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martedì 31 maggio 2011

Lo stalinismo ad oltranza di Amedeo Curatoli e la concezione leninista delle nazionalità di Stefano Zecchinelli

1.Gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il Nord Africa, a discapito di tante anime belle, stanno portando a delle controrivoluzioni mascherate da rivoluzioni; questi processi hanno aperto, e me ne duole, una falla enorme nella teoria marxista.
Da una parte abbiamo avuto la speranza mascherata da analisi, di tanti dirigenti politici in ambito ‘’trotskista’’: ’’sognare è la sorte dei deboli’’, diceva Lenin, e questa speranza si è rovesciata in una pochezza teorica, a dir poco pietosa.
Dall’altra parte, con tinte differenti, gli studiosi di formazione m-l (stalinisti per capirci!), hanno urlato, per l’ennesima volta, ai quattro venti, il carattere anticomunista del loro marxismo-leninismo.
In questa sede non voglio fare una analisi della situazione in Nord Africa, ma mettere il dito nella piaga, a riguardo di alcune sciocchezze (fatte passare per analisi marxiste o post-marxiste), che sono state dette.
Amedeo Curatoli, personaggio abbastanza noto nei gruppetti m-l italiani, lo scorso 13 maggio, ha pubblicato un articolo ‘’L’Imperialismo oggi (e i suoi servi trotskisti)’’, dove dice molte cose, a dir poco ’’gustose’’.
Premetto che non renderò comico il povero Curatoli, che ci delizia quasi giornalmente con sproloqui senza senso, ma voglio utilizzare il testo su citato per chiarire alcune cose, che ritengo importanti.
Quindi il buon Curatoli mi scusi in partenza, e non se la prenda tanto a male con il sottoscritto.

2.Prima di tutto dobbiamo dire che far coincidere l’imperialismo con gli Usa è un errore a dire poco grottesco.
L’Europa, dopo un primo periodo di subordinazione, ha sempre cercato di guardare in modo autonomo ai suoi interessi, e perfino la piccola Italia, ha cercato di avere degli spazi propri.
L’imperialismo più forte, ovviamente, ha ostacolato la formazione di un ‘’polo’’ imperialistico europeo, creando grandi problemi anche alla stessa borghesia italiana: ricordo a riguardo, l’assassinio di Enrico Mattei, quello di Aldo Moro, e l’episodio di Craxi a Sigonella.
Nulla da dire su pericolose potenze d’area (o sub-imperialismi), che rivendicano il loro ruolo nel mondo multipolare: penso all’Iran, o sul versante (geografico) opposto il Brasile, e poi c’è la Cina, un capitalismo burocratico con tendenze imperialistiche.
Certi ‘’cultori’’ della geopolitica sovrappongono al concetto di classe, quello di nazione; per dirla con Andres Nin, eminente marxista catalano, ’’allo slogan proletari di tutti i paesi unitevi, si sostituisce proletari di tutti i paesi dividetevi’’.
Parlano di un inesistente Lenin difensore della sovranità nazionale, ma andiamo a vedere, in estrema sintesi, cosa diceva Ilic a riguardo.

3.Lenin si occupa per la prima volta delle nazionalità nel 1903, riferendosi alla Polonia, e ritorna (sicuramente in modo più completo) sull’argomento, solo dieci anni dopo.
Già nel testo del 1903, Vladimiro è chiaro:

‘’La socialdemocrazia, quale partito del proletariato, si pone come compito concreto e principale l’appoggio all’autodecisione non dei popoli e delle nazioni, ma del proletariato di ogni nazionalità’’. 1

Sembra ovvio, che per Lenin, i neostalinisti sono fuori dal marxismo, già sulla base del testo del 1903; ma non importa, voglio andare avanti.
Nelle importantissime Tesi del 1913, il dirigente bolscevico dice:

‘’La socialdemocrazia deve quindi con la massima energia mettere in guardia il proletariato e le classi lavoratrici di tutte le nazionalità contro il palese inganno delle parole d’ordine nazionaliste della <<loro>> borghesia, la quale, con discorsi melliflui o infiammati sulla <<patria>>, cerca di dividere il proletariato e di distogliere la sua attenzione dalle frodi della borghesia, che si allea economicamente e politicamente con la borghesia delle altre nazioni o con la monarchia zarista’’. 2

Spero che non si offenderà nessuno se affondo ancora di più, il coltello nella ferita.
Uno dei testi più citati dai neostalinisti è ‘’Sul diritto di autodecisione delle nazioni’’, scritto nel 1914, in polemica con Rosa Luxemburg.
Rosa (a mio avviso) sbagliava sul diritto di autodecisione, perché scambiava l’autodecisione politica, con il problema della indipendenza economica; comunico al lettore che questo argomento meriterebbe una trattazione a parte, e che è stato oggetto di dibattito fra due importanti correnti del movimento rivoluzionario: i comunisti dei consigli, e i leninisti (e poi i trotskisti).
Nella polemica con la Luxemburg, Ilic mette questi paletti:

‘’Naturalmente, questo non vuol dire che sul terreno dei rapporti borghesi, un tale Stato escluda lo sfruttamento e l’oppressione delle nazioni. Significa soltanto che i marxisti non possono perdere di vista i potenti fattori economici che generano la tendenza a costruire uno Stato nazionale. Significa che, nel programma dei marxisti, <<l’autodecisione delle nazioni>> non può avere storicamente ed economicamente altro senso che quello di autodecisione politica, indipendenza politica, formazione di Stati nazionali’’. 3

Lo Stato nazionale è lo stato tipico del capitalismo, o meglio ancora, il capitalismo esaurisce la sua necessità storica, con la formazione degli Stati nazionali.
Premessa importante per capire i gravi errori di marca neostalinista.

4.Andiamo allo scritto di Curatoli, e vediamo cosa dice ‘’il nostro’’:

‘’ Il lamento pacifista né con Clinton né con Milosevic, né con Bush né con Saddam, né con la Nato né con Gheddafi si è rivelato un imbroglio fraudolento perché, a dispetto delle apparenze, tale nobile lamento riecheggia e fa da controcanto alla propaganda mediatica imperialista la quale giustifica e legittima "la dura necessità della guerra" con lo spauracchio del Terrore, male oscuro che imperversa nel mondo. Né con questo né con quello significa mettere sullo stesso piano l'aggressore e l'aggredito, e si definisce "guerra" il barbaro e sanguinario terrorismo Usa-Nato, e "terrorismo" la guerra (senza virgolette) di liberazione nazionale dei popoli iracheno afghano e libico. Le agenzie imperialiste di contraffazione della verità prima hitlerizzano Milosevic, Saddam, i Talebani e Gheddafi, poi entra in azione la macchina militare di invasione e di sterminio. Tali agenzie possono vantarsi di aver fatto un buon lavoro di lavaggio cerebrale non solo nei riguardi di cittadini comuni, inconsapevoli e fessacchiotti, ma anche di intellettuali colti, sapienti, saccenti e di sinistra’’.

A quale scuola di marxismo sarà andato mai questo signore? Chi ha seguito i precedenti passaggi del mio discorso avrà riconosciuto, come al concetto di classe, si sia sostituito (nel testo di Curatoli) il concetto di nazione.
Non mi risulta, restando ‘’fedele a Lenin’’, che gli Stati aggrediti (ora citati da Curatoli) avessero una struttura economica precapitalistica, ed allora perché parlare di popoli aggrediti, invece di richiamarsi l’unità di classe? Senza diventare noioso nella argomentazione risalgo, a quello che per me è, l’origine del problema.
Nel 1937, Mao Zedong scrisse un testo ‘’Sulla contraddizione’’ (scritto subito dopo ‘’Sulla pratica’’), dove per certi aspetti, getta le basi per una geopolitica di sinistra.
Mao non fa niente altro che invertire i termini delle contraddizioni: la contraddizione principale diventa quella esterna, e quindi la minaccia imperialistica, mentre, per ciò che riguarda la contraddizione interna (borghesia/proletariato), trova dei motivi di simbiosi per i due blocchi sociali antagonisti.
I principi e la strategia vengono rovesciati nella tattica, dando vita ad una teoria delle alleanze interclassiste.
Il lavoro teorico del nostro (riferito a Mao), riguarda la società cinese degli anni ’30, la quale non era una società feudale, ma stava attraversando la transizione verso una economia capitalistica; rinvenire la contraddizione principale nell’imperialismo giapponese, e non nel rapporto dicotomico borghesia/proletariato, è segno di grande opportunismo tattico.
Una critica molto sobria al maoismo è stata fatta, per chi volesse approfondire, da Fabio Damen, teorico della sinistra comunista, il quale in modo incalzante riporta il maoismo nel terreno dell’antimarxismo:

‘’ Se noi poniamo il problema da un punto di vista patriottico e quindi obiettivamente conforme alle esigenze della borghesia nazionale, la contraddizione fondamentale è quella tra l’imperialismo e la borghesia indigena, dove agli interessi nazionali vengono sacrificati quelli di classe. L’ideologia che meglio si presta come giustificazione di questo tatticismo borghese è la flessibile teoria della interscambiabilità delle contraddizioni’’. 4

E ancora:

‘’ Se affrontiamo invece il problema da un punto di vista di classe (proletariato) la contraddizione fondamentale resta quella tra proletariato e borghesia, considerando quest’ultima come un momento antitetico di un più vasto fronte internazionale’’. 5

Molte cose infatti non tornano: parlare di lotta all’imperialismo significa avere ben presente che uno Stato borghese, quando entrerà nella fase di decadenza (fase ultima), avrà bisogno, per sopravvivere, di allargare le sue strutture economiche.
Scambiare i fattori, e rivenire in Stati nazionali (come la Libia o la Siria), un baluardo dell’antimperialismo, è un non senso, in termini marxisti; questa cosa può non capirla Curatoli, ma quando sbandano Fulvio Grimaldi e Domenico Losurdo, restiamo tutti molto delusi.
La preoccupazione principale di Mao era quella di portare la Cina, da paese semifeudale a paese indipendente, attraverso una industrializzazione autonoma, e senza le interferenze del capitale privato finanziario straniero.
Come Stalin, il nostro rivoluzionario borghese, condivideva la falsificazione dei processi sociali, tramite la ‘’rivoluzione a tappe’’; mi chiedo quindi, come i nostri neostalinisti nemmeno riescano a riconoscere la formazione del mercato interno, a spregio di ciò che Lenin aveva scritto in ‘’Stato e rivoluzione’’.
Tirando le somme: dalla lotta di classe si passa a quella di popolo e al blocco sociale, mentre dalle contraddizioni principali (esterne) si arriva alla teoria dei campi: le conseguenze? Mao Zedong (un po’ emulando Stalin con Hitler)nel 1972, stringe la mano ad Henry Kissinger, bel risultato.

5.Chiudiamo con il nostro dinosauro stalinista:

‘’ L'imperialismo, nel mentre sta scavando, con la complicità di regimi quisling, un abisso d'odio verso il mondo arabo mussulmano, allo stesso tempo induce altri paesi ad avviare processi di avvicinamento e intese volte a contrastare l'arroganza egemonistica Usa-Nato. Questi paesi sono: Cina, Russia, India, Brasile, Sud Africa, che costituiscono nel loro insieme un quarto delle terre emerse e la metà circa dell'intera popolazione mondiale. Essi, nei loro reciproci scambi commerciali non fanno più riferimento al dollaro ma già si servono delle loro rispettive valute, non solo, ma cominciano anche a dire chiaramente (soprattutto la Cina) che il sistema monetario fondato sul dollaro ha fatto il suo tempo e che deve essere sostituito da un nuovo sistema fondato su una moneta unica mondiale slegata da qualsiasi paese e che serva da valore di riferimento per definire le paritá monetarie di tutte le altre monete. Il giorno in cui ciò accadrà gli Usa andranno incontro alla bancarotta perché avranno perduto il privilegio di stampare soldi senza dar conto a nessuno, e apparirá chiaro agli occhi di tutti ció che Ahmadinedjad disse alla tribuna dell'Onu: che il dollaro è carta igienica’’.

Sicuramente bisogna analizzare il ruolo della moneta, e riconoscere la complessità del sistema finanziario, ma senza cancellare il carattere - come disse Pierre Naville – ‘’universale, mondiale’’ (di questo).
L’unità dei dominati, e quindi per fare un esempio degli operai cinesi con quelli americani, è l’unica soluzione possibile, per spostare le opposizioni sul terreno della lotta di classe.
Naville nel suo ultimo quaderno scrive:

‘’In altre parole, sono i concetti di capitalismo e socialismo ad essere sul punto di perdere tutti quei significati pratici e sperimentali che si sono sviluppati nel corso del XX secolo… L’unica espressione teorica valida non potrebbe essere che quella di crisi permanente, sviluppata,ai giorni nostri, dai suoi fisici, matematici e logici. Perchè no?’’ 6

Curatoli parla di parità monetaria, giustamente Marx diceva - poi rovesciato da Naville - che ‘’la logica è il denaro dello spirito’’. Va bene Curatoli, non temere, ci penserà Ahmadinejad.

6.Che cosa devono fare i marxisti davanti a questa situazione disastrata? Penso che questa lettera che Bordiga inviò a Damen, sia ancora molto attuale.
L’ingegnere napoletano, dopo aver fatto una attenta analisi sulla concentrazione di capitali in Usa e Urss, respinse la tesi di Damen, che metteva le due potenze sullo stesso piano, dicendo:

‘’ La sinistra si deve difendere dalla sciocca accusa di non vedere la storia e biascicare tesi astratte: deve provare che sono gli altri a non aver vista la storia.Fermo restando che dopo la fase delle liberazioni nazionali ogni alleanza è spietatamente condannata si deve porre la spiegazione del restare in piedi del capitalismo in relazione non alla scoperta di ricette come il protagonismo dello Stato nell’economia, ma ai rapporti imperiali dei più grandi apparati industriali, e alla persistenza, non invasione nel territorio, non sconfitta delle guerre, degli apparati di Stato (comitati di delega degli interessi capitalistici giusta Marx, sia o non sia lo Stato gestore di aziende e botteghe) più continui e persistenti storicamente.Indubbiamente il concentramento di potere di Mosca è anche un ostacolo che sbarra la via alla rivoluzione e lo è non solo come capitale della corruzione proletaria ma pure come forza fisica. Va detto chiaro.Ma ha di vita solo 34 anni. Il territorio e il popolo sono miscugli di economie e tipi sociali.Giappone e Germania sono a terra. Francia e Italia hanno subìto scosse tremende. La stessa Inghilterra è in crisi grave.Ecco come vengo al chiodo America. Altri pochi anni e la polizia detta O.N.U. sarà efficiente a distanza di minuti in ogni punto del mondo.Se possibile togliamo Baffone da Mosca e mettiamoci, per non sfottere nessuno, Alfa; Truman, che oggi ci sta pensando sopra, arriverà cinque minuti dopo’’. 7

Impossibile che cada il capitalismo globale, se Washington non viene sfondata, essendo l’imperialismo yankee (e basta vedere quello che è successo dopo), l’imperialismo più forte.
Come si sfonda la base della borghesia americana? Non di certo, appoggiando i predoni meno forti, ma prendendo da subito contatti con i movimenti antimperialistici, che lottano in terra statunitense, tanto più che l’imperialismo ricorre alla forza quando è debole.
Per il resto, come concluse la sua lettera il fondatore del Partito Comunista d’Italia ‘’ Mi sono spiegato? Se così non è vuol dire che sto infessendo io pure. Mal di poco, per il mio convinto marxismo, a dialettica non volontarista. Ti farò anche quel papiello, non dubitare’’.

7.Adesso posso congedarmi, i problemi sono tanti e questo scritto di certo non li risolve, però, ed è bene dirlo, non se la prenda male Amedeo Curatoli, se ho voluto fissare la bussola, dando qualche scappellotto proprio a lui; non era mia intenzione essere incalzante.

Note:

1)Vladimir Ilic Lenin ‘’L’autodeterminazione dei popoli.I testi fondamentali’’ Ed. Massari 2005 pag. 77

2)Vladimir Ilic Lenin ‘’L’autodeterminazione dei popoli.I testi fondamentali’’ Ed. Massari 2005 pag. 90

3)Vladimir Ilic Lenin ‘’L’autodeterminazione dei popoli.I testi fondamentali’’ Ed. Massari 2005 pag. 147

4)Fabio Damen ‘’Teoria delle contraddizioni’’ Fonte:leftcom

5)Ibidem

6)Pierre Naville ‘’Ricordi e pensieri.L’ultimo quaderno (1988-1993)’’ Ed. Massari 2010 pp. 149-150

7)Alfa ad Onorio – 9 luglio 1951 Fonte:leftcom

1 commento:

  1. Zecchinelli...che tu possa rendere comico il "povero", come lo definisci, Curatoli, La vedo alquanto dura. Se c'è uno che ha fatto ridere sei tu! Ma, essendo io un buono ed altruista, ti lascio un augurio: possa tu essere povero un milionesimo di quanto lo è lui; saresti di sicuro un uomo migliore.

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