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martedì 9 agosto 2011

Pasta-base e conseguenze sociali in Uruguay, di Riccardo Achilli



Come in tutti i mercati, anche in quello della droga gli offerenti adottano tecniche di marketing e di segmentazione dei potenziali utenti. La pasta-base, chiamata anche Basuco in Uruguay, è un semilavorato del processo di produzione della cocaina in polvere. Si tratta, in pratica, del prodotto intermedio della prima fase di produzione della cocaina: è un omogeneizzato di foglie di coca essiccate e successivamente macerate in una soluzione di acqua e solventi chimici (in particolare cherosene e gasolio), e poi mischiato con altri prodotti, come in particolare il bicarbonato di sodio, la caffeina, gli alcaloidi della cocaina o alcuni tipi di anfetamina. Si presenta come una polvere, che si può fumare. Essendo un semplice semilavorato del processo di produzione della cocaina, le manca la fase fondamentale, ovvero la raffinazione. Pertanto, si tratta di una sostanza dotata di un elevatissimo livello di tossicità, e di una velocissima assuefazione da parte del consumatore. In Argentina, viene chiamata "ladròn de cerebros", perché distrugge molto rapidamente le cellule cerebrali, portando, con un consumo quotidiano, alla morte cerebrale nel giro di 6 mesi al massimo. provoca effetti molto intensi e rapidi. Alla iniziale sensazione di piacere, conduce molto rapidamente (entro 5 minuti al massimo) alla fase di disforia, quindi al desiderio impellente di consumare nuovamente lo stupefacente. L'elevatissima assuefazione e l'insorgere, molto più rapido rispetto ad altre droghe, della fase di disforia, provocano comportamenti aggressivi e violenti, finalizzati ad ottenere ulteriore droga per placare la disforia ed i forti dolori addominali e al tratto respiratorio causati dal consumo della sostanza stessa. Tali comportamenti aggressivi si rafforzano a causa delle allucinazioni e dei deliri, nonché dell'insorgenza di vere e proprie psicosi, una fase che si manifesta già dalla prima settimana di consumo abituale.

Fino a circa sette anni fa, la pasta-base non era destinata al consumo diretto, ma alla successiva fase di raffinazione, per la produzione di cocaina. La malavita uruguayana, organizzata in piccole bande aggregate spontaneamente e non coordinate, si occupava esclusivamente del trasporto, attraverso il Paese, della pasta-base che entrava, partendo dalla Bolivia, per essere imbarcata nel porto di Montevideo, in direzione degli impianti di raffinazione siti in Europa o negli Stati Uniti. Tale business, poco rischioso ma anche molto poco redditizio, si era organizzato soprattutto negli anni della dittatura militare, grazie alla dilagante corruzione ed infiltrazione criminale che le forze di polizia sperimentarono in quegli anni. Infatti, qualsiasi nefandezza condotta da uomini in uniforme era ampiamente tollerata ed occultata all'opinione pubblica dal regime, la cui esigenza era quella di diffondere una propaganda in cui polizia ed Esercito erano i "moralizzatori" integerrimi di un Paese corrotto dai "comunisti".

Con il ritorno della democrazia borghese, accanto ad una fase di crescita economica che ha parzialmente ridotto la povertà, si è avuto un nuovo rilancio di politiche economiche neoliberiste, in continuità con quanto già fatto durante al dittatura militare. La conseguenza principale della irragionevole finanziarizzazione dell'economia uruguagia, perseguita dal precedente Presidente Sanguinetti (colorado, nonché noto massone, legato ad amicizie nel mondo della finanza internazionale), tradottasi in un incremento dell'interdipendenza fra il sistema bancario uruguaiano e quello argentino, è stata quella di precipitare l'Uruguay nella crisi economica che nel 2000-2001 ha travolto l'economia argentina. Il tracollo del sistema bancario argentino si è immediatamente trasmesso, come un contagio, a quello uruguaiano, con un "corralito" (ovvero un sequestro dei conti correnti dei risparmiatori da parte delle banche) analogo a quello argentino, ed un tracollo del sistema dei pagamenti. Per effetto della nuova ondata di politiche neoliberiste, basate sulla sostanziale privatizzazione di ciò che rimaneva del welfare pubblico dopo le “terapie” fatte nel periodo della dittatura, perseguita da tutti i governi democratici dal 1990 al 2005, e delle conseguenze della "bancarizzazione" dell'economia uruguagia, a partire dal 2000, il Paese, dopo i miglioramenti sociali del periodo 1985-2000, è entrato in una rinnovata fase di drammatico impoverimento, che ha coinvolto quei segmenti del proletariato comunemente noti come classi medie. Nelle "villas miseria" che pullulano come funghi nella cintura urbana di quella che un tempo era la più moderna capitale sudamericana, si aggrega quindi un sottoproletariato disperato, non di rado proveniente dalla piccola borghesia (spesso commercianti falliti, oppure pensionati del settore pubblico, ridotti in miseria dalle magrissima pensione erogata dallo Stato, che di fatto aveva affidato ai fondi pensione privati il settore previdenziale), e quindi da persone ancora memori di un tempo in cui il loro tenore di vita era assimilabile a quello dei Paesi europei, nonché da intere famiglie di disoccupati, espulsi dai processi produttivi nelle imprese privatizzate, ma anche da lavoratori salariati, precipitati nella miseria dalla privatizzazione dell'intero sistema di welfare. L'indice di povertà assoluta (ovvero l'indice che misura la quota della popolazione in condizioni di indigenza estrema) passa quindi dall'1,3% al 3,9% fra 2001 e 2004, mentre l'indice di povertà relativa passa, sul medesimo periodo, dal 25% al 32%, una vera esplosione! (dati di fonte INE). Ma soprattutto, in queste villas miseria, chiamate, per tragica ironia, "cantegriles" (che in senso proprio sarebbero stabilimenti balneari di lusso) pullula una gioventù disperata, senza alcuna speranza di ascesa sociale, posto che le famiglie di provenienza non hanno le risorse per iscrivere i propri figli alle scuole private, le uniche a garantire una speranza di carriera lavorativa, mentre la scuola pubblica, un tempo fra le migliori dell'America Latina, viene svuotata di ogni valore e sistematicamente definanziata, trasformandosi in una bolgia di disperazione, violenza minorile e criminalità. L'indice di povertà per i minori di 18 anni è infatti devastante, e molto più elevato della media generale per tutte le fasce di età: nel 2004, raggiunge il 45% dei ragazzi nella fascia fra i 13 ed i 17 anni, il 54% per la fascia fra i 6 ed i 12 anni (INE).

Questa enorme percentuale di giovani disperati in rapida crescita numerica, in proporzione alla crescita dell'area della povertà assoluta nel nuovo Uruguay democratico e liberale, rappresentava quindi un bacino di mercato "ideale" per i narcotrafficanti: giovani, disperati, alla ricerca di una realtà diversa da quella delle sordide casuchas di legno e latta e senza acqua corrente, e dalle strade polverose e piene di immondizia nelle quali vivevano, arrabbiati ed umiliati per le differenze sociali enormi, visibili persino a occhio nudo (uno di questi cantegriles, ad esempio, sorge sulle rive di un ruscello, a una cinquantina di metri di distanza da uno dei quartieri più eleganti ed esclusivi di Montevideo, ovvero Carrasco). Ma il problema era: costoro non avevano alcuna risorsa economica. Come avrebbero acquistato la droga? Semplice: vendendo loro la pasta-base, ovvero un semilavorato che, non essendo stato sottoposto alla costosa fase della raffinazione, poteva essere offerto a questo "segmento" di consumatori ad un prezzo modestissimo. Una dose di circa mezz'ora costa circa 90 centesimi di euro. Così le micro-bande criminali che sino ad allora si occupavano del poco redditizio trasporto della merce, iniziarono a venderla. E' infatti estremamente significativo l'anno in cui compare per la prima volta un fenomeno di consumo di pasta-base: il 2004, ovvero l'anno in cui gli indici di povertà, soprattutto quelli giovanili, raggiungono il punto più alto, in conseguenza delle dissennate politiche liberiste e di sviluppo sproporzionato del settore bancario-finanziario attuate dai governi colorados e blancos, dal 1990 in poi. Poco importa se la pasta-base è eccezionalmente tossica e devastante per la salute fisica e mentale. L'inizio del consumo di una droga così tossica ha creato il consueto effetto-spirale. I consumatori di pasta-base, per via della rapidissima assuefazione e del brevissimo benessere che il suo consumo comporta, per procurarsi altra pasta-base, divenivano essi stessi aiutanti o collaboratori degli spacciatori, oppure si mettevano in proprio per spacciare o, ancora, iniziavano a delinquere. I dati statistici disponibili (fonte Junta Nacional de Drogas, Presidenza della Repubblica) sono impressionanti. I sequestri di pasta base passano da 71.512 chili nel 2007 a 208.636 chili nel 2010. I consumatori abituali sono circa 26.500 ( in un paese di soli 3,3 milioni di abitanti), nell'80% dei casi con meno di 21 anni, nel 70% dei casi residenti in villas miseria. I reati commessi da giovani con meno di 25 anni, molto spesso connessi con l'esigenza di procurarsi denaro per acquistare pasta-base, crescono del 22% fra 2001 e 2005. Interi quartieri di Montevideo diventano aree totalmente controllate dalle diverse bande di trafficanti di pasta-base, come il tristemente famoso Barrio Marconi, dove persino la polizia ha smobilitato, chiudendo il commissariato di quartiere, e dove i commercianti, per evitare di essere derubati, vendono le loro merci ai residenti all'esterno del quartiere stesso.

Se è chiaro che l'esplosione del fenomeno della dipendenza da pasta-base è il risultato delle conseguenze sociali di politiche disastrose condotte anche nel "democratico" Uruguay, quali sono i rimedi che il governo (di centro-sinistra dal 2005 ad oggi) propone? Mentre è chiaro che l'unica soluzione al problema risiede nella completa liberalizzazione del consumo di stupefacenti, vendendo tramtie i canali legali, e a prezzi accessibili, droghe meno devastanti e pericolose della pasta-base, accompagnata da una decisa lotta alla povertà ed all'esclusione sociale, che elimini alla radice il problema della diseguaglianza economica nel paese, nonché in un rilancio dell'istruzione pubblica, la maggioranza "progressista", espressione in realtà di ampie fasce di borghesia, per ragioni elettoralistiche, cavalca la tigre delle politiche securitarie e dell'ordine pubblico. Si va dalla creazione di speciali reaprti di polizia specializzati nel fare irruzione nei quartieri controllati dai narcotrafficanti, alla proposta di elevare le pene per narcotraffico (una reato che coinvolge soprattutto i più poveri, e nella maggior parte dei casi tossicodipendenti), all'intollerabile ed incivile proposta di legge che intende abbassare l'età minima per la processabilità penale, consentendo quindi di perseguire penalmente anche minorenni (anziché cercare di recuperarli, li si rovina per sempre, con una imputazione penale che permarrà nella loro fedina penale per tutta la vita, ed in Uruguay l'esibizione preventiva della fedina penale per ottenere un lavoro è obbligatoria). Senza parlare della "pittoresca" idea del presidente Mujica (ex guerrigliero tupamaro, peraltro) di sottoporre i drogati ad "esercitazioni militari obbligatorie" per curarli. Un'idea che rivela una totale e preoccupante ignoranza circa i metodi di recupero socio-psicologico delle persone affette da dipendenze. Solo l'estrema sinistra, ed in particolare l'MPP (partito che ha ereditato il vecchio movimento tupamaro) si fa carico di alcune proposte di liberalizzazione dei consumi, peraltro timide, parziali e sostenute con scarsa volontà politica, per non disturbare gli alleati di coalizione che rappresentano la borghesia "progressista" (come la recente proposta di legge per depenalizzare la coltivazione della canapa). Troppo poco per affrontare un fenomeno che sta destabilizzando un'intera società, che sta perpetuando una condizione di povertà, emarginazione e disperazione in ampi strati del proletariato, perché occorre ricordare che la droga distrugge le capacità di lotta del proletariato stesso, ed in questo senso è uno strumento molto potente di conservazione degli assetti borghesi e capitalistici. Anche in questo campo, il centro sinistra, scimmiottando proposte legalitarie e securitarie tipiche della destra (e che non potranno far altro che aumentare il consumo di pasta-base e soprattutto il livello di violenza e radicamento sociale della criminalità che è correlata con tale consumo) non fa altro che replicare acriticamente le ansie legalitarie della piccola borghesia (peraltro amplificandole, con proposte demenziali come quelle di Mujica) ed in ultima analisi fa un grande favore alla borghesia nazionale ed ai grandi interessi economici legati alla produzione ed al traffico di stupefacenti. Interessi che, tramite il riciclaggio del denaro sporco, sappiamo essere molto fortemente collegati con i business "legali" del capitalismo globale, soprattutto di quello finanziario (alimentato in misura non indifferente proprio dal riciclaggio dei proventi del traffico di droga globale).
Il sottoriportato video evidenzia le condizioni sociali terribili delle bidonvilles di Montevideo






Al Margen 3 - kewego
Documentaire. Ambiance et témoignages dans les cantegriles (bidonvilles), les ados en milieu carcéral. Avec l'ong IELSUR, Instituto de Estudios Legales y Sociales del Uruguay, Observatoire International des Prisons, CEE (version 13mn en basse résolution - espagnol non sous-titré - Moyens techniques Imagenes Montevideo - Réalisation Claude A.Frison - 1998)

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