di Thomas Couderette, Clément Bruche e Pierre Rousset
La catastrofe di Fukushima è rivelatrice del pericolo che rappresenta il nucleare e la sua gestione opaca e irresponsabile dei governi e delle industrie. Un'uscita rapida dal nucleare è più che mai necessaria e possibile.
Più di quindici giorni dopo il sisma e lo tsunami che hanno colpito il nord-est del Giappone, le ombre regnano sempre sull'incidente nucleare in corso a Fukushima. La situazione si dimostra sempre più grave.Per la prima volta dell'acqua fortemente radioattiva è stata scoperta all'esterno delle centrali. Il tasso d'iodio 131 ha raggiunto domenica nell'acqua marina un livello 2000 volte superiore al normale. Tepco, l'operatore del sito, annuncia di avere rilevato delle tracce di plutonio in cinque punti differenti nel suolo della centrale. Il Giappone ha chiesto l'aiuto dell'industria francese. L'inquietudine internazionale si indirizza particolarmente sul reattore n°3 che utilizza del combustibile MOX. Venduto da Areva, questa miscela aggiunge all'uranio del plutonio. Quest'ultimo è estremamente mortale ed occorrono 24.400 anni affinchè possa perdere il 50% della sua radioattività.
Le negligenza della Tepco sono riconosciute. Una trentina di elementi non sono stati controllati all'ultima manutenzione. La società aveva annunciato nel 2003, di cercare di ridurre i suoi costi di manutenzione per “rendere sicuri i suoi profitti! Il 25 marzo, è stato consigliato agli abitanti situati nel 20° e 30° Km vicino alla centrale di lasciare questi luoghi. Ma, secondo molti esperti questa zona dovrebbe oggi essere estesa ad 80° Km se non di più.
Senza sottolineare nuovamente le terribili e durevole conseguenze sulla natura e gli uomini vicini all'incidente, notiamo che il suo impatto politico si fa sentire nel mondo. I governi promettono test e verifiche delle loro centrali nonostante condizioni di trasparenza insufficienti e seguendo regole molto variabili. In molti paesi i progetti di nuovi reattori sono rimessi in discussione o annullati. Il combustibile MOX è messo sotto accusa.
Contraccolpo della crisi, in Germania le elezioni del 27 marzo hanno permesso ai Verdi di presiedere il Land più industrializzato controllato prima da un fervente difensore della lobby nucleocratica!
Il desiderio di uscire rapidamente dal nucleare viene espresso in molti paesi nuclearizzati o no.
E' urgente chiudere con questa tecnologia. Cominciando a fermare immediatamente tutti i progetti di nuovi reattori, chiudendo le vecchie centrali e arrestando i programmi di armamenti atomici e impegnandosi in un piano d'uscita dal nucleare rapido e definitivo. Rapido perchè non possiamo continuare a lungo con questa minaccia che incombe sull'umanità.
L'eredità del nucleare esistente sarà già ben pesante per le prossime generazioni.
In Francia, le condizioni di un'uscita in dieci anni sono state stabilite da studi seri. Esse permettono, malgrado il ricorso alle energie fossili in periodo di transizione di soddisfare la sfida del riscaldamento climatico. La soluzione non si risolve con misure tecniche poiché si tratta di rompere con la bulimia energetica di un sistema capitalista produttivista che esige l'espropriazione dei grandi gruppi del settore e la creazione di un servizio pubblico dell'energia decentralizzato e sotto il controllo dei lavoratori e degli utenti.
La popolazione giapponese paga oggi caramente l'irresponsabilità della lobby nucleocratica.
La catastrofe di Fukushima non è ancora stata fermata e continuerà ancora per molto tempo.
La campagna internazionale di solidarietà che sostiene il NPA (Nuovo partito anticapitalista) deve conseguentemente continuare.
Varie migliaia di Euro sono stati raccolti in questi giorni. Un primo trasferimento di fondi sono stati effettuati alla sezione regionale Nord-Est del Consiglio nazionale dei sindacati (NTUC). Questo coordinamento sindacale indipendente è attivo nelle regioni colpite. E si mobilita in favore delle vittime con altre organizzazioni come l'Unione nazionale interprofessionale dei lavoratori (NUGW).
Tali coordinamenti hanno lo scopo di dare un aiuto concreto, difendendo i diritti dei salariati e della “gente qualunque” minacciate nei loro lavori, nei loro salari e nelle loro condizioni di vita.
E si basano sull'esperienza acquisita dal movimento operaio durante il grande terremoto nella regione di Kobé nel 1995. Hanno bisogno del nostro sostegno. Ora.
dal sito http://www.npa2009.org/
L'uscita dalla produzione di energia elettrica a mezzo di reattori nucleari a combustibile fissile è questione complicata soprattutto se, come sostenete, deve essere fatta in maniera rapida. Quali programmi alternativi, che non tengano conto del contributo di combustibili fossili, sono per voi sufficienti per sostituire, a livello globale, la fonte di energia nucleare ?
RispondiEliminaFrancesco in questo sito non ci sono solo posizioni che noi riteniamo completamente nostre, ma tutto un arcipelago di posizioni diciamo così critiche che si confrontano.
RispondiEliminaDa marxista penso che siano gli scienziati a dover risolvere il problema. Tu sai che sul nucleare sono molto divisi. Tuttavia, Bordiga riteneva che la crescita indefinita del capitalismo o del socialismo (uniche due alternative possibili) portasse necessariamente a dover puntare sul sole (in tutte le sue forme di sfruttamento, non solo come fotovoltaico) unica fonte pressoché inesauribile e illimitata di energia. Finché così non sarà io mi accontenterei di veder usare il nucleare come ultima possibilità, non come prima...
Purtroppo devo dirti che, a scanso di equivoci, dal lato puramente scientifico le energie rinnovabili (tra cui l'energia solare) non sono affatto fonti illimitate (come credono in molti), e nemmeno assicurano una efficace conversione in energia elettrica. Sono d'accordo con quanti considerano (e non già con l'ulteriore disastro in Giappone) l'energia nucleare molto pericolosa per la salute dell'uomo e dell'ambiente circostante, nel caso di incidenti o eventi indotti catastrofici. Ma occorre farsi una idea chiara, anche da un punto di vista politico, su che cosa possa rappresentarne una valida alternativa.
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