di Lorenzo Mortara
Invece di approfittare dei momenti di crisi
per una distribuzione generale dei prodotti
e una baldoria universale, gli operai,
sul punto di crepare di fame, vanno
a battere la testa contro le porte della fabbrica.
Paul Lafargue – Il diritto alla pigrizia
Dopo aver mangiato e bevuto insieme con loro come l’intero girone dei golosi, il menù della carta stampata borghese, temendo che noi non si abbia più i soldi per saldare il conto ai loro padroni, non offre che ricette di austerità. L’Inferno, si sa, è lastricato di buone intenzioni. Così, nei sottotitoli dei loro fondi di investimento quotidiani, è giunta l’ora inderogabile degli imperativi categorici per il rigore, la responsabilità e, naturalmente, per la retorica altisonante e un po’ rétro del buon senso e dei sacrifici. «Tagliare i costi della politica, tagliare le province, tagliare gli sprechi», ripetono come una cantilena i pennivendoli che costano meno dei parlamentari ma non sono altro che la versione stampata del loro identico cretinismo, un loro inutile doppione.
Lo scopo è fin troppo evidente: bisogna stordire il popolo, perché solo incantandolo con innocue scemenze lo si può meglio infilzare come un toro nell’arena.
I costi della politica, dei loro giornali e di tutte le altre droghe che fanno il corredo completo delle troie di regime, non vanno più in là del 2% del PIL. Briciole nel mare dei profitti, proprio per questo i padroni le sbattono sempre in prima pagina nei loro stupidi Alza Bandiera giornalieri, perché non vedono l’ora che ci arrabattiamo tanto anche noi per degli inutili Granellini! Gli è, inoltre, che tagliare i costi della politica per investire il risparmio nel pagamento del loro debito finanziario, significa né più né meno togliere soldi alla corte parlamentare, per rimetterli nei forzieri di Sua Maestà il Capitale e di Sua Altezza la Regina Borghesia. Messa così, sfido io che tutta Confindustria faccia un po’ di commedia premendo per il taglio dei costi dei suoi giardinieri. Male che vada, resterà così com’è, e se gli va bene prenderà due piccioni con una fava, rastrellando altri soldi col profumo inebriante di una potatura che si abbatterà come cloroformio sulle masse gaudenti per aver finalmente ottenuto l’inutile vendetta dei polli. Per parte nostra, se è solo per far rientrare dalla finestra quel che si è messo alla porta, si possono benissimo lasciare le cose come stanno. Risparmiare dal troiaio parlamentare per investire nella bancarotta del loro Stato è la stessa cosa. Non ci interessa come viene spartito il reddito dei borghesi. Se vogliono passare da 10 a 1, a 20 a 1, tra regnanti e camerieri, sono affari loro. Per noi, tagliare i costi della politica, significa soltanto alzare i salari, ridistribuire il reddito da una classe all’altra. Anche perché, quel che apposta si dimentica sempre parlando di politica, è di specificare che trattasi di politica borghese, e sono i costi di quella che bisogna tagliare, non della politica in generale che non esiste. Per tagliare i costi della politica borghese, bisogna soltanto aumentare i costi della politica proletaria. Tutto qua, non c’è alternativa. Gli operai devono fuggire come la peste ogni altro modo di impostare il problema, perché ogni altro modo gli ottunde il cervello. Si tengano stretti il portafogli e controllino se si gonfia. In caso contrario non si bevano la favola dei tagli ai costi della politica, perché in quel caso, di tagli, non ce ne sarà stato manco uno. Lo spreco non è questa o quella spesa, lo spreco è la borghesia tutta al completo, e pensare di poterne spuntare qualche cresta vuol dire soltanto lasciarle la possibilità di succhiare più forte e impudente di prima. O la si taglia di netto dal bilancio, o dietro il bilancio anche in presunto pareggio, ci sarà sempre il trucco di una perdita rovinosa per noi.
Così come non possono pareggiare, borghesi e proletari non possono sacrificarsi assieme. Abbiamo già visto, con la famosa politica dei redditi del 1993, come ci siamo sacrificati tutti. Dovevamo sacrificarci per entrare in Europa. Sappiamo tutti come è andata a finire. Loro sono entrati in Europa, mentre noi ci siamo usciti per entrare nel Terzo Mondo a sgobbare per il loro ingresso trionfale. 120 miliardi di euro si sono spostati, dai nostri sacrifici, ai loro altari sacrificali. E non poteva essere diversamente, non possiamo sacrificarci in due, perché ogni obolo che esce dalle nostre tasche finisce per forza in quelle di lor signori, e viceversa. Un terzo incassatore non è previsto, né sul mercato, né fuori.
Se c’è qualcuno che deve pagare, questo qualcuno sono i borghesi. Noi non possiamo sacrificarci in alcuna maniera. Non solo perché siamo già alla frutta, ma anche perché avessimo la mensa sontuosa e gratuita dei parlamentari, non potremmo lo stesso sborsare un centesimo. Non dobbiamo sacrificarci perché non possiamo permettere ai borghesi nessun linguaggio medioevale. I sacrifici si addicono all’età della pietra o a quella delle corporazioni. Sono perfetti per i sermoni medioevali contenuti nelle encicliche del Vaticano. Perciò, chiedano sacrifici ai Borboni o a Papa Ratzinger e ai superstiziosi come loro. I borghesi non sono aristocratici, ma volgari plebei con solo i soldi in più per comprarsi un titolo da svendere in borsa. Si tolgano pure dalla bocca il linguaggio dei nobili che non sono. A noi va benissimo la loro mentalità da sguattere. Perché sappiamo perfettamente che è solo grazie alla sua volgarità se il capitalismo ha la forza storica per farci entrare tutti nel regno di Bengodi. Sta a lui riuscirci. Si arrangi e non venga a dirci che dobbiamo trasformarci nella processione infinita dei suoi martiri. O è in grado di garantirci pantagrueliche scorpacciate, o l’unica cosa da sacrificare immediatamente è il capitalismo con tutto il suo stuolo di papponi e piazzisti. Una volta crocifisso il capitalismo, in meno di tre giorni risusciteremo il socialismo. Non ci sarà nemmeno bisogno di farlo risalire in cielo. Starà benissimo qui sulla Terra, e sarà un Paradiso.
Stazione dei Celti,
Giovedì 11 Agosto 2011
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom Vercelli
P.S. – Siccome a tutto c’è un’eccezione, noi siamo disponibili ad alcuni tagli della loro politica anche senza che ce ne entri in tasca nulla. Se proprio bisogna tagliare qualche costo parlamentare per avere un obolo in più da versare negli interessi del loro debito, allora si taglino immediatamente, con valore retroattivo, fino alla persecuzione, i costi davvero spropositati e vergognosi dei Rifondaroli, dei Critici Sinistri e di tutti gli altri compagni alla Nutella® ancora in forza alla Confindustria. Anche se non ce ne verrà in tasca niente, vederli in mezzo alla strada o addirittura impiccati sotto i ponti ci ripagherà ampiamente della perdita. La nostra naturalmente, perché la loro, dovessimo anche aggiungerci la spesa per la corda, sarà sempre un guadagno senza essere una Lussuria...
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