I termini reali e concreti dell'eguaglianza borghese si vanno manifestando in tutta la loro cruda evidenza e non possono non essere compresi anche dagli strati più opachi e retrivi del proletariato.
La borghesia industriale e terriera possiede migliaia e migliaia di giornali e tipografie: tutte le cartiere sono a sua disposizione. I proletari possono stampare pochissimi giornali con mezzi propri: le distruzioni avvenute e le minacce che incombono sulle officine tipografiche che accettano ordinazioni dai partiti operai rendono ancora più assurda la inferiorità della classe povera. Nessuno dei mille e mille giornali borghesi è stato ancora distrutto dai proletari: dei pochi giornali operai sono già stati distrutti il "Lavoratore" di Trieste, il "Proletario" di Pola, la "Difesa" di Firenze, la "Giustizia" di Reggio Emilia, l'"Avanti!" nelle due edizioni di Milano e Roma.
La borghesia industriale e terriera possiede a decine di migliaia sale di riunione, teatri, cinematografi, dove può raccogliere pacificamente i suoi aderenti e svolgere tutta la propaganda che ritiene utile. A decine e centinaia sono state incendiate le sedi della classe operaia, le Camere del lavoro e le sezioni socialiste e comuniste. La piazza è contesa alle masse popolari; il luogo naturale dove può riunirsi senza spese il proletariato è divenuto campo di agguati e di imboscate. Per mantenere il dominio delle piazze la classe operaia dovrebbe rimanere mobilizzata giorno e notte, non andare più in officina a lavorare, non andare più a casa a riposare: un centinaio di individui armati, che abbiano la sicurezza dell'impunità per qualsiasi loro atto violento e di aiuto incondizionato da parte della forza pubblica in caso di bisogno, che non abbiano obblighi di lavoro produttivo, che possano dislocarsi da un punto all'altro e progettare piani d'insieme, è sufficiente per tenere in iscacco il proletariato e privarlo della libertà di andare e venire, di riunirsi e di discutere.
Che valore può avere un Parlamento eletto in tali condizioni? Come potrà essere assunto quale rappresentante della "libera" volontà nazionale? Quale indicazione potrà esso dare sulla reale posizione politica delle classi sociali? Se bastasse porre queste domande per ottenere una convinzione diffusa, uno stato di coscienza universale, un impulso alla fondazione di nuovi ordinamenti, la lotta politica sarebbe già da un pezzo conclusa con la vittoria del popolo lavoratore sulla classe borghese, già da un pezzo sarebbe avvenuta l'insurrezione delle classi oppresse e sfruttate contro i dominatori e contro la loro falsa e ipocrita libertà ed eguaglianza.
La verità è che non bastano le parole e la propaganda per fare insorgere le grandi masse e per determinare le condizioni necessarie e sufficienti alla fondazione di nuovi ordinamenti. Il processo storico si attua con una dialettica reale, con la violenta contrapposizione di stati di fatto inoppugnabili, che appaiono manifesti con estrema chiarezza nelle grandi masse popolari e non attraverso l'educazione e la polemica verbale. È certo che a far comprendere la nozione di dittatura proletaria sono state più utili le dimissioni coatte dei consigli comunali socialisti di quanto non siano stati due anni di propaganda demagogica del Partito socialista.
È certo che il fascismo ha in pochi mesi contribuito sperimentalmente a illuminare nella coscienza proletaria le tesi dell'Internazionale comunista più di quanto non abbiano fatto due anni dell'"Avanti!" e tutte le pubblicazioni della società editrice. È certo che queste elezioni faranno decadere in modo definitivo dalla coscienza popolare il Parlamento e tutte le altri istituzioni borghesi e renderanno storicamente necessario e irresistibile il sorgere di un nuovo sistema rappresentativo nel quale si affermi e trovi protezione la volontà del popolo e i nuovi ideali di libertà e di eguaglianza.
Ed ecco perché il Partito comunista non si astiene dalle elezioni. Perché vuole che l'esperimento sia compiuto con tutta la sua efficacia e la sua evidenza educativa, perché il Partito comunista è il partito delle grandi masse popolari, anche delle più arretrate e opache e non solo dell'avanguardia proletaria e vuole raggiungere e sconfiggere fin negli ultimi suoi ripari l'illusione democratica e socialista. Le elezioni, fatte nell'ambiente di libertà e di eguaglianza proprio della democrazia borghese, daranno anche solo un deputato alla classe operaia? Questo uno rappresenterà tutta la classe oppressa, la sua voce sarà una parola d'ordine lanciata da quel solo, per mandato del partito proletario, sarà raccolta ed eseguita da tutta la classe.
Una condizione di tal genere provocherà ineluttabilmente l'esplosione di nuovi istituti rappresentativi che si contrapporranno al Parlamento e lo sostituiranno senza rimpianti e senza ribellioni da parte di nessun ceto popolare. Questo processo reale si è già verificato in Russia e si comprende perché il governo dei Soviet, dopo alcuni mesi dalla Rivoluzione di novembre, abbia convocato l'Assemblea costituente. Se la Costituente non fosse stata convocata, molti strati popolari sarebbero rimasti fautori del parlamentarismo in Russia; il suo scioglimento non provocò invece nessun malcontento, nessuna ribellione.
Era apparso evidente, anche alle masse più arretrate dei contadini, che la Costituente, eletta su liste di partiti che non esistevano più in quella data posizione politica, non rappresentava il popolo, non rappresentava gli interessi della maggioranza della nazione. I bolscevichi vollero che avesse luogo l'esperienza, che la coscienza popolare si formasse materialisticamente, che nessun rimpianto e nessuna vaga illusione permanesse nelle grandi masse. Si faccia l'ipotesi rivoluzionaria che una insurrezione popolare travolga il futuro Parlamento e lo sostituisca con un Congresso dei deputati operai e contadini. Certo neanche Turati oserà più sostenere allora che la democrazia borghese sia l'urbe e i Soviet siano l'orda...
Fonte:http://www.webalice.it/mario.gangarossa/sottolebandieredelmarxismo_identita/antonio-gramsci_la-prima-volta-dei-comunisti-alle-urne.htm
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