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domenica 24 aprile 2011

Kronštadt: Trotsky aveva ragione!




Dal sito FalceMartello, per completezza sulla questione pubblichiamo anche questo articolo di A. Kramer

Materiale inedito dagli archivi sovietici
conferma la correttezza della posizione dei bolscevich


Per molti anni la stampa capitalista, eruditi professori e analisti borghesi hanno parlato dei “segreti negli archivi sovietici”. Si speculava molto dei “terribili segreti del regime comunista” che alla fine avrebbero confermato il “carattere maligno” del comunismo.
Dopo gli eventi degli ultimi anni ottanta e primi anni novanta, gli storici finalmente hanno potuto accedere agli archivi sovietici. Ci si aspetterebbe un flusso ininterrotto di fatti terribili. In realtà i risultati per gli storici borghesi sono stati veramente deludenti. Ovviamente hanno trovato un gran numero di prove che confermano i terribili crimini dello stalinismo. Ma noi non abbiamo mai avuto dubbi su questo. Trotskij e i suoi sostenitori condannarono questi crimini molto prima che qualsiasi archivio fosse accessibile. I sostenitori di Trotskij nell’Unione Sovietica negli anni venti e trenta si sono fatto esperienza personalmente di quei crimini poiché furono i primi a pagare le conseguenze della degenerazione stalinista. Migliaia di loro morirono per mano degli scagnozzi di Stalin.

Quello che gli storici borghesi speravano di trovare era una quantità di prove che essi potevano usare per dimostrare che non c’era differenza tra lo stalinismo e il regime sano di Lenin e Trotskij nel primo periodo dopo la rivoluzione. Ma hanno incontrato seri problemi nel rintracciare documenti che potessero essere usati per screditare i leader della rivoluzione russa, Lenin e Trotskij. La cosa più difficile da trovare prima erano i documenti riguardanti i leaders dell’opposizione di sinistra. Ora è chiaro a qualsiasi storico il perché. Gli archivi mostrano che questi leaders ebbero un ruolo fondamentale nella rivoluzione russa e nell’instaurazione dello stato sovietico. Durante gli ultimi dieci anni sono state pubblicate parecchie interessanti notizie sui momenti critici della rivoluzione russa. Tra questi ci sono due libri che parlano dei più tragici atti della rivoluzione russa: la cosiddetta rivolta di Kronstadt.

Non è necessario descrivere ora tutti i dettagli di questo avvenimento conosciuto ai più. All’inizio di marzo del 1921, in uno dei periodi più critici dell’esistenza della repubblica sovietica, nella base navale di Kronstadt, vicino Pietrogrado, ci fu un tentativo di golpe militare ai danni del governo sovietico. Il momento critico che l’Unione Sovietica stava attraversando in quel momento obbligò Lenin e Trotskij a risolvere tempestivamente la questione. Dopo aver rifiutato l’ultimatum del governo alla capitolazione, Kronstadt fu invasa e catturata in un secondo attacco. I leaders ribelli fuggirono in Finlandia.

Alla fine degli anni trenta un gruppo di ex trotskisti, incluso Victor Serge, Max Eastman, Souvarine e qualche altro, attaccarono Trotskij per il suo comportamento durante la ribellione. (Ciò facendo Serge contraddisse il suo stesso punto di vista espresso durante la ribellione). Descrissero gli eventi di Kronstadt come la ribellione dei lavoratori e dei marinai contro la “dittatura bolscevica”, e videro l’annientamento dei ribelli come il primo passo verso lo stalinismo. Da allora, questa critica fu ripresa da altri ideologi e propagandisti anticomunisti. Trotskij rispose a queste persone nel suo articolo “Grido d’allarme su Kronstadt” dove analizzò la natura piccolo-borghese del golpe.

Non c’è bisogno di ripetere le ragioni di Trotskij, ognuno (che conosca l’inglese) può leggere l’articolo. Quel che io voglio fare qui è mettere in risalto alcune delle nuove informazioni pubblicate in questi recenti documenti, una vera e propria raccolta di materiale su Kronstadt.

Il primo libro è stato pubblicato con uno strano titolo: “Trotskij sconosciuto: il Bonaparte rosso”. Questo cerca di descrivere Trotskij durante la guerra civile russa. Il secondo libro: “Kronstadt 1921” è una raccolta di documenti sulla rivolta di Kronstadt. È importante far notare che nessuno dei due libri è stato scritto da un simpatizzante bolscevico. L’immagine popolare che i critici antibolscevichi cercano di dipingere è che c’era simpatia verso i ribelli da parte dell’Armata Rossa. Sono state fatte molte speculazioni sul fatto che molti soldati rifiutarono di prender parte all’attacco per ragioni politiche e ci sono anche voci di diserzioni avvenute tra i soldati con molti di questi che passarono tra le fila dei ribelli. Questo è tuttavia un mito. Quel che veramente successe era molto diverso. Ci fu un solo caso in cui una unità passò dalla parte di coloro che difendevano Kronstadt. Questo durante il primo attacco che fu senza successo.Fu un battaglione della 561° Reggimento dell’Armata Rossa. Questo reggimento era stato formato raccogliendo ex prigionieri delle guardie bianche di Wrangel e Denikin e dell’anarchico Machno. È ben noto che durante la guerra civile in Russia alcune compagnie di origine contadina cambiavano spesso parte della barricata come conseguenza delle sconfitte militari.

Anche un battaglione della 236° reggimento di fanteria che si rifiutò di andare all’attacco. La loro posizione era: “Noi non andremo sul ghiaccio”, “torneremo ai nostri villaggi”. Queste compagnie contadine erano terrorizzate dall’idea di dover attaccare sul ghiaccio questa grandiosa fortezza difesa da navi da guerra. Ci sono pervenuti altri rapporti riguardo al rifiuto di eseguire ordini da parte di diverse compagnie, ma in tutti questi casi le cause erano in realtà la scarsa qualità di cibo e vestiti, la cattiva qualità dell’equipaggiamento mimetico. Non furono date ragioni politiche. Questo è facilmente comprensibile se ricordiamo come il regime sovietico ereditò una economia di vecchio stampo, e soprattutto, sia stato obbligato ad utilizzare le sue scarse risorse per difendersi dagli attacchi delle guardie bianche appoggiate dagli imperialisti che cercavano di schiacciare la rivoluzione.

Anche la situazione all’interno di Kronstadt è diversa dal mito. Non c’era una massa convinta di soldati che appoggiavano fermamente la ribellione. Perfino gli storici borghesi come Krasnov ha dovuto riconoscere questo. Dentro Kronstadt c’erano scontri tra i vecchi marinai rivoluzionari e le nuove reclute che venivano dalla campagna e dalle famiglie piccolo borghesi. Ciò può essere confermato dal fatto che alcune navi dichiararono la loro neutralità, mentre altre si mossero contro i ribelli. Vale la pena citare alcune delle frasi dell’equipaggio di diverse navi, tra cui i cacciamine “Ura”, “Orfei”, e “Pobeditel”: “Gli uomini della guardie bianche che guidano i ribelli possono fare molti danni alla repubblica, e potrebbero non avere esitazioni nel bombardare Pietrogrado”.

La stessa situazione si trova dietro le linee di battaglia dei ribelli. Da un rapporto di intelligence della 7° armata apprendiamo che parecchi marinai ribelli e soldati volevano passare dalla parte dei bolscevichi, ma avevano paura dei loro comandanti.

Comunque, il colpo finale alla mitologia antibolscevica costruita attorno a Kronstadt deve ancora arrivare. Secondo documenti pubblicati in questi due nuovi libri emergono nuovi fatti su quel che successe nella città intorno Kronstadt. Durante l’attacco, i lavoratori della città si mossero contro i ribelli e liberarono la città anche prima che le forza principali dell’armata rossa arrivassero. Quindi in realtà quel che successe non fu una ribellione dei lavoratori e dei marinai contro il bolscevismo, ma un’insurrezione dei lavoratori e dei marinai contro i “ribelli”!

Nei proclami dei marinai di Kronstadt vediamo le parole che si riferiscono “agli uomini delle guardie bianche che stanno guidando i ribelli”. Queste non sono mere parole. Il vero comando dei ribelli era concentrato non nel soviet di Kronstadt, come qualche ingenuo potrebbe pensare, ma nel cosiddetto “Consiglio per la difesa della fortezza di Kronstadt”. Uno dei suoi leaders era l’ammiraglio S.H.Dmitriev (che fu ucciso per esecuzione dopo la caduta della fortezza), l’altro era il generale A.H. Koslowsky, che scappò in Finlandia. Entrambi questi alti ufficiali erano molto lontani dall’avere una qualche simpatia per il socialismo “con i bolscevichi” o “senza bolscevichi”.

Si parla molto anche di S.M.Petrechenko, il marinaio e leader anti-bolscevico. Quel che è davvero interessante notare è che nel 1927 quest’uomo fu assunto dalla GPU di Stalin e fu uno dei suoi agenti fino al 1944 quando fu arrestato dalle autorità della Finlandia. L’anno dopo morì in un campo di concentramento finlandese.

Quindi, la vera storia è che i lavoratori e i marinai di Kronstadt capirono realmente la vera natura di questi ribelli molto meglio di qualunque intellettuale che ha cercato in seguito di costruire il mito di Kronstadt. Lo stesso può essere detto delle forze controrivoluzionarie che operavano a Kronstadt. L’ex primo ministro zarista e ministro delle finanze e, una volta emigrato, direttore della Banca di Russia a Parigi, Kokovzev, trasferì 225000 franchi ai ribelli di Kronstadt. La banca russoasiatica trasferì 200000 franchi. Il primo ministro francese, Briand, durante l’incontro con l’ex ambasciatore del governo Kerendsky, Malachov, promise “qualunque aiuto che fosse necessario a Kronstadt”.

Come spiegò Trotskij, la cosiddetta ribellione di Kronstadt non fu il primo movimento anti bolscevico piccolo borghese che avvenne durante la guerra civile e la rivoluzione. C’erano molti altri movimenti che portavano la gente a declamare slogan come “Soviet senza bolscevichi”, ecc. Di questi movimenti ce ne erano in certe fabbriche negli Urali e tra i cosacchi. Ma da queste esperienze possiamo chiaramente vedere che in queste condizioni di guerra di classe dove non è possibile alcun compromesso questo tipo di slogan porta direttamente nel campo della reazione medievale e nella barbarie. Non può esistere una rivoluzione senza un partito rivoluzionario. Ancora, i comuni lavoratori e soldati russi del tempo capirono questo molto bene. Lo capirono molto meglio di alcune persone di oggi, tra cui anche qualche esponente della sinistra.

Il fatto è che molti membri degli anarchici, menscevichi, socialisti rivoluzionari ed altri partiti che parteciparono ai Soviet con i bolscevichi, ma non senza di loro. C’era una grossa differenza tra la base di questi partiti e i loro dirigenti che erano di sentimenti antibolscevichi. Nei primi anni venti le autorità locali dei Soviet in alcune aree ebree dell’Ucraina furono arruolati tutti tra i membri del Bund. Molti anarchici presero parte alla rivoluzione e alla guerra civile dalla parte dei bolscevichi contro la reazione dei Bianchi. Inoltre cooperarono col nuovo potere fino alla nascita dello stalinismo. Oggi, quei coraggiosi sono considerate dai moderni anarchici dei traditori. Certa gente non impara mai!

Non abbiamo nulla da temere dalla pubblicazione di altro materiale degli archivi sovietici. Speriamo che nei prossimi anni siano trovati documenti che parlano delle lotte gloriose del proletariato russo. Ci daranno sicuramente ulteriori informazioni sulle tradizioni rivoluzionarie dei lavoratori russi.

Dicembre 2003

2 commenti:

  1. il comunismo statalista russo non è altro che nazionalismo , comunista si ma nazionalista e Iperialista (atteggiamento tipico della Russia). Ne consegue che non è altro che FASCISMO.
    La rivoluzione Russa è una rivoluzione fallita tradita e borghese come lo è stata quella francese.
    E non mi venite a dire : Eh si ma la Russia da paese povero e prettamente agricolo è passato ad essere una della più grandi forze planetarie. Beh , si complimenti! Ma lo sviluppo economico scientifico ecc lo può dare qualsiasi sistema economico se si trova nella situazione fortunata di darlo. Lo può dare il comunismo come lo può dare il capitalismo , la monarchia o il fascismo. La libertà, l'uguaglianza ,il pacifismo internazionale sono valori che sono stati traditi. Il comunsimo e la democarzia proletaria non devono essere un oggetto astratto che i funzionari di partito si mettono in bocca e interpretano dall'alto della loro scienza. La democrazia proletaria è la democrazia diretta di consigli autogestiti non controllati dai funzionari di partito che in nome della libertà limitano la libertà, che in nome dell 'uguaglianza creano disuguaglianza.
    Si può tranquillamente essere comunisti senza essere marxisti . Marx è l'ultimo arrivato

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  2. La discussione su che cosa fosse l'URSS è un po' più complessa e la tesi che fosse un paese fascista e imperialista è una tesi sovrastrutturale. A decidere però se un paese sia fascista o meno è però la struttura. L'urss non era un paese capitalista, era la negazione del capitalismo, dunque non era un paese fascista. Rimando comunque agli scritti di Trotsky in proposito e a un testo dei compagni di Utopia rossa sulla quinta internazionale. Per il resto quello che dici sono solo enunciati neanche del tutto corretti. Si può tranquillamente essere quello che si vuole, ma solo i comunisti marxisti per ora son riusciti a piegare il capitalismo. Sarà così anche in futuro.

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