ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

mercoledì 4 maggio 2011

Alla radice della politica di Woytila: alcuni cenni, di Riccardo Achilli



Credo che si possa comprendere un papa ad un tempo molto politico nella sua azione e con una impostazione teologica molto mistica come Woytila inquadrandolo nella fase storica che la Chiesa ha attraversato durante il suo pontificato. E' stata una fase al contempo densa di opportunità e di minacce per il potere temporale e spirituale della Chiesa. Sul versante delle opportunità, ci troviamo all'apice della crisi dei regimi socialburocratici dell'Europa dell'Est, e ciò fornisce un'enorme chance per ampliare la fede cattolica nei Paesi dell'Est e, legando abilmente in forma puramente mediatica due cose che non c'entrano niente, utilizzare la crisi dei regimi socialburocratici per assestare un colpo ferale al marxismo agli occhi dell'opinione pubblica mondiale. Dal lato delle minacce, vi è un evidente declino di spiritualità in tutto l'Occidente capitalista. Ciò è perfettamente coerente con l'analisi marxista: tutto ciò che non riguarda i rapporti sociali di produzione, come la fede, è inevitabilmente parte della sovrastruttura culturale di una società. E in quanto sovrastruttura, riceve adesione crescente solo se fornisce risposte culturali o spirituali coerenti con i problemi generati dalla struttura sociale di produzione. E la dottrina cattolica nel momento dell'assunzione di Woytila non li fornisce. Siamo ancora negli anni Settanta, c'è ancora una classe operaia forte nella consapevolezza del suo sfruttamento e quanto alla borghesia, beh degli insegnamenti della Chiesa se n'è sempre fottuta. anzi, la borghesia di quegli anni, per compiacere un pò il proletariato e darsi una vernice progressista "à la page", si era orientata, in larghi strati, su posizioni sempre più laico-illuministiche (Moravia è il prototipo di tale tipologia di intellettuale borghese).

Se quello sopra richiamato è il quadro delle opportunità e minacce per il potere della Chiesa, si comprende bene la politica condotta da Woytila: affondare l'attacco ai regimi socialburocratici in crisi utilizzandolo strumentalmente per colpire il marxismo come sistema di analisi sociale, e per smantellare tutti quei movimenti, politici ma anche teologici, che contenessero in sè un germe di comunismo (il comunismo, che mette al centro la fede nell'Uomo, è quanto di più incompatibile con la filosofia della Chiesa). In tale quadro rientra il sostegno a Solidarnosc, ai regimi militari sud americani, l'attacco frontale alla teologia della liberazione, le "pacificazioni" con le chiese ortodosse e con l'ebraismo, che servivano solo per stabilire oligopolisticamente le rispettive sfere di influenza nei Paesi di nuova evangelizzazione (e va citato a tal proposito il tentativo, parzialmente fallito, di rilanciare una fase di evangelizzazione in Africa, a fronte del dilagare dell'islamismo: in ciò si inquadrano le dichiarazioni strumentali a favore della rinegoziazione del debito estero dei Paesi poveri, della redistribuzione del reddito mondiale, o gli attacchi aggressivi e volgari all'Islam). D'altra parte, occorre contrastare il declino della fede nei Paesi già di tradizione cattolica tipico di questa fase del capitalismo, e segnalato da numerose statistiche sul calo delle vocazioni o della partecipazione alle liturgie. Qui la risposta è stata pluridirezionale. In primis, come fa qualsiasi esercito in difficoltà, occorre serrare i ranghi. Questo spiega la svolta conservatrice impressa alla Chiesa, al sacerdozio, al catechismo, alla liturgia, ai valori morali, ai temi sociali (su abortodivorzio, eutanasia, procreazione assistita, contraccezione e controllo delel nascite, la Chiesa assume posizioni estremamente rigide). E' una reazione difensiva: se i valori sono in crisi, occorre difenderli facendo leva sulla tradizione, per dimostrare che tali valori non sono stati minimamente scalfiti dall'evoluzione storica, perché sono verità assolute, e dunque inossidabili.

Inoltre, la reazione della chiesa alla sua perdita di incisività sugli spiriti è stata anche aggressiva, e non solo difensiva/tradizionalista. Sul versante offensivo, ecco che Woytila ha sponsorizzato una fusione ardita fra insegnamento religioso e dottrina economico-sociale capitalista: nasce l'ideologia teo-con. Questa ideologia esalta i valori tipici del capitalismo, come ad esempio l'imperialismo, che essendo orientato contro l'islamismo è in realtà un movimento neo-crociatico: postulando che l'Islam è intimamamente antidemocratico, attaccare Irak ed Afghanistan in nome dell'esportazione della democrazia riviene, in ultima analisi, ad attaccare l'Islam in una logica da neo-crociati. Esalta inoltre la proprietà privata dei mezzi di produzione e l'alienazione della classe proletaria (cosa significa "che il lavoro degli operai produce la ricchezza degli Stati", citato nell'enciclica Centesimus Annus, se non giustificare l'estrazione del plusvalore dal sudore operaio?) Ancora più insidiosamente, nell'ideologia teo-con si prende coscienza della natura ciclica delle economie capitaliste, sottoposte a recessioni periodiche, e se ne fornisce una giustificazione. Partendo dal rifiuto del consumismo, ed affermando, come ha fatto Ratzinger in piena recessione, che "denaro e benessere materiale non sono nulla per un cristiano" si fornisce un'ottimo strumento di ammortizzazione della rabbia sociale nelle fasi di recessione ed impoverimento di larghi strati della popolazione: come dire, state sereni, non scioperate, non fate rivoluzioni, anche se siete sempre più poveri ed avete perso il lavoro, vi rimane l'amore di Cristo (come se il cassaintegrato potesse bollire lo spirito santo nella pentola del suo desinare, anziché la carne e la pastasciutta). Infine, è vero che in questo ambito teo-con si invocano meccanismi redistributivi, però attenzione. Non siamo più nel contesto socialdemocratico, dove vi è un Welfare pubblico molto ampio che copre il cittadino dalla culla alla tomba. I teo-con sono fieri avversari di Keynes. La nuova versione, chiaramente esplicitata dalla politica di Bush ma anche da quella di Cameron è quella del "capitalismo compassionevole": social cards, coinvolgimento volontaristico e non obbligatorio dei cittadini nei progetti più disparati (e slegati fra loro) di assistenza, ampliamento del terzo settore (che è pur sempre un privato, che ragiona in una logica quantomeno di equilibrio economico) in aree tradizionalmente riservate al welfare pubblico (con il pubblico che corrispondentemente si ritira), ecc. Dobbiamo essere chiari su questo punto: il nuovo welfare state che si disegna in questo modo elimina il welfare pubblico e lo sostituisce con qualcosa di molto simile alla carità: fatta ovviamente in modo volontario.Questo significano le espressioni di Woitila spesso citate: carità sociale, amicizia fra gli uomini, ecc.

Infine, la reazione aggressiva avviene anche sul piano teologico puro. In una lettera enciclica poco conosciuta "Fides et Ratio" (1998) il Woytila afferma che "spirito e ragione sono le due ali con cui lo spirito umano si innalza verso la verità". Attenzione: si tratta non di una esaltazione della razionalità umana ma di un piegare la razionalità alla fede, al fine di contrastare il relativismo culturale, storico nemico di ogni religione, e che la chiesa attuale considera uno dei suoi nemici più pericolosi dentro il capitalismo attuale. Infatti, il nostro afferma che "la ragione dopo un po' diventa solo speculazione di sé stessa e si richiude contorcendosi sulle proprie idee" e quindi a quel punto necessita di riposare sula fede, senza più cercare di analizzare oggettivamente. Si tratta in realtà di una subordinazione della ragione alla fade, nel momento in cui la prima lancia alal fede la sfida suprema (e più pericolosa per i preti): quella di scoprire, con metodo da ricercatore e scientifico, il principio su cui riposa l'ordine dell'universo e della natura.

Nessun commento:

Posta un commento