IZVESTIJA N. 1, Giovedì 3 marzo 1921
Compagni e cittadini!
Il nostro paese attraversa un difficile momento. Da tre anni ormai la fame, il freddo, il crollo economico ci stringono in una morsa di ferro. Il Partito comunista al potere si è staccato dalle masse e si è rivelato impotente a portare il paese fuori da questa situazione di caos generale. Il partito non ha tenuto in alcun conto i tumulti scoppiati in questi ultimi tempi a Pietrogrado e a Mosca e dimostra con sufficiente chiarezza di aver perso la fiducia delle masse operaie. Allo stesso modo non ha tenuto in considerazione le esigenze espresse da queste. Le considera mene controrivoluzionarie. Si sbaglia profondamente.
Questi tumulti, queste esigenze sono la voce del popolo tutto, di ogni lavoratore. Tutti gli operai, i marinai e i soldati rossi oggi si rendono chiaramente conto che solo gli sforzi comuni, che solo la loro volontà comune potranno dare al paese il pane, la legna, il carbone, potranno vestire coloro che non hanno né scarpe, né abiti e far uscire la Repubblica dal vicolo cieco in cui si trova. Questa volontà di tutti i lavoratori, soldati rossi e marinai si è fermamente espressa martedì 1° marzo, alla riunione della guarnigione della nostra città, durante la quale la risoluzione del Primo e del Secondo equipaggio è stata approvata all'unanimità. Tra le decisioni adottate c'è la rielezione immediata del Soviet: per organizzare elezioni su basi più giuste e soprattutto affinché il Soviet sia veramente rappresentativo dei lavoratori, affinché il Soviet sia un organo attivo ed energico.
Il 2 marzo, alla Casa dell'educazione, si sono riuniti i delegati di tutte le organizzazioni dei marinai, soldati rossi e operai.
L'assemblea si è prefissa di elaborare le basi delle nuove elezioni, per poi pacificamente operare alla riorganizzazione del sistema dei soviet. Ma temendo, a ragion veduta, azioni repressive e dopo aver sentito discorsi minacciosi del potere, l'assemblea ha deciso di formare un Comitato rivoluzionario provvisorio al quale sono stati conferiti pieni poteri affinché diriga la città e la fortezza.
Il Comitato rivoluzionario provvisorio si è insediato a bordo della nave Petropavlovsk.
Compagni e cittadini! Il Comitato provvisorio vigila perché non sia versata neanche una goccia di sangue. Ha adottato misure straordinarie affinché l'ordine rivoluzionario venga mantenuto in città, nella fortezza e nei forti.
Compagni e cittadini! Non smettete di lavorare! Operai, restate alle vostre macchine, marinai e soldati rossi, restate nelle vostre unità e nei vostri forti. Ogni operaio, ogni istituzione sovietica deve continuare il proprio lavoro. Il Comitato rivoluzionario provvisorio chiama tutte le organizzazioni operaie, i sindacati professionali e marinari, le unità di marina e dei soldati e i cittadini indipendenti a prestargli tutto il sostegno e aiuto. Il compito del Comitato rivoluzionario provvisorio è di creare attraverso sforzi comuni e solidali le condizioni necessarie per una giusta ed equa elezione del nuovo Soviet.
Dunque, avanti così, compagni, verso l'ordine, la pace, la stabilità e verso un nuovo regime socialista onesto, per il bene di tutti i lavoratori!
Kronstadt, 2 marzo 1921
Nave Petropavlovsk
Il Presidente del Comitato rivoluzionario provvisorio: Petricenko
Il Segretario: Tukin
Risoluzione dell'assemblea generale
degli equipaggi della Prima e Seconda squadra navale tenuta il 1° marzo 1921
Dopo aver ascoltato il rapporto dei delegati inviati a Pietrogrado dall'Assemblea degli equipaggi per accertare la situazione nella vecchia capitale, i marinai hanno deciso di:
l) procedere senza indugio alla rielezione a scrutinio segreto dei soviet, considerato che gli attuali soviet non rispecchiano la volontà degli operai e dei contadini; condurre a tal fine una campagna elettorale che assicurerà totale libertà di propaganda agli operai e ai contadini;
2) istituire la libertà di parola e di stampa per gli operai e i contadini, per gli anarchici e per i partiti socialisti di sinistra;
3) garantire la libertà di riunione alle unioni professionali e contadine;
4) riunire entro il 10 marzo 1921 una conferenza apartitica di operai, soldati rossi e marinai di Kronstadt, di Pietrogrado e della sua provincia;
5) rilasciare tutti i prigionieri politici socialisti così come tutti gli operai, i contadini, i soldati rossi e i marinai imprigionati in seguito alle loro agitazioni;
6) eleggere una commissione incaricata di esaminare le pratiche dei detenuti nelle prigioni e nei campi di concentramento;
7) abolire tutti i «Dipartimenti politici»[1] perché nessun partito deve godere di privilegi per la propaganda delle proprie idee né ottenere vantaggi dallo Stato a tale scopo. Al loro posto istituire Commissioni culturali ed educative elette in ogni luogo e finanziate dallo Stato;
8) sopprimere immediatamente tutti posti di blocco stradali;[2]
9) distribuire un'identica razione alimentare a tutti i lavoratori, eccettuati coloro che esercitano lavori pesanti;
10) abolire i reparti speciali comunisti in tutte le unità militari così come le diverse guardie comuniste delle fabbriche e delle officine. Se è indispensabile creare queste guardie o reparti, sceglierli tra le compagnie militari o tra gli operai nelle fabbriche;
11) dare ai contadini piena libertà d'azione sulle loro terre, come meglio credono, così come il diritto di possedere bestiame che dovranno allevare e custodire da soli senza l'impiego di lavoratori salariati;
12) chiamare tutte le unità dell'esercito e i compagni kursanty [allievi ufficiali,] a unirsi alla nostra risoluzione;
13) esigere che a tutte le nostre risoluzioni sia data ampia diffusione sulla stampa;
14) designare una commissione itinerante di controllo;
15) autorizzare la produzione artigianale libera senza l'impiego di salariati;
Risoluzione approvata dall'Assemblea degli equipaggi all'unanimità, meno due astensioni.
Il Presidente dell'assemblea degli equipaggi: Petricenko
Il Segretario: Perepelkin
Risoluzione approvata a grande maggioranza dalla guarnigione di Kronstadt.
Il Presidente: Vasiliev
I compagni Kalinin e Vasiliev[3] hanno votato contro la risoluzione.
Vasiliev e Kalinin: i due membri del Pcr presenti alla riunione. Vasiliev era il presidente dell'esecutivo del soviet di Kronstadt. Mikhail Ivanovic Kalinin (1875-1946), eminente membro del Pc bolscevico, era allora sindaco di Pietrogrado. Nel 1923 fu eletto presidente del Comitato esecutivo centrale dell'unione delle Repubbliche sovietiche, la più alta carica dello Stato sovietico. che conservò fino alla morte.
IZVESTIJA N. 2, Venerdì 4 marzo 1921
Compagni comunisti che lavorate in ogni dipartimento del Soviet, nelle organizzazioni professionali e nei comitati di fabbrica, negli organi economici e amministrativi, ma anche voi che lavorate nelle unità militari della guarnigione, l'ufficio provvisorio del Pcr si rivolge a voi con questo appello tanto pressante quanto fraterno.
Il periodo che stiamo vivendo esige da parte nostra la massima prudenza, la massima compattezza e il massimo tatto. Il nostro partito non ha tradito e non tradisce la classe operaia, che difende da molti anni.
Nell'interesse di tutti i lavoratori, il corso storico degli avvenimenti politici ci costringe tutti quanti in questo periodo a non abbandonare il nostro posto; occorre continuare il lavoro quotidiano senza la più piccola interruzione, ricordandoci che la minima debolezza o il minimo sabotaggio provocherebbero il peggioramento delle condizioni di vita della classe operaia e contadina.
Che ogni compagno del nostro partito sia ben cosciente del significato del momento.
Non prestate fede alle assurde voci, palesemente diffuse da elementi provocatori e destinate a causare spargimenti di sangue, secondo le quali sarebbero stati fucilati dirigenti comunisti, o che i comunisti fomenterebbero una rivolta armata a Kronstadt.
Si tratta di assurde menzogne, utili agli agenti dell'Intesa, che mirano ad abbattere il potere dei soviet. Dichiariamo solennemente che il nostro partito ha difeso e difenderà armi alla mano tutte le conquiste della classe operaia contro le guardie bianche, dichiarate o meno, che aspirano a distruggere il potere dei soviet operai e contadini.
L'Ufficio provvisorio del Pcr esorta tutti i membri del partito a restare ai proprio posti e a non fare ostruzionismo verso le decisioni del Comitato rivoluzionario provvisorio.
Fermezza, disciplina, calma e unità sono le garanzie per la vittoria degli operai e dei contadini di tutto il mondo su ogni manovra, palese o meno, dell'Intesa.
Viva il potere dei soviet! Viva l'Unione universale dei lavoratori!
L'Ufficio provvisorio della cellula di Kronstadt del Pcr: Ia. Ilin, F. Pervusin, A. Kabanov.
IZVESTIJA N. 3, Sabato 5 marzo 1921
La rabbia degli impotenti
Da tre giorni Kronstadt si è sbarazzata del potere oppressivo dei comunisti, come quattro anni fa si era sbarazzata del potere dello zar e dei suoi generali.
Da tre giorni i cittadini di Kronstadt respirano, liberi, sollevati dalla dittatura del partito.
I «capi» comunisti di Kronstadt sono vergognosamente fuggiti come mocciosi colti in fallo, per paura che il Comitato rivoluzionario provvisorio facesse ricorso all'aiutante favorito dai cekisti: il fucile.
Timori vani! Il Comitato rivoluzionario provvisorio non esercita vendette né minacce su alcuno.
Tutti i comunisti di Kronstadt sono liberi e nessun pericolo li minaccia. Sono rinchiusi solo coloro che hanno tentato di fuggire e che sono stati catturati dalle nostre pattuglie.
Ma gli stessi sono perfettamente al sicuro e questa protezione li preserva dalla vendetta di un popolo che non ha dimenticato il «terrore rosso».
Le famiglie dei comunisti sono intoccabili come lo sono tutti i cittadini.
Dunque, qual è stata la risposta dei comunisti? In un volantino lanciato ieri da un aeroplano, si legge che a Pietrogrado sono state arrestate molte persone, persone che non avevano assolutamente preso parte agli avvenimenti di Kronstadt.
Ma questo non è ancora nulla: sono state arrestate anche le loro famiglie.
Il Comitato di difesa - dice il volantino - dichiara che tutti questi prigionieri sono tenuti in ostaggio per essere scambiati con i compagni detenuti a Kronstadt dagli insorti, in particolare il commissario della flotta del Baltico N.N. Kuzmin, il compagno Vasiliev presidente del Soviet di Kronstadt e altri comunisti.
«Torcete un solo capello ai nostri compagni e gli ostaggi ne risponderanno con la vita».
Così si conclude il proclama del Comitato di difesa.
È la rabbia degli impotenti...
Torturare famiglie innocenti non porterà nuova gloria ai compagni comunisti e, in ogni caso, non è attraverso questo metodo che riprenderanno il potere strappato loro dagli operai, dai marinai e dai soldati rossi di Kronstadt.
Ieri, 4 marzo alle ore 18, nel club della guarnigione si è tenuta una riunione di delegati delle unità militari e dei sindacati, avente come ordine del giorno l'elezione dei membri complementari del Comitato rivoluzionario provvisorio, e l'audizione dei rapporti preparati dalle diverse istanze in merito alla fase attuale.
Erano presenti 202 delegati, la maggioranza dei quali venuti direttamente dal proprio luogo di lavoro.
Il marinaio Petricenko, presidente della riunione, ha annunciato che il Comitato rivoluzionario provvisorio era sovraccarico di lavoro e che era necessario infondergli nuove forze.
Ai 5 membri di cui il Comitato era composto decideva di aggiungere d'urgenza almeno 10 uomini.
Su venti candidati proposti, l'assemblea ha scelto, a schiacciante maggioranza, i seguenti compagni: Versinin, Perepelkin, Kupolov, Ososov, Valk, Romanenko, Pavlov, Baikov, Patrusev e Kilgast.
In conformità col voto, i nuovi membri del Comitato si sono insediati al presidium. Dopodiché l'assemblea ha ascoltato un dettagliato rapporto del marinaio Petricenko, presidente del Comitato rivoluzionario provvisorio, sull'attività di quest'ultimo dall'elezione ad oggi.
Il compagno Petricenko ha sottolineato che tutta la guarnigione della fortezza e tutte le navi erano pronte al combattimento, ricordando quale entusiasmo anima tutti e ciascuno in particolare, operai, soldati rossi e marinai.
Applausi nutriti della folla che ha nuovamente salutato i membri eletti del Comitato e la conclusione del suo presidente. Passando alle cose concrete, l'assemblea ha posto in primo piano il problema del rifornimento di viveri e combustibili. È emerso che la città e la guarnigione sono del tutto provviste sia degli uni che degli altri.
L'assemblea ha deliberato nell'entusiasmo generale e al grido di «Vincere o morire!» sulla questione dell'armamento degli operai: le masse operaie verranno armate e a loro sarà affidata la difesa interna della città, i marinai e i soldati rossi desiderano fortemente prendere parte attiva ai reparti di combattimento.
In seguito è stato deciso di rieleggere entro tre giorni le direzioni di tutti i sindacati, così come il soviet dei sindacati, che è l'organismo dirigente degli operai e che rimarrà in contatto permanente con il Comitato rivoluzionario provvisorio.
Dopodiché i compagni marinai che, a rischio della vita, sono fuggiti da Pietrogrado, da Strelna, da Peterov e da Oranienbaum per raggiungere Kronstadt, sono intervenuti con rapporti informativi su ciò che succede laggiù.
Dalle loro comunicazioni è emerso che la popolazione lavoratrice di queste città è tenuta dai comunisti completamente all'oscuro di quanto accade a Kronstadt.
Circolano voci provocatorie secondo le quali Kronstadt sarebbe manipolata da una banda di guardie bianche e di generali. Quest'ultima informazione ha provocato l'ilarità generale dei marinai e degli operai dell'assemblea.
Ma la riunione è proseguita in un clima più allegro quando si è proceduto alla lettura del «manifesto comunista» lanciato da un aereo su Kronstadt.
«Abbiamo un solo generale, il commissario della flotta del Baltico Kuzmin ed è in prigione», si è sentito dire dalle ultime file. La riunione è terminata con una serie di saluti e di auguri che dimostrano la ferma e unanime decisione di vincere o morire. Tutta la riunione si era svolta al motto: «Vincere o morire!»
Abbandonano il partito
A fine 1919, giudicando inammissibile il terrore contro i partiti socialisti, ho lasciato le file dell'unione dei socialrivoluzionari massimalisti, poiché le Izvestija del Comitato esecutivo centrale avevano pubblicato informazioni ufficiali secondo le quali i massimalisti avevano partecipato all'organizzazione dell'attentato contro la sezione moscovita del Pcr e a espropri armati nel sud, con l'assassinio di membri degli artel.[4]
Ho appreso recentemente, da fonte degna di fede, che non era altro che un metodo della guerra di partito condotta dai comunisti; il tribunale si è visto costretto ad assolvere i massimalisti, cosa che la stampa, in mano al Partito comunista, ha accuratamente tenuta nascosta.
In ragione di ciò, chiedo di non essere più considerato candidato[5] del Partito comunista, e di rientrare nelle file dell'unione dei socialrivoluzionari massimalisti la cui parola d'ordine è sempre stata e sempre sarà: il potere ai soviet e non ai partiti.
4 marzo 1921
A. Lamanov
IZVESTIJA N. 4, Domenica 6 marzo 1921
«Signori» o «compagni»
Le mani callose degli operai e dei marinai di Kronstadt hanno strappato il timone dalle grinfie dei comunisti e lo governano.
Con vigore e sicurezza, condurranno la nave del potere dei soviet fino a Pietrogrado, da cui questo potere dovrà estendersi a tutta la Russia sofferente.
Ma, compagni, restate in guardia. Raddoppiate la vigilanza: il percorso del canale è disseminato di scogli.
Una sola manovra falsa e la nave, con il suo carico, per voi il più prezioso - il carico dell'edificazione socialista -, può arenarsi su uno scoglio.
Compagni, sorvegliate bene il ponte di comando: i nemici lo insidiano. Un solo momento di disattenzione e vi strapperanno il timone e la nave dei soviet affonderà, tra lo scherno dei lacchè dello zar e dei servi della borghesia.
Compagni, oggi celebrate una grande e pacifica vittoria sulla dittatura comunista; con voi anche i vostri nemici gridano vittoria. Ma i loro motivi e i vostri sono del tutto opposti.
Voi siete ispirati dall'ardente desiderio di ristabilire il vero potere dei soviet e dalla nobile speranza di offrire all'operaio un lavoro libero, al contadino il diritto di disporre della propria terra e dei frutti del proprio lavoro; gli altri sono ispirati dalla speranza di instaurare la nagaika[6] dello zar e i privilegi dei generali.
I vostri interessi divergono e, per questo motivo, essi non sono vostri compagni di viaggio.
Voi dovete rovesciare il potere dei comunisti per ricostruire pacificamente il paese e instaurare il lavoro creatore; essi devono farlo per ridurre in schiavitù gli operai e i contadini.
Voi siete alla ricerca della libertà, essi vogliono nuovamente ridurvi in schiavitù.
Siate vigili. Non lasciate che i lupi travestiti da agnelli si avvicinino al ponte di comando.
A tutti...A tutti...A tutti...
Compagni operai, soldati rossi e marinai!
Qui a Kronstadt sappiamo perfettamente come voi, i vostri bambini e le vostre donne, mezzi morti di fame, soffriate sotto il fardello della dittatura comunista.
Noi abbiamo abbattuto il Soviet comunista e il Comitato rivoluzionario provvisorio nel giro di pochi giorni organizzerà l'elezione del nuovo Soviet che, liberamente eletto, rifletterà la volontà di tutta la popolazione lavoratrice e della guarnigione e non quella di un pugno di dissennati comunisti.
La nostra causa è giusta: noi difendiamo il potere dei soviet, e non quello dei partiti, così come la libera scelta dei rappresentanti dei lavoratori. I soviet snaturati, usurpati dal partito comunista, sono sempre rimasti sordi a ogni esigenza e a ogni nostro bisogno e in risposta abbiamo ricevuto solo mitragliate.
Ora che la pazienza dei lavoratori è giunta al limite, ci vogliono chiudere la bocca con l'elemosina: per ordine di Zinoviev vengono tolti gli sbarramenti militari nella provincia di Pietrogrado, Mosca stanzia dieci milioni di rubli-oro per comprare all'estero gli approvvigionamenti e gli oggetti di prima necessità. Ma noi sappiamo che i proletari di Pietrogrado non si comprano con l'elemosina e noi, scavalcando i comunisti, da Kronstadt la rivoluzionaria vi tendiamo una mano fraterna e caritatevole.
Compagni! Non solo vi ingannano, ma vi nascondono volontariamente la verità, ricorrendo a vili calunnie!
Compagni, resistete!
A Kronstadt, il potere è interamente nelle mani dei marinai, dei soldati rossi e degli operai rivoluzionari, e non delle guardie bianche comandate da un qualunque generale Kozlovsky[7], come afferma la radio menzognera di Mosca.
IZVESTIJA N. 5, Lunedì 7 marzo 1921
«Non risparmiate i colpi!»
Il feldmaresciallo Trotsky minaccia la libera e rivoluzionaria Kronstadt insorta contro il potere assoluto esercitato da tre anni dai commissari comunisti.
Questo nuovo Trepov[8] minaccia i lavoratori che hanno scosso il giogo della dittatura del Partito comunista dicendo che passerà per le armi la popolazione pacifica di Kronstadt; ordina di «non risparmiare i colpi».
Non saranno mai troppi contro i marinai, i soldati rossi e gli operai rivoluzionari.
Di certo, al dittatore della Russia sovietica oppressa dai comunisti è indifferente ciò che accadrà alle masse lavoratrici, purché il potere resti nelle mani del Pcr.
Ha la sfacciataggine di parlare a nome della Russia martire e di promettere clemenza.
È lui, questo Trotsky assetato di sangue, il comandante dell'opricnina[9] comunista che, senza pietà, fa scorrere fiumi di sangue in nome del potere assoluto del Pcr, che soffoca la libertà di spirito, che osa rivolgersi con tanta arroganza e durezza a coloro che brandiscono la bandiera rossa di Kronstadt.
A prezzo del sangue dei lavoratori e della sofferenza delle loro famiglie imprigionate, i comunisti sperano di restaurare la loro autocrazia, di obbligare i marinai, i soldati rossi e gli operai a piegare la schiena per sistemarsi meglio e di proseguire la loro marcia politica che ha fatto precipitare tutta la Russia lavoratrice in un abisso di rovina generale, di fame e di freddo. Basta! Non inganneranno più i lavoratori! Comunisti, le vostre promesse sono vane, le vostre minacce impotenti.
L'ondata della rivoluzione dei lavoratori si è sollevata per spazzare dalla faccia della Russia sovietica, profanata dalle loro manovre, gli ignobili calunniatori e tutti gli aggressori. E, signor Trotsky, non vogliamo la vostra grazia.
Kronstadt esige la liberazione degli ostaggi
Il seguente radiotelegramma è stato inviato al Soviet di Pietrogrado:
A nome della guarnigione di Kronstadt, il Comitato rivoluzionario provvisorio esige la liberazione entro 24 ore di tutte le famiglie dei soldati rossi e dei marinai tenuti in ostaggio dal Soviet di Pietrogrado.
La guarnigione di Kronstadt dichiara che qui i comunisti godono della più totale libertà e le loro famiglie dell'assoluta immunità; che la guarnigione non vuole seguire l'esempio del Soviet di Pietrogrado poiché reputa questi metodi, anche se provocati dalla rabbia della disperazione, i più indegni e i più vili da tutti i punti di vista. La Storia non ha mai conosciuto metodi simili.
Il Presidente del Comitato rivoluzionario provvisorio: Petricenko
Il Segretario: Kilgast
Non ci vendichiamo
La lunga oppressione della dittatura comunista sui lavoratori ha provocato la più che naturale indignazione delle masse. Il risultato è che in diversi luoghi imperversa il boicottaggio o l'interdizione professionale nei confronti dei familiari dei comunisti. Questo non deve più accadere. Noi non ci vendichiamo, vogliamo solo difendere i nostri interessi di lavoratori. Bisogna agire con serenità e allontanare solo coloro che, con il sabotaggio o portando avanti agitazioni calunniose, tendono a ostacolare la restaurazione del potere e dei diritti dei lavoratori.
Dimissioni dal Partito comunista
Al Comitato rivoluzionario provvisorio continuano ad arrivare lettere di dimissioni dal Partito comunista.
I.
Noi, sottoscritti, militari della compagnia disciplinare distaccata, abbiamo aderito al Partito comunista russo perché pensavamo che esprimesse la volontà delle masse lavoratrici; ma in realtà, si è rivelato il carnefice degli operai e dei contadini, come dimostrato dai recenti avvenimenti a Pietrogrado, i quali hanno evidenziato la doppiezza dei capi del partito, che hanno utilizzato ogni mezzo per conservare il potere, come ad esempio il radiotelegramma del Consiglio dei commissari del popolo di Mosca.
A partire da ora chiediamo di non essere più considerati membri del Pcr. Aderiamo senza riserve alla risoluzione adottata dalla riunione della guarnigione di Kronstadt lo scorso 2 marzo.
Preghiamo gli altri compagni che riconoscano i propri errori di non vergognarsi a confessarli.
I. Gutman, I. Efimov, V. Kudryavtsev, Andreiev
Risoluzione
Noi, comunisti del forte Rif, dopo aver valutato la situazione attuale e aver letto un appello dell'ufficio provvisorio del Pc russo a Kronstadt, siamo arrivati alla seguente conclusione:
Negli ultimi tre anni si sono infiltrati nel nostro partito molti profittatori e avventurieri con il conseguente sviluppo del burocratismo e il criminale abbandono della lotta contro lo sfacelo.
Il nostro partito si è sempre posto il principio della lotta contro tutti i nemici della classe operaia e del proletariato e noi oggi decidiamo da onesti figli del popolo di difendere pubblicamente le conquiste dei lavoratori.
Non permetteremo a nessuna guardia bianca, occulta o dichiarata, di approfittare della difficile e temporanea situazione della nostra Repubblica sovietica e, al primo tentativo di colpire il potere dei soviet, sapremo opporre la giusta resistenza.
Noi abbiamo già dichiarato e dichiariamo di nuovo la nostra obbedienza al Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt, che ha come scopo la creazione dei soviet della classe operaia e proletaria.
Viva il potere dei soviet, vero difensore dei diritti dei lavoratori!
Il Presidente dell'Assemblea dei comunisti del forte Rif (firma)
Il Segretario dell'Assemblea (firma)
IZVESTIJA N. 6, Martedì 8 marzo 1921
Noi e loro
I comunisti, non sapendo come conservare il potere che gli sfugge dalle mani, fanno ricorso alle più abominevoli tecniche di provocazione; i loro infami giornalacci hanno mobilitato tutte le loro forze per infiammare le masse popolari e presentare il movimento di Kronstadt come un movimento di guardie bianche. Oggi questa banda di «farabutti patentati» lancia lo slogan «Kronstadt si è venduta alla Finlandia»; la loro stampa spudorata sputa veleno e, non essendo riusciti a convincere il proletariato che Kronstadt è in mano alle guardie bianche, si sforzano ora di far vibrare la corda nazionalista.
Attraverso i nostri radiotelegrammi, tutti sanno già per cosa lottano gli operai e la guarnigione di Kronstadt, ma i comunisti tentano di snaturare il senso degli avvenimenti agli occhi dei nostri fratelli di Pietrogrado.
L'opricnina comunista ha strettamente accerchiato Pietrogrado con le baionette degli allievi ufficiali e delle «guardie» di partito, e Maljuta Skuratov-Trotsky[10] non permette ai delegati degli operai e ai soldati rossi senza partito di venire a Kronstadt, per paura che capiscano la verità, per paura che questa verità spazzi via i comunisti in un batter d'occhio e che il popolo lavoratore, divenuto lungimirante, prenda il potere nelle sue mani callose.
Ecco per quale motivo il Soviet di Pietrogrado non ha risposto al nostro radiotelegramma col quale chiedevamo l'invio a Kronstadt di compagni veramente senza partito.
Temendo per la loro pelle, i dirigenti comunisti nascondono la verità; diffondono voci secondo le quali le guardie bianche armerebbero Kronstadt, il proletariato di Kronstadt si sarebbe venduto alla Finlandia e alle spie francesi, i finlandesi avrebbero già organizzato un esercito per impadronirsi di Pietrogrado con l'aiuto dei ribelli di Kronstadt, ecc.
A tutto ciò noi possiamo rispondere in un solo modo: tutto il potere ai soviet! Giù le mani dal potere, le vostre mani rosse del sangue di coloro che sono morti per la libertà, per aver combattuto contro le guardie bianche, contro i proprietari fondiari e contro la borghesia!
Contadino: lavora tranquillamente la tua terra; operaio: rimani al tuo posto!
Kronstadt liberata parla alle operaie del mondo
(Radiotelegramma)
Oggi è festa in tutto il mondo: è il giorno delle lavoratrici. Noi, quelli di Kronstadt, sotto il fuoco delle armi, sotto il boato degli obici che si abbattono su di noi, lanciati dai nemici del popolo lavoratore - dai comunisti - vi inviamo il nostro saluto fraterno, lavoratrici del mondo. Vi rivolgiamo il saluto di Kronstadt la Rossa insorta, il saluto dal regno della libertà. Che i nostri nemici provino ad abbatterci. Noi siamo forti, siamo invincibili.
Vi auguriamo di conquistare al più presto la liberazione da ogni oppressione e da ogni violenza.
Viva le libere operaie rivoluzionarie!
Viva la Rivoluzione sociale mondiale!
8 marzo 1921
Il Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt
Che tutto il mondo sappia
Oggi il Comitato rivoluzionario provvisorio ha inviato il seguente radiotelegramma:
A tutti...A tutti...A tutti...
Infine il primo colpo di fuoco è esploso... Il feroce feldmaresciallo Trotsky, bagnato fino alla cintola del sangue fraterno degli operai, ha aperto per primo il fuoco su Kronstadt la rivoluzionaria, insorta contro la dittatura dei comunisti per instaurare l'autentico potere dei soviet.
Senza un solo colpo di arma da fuoco, senza spargere una sola goccia di sangue, noi, soldati rossi, marinai e operai di Kronstadt, abbiamo abbattuto la dittatura dei comunisti e allo stesso tempo abbiamo fatto loro grazia della vita. Minacciandoci con i cannoni, vogliono farci tornare sotto il loro giogo.
Desiderosi di evitare un massacro, avevamo proposto loro di inviarci dei delegati non appartenenti al partito, delegati del proletariato di Pietrogrado, per rendersi conto che Kronstadt lotta per il potere dei soviet. Ma i comunisti hanno celato la nostra proposta agli operai di Pietrogrado e hanno aperto il fuoco: solita risposta dello pseudo-governo-degli-operai-e-dei-contadini alle esigenze del popolo lavoratore.
Tutti i lavoratori devono sapere che noi, difensori del potere dei soviet, vigiliamo sulle conquiste della Rivoluzione sociale.
Noi vinceremo o moriremo sotto le rovine di Kronstadt, combattendo per i diritti del popolo lavoratore.
I lavoratori di tutto il mondo ci renderanno giustizia e il sangue degli innocenti ricadrà sulla testa dei fanatici comunisti, inebriati dal potere.
Viva il potere dei soviet!
Il Comitato rivoluzionario provvisorio
Perché combattiamo
La classe operaia, facendo la rivoluzione d'ottobre, sperava di raggiungere la propria emancipazione. Invece il risultato è stato un completo asservimento dell'individuo.
Il potere della monarchia poliziesca è passato nelle mani degli usurpatori comunisti i quali, invece della libertà, hanno suscitato nei lavoratori il continuo terrore di finire nelle camere di tortura della Ceka, che in orrore supera enormemente la polizia del regime zarista.
Baionette, proiettili e insulti grossolani degli opricniki della Ceka: ecco cosa hanno ottenuto dopo innumerevoli lotte e sofferenze i lavoratori della Russia sovietica. Il potere comunista ha sostituito nei fatti ai gloriosi emblemi del potere dei lavoratori - la falce e il martello - le baionette e le sbarre delle prigioni, grazie alle quali sarà assicurata una vita tranquilla e felice alla nuova burocrazia dei commissari e dei funzionari comunisti.
Ma la cosa più abominevole e criminale è la schiavitù morale che i comunisti hanno generato: si sono impadroniti del mondo interiore dei lavoratori, costringendoli a pensare solo secondo la loro dottrina.
Con l'aiuto dei sindacati di Stato hanno legato gli operai alla loro macchina, facendo del lavoro non un piacere, ma una nuova schiavitù. Alle proteste dei contadini che si manifestavano con insurrezioni spontanee, e a quelle degli operai costretti allo sciopero dalle condizioni stesse di vita, i comunisti rispondono con fucilazioni di massa e con una sete di sangue che supera quella dei generali zaristi.
La Russia lavoratrice che per prima brandì la bandiera rossa della liberazione del lavoro è completamente coperta del sangue di coloro che sono stati torturati per la glorificazione dello Stato comunista. I comunisti annegano in questo mare di sangue tutti i grandiosi e radiosi impegni e tutte le parole d'ordine della rivoluzione del lavoro.
È apparso sempre più chiaro, ed ora è palese, che il Pcr non è il difensore dei lavoratori che si prospettava; arrivato al potere teme solo di perderlo; così utilizza ogni mezzo, calunnia, inganno, assassinio, vendetta, nei confronti dei familiari degli insorti.
Ma il martirio dei lavoratori è alla fine.
Qua e là il paese in lotta contro l'oppressione e la violenza si è illuminato dell'incendio delle ribellioni. Sono divampati scioperi operai, ma gli agenti dell'okhrana[11] bolscevica non dormono più, ed hanno preso tutte le misure per prevenire e soffocare l'inevitabile Terza Rivoluzione.
Eppure questa rivoluzione è arrivata e si è realizzata grazie ai lavoratori. Per i generali comunisti è chiaro che il popolo si è sollevato, convinto che hanno tradito gli ideali del comunismo.
Temendo per la loro pelle, sapendo bene che non si sottrarranno alla collera dei lavoratori, i comunisti tentano, aiutati dai loro opricniki, di intimidire gli insorti con arresti, fucilazioni e con altre mostruosità. Ma, sotto il giogo della dittatura comunista, la vita stessa è diventata più spaventosa della morte.
Il popolo lavoratore insorto ha capito che, nella lotta ingaggiata contro i comunisti e contro i rinnovati diritti feudali da questi ripristinati, non possono esistere mezzi termini. Bisogna andare fino in fondo. I comunisti fingono di accordare qualche concessione: nella provincia di Pietrogrado assegnano dieci milioni di rubli-oro per acquistare all'estero prodotti alimentari. Ma non bisogna farsi ingannare: dietro questa esca si nasconde il pugno di ferro del padrone, del dittatore che, tornata la calma, ha intenzione di far pagare queste concessioni moltiplicate per cento.
No, non sono possibili mezzi termini. Bisogna vincere o morire! È l'esempio che dà Kronstadt la Rossa, terrore dei controrivoluzionari di destra e di sinistra.
Qui si è prodotto questo nuovo e grande slancio rivoluzionario. Qui è stata issata la bandiera dell'insurrezione che deve liberare il popolo dalla violenza e dall'oppressione esercitate negli ultimi tre anni dalla dittatura comunista, che ha eclissato in così poco tempo un giogo imposto dalla monarchia per tre secoli.
Qui, a Kronstadt, è stata posta la prima pietra della Terza Rivoluzione che spezza le ultime catene che ostacolano le masse lavoratrici e apre l'ampio e nuovo cammino che conduce alla realizzazione del socialismo.
Questa nuova rivoluzione scuoterà le masse lavoratrici dell'Est e dell'ovest, offrendo l'esempio di una nuova edificazione socialista, opposta alla «realizzazione» comunista dello Stato, dando alle masse lavoratrici dell'estero l'intima convinzione che tutto quanto fatto qui finora in nome della volontà dei lavoratori non era il socialismo.
Abbiamo fatto il primo passo senza sparare un solo colpo, senza versare una sola goccia di sangue. Il sangue non è necessario ai lavoratori. Lo fanno scorrere solo in caso di legittima difesa. Malgrado tutti gli atti rivoltanti perpetrati dai comunisti, siamo abbastanza abili nel limitarci semplicemente ad isolarli dalla vita sociale, affinché non ostacolino il lavoro rivoluzionario con l'agitazione menzognera e velenosa.
Gli operai e i contadini avanzano, irresistibilmente, lasciando dietro di sé le istituzioni, il sistema borghese, la dittatura del Partito comunista, la sua Ceka e il suo capitalismo di Stato, che stringono con una asfissiante presa il collo dei lavoratori, minacciando di strangolarli definitivamente.
L'attuale cambiamento dà ai lavoratori la possibilità di avere i propri soviet liberamente eletti, funzionanti senza nessuna pressione violenta del partito, di riorganizzare i sindacati di Stato in libere associazioni di operai, di contadini e di lavoratori intellettuali. Il bastone poliziesco dell'autocrazia comunista è finalmente spezzato.
IZVESTIJA N. 7, MERCOLEDÌ 9 MARZO 1921
Lenin ha detto: «Il comunismo è il potere dei soviet più l'elettricità»; ma il popolo si è reso conto che il comunismo dei bolscevichi è la commissariocrazia più le fucilazioni.
Sparano sui nostri figli
Non devono abituarsi a versare il sangue degli innocenti. Hanno già cominciato ad effettuare bombardamenti aerei sulla pacifica popolazione di Kronstadt.
La prima bomba è stata lanciata 1'8 marzo poco prima delle 6. È caduta sul cornicione di una casa e la questione si è risolta con danni alla facciata e qualche vetro rotto nelle case vicine. Un ragazzo di tredici anni è stato ferito, per fortuna leggermente.
Cosa garantisce la vittoria?
I primi colpi del nemico hanno messo ancora di più in luce tutta la determinazione e l'abilità della nostra guarnigione rivoluzionaria, che si lancia nel combattimento e non colpisce alla cieca, ma solo dove occorre. Tutti vogliono prendere le armi, anche gli anziani e gli adolescenti. Gli animi sono in uno stato di straordinario fermento. La popolazione lavoratrice e la guarnigione hanno deciso di battersi fino in fondo.
Tutti sono animati da un unico pensiero: distruggere fino all'ultima vestigia il giogo dei comunisti. Nessuno pensa di indietreggiare. C'è una sola strada, quella che va avanti verso il lavoro libero e verso il potere dei soviet. L'entusiasmo e la fermezza degli insorti rendono certa la nostra vittoria.
Le aquile rosse di Kronstadt scrivono una nuova luminosa pagina nella storia della Russia dei soviet.
La fiducia in se stessi, l'attaccamento incondizionato agli interessi dei lavoratori, ecco la forza che garantisce la nostra vittoria sul feldmaresciallo comunista Trotsky. Non va allo stesso modo in campo avverso. Come ci informano i disertori e i prigionieri, Trotsky applica i soliti metodi dei comunisti per convincere i lavoratori: dispiega le mitragliatrici alle spalle delle sue truppe.
All'entusiasmo degli insorti si contrappone in campo nemico l'entusiasmo per la nagaika e le pallottole.
Ascolta, Trotsky!
Attraverso le loro radio i comunisti hanno versato torrenti di fango sui capi della Terza Rivoluzione, che difendono il vero potere dei soviet e rifiutano gli abusi dei commissari.
Noi non lo abbiamo mai nascosto alla popolazione di Kronstadt e abbiamo pubblicato integralmente i loro attacchi calunniosi sulle nostre Izvestija.
Non abbiamo mai avuto nulla da temere. I cittadini sanno come si è data la rivolta e da chi è stata fatta. Gli operai e i soldati rossi sanno che, nella guarnigione, non ci sono né generali zaristi né guardie bianche.
Dal canto suo il Comitato rivoluzionario provvisorio ha inviato un radiotelegramma che esigeva la liberazione degli ostaggi, degli operai, dei marinai e dei loro familiari, così come dei prigionieri politici: detenuti dai comunisti in prigioni piene da scoppiare.
In un secondo radiotelegramma proponevamo di inviare a Kronstadt delegati non appartenenti al partito i quali, vedendo sul posto lo sviluppo degli avvenimenti, avrebbero potuto aprire gli occhi alla popolazione lavoratrice di Pietrogrado.
Cosa hanno fatto i comunisti?
Hanno nascosto questi radiotelegrammi agli operai e ai soldati rossi.
Unità del feldmaresciallo Trotsky passate dalla nostra parte, ci hanno portato dei giornali di Pietrogrado nei quali non compare una sola parola dei nostri appelli radio!
E tuttavia questi bari, abituati a giocare con carte truccate, ancora recentemente gridavano che non avevano alcun segreto per il popolo, nemmeno segreti diplomatici.
Ascolta, Trotsky! Finché sfuggirai al tribunale popolare, potrai fucilare in massa degli innocenti, ma la verità non potrai fucilarla.
Finirà per rivelarsi e allora tu e la tua opricnina dovrete rendere conto.
Riorganizzazione dei sindacati[12]
Sotto la dittatura dei comunisti i problemi dei sindacati e in particolare della loro direzione sono stati ridotti al minimo.
In tre anni di movimento sindacale rivoluzionario nella Russia socialista, i nostri sindacati non hanno assolutamente avuto la possibilità di essere vere organizzazioni di classe. Non per colpa loro: ma a causa dell'azione della politica del partito al potere che aspira ad un'educazione «comunista» centralizzatrice delle masse. Ragion per cui l'attività dei sindacati si riduceva - lavoro del tutto inutile - a riportare informazioni sul numero dei membri di questa o quella unione industriale, la specialità, il partito di ogni aderente ecc.
Nulla è stato fatto per quanto riguarda la costruzione amministrativa e cooperativa della Repubblica e lo sviluppo culturale degli operai nei sindacati. Ed è comprensibile, perché se si fosse dato ai sindacati ampia libertà d'azione, tutto l'edificio centralizzatore dei comunisti sarebbe fatalmente crollato e, allo stesso modo, l'utilità dei commissari e delle sezioni comuniste.
Tutto ciò, senza alcun dubbio, ha allontanato le masse operaie dai sindacati, trasformati in nuclei polizieschi nelle mani dei comunisti, il cui scopo era paralizzare le classi lavoratrici.
Invece, con il rovesciamento della dittatura del Pcr, il ruolo dei sindacati deve radicalmente cambiare. Ragion per cui i sindacati riorganizzati e le loro articolazioni di categoria devono realizzare grandi obiettivi di lotta per l'educazione delle masse nel quadro della costruzione culturale e amministrativa del paese. Devono infondere alle loro attività un rinnovamento vivificante e creatore e farsi interpreti degli interessi del popolo.
La Repubblica sovietica socialista sarà forte solo quando la sua direzione apparterrà alle classi lavoratrici per il tramite di sindacati rinnovati.
Al lavoro dunque, compagni operai! Creiamo i nuovi sindacati liberi da ogni costrizione! In questo risiede la nostra forza.
S. Fokin
IZVESTIJA N. 8, GIOVEDÌ 10 MARZO 1921
Calma e fermezza
Noi non vogliamo più sangue. Hanno iniziato loro per primi, scatenando la battaglia.
I marinai, i soldati rossi e gli operai della città di Kronstadt, fedeli alla rivoluzione operaia, forgiano la speranza della Russia sovietica. Con martelli d'acciaio spezzano le catene della triennale schiavitù comunista.
Vacilla il potere dei comunisti ed essi, nella loro rabbia cieca, si nutrono del sangue dei lavoratori. A destra e a manca si fucilano operai e contadini. Si perseguitano, si umiliano le famiglie indifese degli insorti.
Ancora uno sforzo e sarà ridotto in cenere il sanguinario moloc che con parole melliflue aveva ingannato il popolo lavoratore.
Che il sangue fraterno dei contadini e degli operai, versato dai criminali comunisti, scorra nella martoriata Russia sovietica e sia il cemento che ci unisca in un solo esercito di combattenti contro l'odioso giogo di chi ci ha tradito.
Al momento della battaglia decisiva contro l'idra dell'assolutismo bolscevico, dobbiamo conservare i nervi saldi.
Il nostro appello alla lotta è già stato ascoltato.
I rinforzi stanno già arrivando. I nostri fratelli operai e contadini, scavalcando i bolscevichi, ci tendono una mano solidale nella lotta contro l'orda impazzita.
Dobbiamo annientare la burocrazia.
Con l'ira nel cuore ma i nervi saldi, cercando di frenare chi è impaziente di combattere per risparmiare le forze vitali, assesteremo l'ultimo colpo, il colpo decisivo che avrà ragione del nemico. Condurremo con successo questa lotta titanica contro chi ha tradito il popolo lavoratore.
Calma e fermezza.
Radiotelegramma al proletariato mondiale
L'8 marzo è stato emesso il seguente radiotelegramma:
A tutti...A tutti... A tutti...
Compagni, proletari di tutto il mondo! I comunisti hanno dichiarato che la nostra rivolta per l'autentico potere dei soviet è una ribellione. Ma i ribelli sono loro.
Le masse lavoratrici hanno preteso la libera rielezione dei soviet che erano stati truccati. Però il potere bolscevico, col feldmaresciallo Trotsky in testa, per conservare l'assolutismo di partito ha deciso di soffocare con ogni mezzo il popolo lavoratore, fucilando gli operai e torturando le loro famiglie.
I comunisti calunniano: sostengono che ci dirigono dei generali bianchi, che ci siamo venduti alla Finlandia in cambio del suo appoggio.
Di fronte al proletariato mondiale affermiamo che nessuna guardia bianca ci dirige, che non c'è potuto essere e né ci sarà alcun tipo di negoziato con la Finlandia, né per un eventuale aiuto militare, né per un rifornimento di viveri. Possediamo equipaggiamento militare e viveri per il tempo necessario al rovesciamento dei comunisti.
Ma se la nostra lotta si prolungasse, forse dovremmo cercare aiuto all'esterno per sfamare i nostri eroi feriti, i nostri figli e la popolazione civile.
I comunisti celano la loro debolezza dietro l'assicurazione di concederci una proroga. In realtà, non riescono a riunire le forze necessarie per soffocare la Terza Rivoluzione dei lavoratori.
Tre giorni fa hanno aperto il fuoco per primi e per primi hanno fatto scorrere il sangue dei fratelli.
Dal momento che lottiamo per una giusta causa abbiamo raccolto la sfida. La guarnigione e la popolazione lavoratrice di Kronstadt, dopo aver scrollato via l'infame giogo dei comunisti, hanno deciso di lottare fino alla fine.
Saluti fraterni.
Il Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt
Ai soldati rossi che combattono nei ranghi comunisti
Compagni! Il 7 marzo, per ordine di Trotsky, carnefice della Russia operaia e contadina, dalle batterie di Lissy Nos e di Sestroresk è stato aperto il fuoco sulla libera Kronstadt, perché questa non voleva più continuare sotto la guida del Partito comunista che, per conservare il potere, tradisce il popolo lavoratore operaio e contadino.
Noi non volevamo versare sangue e non abbiamo esploso un solo colpo finché non ci hanno costretti. Sentendoci obbligati a difendere la giusta causa del popolo lavoratore, siamo stati costretti a fare fuoco. A fare fuoco sui nostri stessi fratelli mandati a morte sicura dai comunisti che prosperano alle spalle del popolo.
Nel frattempo i loro capi, Trotsky, Zinoviev e gli altri, sistemati nelle loro morbide poltrone, nelle loro camere confortevoli e luminose, nei loro palazzi reali, valutavano come soffocare nel sangue, nel modo più rapido e più efficace possibile, la sollevazione di Kronstadt. Purtroppo per voi si è scatenata una tempesta di neve, facendosi impenetrabilmente notte, e nonostante questo, i carnefici-comunisti vi hanno spinto sul ghiaccio, disponendo alle vostre spalle plotoni di comunisti armati di mitragliatrici.
Quella notte molti di voi sono morti sull'immensa distesa ghiacciata del golfo di Finlandia, e all'alba non sono rimasti che sparuti gruppi di soldati affamati e sfiniti, che si trascinavano fino a noi nei loro bianchi sudari, reggendosi a stento in piedi.
Alle prime ore del giorno voi eravate un migliaio circa, ma nel corso della giornata siete diventati un numero incalcolabile. Avete pagato questa avventura col vostro sangue e con la vostra sofferenza e, dopo la disfatta, Trotsky è ritornato a Pietrogrado per inviare al macello nuovi martiri: gli costa così poco il nostro sangue di operai e di marinai.
E nuovi reggimenti avanzeranno, spinti dai comunisti ben vestiti e ben nutriti, nascosti dietro di voi, fuori portata dei nostri cannoni, pronti a regalarvi fuoco di mitragliatrice se per caso voi esitiate o se vi rifiutiate di rischiare la vita per difendere questi banditi. Noi non trattiamo così i comunisti. Tutti i commissari, e anche i carnefici della Ceka, noi li nutriremmo con una razione identica alla nostra.
Rifiutammo di dare l'olio da tavola al commissario Kuzrnin, anche se ci disse che l'olio gli era indispensabile, perché l'olio da tavola lo destiniamo ai bambini e ai malati. Così vanno le cose a Kronstadt, e non nel modo descrittovi dai comunisti, per cui ufficiali bianchi e guardie bianche finlandesi avrebbero preso la città.
No, a governare la città sono solo marinai, soldati rossi e operai e costoro vi danno la loro parola che libereranno voi, così come tutta la Russia da chi ha tradito il popolo lavoratore.
Compagni, prendete coscienza di ciò che fate e della direzione che state prendendo!
Guardate cosa vi aspetta, per cosa versate il sangue!
L'amministrazione dei comunisti ha gettato l'intera Russia in una miseria mai conosciuta prima, nel freddo, nella fame e anche in ben altre disgrazie. Le fabbriche, le officine sono chiuse, le ferrovie sfiorano la paralisi. La campagna è spolpata fino all'osso. Non c'è né pane, né bestiame, né attrezzi per arare.
Né abiti, né scarpe, né combustibile: gli operai, i contadini, i cittadini morendo di fame e di freddo, scivolano piano piano verso la morte fatale, avendo perduto ogni speranza di vivere un giorno una vita migliore.
A questo stato vi ha condotto il partito dei traditori comunisti.
È da tre anni e mezzo che vi suggeriscono che presto tutto si aggiusterà, che presto tutto sarà migliore; ma in realtà vi hanno raccontato delle bugie, vi hanno sfruttato fino in fondo ed ora vi mandano al macello. Non siete voi ad essere necessari ai comunisti, ma il loro potere su di voi, perché possano continuare a opprimere il popolo a loro piacimento.
Basta sentirsi addosso il giogo degli oppressori! Unitevi a noi per avanzare fianco a fianco contro il comune nemico, per affrancare la Russia sovietica e i nostri fratelli contadini e operai dal nugolo di predoni comandati dalle sanguisughe Trotsky e Zinoviev. Alle armi, compagni! Avanti, tutti uniti contro il nemico! La vittoria è nostra!
[1] Dipartimenti politici: cellule di sorveglianza e propaganda.
[2] Posti di blocco stradali: distaccamenti militari inquadrati o interamente composti da cekisti e incaricati di sbarrare le strade e gli accessi delle città per controllare la circolazione delle persone.
[3]
[4] Artel: società cooperativa di artigiani, operai o contadini mossi da interessi comuni.
[5] Candidati: coloro che hanno espresso il desiderio di entrare nel Partito comunista e che si trovano in un periodo di osservazione prima di essere ammessi quali membri effettivi.
[6] Nagaika:frusta corta in cuoio dei cosacchi, simbolo dell'oppressione zarista.
[7] Effettivamente un tal generale Kozlovsky era a Kronstadt, ma su designazione dei bolscevichi come esperto militare; consta che non abbia mai giocato alcun ruolo nella rivoluzione di marzo.
[8] Il generale Dmitry Fedorovic Trepov (1855-1906) era stato nominato nel gennaio 1905 governatore generale di San Pietroburgo con l'incarico di lottare con tutti i mezzi contro il movimento rivoluzionario. Fu l'ispiratore dei pogrom delle bande paramilitari di destra note come Centurie nere. Autore del famoso ordine alle forze armate della capitale durante lo sciopero dell'ottobre 1905: «Non risparmiate i colpi!».
[9] Opricnina:la temibile polizia straordinaria dello zar Ivan IV. Ne erano agenti gli opricniki.
[10] Maljuta Skuratov era il capo dell'opricnina.
[11] Okhrana: polizia politica dello Stato zarista.
[12] Pubblicata per essere sottoposta a valutazione. (Nota presente nell'originale)
____________________________________________________________
IZVESTIJA N. 9, VENERDÌ 11 MARZO 1921
Come è nato il Comitato rivoluzionario provvisorio
Il 1° marzo alle 2 del pomeriggio sulla Piazza della rivoluzione si è tenuta, con l'autorizzazione del Comitato esecutivo del Soviet e non spontaneamente, un'assemblea dei marinai, dei soldati rossi e degli operai.
Vi hanno preso parte circa 15.000 persone. Si è svolta sotto la presidenza del compagno Vasiliev, presidente del Comitato esecutivo, con la partecipazione del compagno Kalinin, presidente del Comitato esecutivo centrale panrusso, e di Kuzmin, commissario della flotta del Baltico, arrivati da Pietrogrado.
Motivo dell'assemblea era esaminare la risoluzione, adottata in precedenza dall'Assemblea generale degli equipaggi della Prima e Seconda squadra, che aveva come ordine del giorno trovare i mezzi per far uscire il paese dalla difficile situazione di sgomento e di caos.
Questa risoluzione è adesso conosciuta da tutti e non contiene niente che possa far vacillare il potere dei soviet.
Al contrario essa esprime autenticamente il potere degli operai e dei contadini. Ma i compagni Kalinin e Kuzmin, che sono intervenuti, non hanno voluto capirlo. I loro discorsi non hanno avuto successo. Non hanno saputo toccare le masse esasperate fino alla disperazione. E l'assemblea ha adottato all'unanimità la risoluzione degli equipaggi.
Il giorno dopo, muniti dell'autorizzazione del Comitato esecutivo e conformemente alle istruzioni pubblicate sulle Izvestija, i delegati delle imbarcazioni, delle unità militari, delle officine e dei sindacati, in ragione di due per organismo, si sono riuniti nella Casa dell'educazione popolare, ex scuola degli Ingegneri. C'erano in tutto più di 300 persone.
I rappresentanti del potere hanno perso la testa e alcuni di loro hanno abbandonato la città. Si capisce quindi perché lo stesso equipaggio della Petropavlovsk abbia dovuto assicurare la guardia dell'edificio e dei delegati contro ogni eccesso, da qualunque parte venisse.
La riunione dei delegati è stata aperta dal compagno Petricenko, che, dopo l'elezione di un presidium di cinque membri, ha passato la parola al compagno Kuzmin, commissario della flotta del Baltico. Quest'ultimo ha parlato senza tenere in minima considerazione l'evidente animosità della guarnigione e degli operai verso i rappresentanti del potere e dei comunisti. L'obiettivo della riunione era trovare una soluzione: risolvere pacificamente la situazione e, specialmente, elaborare un organismo con l'aiuto del quale poter condurre su basi più giuste le rielezioni dei soviet proposte dalla risoluzione.
Era tanto più necessario farlo in quanto il mandato del precedente Soviet, quasi interamente nelle mani dei comunisti e che si era dimostrato incapace di gestire gli urgenti problemi vitali, in effetti era scaduto.
Ma invece di placare l'assemblea, il compagno Kuzmin l'ha esasperata. Parlava della posizione ambigua di Kronstadt, delle pattuglie, del doppio potere, del pericolo polacco, dell'Europa intera che ci guardava, affermava che Pietrogrado restava calma; ha sottolineato che egli stesso era nelle mani dei delegati, i quali potevano fucilarlo se lo avessero desiderato, e per finire ha dichiarato che se avessero voluto ci sarebbe stata la lotta armata, perché i comunisti non avrebbero lasciato il potere di buon grado e si sarebbero battuti strenuamente fino all'ultimo.
Dopo il discorso di Kuzmin, discorso maldestro che non calmava affatto il turbamento dei delegati, ma al contrario non faceva che soffiare sul fuoco del loro malcontento, è passato inosservato lo scialbo intervento del presidente del Comitato esecutivo, il compagno Vasiliev, molto confuso nei contenuti. La schiacciante maggioranza dell'assemblea era chiaramente ostile ai comunisti.
Eppure, questa restava persuasa che fosse possibile trovare un accordo con i rappresentanti del potere, tanto è vero che l'appello del presidente della seduta di passare ai lavori effettivi ed elaborare l'ordine del giorno trovava il sostegno unanime dei delegati.
Si decideva di passare all'ordine del giorno, ma allora era abbastanza chiaro che non ci si poteva più fidare dei compagni Kuzmin e Vasiliev e che era necessario metterli provvisoriamente in stato d'arresto, poiché l'ordine di disarmare i comunisti non era ancora stato dato, non ci si poteva più servire del telefono, i soldati rossi avevano paura (una lettera letta all'assemblea lo confermava) e i commissari vietavano le riunioni nelle unità dell'esercito, ecc.
Quantunque l'assemblea non nascondesse i propri sentimenti ostili verso i comunisti, e dopo aver escluso dalla seduta i compagni Kuzmin e Vasiliev così come il comandante della fortezza, fu risolta affermativamente la questione di capire se i comunisti delegati dovessero rimanere o meno nella riunione e continuare i lavori. L'assemblea, nonostante le proteste isolate di qualche membro che proponeva di arrestare i comunisti, non vi aderiva poiché giudicava possibile riconoscere ai rappresentanti comunisti gli stessi poteri degli altri membri in tutte le sezioni e organizzazioni.
Questo fatto prova ancora una volta che i delegati senza partito dei lavoratori, dei soldati rossi, dei marinai e degli operai ritenevano che la risoluzione adottata la vigilia dall'assemblea della guarnigione non portava a una rottura con i comunisti né con il partito, che potevano trovare con loro una lingua comune e intendersi.
Dopo, su proposta del compagno Petricenko, veniva resa pubblica la risoluzione votata la vigilia dall'assemblea della guarnigione e l'assemblea l'adottava a schiacciante maggioranza.
Quando la riunione, a quel che sembrava, stava passando ai lavori effettivi, un compagno delegato della Sebastopol arriva-va con una dichiarazione improvvisa secondo cui quindici camion di truppe armate di fucili e di mitragliatrici stavano dirigendosi verso il luogo della riunione.
In seguito la notizia, totalmente inaspettata dall'assemblea, non veniva confermata; era stata diffusa dai comunisti allo scopo di fare disperdere la riunione. Ma nel momento era giunta, l'assemblea, visti lo stato di tensione in cui si trovava e i sentimenti ostili dei rappresentanti del potere verso di essa, vi aveva prestato fede.
Eppure, la proposta del presidente di passare all'esame del periodo attuale sulla base della risoluzione già adottata riceveva l'appoggio dell'assemblea, che iniziava la discussione sulle misure adatte all'effettiva realizzazione della risoluzione. La proposta di inviare una delegazione a Pietrogrado veniva respinta, per tema che una tale delegazione venisse fermata per strada. Dopo di che, la quasi totalità dei compagni delegati proponeva di organizzare il presidium della riunione in un Comitato rivoluzionario provvisorio incaricandolo di preparare le nuove elezioni dei soviet.
All'ultimo momento il compagno presidente comunicava che un distaccamento di duemila uomini stava muovendo verso la Casa dell'educazione, presto abbandonata da un'assemblea preoccupata, turbata e in rivolta.
Tolta la seduta, il Comitato rivoluzionario provvisorio, per proteggersi, si trasferiva a bordo della Petropavlovsk dove stabiliva la sua sede fino a quando, grazie al suo impegno, l'ordine venisse ristabilito sulla base degli interessi di tutti i lavoratori, dei marinai, dei soldati rossi e degli operai.
IZVESTIJA N. 10, SABATO 12 MARZO 1921
Le tappe della rivoluzione
Quattro anni fa cadeva il giogo tricentenario dell'autocrazia. Il popolo oppresso e torturato dai gendarmi e dalla polizia di Nicola abbatteva il trono marcio dello zar. Tutta la Russia, ricca o povera, si rallegrava per la libertà conquistata.
Gioivano i capitalisti e i proprietari fondiari, perché finalmente avrebbero potuto riempirsi le tasche, spogliando come prima i contadini e gli operai dei frutti del loro lavoro, senza doverli spartire con lo zar e i suoi accoliti.
Speravano di soggiogare i lavoratori in modo definitivo stordendoli con l'Assemblea costituente verso la quale, lentamente ma in modo sicuro, si incamminava Kerensky.
In questo modo la borghesia contava di sfruttare ancora a lungo contadini e operai.
Anche i contadini e gli operai inesperti speravano nella formazione della Costituente senza sapere cosa riservasse ai lavoratori. In tutta la Russia la parola d'ordine era: «Assemblea costituente».
Ma è durato poco. Il contadino, deluso come prima, aspettava che la Costituente risolvesse il problema della terra; quanto all'operaio, veniva enormemente sfruttato. Come in passato non aveva diritto al prodotto del suo lavoro.
I lavoratori russi finirono per capire che non avrebbero evitato il giogo dei proprietari e dei capitalisti, i quali forgiavano per loro una nuova catena: il potere della borghesia.
Così persero la pazienza e, sotto la spinta dei marinai, dell'esercito, degli operai e dei contadini, nell'ottobre del 1917 la borghesia fu spazzata via. Sembrava che il popolo lavoratore avesse conquistato i propri diritti.
Ma il Partito comunista, questo nido di profittatori, si impadronì del potere, mettendo da parte i contadini e gli operai nel nome dei quali agiva. Con l'aiuto dei commissari, decise di amministrare il paese prendendo a modello la Russia dei proprietari terrieri.
Per tre anni i lavoratori della Russia sovietica hanno languito nelle galere della Ceka. Ovunque i comunisti hanno dominato operai e contadini.
Si era instaurata la nuova schiavitù comunista. Nell'economia sovietica il contadino era stato trasformato in servo di fattoria, l'operaio in mercenario della fabbrica di Stato, i lavoratori intellettuali erano stati quasi sterminati. Coloro che tentavano di protestare erano mandati alla tortura. E per quelli che continuavano a preoccuparsi era tutto molto più rapido... venivano messi al muro.
L'atmosfera era divenuta irrespirabile. La Russia sovietica si era trasformata in un immenso campo di lavori forzati.
I sommovimenti degli operai e le sollevazioni dei contadini erano la prova che la pazienza aveva superato il limite. Era venuto il tempo di abbattere il potere dei commissari.
Kronstadt, vigile sentinella della rivoluzione sociale, non dormiva. Era stata in prima linea in febbraio e in ottobre. Per prima brandì lo stendardo della rivolta che accese la Terza Rivoluzione dei lavoratori.
L'autocrazia è caduta. La Costituente è solo una leggenda.
Ora toccherà al potere dei commissari.
È venuto il tempo del vero potere dei lavoratori, il tempo del potere dei soviet.
Kronstadt e Smolny[1]
Noi non nascondiamo niente, non derubiamo nessuno.
Tutto ciò che facciamo è fatto apertamente, perché la nostra è una causa giusta: noi vogliamo realizzare il desiderio comune del popolo lavoratore, vogliamo instaurare il vero potere dei soviet; nulla può impedircelo.
In ogni caso, non saranno bande di cekisti e altri filibustieri a impedircelo. L'eroismo e il morale della guarnigione, la tranquilla sicurezza della popolazione ne sono la garanzia.
Ma cosa succede intanto nel campo nemico?
La risposta più bella la troviamo negli interessanti giornali del 9 marzo che abbiamo ricevuto.
Li abbiamo affissi alle bacheche della Tipografia centrale del Soviet affinché i cittadini possano convincersi di persona delle menzogne sfrontate e impudenti secondo le quali i giornali, su ordine di Smolny, cercano di tacere la verità agli operai e ai soldati rossi.
Krasnaja gazeta giunge al punto di dire che «gli allievi ufficiali sono entrati nella città. Hanno arrestato per strada un membro del Comitato rivoluzionario provvisorio chiamato Versinin...».
Poveri lacchè dei comunisti, chi volete ingannare? È un fatto che Versinin è stato arrestato, ma volete sapere in quale circostanza è stato preso il nostro compagno? Ecco. L'8 marzo un gruppo nemico, bandiera bianca in testa, si è diretto verso i nostri avamposti.
Fidandosi della vista della bandiera, credendo si trattasse di una delegazione venuta a parlamentare, il compagno Versinin ha abbandonato la sua pistola e si è diretto disarmato incontro a questi ambasciatori.
Ma cos'è un bacio di Giuda in più per dei traditori?
Essi hanno prelevato il nostro parlamentare disarmato e lo hanno trascinato via... Cittadini, ecco tutta la verità! I lacchè della Krasnaja gazeta non sono neanche riusciti a mettersi d'accordo con quelli della Pravda.
Mentre i primi annunciano l'arrivo a Kronstadt di duemila controrivoluzionari, la Pravda dice solamente «un centinaio di ufficiali bianchi russi».
Cittadini, questi giornali sono davanti a voi: leggete e vedete come i comunisti ingannano il popolo.
Noi non nascondiamo niente.
Le loro menzogne sono la nostra migliore propaganda.
I nostri generali
I comunisti spargono voci secondo le quali il Comitato rivoluzionario provvisorio sarebbe composto da generali bianchi, da ufficiali e da un pope.
Con lo scopo di finirla una volta per tutte, portiamo alla loro conoscenza che il Comitato si compone dei seguenti quindici membri:
1. Petricenko, primo furiere della Petropavlovsk;
2. Jakovenko, telefonista delle poste del distretto di Kronstadt;
3. Ososov, meccanico della Sebastopol;
4. Archipov, quartiermastro meccanico;
5. Perepelkin, galvanista della Sebastopol;
6. Patrusev, quartiermastro galvanista della Petropavlovsk;
7. Kupolov, primo aiutante medico;
8. Versinin, marinaio della Sebastopol;
9. Tukin, operaio elettricista;
10. Romanenko, responsabile dei cantieri di riparazione;
11. Oresin, direttore della terza scuola tecnica;
12. Valk, capomastro alla segheria;
13. Pavlov, operaio addetto alla costruzione delle mine marine;
14. Baikov, responsabile convogli alla direzione della costruzione di Kronstadt;
15. Kilgast, navigatore di lungo corso.
Ecco i nostri generali: i nostri Brusilov, i nostri Kamenev, ecc.!
IZVESTIJA N. 11, SABATO 13 MARZO 1921
Non ci fate paura!
I bolscevichi continuano a lanciare bombe dagli aeroplani. Sperano di spaventare la popolazione. Il piombo è la loro unica risorsa.
Non resta loro nient'altro. Sono alle corde. Questi ipocriti non danno la minima importanza al sangue dei pacifici cittadini, delle donne e anche dei bambini.
I cittadini di Kronstadt sono uniti in un unico impeto di collera. Un solo sentimento li infiamma: l'odio verso gli oppressori comunisti.
È con profondo entusiasmo e non con passività, come preteso dai giornali bolscevichi, che gli abitanti vivono gli avvenimenti che stanno accadendo nella loro città e tutti condividono il peso del combattimento intrapreso dalla guarnigione e dagli operai della città insorta. Ognuno spera in una nuova vita, libera da ogni giogo.
Non è con gli aeroplani che gli faranno paura.
Il sangue delle vittime innocenti ricadrà sulla testa dei comunisti. Ma la popolazione resterà calma di fronte agli eccessi di rabbia insensata dei folli oppressori.
La popolazione si manterrà eroica e dignitosa.
Non è con gli aeroplani che la intimidiranno.
Al proletariato mondiale
Il Comitato rivoluzionario provvisorio ha inviato il seguente radiotelegramma:
Kronstadt.
A tutti...A tutti... A tutti...
Proletari di tutto il mondo!
I falchi dell'aviazione comunista iniziano a invidiare le glorie di Guglielmo.[2]
Come dei nibbi piombano su Kronstadt, lanciano bombe, uccidono la popolazione pacifica: le nostre donne e i nostri figli.
Ma questo non ci impedirà di difendere fino in fondo i sacri interessi delle masse lavoratrici.
Il proletariato mondiale deve sapere che noi combattiamo per il vero potere del popolo lavoratore e che il sanguinario Trotsky, il grasso Kamenev e la loro cricca di sicari combattono per il potere del partito degli oppressori comunisti.
Il proletariato mondiale deve sapere che questi criminali nascondono al popolo la verità e diffondono la calunnia secondo la quale noi siamo diretti da generali zaristi.
Sono dodici giorni che un pugno di veri eroi - di proletari: operai, marinai e soldati rossi, isolati dal resto del mondo - subisce il peso dei colpi inflitti dai carnefici del partito.
Ma noi rimaniamo saldi. Condurremo l'opera che abbiamo intrapreso a una fine vittoriosa, oppure moriremo, e moriremo gridando: «Viva i soviet liberamente eletti!».
Il proletariato mondiale deve saperlo.
Compagni, il vostro sostegno morale ci è necessario: protestate contro i burocrati. Ricordatevi le vittime innocenti di Louvain e di Reims.
Allora era l'imperialismo a difendere il suo potere contro il popolo, ora è il Partito comunista a difendere quello stesso potere aggredendo la rivoluzionaria Kronstadt.
Maledetti siano i boia!
Saluti fraterni.
Il Comitato rivoluzionario provvisorio
La tragedia del Partito comunista
Io, vecchio soldato della classe 1904, che ho sopportato tutte le traversie della vita, oggi oscuro operaio al servizio dei lavoratori, vivo il presente momento con profondo dolore.
Distrutti dal dispiacere, operai, contadini, ogni onesto lavoratore, in questi tre anni hanno creduto in un radioso avvenire, hanno creduto in coloro che dirigevano il Partito comunista.
Ma tra i capi si sono verificati dei disaccordi che hanno avuto ripercussioni in tutti i settori. I partiti si sono infatuati della politica mentre alla fine della guerra civile da loro si esigeva solo che rimettessero il lavoro sulla carreggiata della vita economica, sui binari della restaurazione economica del paese devastato.
Sul campo, le creature dei commissari e altri operai con responsabilità commettevano ogni genere di eccessi. Da ogni parte si sono levate proteste contro i membri del partito. Il malcontento è cresciuto e infine, distrutti dal dispiacere, gli operai, i contadini non hanno sopportato più e si sono ribellati apertamente. Il partito dominante non giustificava la fiducia accordatagli dalle masse e Kronstadt, per prima, è insorta.
Basta galere e torture! Basta sangue versato, gli onesti cittadini non ne vogliono più! Voi vi comportate come i carnefici del tempo passato degli zar. In un paese libero questo non deve esistere. I contadini comprendono bene, anche senza commissari, che la città ha bisogno di pane e a sua volta l'operaio proverà a dare al contadino ciò di cui ha bisogno per la sua produzione. La classe operaia saprà risanare il potere conquistato, saprà indirizzarlo sui nuovi binari della vita.
Il potere dei soviet deve essere il portavoce delle masse lavoratrici nel suo insieme, senza l'egemonia di un partito politico, qualunque esso sia.
Una grande opera si compie e Kronstadt, punta di diamante della rivoluzione, ne ha gettato le basi.
Kronstadt ha fatto capire alla Repubblica intera che tutto questo non può durare. Qui non abbiamo meschini progetti contro il potere dei soviet. Ogni lavoratore di Kronstadt questo lo sa. Alla testa del movimento non c'è nessuna guardia bianca, ma solo cittadini pieni di abnegazione che si sono assunti le responsabilità di completare l'opera intrapresa al motto di: «Vincere o morire!»
Nessuno vuole sangue e tutte le voci diffuse dai comunisti, secondo le quali qui si sta dando un'aperta rivolta contro il potere dei soviet, sono senza fondamento.
La vita scorre normalmente. L'appello al sangue fu lanciato dai capi del partito, nella persona di Trotsky.
È stato versato il sangue.
Perché? Per l'egemonia del partito!
Ma basta politica e sangue. Capi del partito ritornate in voi, cosa fate? Se non siete d'accordo tra voi, battetevi come vi aggrada, ma lasciateci in pace. Noi della base vogliamo una cosa sola. Vogliamo costruire la nostra vita, rimettere in piedi l'economia in rovina del paese affinché i nostri figli non possano dire che i loro padri non hanno fatto niente per le giovani generazioni.
Lasciateci costruire la nostra vita! E voi dovreste lasciare il vostro posto al popolo lavoratore senza spargimenti di sangue.
Lasciate il comando ai lavoratori. Io dichiaro ad alta voce, in quanto comunista di base, che i nostri figli non devono morire sotto le bombe lanciate dagli aeroplani per ordine di Trotsky.
Rispetto l'idea del comunismo come tutte le idee pure e come membro di base del partito, essendomi messo al servizio di tutta la classe operaia fin dalla più giovane età, vi dico ad alta voce: lasciate i lavoratori respirare liberi.
Non deve più esserci egemonia di alcun partito. I nostri soviet devono essere portavoce non del partito, ma dei suoi elettori. Occorre realizzare la volontà delle masse lavoratrici che aspirano alla verità, alla libertà e a una vita migliore, senza violenze, senza stanze della tortura, senza fucilazioni né massacri.
Conservando nel cuore l'idea pura del comunismo, in quanto ogni idea pura ha fiducia in un avvenire migliore ed è al di sopra delle forze umane uccidere nell'uomo questa fiducia, dichiaro tuttavia che dopo tre anni d'appartenenza al partito ho capito tutte le ingiustizie dei suoi capi che hanno contratto il burocratismo e si sono separati dalle masse. Di conseguenza strappo dal collo la catena del partito e a partire da oggi non ho intenzione di iscrivermi a nessun altro [partito]. Ho lavorato e voglio continuare a lavorare liberamente e onestamente per il bene dei lavoratori della Russia sovietica, come ogni cittadino onesto.
Kurasev, ex operaio del Laboratorio di artiglieria marina, responsabile del Dipartimento finanze della città
IZVESTIJA N. 12, LUNEDÌ 14 MARZO 1921
Chi va col lupo impara ad ululare
Era lecito aspettarci che Lenin non fosse ipocrita e dicesse la verità nel momento decisivo della lotta dei lavoratori per i loro diritti traditi.
In un certo qual modo l'opinione degli operai e dei contadini segnava una differenza tra Lenin da una parte, Trotsky e Zinoviev dall'altra.
Se non credevano neanche a una parola di Zinoviev né di Trotsky, la fiducia in Lenin non era ancora perduta.
Ma...
L'8 marzo si è aperto il X Congresso del Pcr e Lenin ripete la solita bugia dei comunisti riguardo Kronstadt in rivolta. Egli dichiara che il movimento ha come parola d'ordine «libertà di commercio» e aggiunge: «Il movimento è favorevole ai soviet e contro la dittatura dei bolscevichi», non dimentica di menzionare «i generali bianchi e gli elementi anarchici piccoloborghesi».
Con queste stupidaggini vediamo Lenin ingarbugliarsi da solo: si lascia sfuggire che lo scopo del movimento è la lotta per il potere dei soviet e contro la dittatura del partito.
Nella sua confusione, continua:
«Questa è una controrivoluzione di nuovo genere. Anche se a prima vista le correzioni che si vogliono portare alla nostra politica potrebbero sembrare insignificanti, essa è estremamente pericolosa».
E ha di che aver paura. È duro il colpo inflitto dagli abitanti rivoluzionari di Kronstadt e, i capi del partito, avendo superato ogni limite, sentono vicina la fine della loro autocrazia.
L'estrema confusione di Lenin è evidente in tutto il suo discorso su Kronstadt. Le parole «pericolosi» e «pericolo» ritornano spesso.
Egli dice: «Dobbiamo avere la massima coesione allo scopo di finirla con questo pericolo piccoloborghese estremamente pericoloso per noi, perché invece di unire il proletariato lo divide».
Sì, il capo dei comunisti trema e chiama alla «massima coesione», perché a spaccarsi non è solo la dittatura comunista, ma lo stesso partito.
In generale Lenin può dire la verità? Non molto tempo fa, durante una contraddittoria riunione sui sindacati, diceva: «Tutto ciò mi annoia a morte e, se non fossi malato, abbandonerei tutto e fuggirei non importa dove!».
Ma i suoi complici non lo lasceranno andare via. È loro prigioniero e deve calunniare tutto come loro. D'altronde la stessa politica del partito è tale che la sua applicazione è ostacolata da Kronstadt, la quale esige non la «libertà di commercio», ma il potere autentico dei soviet.
Appello agli operai, ai soldati rossi e ai marinai
Noi, quelli di Kronstadt, dal 2 marzo, abbiamo spezzato il maledetto giogo dei comunisti e sventolato la bandiera rossa della Terza Rivoluzione dei lavoratori.
Soldati rossi, marinai e operai, Kronstadt la rivoluzionaria vi chiama.
Sappiamo che vi hanno indotto in errore e non vi hanno detto la verità su quanto succede qui, dove siamo pronti a dare la nostra vita per l'opera sacra dell'emancipazione degli operai e dei contadini.
Cercano di farvi credere che da noi ci sono generali bianchi e popi.
Per finirla una volta per tutte, vi facciamo sapere che il Comitato rivoluzionario provvisorio è composto dai seguenti quindici membri: (seguono i nomi e le qualifiche pubblicati sul n. 10 di sabato 12 marzo).
Ecco i nostri generali: i nostri Brusilov, i nostri Kamenev, ecc.
Sono i gendarmi Trotsky e Zinoviev a nascondervi la verità.
Compagni! Guardate ciò che fanno di voi, ciò che fanno delle vostre donne, dei vostri fratelli e dei vostri bambini! È possibile continuare a sopportarlo e morire sotto il giogo degli oppressori?
Abbasso la commissariocrazia!
Il Partito comunista, prendendo il potere, vi promise ogni bene auspicabile dalle masse lavoratrici. E cosa è successo?
Per tre anni ci hanno detto: «Quando volete, potete richiamare i vostri rappresentanti, potete rieleggere i soviet».
Ora, quando noi, quelli di Kronstadt, abbiamo richiesto la rielezione dei soviet liberi da ogni pressione di partito, Trotsky, novello Trepov, impartisce l'ordine: «Non risparmiate i colpi!».
Soldati rossi vedete quanto valgono le vostre vite per i comunisti. Essi vi inviano sul golfo a prendere a mani nude la cittadella della rivoluzione del Lavoro: Kronstadt la Rossa. A prendere forti inespugnabili e navi le cui corazze non vengono scalfite dai cannoni da dodici pollici: che tradimento!
Abbiamo richiesto che una delegazione di lavoratori di Pietrogrado venga a vedere quali sono i generali che ci comandano. Ma non viene. I comunisti hanno paura che la delegazione capisca e vi dica la verità. Tremano, sentendo il terreno scivolargli sotto i piedi.
Ma l'ora è suonata. Giù le mani, quelle sporche mani, rosse del sangue dei nostri fratelli e dei nostri padri! Lo spirito di libertà dei lavoratori è ancora saldo! Non si lasceranno asservire ancora dai vampiri comunisti che succhiano al proletariato martirizzato fino all'ultima goccia di sangue.
Lavoratore, hai forse abbattuto lo zarismo e spazzato via Kerensky per passare sotto il giogo degli opricniki di Maljuta Skuratov comandati dal feldmaresciallo Trotsky?
No, mille volte no!
La mano callosa del lavoratore è forte e i vigliacchi oppressori che rovinano milioni di vite per conservare il potere non devono restare in piedi.
Maledetto sia il giogo odioso dei comunisti!
Abbasso l'oppressione del partito!
Viva il potere degli operai e dei contadini!
Viva i soviet liberamente eletti!
Kronstadt, 13 marzo 1921
Il Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt
Risoluzione
Adottata nell'Assemblea generale del 12 marzo dagli impiegati militari ai convogli della fortezza marittima di Kronstadt.
Noi, impiegati militari ai convogli della fortezza marittima di Kronstadt, dopo aver ascoltato con attenzione il rapporto sulla situazione odierna del compagno Perepelkin, membro del Comitato rivoluzionario provvisorio, consideriamo tutti gli atti e le misure di questo Comitato come giusti e appropriati alla situazione che conosciamo.
Siamo tutti fermamente uniti per difendere gli interessi dei contadini lavoratori e degli operai e designiamo cinquanta tra noi per compiere un servizio militare agli ordini del Comitato rivoluzionario provvisorio, ma che non nuoccia all'attività dei convogli nei lavori eccezionali e urgenti.
Tutti, come un sol uomo, risponderemo al primo appello del Comitato rivoluzionario provvisorio e saremo pronti a seguirlo in qualsiasi momento del giorno e della notte.
Viva il Comitato rivoluzionario di Kronstadt!
Viva i marinai, i soldati rossi e gli operai rivoluzionari di Kronstadt!
Abbasso la commissariocrazia!
Abbasso il carnefice Trotsky!
Il Presidente della riunione: A. Fedorov
Il Segretario: A. Ivanov
Mayer, membro
IZVESTIJA N. 13, LUNEDÌ 15 MARZO 1921
L'impresa commerciale Lenin, Trotsky & soci
Ha lavorato bene l'impresa commerciale Lenin, Trotsky & soci!
La criminale politica autocratica del Partito comunista al potere ha portato la Russia sovietica in una miseria abissale!
Sarebbe tempo che andassero in pensione! Ma sembra che i lavoratori non abbiano ancora versato abbastanza lacrime e sangue.
Nel momento in cui Kronstadt la rivoluzionaria si prepara coraggiosamente a una lotta storica per i diritti del popolo scherniti e calpestati dai comunisti, questa banda di corvi si riunisce per il suo X Congresso ed esamina i mezzi più scaltri per poter proseguire l'opera fratricida.
La loro infamia sfiora la perfezione. Essi parlano di concessioni commerciali. Con sangue freddo. Vi sono abituati.
Lenin dichiara: «Abbiamo cominciato a sviluppare il principio delle concessioni. Il successo di questa impresa non dipenderà da noi, però noi dobbiamo contribuirvi», ma un po' più tardi confessa che i bolscevichi hanno portato la Russia sovietica alla rovina: «perché non potremo raddrizzare il paese senza l'aiuto della tecnica straniera se vogliamo in una certa misura raggiungere economicamente gli altri paesi. Le circostanze ci hanno costretti a comprare all'estero non solo macchinari, ma anche carbone, seppure abbondi da noi. In avvenire dovremo ancora consentire tali sacrifici per acquisire oggetti di consumo corrente così come il necessario per l'economia rurale».
Dov'è, quindi, questa economia dagli ingranaggi ben oliati nel nome della quale si trasforma l'operaio in schiavo della fabbrica di Stato e il contadino in servo dell'amministrazione sovietica?
Ma non è finita. Lenin, riguardo l'economia rurale, promette ancor più vantaggi ai comunisti che perfezioneranno il loro «funzionarismo economico» (è una sua espressione).
«E se potremo un giorno restaurare una grande economia e una grande industria, sarà solo imponendo nuovi sacrifici a ogni produttore, senza dargli niente in cambio».
Ecco quali «vantaggi» il capo dei bolscevichi promette a tutti quelli che continueranno a sopportare docilmente il giogo della burocrazia.
Aveva ragione quel contadino che dichiarò all'VIII Congresso dei soviet:
«Tutto va a meraviglia... solamente... certo che la terra è nostra, ma il grano è vostro... certo che l'acqua è nostra, ma il pesce è vostro... certo che le foreste sono nostre, ma il legno è vostro...».
A parte questo, il lavoratore non deve preoccuparsi. Lenin promette «di accordare qualche favore al piccolo proprietario, dandogli alcuni quadri dell'economia libera».
Come il «buon» signore di una volta è pronto ad accordargli briciole di favori per poi stringerlo ancor più nella morsa dittatoriale del partito, come si evince chiaramente da questa frase: «Sicuramente non potremo fare a meno della costrizione, perché il paese è terribilmente miserabile e stremato».
È chiaro. Ai miserabili si può ancora togliere l'ultima camicia. Ecco come Lenin intende ricostruire pacificamente il paese: «Concessioni commerciali in alto, imposte in basso».
I frutti della Comune
«Compagni! Costruiremo una vita nuova e bella!». Così parlavano e scrivevano i comunisti. «Distruggeremo questo mondo di violenza e costruiremo il radioso paradiso del socialismo», raccontavano al popolo.
Cos'è dunque successo?
Tutte le case più belle e gli appartamenti migliori sono stati requisiti dalle sezioni e dalle sottosezioni dove i loro burocrati si sono installati in modo spazioso, confortevole, comodo. Il numero degli appartamenti abitativi è diminuito e gli operai vivono dove vivevano prima, ma con maggiori difficoltà e in miseria.
Le case cadono a pezzi, il riscaldamento si guasta; le finestre rotte non sono state sostituite, i tetti si arrugginiscono e lasciano passare l'acqua; i recinti crollano, le condutture sono scoppiate, i gabinetti non funzionano, le immondizie inondano le stanze; i cittadini soddisfano i loro bisogni nei cortili vicini. Le scale sono sporche e senza luce, i cortili ripugnanti, le discariche e i pozzi neri intasati. Le strade sono immonde, i marciapiedi sporchi e scivolosi. Camminarvi costituisce un pericolo.
Per ottenere un appartamento, occorre avere una conoscenza all'ufficio degli alloggi, altrimenti è del tutto inutile pensarci. Solo i privilegiati posseggono alloggi spaziosi e confortevoli.
È peggio ancora per nutrirsi. Funzionari irresponsabili e ignoranti hanno lasciato andare in malora centinaia di migliaia di tonnellate di prodotti. Si vendono solo patate gelate; la carne, in primavera e in estate, è sempre avariata. Mai avremmo dato ai porci ciò che oggi i cittadini ricevono dai costruttori di questa vita «paradisiaca».
L'aringa, pesce sovietico passabile, ha salvato la situazione, ma comincia a scarseggiare.
Per ottenere questi penosi scarti, occorrono ore intere di fila.
I negozi sovietici sono peggio dei magazzini delle fabbriche di sinistra memoria, in cui i padroni delle ferriere smaltivano ogni sorta di paccottiglia ai propri operai schiavi che non potevano protestare.
Per distruggere la vita famigliare, i nostri dirigenti hanno realizzato dei ristoranti collettivi... Cosa sono?
I pasti sono ancora meno mangiabili! I prodotti sono requisiti e i cittadini ricevono solo ciò che avanza. I bambini sono nutriti un po' meglio, ma ciò che viene dato loro è assai insufficiente e soprattutto manca il latte. I comunisti, tempo prima, hanno requisito ai contadini le mucche da latte per le loro fattorie. Ne hanno uccise la metà. Il latte delle mucche che sono sopravvissute va prima ai governanti, ai funzionari e ciò che resta ai bambini.
Ma la cosa peggiore è ciò che succede con i vestiti e le scarpe. Si porta solo ciò che è stato prima imboscato. Quasi niente viene distribuito. Oggi, per esempio, il sindacato vende bottoni in ragione di uno e mezzo a testa: questo non significa beffarsi della gente? Quanto alle scarpe, è catastrofico. La strada per il paradiso forse non è molto lunga, ma senza scarpe non ne vedrai la fine.
Eppure ci sono dei circuiti attraverso i quali si smercia il necessario. Le persone vicine al Kepo[3] e i detentori del potere hanno tutto ciò che serve. Hanno i loro ristoranti, le loro razioni speciali e, per i loro domestici, uno sportello distribuisce beni secondo le indicazioni delle signore commissarie.
Ma è diventato chiaro che la «comune» ha rovinato e disorganizzato completamente il lavoro produttivo. E cessato ogni gusto, ogni interesse per il lavoro. I bottai, i sarti, gli stagnai, ecc., precedentemente artigiani, hanno lasciato tutto e sono diventati custodi del porto, vigili, operai di Stato...
Tale è il paradiso che i bolscevichi hanno iniziato a costruire.
Hanno rimpiazzato l'ex regime con un nuovo regime di arbitrio, insolenza, «fratellanza», proprietà, furto e speculazione, un regime spaventoso sotto il quale, per ogni tozzo di pane, per ogni bottone, occorre tendere la mano verso il potere; un regime sotto il quale non apparteniamo più a noi stessi, in cui non possiamo disporre di noi stessi. Regime di schiavitù e umiliazione.
Ecco in quale inferno abbiamo vissuto per tre anni. Questi non erano che i germogli, ma noi ne eviteremo i frutti.
IZVESTIJA N.14, MERCOLEDÌ 16 MARZO 1921
Il cosiddetto «socialismo»
Durante la rivoluzione d'ottobre i marinai, i soldati rossi, gli operai e i contadini versarono il loro sangue per il potere dei soviet, per l'edificazione di una Repubblica del lavoro.
Il Partito comunista ha ben saputo impadronirsi del desiderio delle masse e, scrivendo sulla sua bandiera parole d'ordine seducenti che commuovevano i lavoratori, li ha trascinati al suo seguito ed ha promesso loro di condurli nel radioso regno del socialismo, che solo i bolscevichi avrebbero saputo costruire.
Naturalmente una gioia infinita si impadronì degli operai e dei contadini. Essi pensavano che la schiavitù, il giogo dei proprietari fondiari e dei capitalisti, sarebbero finalmente sprofondati nella leggenda. Sembrava che fosse venuto il tempo del lavoro libero nelle campagne, nelle fabbriche e nelle officine. Sembrava che il potere fosse passato nelle mani dei lavoratori.
Ma un'abile propaganda trascinava i figli del popolo lavoratore nei ranghi del partito, dove li si incatenava ad una ferrea disciplina. Sentendosi forti, i comunisti dapprincipio e poco alla volta esclusero dal potere i socialisti d'altre tendenze, poi respinsero dal timone della nave di Stato gli operai e i contadini stessi, nel nome dei quali continuavano tuttavia a governare il paese.
Il potere così usurpato fu rimpiazzato dai comunisti con la tutela e con l'arbitrio dei commissari, padroni dell'anima e del corpo dei cittadini della Russia sovietica. Essi cominciarono, a dispetto del buon senso e contro la volontà dei lavoratori, a costruire con ostinazione un socialismo statale e schiavista al posto del regno della libertà del lavoro.
Lasciando deteriorare il rifornimento sotto «controllo operaio», i bolscevichi si occuparono di nazionalizzare fabbriche e officine. Da schiavo del capitalismo, l'operaio divenne schiavo delle imprese di Stato. Ma questo non bastò. Essi progettarono di applicare un sistema di lavoro infernale, il taylorismo.
Tutti i lavoratori contadini venivano dichiarati nemici del popolo, assimilati ai kulaki. Gli sfacciati comunisti iniziarono a devastare il paese e ad instaurare l'economia sovietica, a dividere le proprietà del nuovo proprietario terriero: lo Stato. Ecco cosa guadagnano i contadini sotto il socialismo bolscevico invece di lavorare liberamente una terra liberata.
In cambio del pane completamente requisito, delle mucche e dei cavalli che gli hanno tolto: le visite dei cekisti e le fucilazioni. Così si scambiano le merci nello Stato del lavoro: piombo e baionette in cambio del pane!
La vita del cittadino diventa noiosa da morire, una vita nazionalizzata, una vita regolata dall'orario delle autorità onnipotenti. Al posto del libero sviluppo della personalità, della vita libera e laboriosa, prende piede una schiavitù inaudita mai vista prima. Ogni libero pensiero, ogni legittima critica alle azioni dei dirigenti criminali, diventa un delitto punito con la prigione e spesso con la morte.
Nella «patria socialista» comincia a fiorire la pena di morte, un oltraggio alla dignità umana. Eccolo il radioso regno del socialismo in cui ci ha condotto la dittatura del Partito comunista. Noi abbiamo ottenuto un socialismo di Stato con soviet formati da funzionari che votano supinamente secondo le consegne del comitato di partito e degli infallibili commissari.
La parola d'ordine «chi non lavora non mangia» fu cambiata con il nuovo ordine sovietico: tutto ai commissari; e in un clima carcerario gli operai, i contadini e i lavoratori intellettuali dovranno accontentarsi di un lavoro continuo e noioso.
Tutto ciò divenne insopportabile e Kronstadt la rivoluzionaria per prima ruppe le catene e divelse le sbarre alla sua prigione battendosi per un socialismo d'altro genere, per la Repubblica sovietica del lavoro, dove il produttore stesso diventerà distributore e amministratore onnipotente dei frutti del suo lavoro.
Fianco a fianco, fratelli, avanti per la libertà!
Le teste dissennate degli oppressori sanguinari hanno coronato l'ombra di Protopopov[4] con gli allori di Trepov.
Distruggendo i ponti, essi speculano sulla fame: e voi, gendarmi di Nicola, impallidite alla loro vista! Mentendo sui giornali, spargono calunnie sulla Finlandia: e anche tu, Gapon,[5] non sei da meno. Bande di cekisti, distaccamenti di allievi ufficiali: ci siete riusciti, mammalucchi, mercenari del sultano di Turchia!
Mitragliatrici piazzate sui contrafforti, sulla Neva passa un rompighiaccio... Operai di Pietrogrado! Voi tutti siete in arresto! Voi tutti siete sospettati dal boia Trotsky!
I marinai e i soldati rossi sono chiusi nelle loro caserme: per il proletariato questo è un nuovo tipo di campo di concentramento.
Quando da parte del nostro governo è stato chiesto che a Kronstadt venisse inviata una delegazione per convincersi in maniera imparziale del fatto che non abbiamo né generali né popi e che solo la classe lavoratrice ha preso il potere nelle proprie mani, noi eravamo d'accordo con la proposta che ai senza partito si aggiungessero i comunisti onesti che avreste scelto. Ma il vostro governo ha aperto il fuoco.
Perché? È impossibile che i detentori del potere abbiano ignorato la verità; hanno commesso questo crimine proprio perché la sapevano.
Il loro potere crolla, viene meno: sono costretti a soffocare, a strangolare, e più lo faranno in modo violento, più a lungo vivranno.
Questi cadaveri politici si sono uccisi da soli: sono morti in Russia, per la Russia, fuori dalla Russia. Ma si conservano ancora e per farlo distruggono i ponti, mandano un rompighiaccio sulla Neva, installano le mitragliatrici, arrestano 20.000 persone. Ma potranno arrestare tutta la Russia?
E malgrado tutto, si definiscono il potere operaio e contadino!
Fratelli, rompete le vostre catene! È l'alba della Terza Rivoluzione. A Kronstadt brilla il sole radioso della libertà. Il potere di questo pugno di oppressori è crollato come un castello di carte e, liberi, noi costruiremo il nostro Soviet rivoluzionario.
Fianco a fianco, fratelli, avanti per la libertà e la felicità, per il potere dei soviet e non per quello dei partiti!
Evinktis, marinaio della Sebastopol
Senza commissari
Ieri si poteva osservare nella città una scena interessante.
Il dipartimento dell'amministrazione municipale, con l'inter mediazione dei comitati di strada, aveva dato l'ordine di pulire i marciapiedi dal ghiaccio e dalla neve.
Sotto la gragnuola dei cannoni, i cittadini si sono precipitati nelle strade e si sono messi fraternamente al lavoro. Sono stati trovati gli attrezzi necessari: pale, picconi, asce, ecc. La popolazione ha risposto unanimemente a questo obbligo di lavorare che, sotto il regime dei commissari, sarebbe stato imposto a colpi di randello.
Risoluzione dei prigionieri di guerra
Questo 14 marzo, l'assemblea generale degli allievi ufficiali, degli ufficiali e dei soldati rossi, nel numero di 240, imprigionati al maneggio Sukhoputny, ha adottato la seguente risoluzione:
Noi, allievi ufficiali di Mosca e di Pietrogrado, ufficiali e soldati rossi, 1'8 marzo scorso abbiamo ricevuto l'ordine di attaccare Kronstadt. Ci avevano detto che delle guardie bianche erano all'origine del sollevamento della città. Quando, senza fare uso delle armi, siamo arrivati sulla costa di Kronstadt e abbiamo incontrato delle unità di ricognizione di marinai e di operai, ci siamo convinti che non c'era il minimo bianco insorto a Kronstadt, ma al contrario c'erano marinai e operai che avevano rovesciato il potere dei comunisti. Allora siamo immediatamente passati dalla parte degli abitanti di Kronstadt e chiediamo ora al Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt di incorporarci alle sue unità di soldati rossi, perché vogliamo lottare per la difesa degli operai e dei contadini, non solamente di Kronstadt, ma di tutta la Russia.
Noi riteniamo che il Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt persegua effettivamente il cammino che porta alla vera emancipazione di tutti i lavoratori e potrà condurre a buon fine l'opera iniziata, avendo come unica parola d'ordine «Tutto il potere ai soviet e non ai partiti».
Noi ci impegniamo a far conoscere al Comitato rivoluzionario provvisorio ogni propaganda contraria alle sue azioni e ai suoi ordini.
14 marzo 1921
Il Presidente (firma)
Il Segretario (firma)
[1] L'Istituto Smolny è sede del Soviet di Pietrogrado dall'agosto 1917.
[2] Durante la Prima guerra mondiale l'esercito tedesco di Guglielmo II aveva bombardato Louvain e Reims.
[3] Potremmo spiegare l'abbreviazione Kepo solo pensando al refuso tipografico di Peko, cioè Petrokommunri, organizzazione di Stato per l'approvvigionamento alimentare di Pietrogrado.
[4] A.D. Protopopov (1866-1918): ministro dell'Interno dopo la riorganizzazione del governo alla fine di dicembre 1916; era diffusa l'opinione che fosse uno squilibrato.
[5] Gapon, Georgy Apollonovic (1870-1906). Pope e provocatore della polizia, noto per aver organizzato la manifestazione del 9 gennaio 1905 che fu soffocata in un bagno di sangue. Ritenuto un traditore, fu assassinato su ordine del Partito socialista rivoluzionario.
Si ringrazia Paolo Alberti per la gentile collaborazione
E questa è la Storia vera, quella non scritta dai vincitori, ancora oggi vilipesi da affermazioni di riaffermato appoggio allo scandalo del bolscevismo !
RispondiEliminaA questo punto o si rinnega il bolscevismo o qualsiasi dialogo tra noi si può considerare concluso.
In termini di sostanza non vedo diversità tra il bolscevismo e le peggiori dittature e colpevoli di ogni sorta di nefandezze compiute nella Storia a danno dell ' Umanità.
Voi bolscevichi avete compiuto un Colpo di Stato e mai una rivoluzione, che comunque hanno tutte quante fallito il loro obiettivo e miserabilmente poi recedute nel capitalismo più becero.
Noi anarchici non vogliamo ( come afferma Lorenzo, una rivoluzione perfetta, questa è l'ultima calunnia parto di un infelice, noi vogliamo una rivoluzione non assassina di rivoluzionari, esattamente quello che successe a Kronstadt, in Ukraina e non solo ...
Vi chiedo pertanto di togliermi dalla lista degli amministratori di questo Blog.
Alfredo Mazzucchelli