secolo di sacrifici e intese e
disguidi, dimostra quanto sia poco propenso a cedere anche il
frammento di una delle sue aguzze unghie.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sarà
necessario che anche il cattolicesimo democratico trovi una nuova
collocazione politica e ideale dopo la sua volatilizzazione degli
ultimi decenni, nonostante si attribuiscano all'attuale pontefice
vocazioni riformatrici che egli non ha espresso che in assai pochi
fatti e in parole che rimangono parole se poi la Chiesa mantiene la
stessa struttura e i suoi privilegi funzionali allo Stato italiano
che glieli ha concessi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sarà
necessario che chi, praticando altre religioni o sentendosi parte di
altre comunità etniche, combatta, combatta contro ogni integralismo
religioso e statalizzato, contro ogni razzismo e sciovinismo, si
metta d’accordo perché non si alimenti la differenza dei popoli ma
l’unità del genere umano.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Sarà
necessario che si chiami ad un nuovo orizzonte oppositore la piccola
e media borghesia che, nelle intenzioni del capitalismo odierno, deve
ridursi alla stessa condizione del proletariato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
fascismo ne aveva bisogno ma ora è divenuta inutile alle classi
dirigenti e quelle isole pedonali che, come a Roma, segnano il
confine tra il territorio degli abitanti ricchi e ricchissimi, e
quell’immensa e maculata periferia da dove gli “altri” possono
uscire solo per lavorare, ne sono la più arrogante manifestazione
pratica.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io
comprendo che, ora, molti miei compagni, vecchi e nuovi, possano
pensare che io mi sia troppo assentato dalla mia scuola di pensiero e
qualcuno, il quale allora non ha capito nulla di me, anche peggio.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">No,
cari compagni, io quello che ero sono e sarò.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
proprio attraverso il marxismo, in quanto metodo di analisi, sono
arrivato a queste conclusioni.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
mio concetto di lotta a lungo periodo è necessariamente orientato su
due tappe : prima si ristabilisca la Democrazia, quella autentica,
basata rigorosamente sulla Costituzione Italiana.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">A
quel punto, chi vorrà lavorerà per il Socialismo e ad una forma di
Stato Sociale inalienabile.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Chi
non si sentirà tale si dividerà da noi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
credo sia molto difficile da comprendere se non dai fanatici e dagli
intolleranti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Come
se il fanatismo e l’intolleranza siano mai serviti se non a fare
danni anche all’interno di una Sinistra antagonista, che
antagonista al Sistema lo è stata davvero tra il ’57 e il ’77
col suo apice nel ‘68, ed era sufficientemente antagonista da non
aver bisogno di innesti di nuovi rami che, consumatisi nel solo 1977,
hanno lasciato l’Italia nelle mani di Andreotti e Craxi, Berlusconi
e Cuccia, con tutto ciò che ne derivò in ogni articolazione del
Paese che oggi è un corpo malato, malato gravemente.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Quando
dico corpo malato non dico un corpo che si può sanare con l’aspirina
di qualche riforma o qualche modifica in un ordinamento fiscale
assolutamente ingiusto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Mi
riferisco ad un corpo in decomposizione, afflitto nelle carni da
sempre più aggravate piaghe del decubito, da diverse forme
cancerogene gravi nell’apparato cardiaco e venoso,
gastrico-intestinale, respiratorio, nelle ossa e in ogni altro lobo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per
tanti è più facile sopportare tutto questo che impegnarsi. Lo so.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma
per tanti è impossibile sopportare tutto questo perché ogni
cittadina e ogni cittadino è, e sarà, un globulo rosso sottoposto
anche alla forma leucemica gravosa che non manca di certo tra le
disgrazie, tutt’altro che metaforiche, di questa Repubblica ormai
deflagrata.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Mi
rendo bene conto che tante persone sono talmente stremate e
disilluse, si sentono tanto tradite e ingannate, dal non aver più
fiducia in nulla o quasi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Ma
è principalmente a loro che è necessario rivolgersi con
comprensione, responsabilità e fraternità.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Specie
dopo che il Movimento 5Stelle, ben sapendo i suoi dirigenti di avere
attinto ai voti di un’enorme quantità di donne e uomini di
Sinistra (non solo a quei pochissimi rimasti aderenti al Pd, questa è
una baggianata ridicola) ne hanno truffato le aspettative alleandosi
con i più pericolosi nemici dei loro elettori.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
poi, infine, di fronte al governo che sta per crearsi - con la Lega
all’accesso dei più alti scranni delle istituzioni e a tutte le
mangiatoie statali, parastatali e già semiprivatizzate per far
comodo ad imprenditori indegni che in un'altra qualsiasi nazione
sarebbero in galera - a qualcuno sembra il caso di dividersi in
estrapolazioni pseudofilosofiche, non tenendo conto che si potrà
andare avanti solo trovandosi tra le necessità incombenti di chi
vive ogni giorno nelle ingiustizie e nelle prevaricazioni ?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Questa
non è la Lega di Bossi, ispirata a idee di carta igienica e affamata
di vitalizi, controllata e finanziata da Berlusconi il quale non
aveva alcun interesse ad accentuarne l’implicito razzismo da
gallinaio.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Questa
è la Lega che si è accuratamente fascistizzata, si è legata ai
movimenti neonazisti e razzisti di ogni altro luogo straniero in cui
l’abbiano presa sul serio; è la Lega che ha accentuato il proprio
razzismo e il proprio segregazionismo ovunque abbia governato
localmente in regioni, provincie, città.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Se
qualcuno la vuole sottovalutare lo faccia pure.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io,
come ho più volte espresso su diverse testate e anche qui, no.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Certo,
ma sicuro, saranno in tanti i cittadini che preferiranno scambiare le
agevolazioni fiscali che Lega e il Movimento 5Stelle propongono
(ammesso che poi le realizzino anche al minimo) con la condizione che
i nuovi “dannati della terra” già soffrono qui in Italia, sia
che lavorino come schiavi o siano costretti ad affidarsi a chi se ne
prende cura, senza contare che già milioni di italiani vivono di
lavoro “a tempo indeterminato”, senza la minima tutela giuridica,
dalle fabbriche ai supermercati.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io,
a nome mio, esclusivamente mio, no.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io
non pratico questo commercio delle coscienze.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Scrisse
Marx : “Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini
avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di
traffico, e poteva essere alienato.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Il
tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state
comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai
acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. –
tutto divenne commercio.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
quello fu il tempo della corruzione generale, della venalità
universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo
in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene
portata al mercato per essere apprezzata al suo mero valore”.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Volete
dar retta al 90% della stampa italiana, ai network televisivi,
pubblici e privati, che raccontano ogni giorno che questo tempo non
arriverà mai e hanno già trasformato la critica alla Lega e
soprattutto al Movimento 5Stelle in una servile forma di
accondiscendenza verso coloro i quali, tra poco, governeranno a nome
del peggiore e più infido dei capitalismi ?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io,
a nome mio, no.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Io,
a nome mio, sto, ancora una volta, con i miei ideali di sempre. fine</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Molti
già lo sanno ma avviso gli eventuali lettori di quanto ho scritto
come, su questa mia pagina personale, che è esclusivamente mia, non
si fanno dibattiti litigiosi, non ci si insulta, non si ribatte con
argomenti già esautorati da quanto ho scritto.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Per
questo ci sono migliaia di altri luoghi in questo social network e in
tutti gli altri esistenti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
escludo affatto i commenti ma, da quando esiste questo Almanacco, è
sempre stato applicato questo sistema.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">Non
saranno i tremori di Mattarella a farmelo cambiare nel suo decimo
anno di vita.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">E
chi vuole capire capisca.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: large;">°°°</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>riproduzione
riservata©marxismolibertario</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b><br /></b></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2840484417230692073.post-77387647932776195642018-05-23T10:59:00.001+02:002018-05-23T10:59:54.870+02:005.000.000 CINQUE MILIONI di Giandiego Marigo<div class="itemIntroText" style="background-color: white;">
<div align="JUSTIFY" style="color: #555555; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-vcGPBLcu6_I/WwUs_6VrD5I/AAAAAAAALyg/GAFusmDIs3cGsLLFwheqEQsPF0pjQ1FwgCLcBGAs/s1600/banditore-imu-poverta-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="754" data-original-width="550" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-vcGPBLcu6_I/WwUs_6VrD5I/AAAAAAAALyg/GAFusmDIs3cGsLLFwheqEQsPF0pjQ1FwgCLcBGAs/s400/banditore-imu-poverta-1.jpg" width="291" /></a></div>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-large;"><b>5.000.000 CINQUE MILIONI</b></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-large;"><b>di </b></span></div>
<div style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: center;">
<span style="color: red; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-large;"><b>Giandiego Marigo</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="color: #555555; margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non ci fa piacere constatare di avere ragione. Non ci interessa la saggezza compiaciuta di chi vede passare il cadavere del proprio nemico, pur riconoscendo l'importanza dell'attesa e del passaggio del cadavere. L'Istat ci consegna 5.000.000 <i>(cinque milioni)</i> di poveri assoluti residenti, vale a dire Italiani, per coloro per i quali la nazionalità costituisce un problema. Lo avevamo detto, l'analisi sottoposta da questa rivista <i>“non fa una grinza”</i>, ma non ci fa piacere.</span><br />
<a name='more'></a></div>
</div>
<div class="itemFullText" style="background-color: white;">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">La povertà si manifesta in svariati modi nel tessuto sociale e a svariati livelli. Dal padre separato, al giovane che vede il suoi sogni di indipendenza divenire miraggio, all'anziano ormai allontanato dai diritti e dai servizi, che non si cura, che si nutre male e non ha accesso al dentista, piuttosto che al fisioterapista, che sempre meno è seguito.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Tutto questo mentre il sistema pensionistico e lo stato sociale si ritirano, privatizzando e nascondendosi dietro ad un paravento neo-liberista e, tendenzialmente omicida, per omissione, dimenticanza, noncuranza, al minimo; quando non per scelte direttamente e palesemente depopolative. Un sistema in cui l'invenzione del debito e una serie di parole anglofone che non significano nulla ma che piacciono molto agli economisti nascondono volontà tetre e mostruose.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Una logica classista conclamata, in cui il danaro diviene divinità ed unica strada per l'autonomia e la dignità, unica misura di valore intrinseco e personale. Dove il consumo è l'unico vezzo e l'unica cultura condivisa e le assurde leggi del marketing con la pubblicità divengono ipnosi e linguaggio, occupando persino la politica e trasformandola in purissimo gioco d'interessi personali e in un risiko selvaggio per il potere.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">In questo contesto le problematiche , tipiche, di un sistema capitalistico avanzato divengono <i>“piaga sociale”</i> : Il diritto alla casa, Al lavoro. L'accesso alla sanità, la cultura condivisa, l'uso della Guerra come valvola di sfogo e controllo, come metodica risolutiva delle crisi di sistema. Così tanto per enumerare gli aspetti di queste piaghe.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Nel caso specifico del nostro paese <i>(sempre più provinciale e defilato rispetto al quadro internazionale) </i>dobbiamo partire dalla nostra realtà, mai realmente confessata nemmeno a noi stessi, di colonizzazione, non solo culturale, ma sostanziale e , soprattutto, politica. Un paese terzo, asservito da una parte all'imperialismo Sionista-Statunitense, dall'altra al potere mai eletto e non democraticamente controllato della U.E. comunque parte del quadro neo-liberista mondiale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Dentro questo si collocano i 5.000.000 di poveri assoluti, che significano altri 10.000.000 di persone in difficoltà. In un sistema che è stato <i>“pensato”</i>appositamente per isolalrli e , possibilmente, perderli.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quindi si comprende, in questa chiave, anche se terribile ed angosciosa, il graduale sganciamento dello stato dal suo ruolo primario di garante dell <i>“salute pubblica”</i> intesa nei modi più compositi e svariati. Si comprende la politica delle privatizzazioni d'ogni possibile bene comune, dall'acqua, alla sanità, passando per l'abitabilità, per i servizi alla persona … di questa immane montagna di danaro inventato ed inesistente di cui saremmo debitori <i>(non si capisce bene nei confronti di chi)</i>che blocca con la sua <i>“mancanza”</i> ed immanenza qualsiasi iniziativa sociale rivolta verso il basso, privilegiando unicamente una direzionalità verso l'alto. Gruppi di pseudo-sapienti ragionieri nazisti bloccano qualsiasi iniziativa redistributiva dietro a pretesti puramente contabili, che divengono via via unico modo di descrivere il potere di uno stato di emettere moneta e di stabilirne il valore e di <i>“manifestare”</i>in questo modo e con queste scelte, la propria sovranità.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Non siamo appassionati nazionalisti né d'andata né di ritorno, anzi! La nostra vocazione internazionalista, siamo libertari e riteniamo che la soluzione vera stia in un cambiamento del concetto stesso di stato, in una modificazione del ruolo e dei suoi compiti, in una transizione al socialismo, ma in questo contesto il capitalismo italiano, europeo e mondiale non riescono ad essere nemmeno <i>“decentemente”</i> liberali. Percorrendo e rifugiandosi in sentieri neo-feudali e tendenzialmente medioevali, anche se sempre più caratterizzati dall'imperium della tecnologia.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Oggi, per continuare con gli esempi, in Italia l'edilizia popolare è ferma, l'età pensionabile diviene beffa e miraggio, i diritti sono quotidianamente lesi e derisi. La politica è asservita al Grande Nulla, gli unici interessi rappresentati sono quelli personalistici ed elitari.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Un paese ingovernabile persino nel teatrino delle mascherature neo-moderniste e qualunquistiche dei blocchi più o meno razzisti di “cittadinanza”. Oggi l'Europa si avvia ad essere un mostro che tarpa le ali a qualsiasi ideale di democrazia, con profonde differenze al suo interno; In Francia si va in pensione a 60 anni, in Germania attorno ai 62-63, L'Italia ha la contribuzione più alta a fronte dell'età pensionabile più “Tarda” 67 e rotti allo stato che diventeranno presto 71. l'europa si avvia con passi molto, molto differenti all'innalzamento dell'età pensionabile, così come “cova” in seno alle proprie nazionalità concetti molto diversi di stato sociale. Persino la Grecia, impoverita e sottoposta ai peggiori dictat dalla Commissione Europea ha un'età pensionabile ed una contribuzione inferiore alla nostra <a href="http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-09-18/ecco-paesi-europei-dove-si-va-pensione-prima-174540.shtml?uuid=ADNIlSLB&refresh_ce=1" style="text-decoration-line: none; transition: color 0.2s linear;"><b><span style="color: red;">QUI</span></b></a>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Mentre nel nostro paese l'Edilizia Popolare è lasciata al più completo abbandono, alla totale dimenticanza e diviene ad ogni controriforma regionale sempre più preda dei privati, con differenze notevolissime ed a tratti talmente evidenti da divenire ridicole, per esempio fra i Paesi Bassi, la Svezia ed il Regno Unito <i>(pur nell'incertezza della sua appartenenza alla compagine Europea)</i> con una politica massiccia in termine di edilizia popolare, Francia e Germania appena inferiori, ma comunque consistenti ed Irlanda ,Italia , Lussemburgo, Belgio e Finlandia che investono cifre irrisorie attorno all'1% del PIL ed addirittura inferiori per Portogallo, Spagna e Grecia. Con dati incerti per i paesi di più recente entrata. Resta però chiaramente privilegiata la politica dell proprietà dell'alloggio, mentre i bisogni dei <i>“senzacasa”</i> e <i>“senza capitali”</i> si fanno sempre più impellenti ed urgenti <a href="http://www.europarl.europa.eu/workingpapers/soci/w14/summary_it.htm" style="text-decoration-line: none; transition: color 0.2s linear;"><span style="color: red;"><b>QUI</b></span></a>.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em; text-align: justify;">
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;">Quest'analisi per ora sommaria verrà approfondita dando luogo ad un quadro complessivo del Marcato e Doloso <i>“Non Intervento”</i> dell'Europa dei poteri bancari e dell'Italia asservita sui problemi reali dei popoli che le abitano, della mancata redistribuzione di una ricchezza ch'essi hanno contribuito e contribuiscono a creare, ma che resta saldamente nelle mani di uno scarso 1% della popolazione.</span><br />
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><br /></span>
<span style="color: magenta; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: large;"><b>La vignetta è del Maestro Mauro Biani</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 1.5em; margin-top: 0.5em;">
<br />
<br />
<br /></div>
</div>
Unknownnoreply@blogger.com0