di Carlo Felici
Quando
si vuole impiccare qualcuno, si prepara prima la forca, poi il cappio e
infine si stringe quest'ultimo, lasciando il povero sventurato
penzolare nel vuoto.
Farlo
con un popolo non è diverso, per allestire la forca, basta cambiare la
sua Costituzione, e poi, conseguentemente, stringere il cappio
dell'indebitamento fino a strozzare ogni forma e possibilità di
sviluppo e di finanziamento dei servizi essenziali, dei salari e delle
pensioni.
La
norma che di recente è stata votata con una maggioranza schiacciante
alla Camera e che prevede l'introduzione di un articolo nella
Costituzione che impone il pareggio di bilancio, va in questo senso, e
cioè verso la costruzione della forca per tutti gli italiani..a parte
ovviamente quella cerchia ristrettissima di ricchissimi e privilegiati
da sempre che possono contare su rendite imponenti e permanenti.
Quelli che vivono del loro lavoro sono invece destinati, in tal modo, a salire sul patibolo.
Perché
il lavoro presuppone una attività che deve essere finanziata, e il
finanziamento, da sempre, richiede un debito iniziale che, poi, grazie
allo sviluppo progressivo dell'attività stessa, è destinato ad essere
ripagato. E' così nel settore privato in cui si chiedono prestiti alle
banche, le quali a loro volta li ottengono da quelle centrali, ed è così
per quello pubblico in cui lo Stato si indebita con i cittadini e con
gli investitori, pagando loro interessi crescenti in maniera
direttamente proporzionale alla sua incapacità di essere adeguatamente
efficiente. Il che vuol dire essenzialmente due cose: avere un adeguato
ed efficace sistema tributario e non sprecare i soldi in corruzione e
carenze amministrative clientelari. Se uno stato è virtuoso, attira
investimenti e non è costretto a pagare interessi alti sul suo debito.
Se una attività imprenditoriale funziona, l'imprenditore onorerà i suoi
debiti e contemporaneamente incrementerà i suoi profitti.
Vada
come vada, è impossibile non indebitarsi, anzi, potremmo dire che la
nostra stessa nascita e crescita, come esseri umani, corrisponde ad un
indebitamento, infatti abbiamo bisogno di tutto e dipendiamo da altri,
fino all'età adulta, quando, dopo avere ricevuto una adeguata
formazione culturale e civile, dovremmo ripagare, con affetto,
devozione, impegno e responsabilità la nostra famiglia di origine e la
nostra Patria di adozione per quello che abbiamo ricevuto da loro nei
lunghi anni della nostra crescita. Civilmente, questo vuol dire
soprattutto una cosa: pagando scrupolosamente i tributi che ci
spettano.
L'Italia
ha insieme alla Grecia, sarà il caso di ricordarlo, il livello di
evasione fiscale più alto d'Europa, e nessun governo né di centro
destra e tanto meno di centro sinistra o “trasversale” si è mai
dimostrato capace di saper affrontare e risolvere tale problema che è
alla radice stessa di tutti i nostri mali.
Gli
USA seppero uscire dalla peggiore crisi del secolo scorso con un
sostanziale incremento del loro debito che venne poi ripagato da grandi
investimenti in infrastrutture e dall'incremento conseguente dei posti
di lavoro. Sbagliano coloro che credono che gli Usa poterono uscire
dalla crisi solo grazie alla seconda guerra mondiale, perché senza
l'immane sforzo di riconversione della loro economia, dovuto appunto a
tali investimenti, e senza la capacità di utilizzare i loro capitali
per incrementare attività produttive anche in altri paesi (purtroppo
anche nella Germania nazista), si sarebbero trovati del tutto incapaci
di affrontare uno sforzo bellico su larga scala e la guerra l'avrebbero
sicuramente persa.
L'Italia,
quando all'indomani della sua unità territoriale rincorse
spasmodicamente il pareggio di bilancio, fu capace di compiere le
peggiori nefandezze della sua storia, come saccheggiare il Meridione,
condurre una spietata guerra civile contro le popolazioni meridionali, e
costringere quelle più povere, gravate da tasse infami come quella sul
macinato, da nord a sud, ad una emigrazione di massa che investì, fino
alla prima guerra mondiale, ben 14 milioni di nostri compatrioti,
tuttora sparsi per il mondo. Una vera e propria ferocia di massa che ha
prodotto soltanto rabbia e miseria e che è tuttora la ragione dello
squilibrio tra nord e sud e all'origine di fenomeni di criminalità
organizzata che, sotto certi aspetti, non sono altro che la lunga coda
strisciante di una secolare perdurante e criptica guerra civile.
Abbiamo
avuto in questi anni governi di centrodestra che hanno sperperato i
piccoli e solo parzialmente adeguati tentativi operati da governi di
centrosinistra di rimettere a posto i conti, per mantenerci con una
certa dignità in Europa. Vogliamo oggi tornare alla “destra storica” del
“cattivo tempo che fu” e che, non dimentichiamolo, spalancò le porte
ad una successiva repressione di massa persino peggiore di quella che
sarà messa poi in atto col fascismo, mediante le cannonate ai
manifestanti? E con l'aggravante di un consenso “trasversale” imposto
dall'alto, per meri motivi emergenziali?
Quale
emergenza può mai giustificare lo scippo della democrazia e, in
particolare, della possibilità che ad una Costituzione corrisponda un
pieno consenso popolare sui suoi principi?
La
Costituzione del 1948 fu frutto di una Assemblea Costituente
pienamente rappresentativa delle forze politiche allora in campo per
costruire una nuova e più efficace democrazia, ci furono personaggi che
allora ebbero la capacità di scrivere norme tuttora avanzatissime,
pienamente credibili per l'esempio di lotta e di impegno che erano
stati capaci di dare negli anni precedenti della dittatura e della
Lotta di Liberazione. Ma chi abbiamo oggi a modificare o a snaturare
tali norme? Un Parlamento che non è stato scelto dai cittadini ma
“arruolato” dai padroni dei partiti, ed essenzialmente con scopi
autoreferenziali.
La
prima iniziativa, dunque, di un governo di emergenza avrebbe dovuto
essere quella di elaborare una legge elettorale maggiormente in grado di
restituire la possibilità al popolo di farsi rappresentare da persone
“degne e responsabili”, per poi restituire al medesimo popolo la sua
legittima sovranità.
Invece
abbiamo un governo che vuole “durare” e che mostra altresì di volersi
comportare con incredibile “durezza” verso la maggioranza assoluta di
tutto quel popolo nei confronti della cui sovranità mostra una
assoluta indifferenza.
Non chiamiamolo dunque “governo di emergenza” ma “golpe bianco”
La
decisione del governo di inserire nella Costituzione italiana il
pareggio di bilancio è infatti un atto sostanzialmente eversivo che
corrisponde ad un vero e proprio colpo di stato monetario. È eversivo
perché questa scelta “everte” tutti i diritti previsti dalla
Costituzione nella sua prima parte, rendendoli di fatto “nulli” se non
sottoposti a leggi di bilancio.
È
un colpo di stato perché vanifica l'art. 1 della Costituzione che
prescrive che la nostra Repubblica Democratica sia fondata sul lavoro,
in quanto subordina quest'ultimo alle esigenze di bilancio. Avremo così
uno Stato fondato sul pareggio dei conti, senza stabilire come e chi
debba assicurarli.
Perché
evidentemente si ha un pareggio di conti anche in un assetto feudale o
schiavistico, in cui pochi regolano la ricchezza usufruendone, e molti
ne sono esclusi e vengono utilizzati come meglio garba a quei pochi.
Solo i regimi assolutistici mettono al primo posto la finanza dello
Stato e in secondo ordine i diritti e i doveri dei cittadini, che poi la
finanza serva per produrre pane o brioches non conta, così come non
contano i tardivi richiami ad una maggiore equità fiscale quando si è
alle porte di una rivoluzione.
Quello
che si sta facendo vuol dire istituzionalizzare l'assetto economico
neoliberista che ci ha portato in questa crisi. Sappiamo tutti invece
che, per combattere la crisi, è necessario in primo luogo stroncare la
speculazione finanziaria, imponendo regole ferree al capitalismo
selvaggio, non certo autocastrarsi con un assurdo pareggio di bilancio
che corrisponde ad un adeguamento passivo a tali nefaste tendenze, le
stesse che hanno portato l'Europa, dopo la crisi del '29, al baratro
delle dittature e della guerra mondiale.
La
democrazia e l'uguaglianza, e la nostra stessa civiltà cristiana, ma
anche quella musulmana, si basano sulla “remissione dei debiti”
Lo
fece per la prima volta Solone, fondando la nascita della democrazia
ateniese, scuola dell'Ellade e della civiltà occidentale, sulla
abolizione della schiavitù per debiti, lo recita il “Padre Nostro”,
preghiera fondamentale del Cristianesimo e lo prevede l'Islam perché il
credente non deve prestare a usura e deve condonare i debiti ai suoi
debitori (o, se non può proprio farlo, almeno concedere loro
dilazioni).
Chi
agisce dunque imponendo norme costituzionali tanto liberticide quanto
assurde, meriterebbe una vera rivoluzione, o almeno una rivolta
popolare su larga scala, prima di abbindolare il popolo con i suoi
“ricatti forcaioli”, prima di fargli credere che si salverà dalla
forca, solo salendo su palco dove viene allestita.
Ripugna
appellarsi a dei parlamentari eletti con legge, coram populi definita
“porcellum”, affinché si astengano dal confermare nei prossimi passaggi
parlamentari tale voto “bulgaro” sull'imposizione del pareggio di
bilancio in Costituzione, ed impediscano il suo varo con una
maggioranza schiacciante, restituendo così al popolo almeno la
possibilità di una conferma o di un rigetto di tale norma con il
referendum previsto dalla Costituzione. Ripunga perché tale principio di
elementare buon senso dovrebbe innanzitutto scaturire dalla coscienza
di tali parlamentari e in special modo da quella di coloro che, fino a
ieri, come lo stesso Bersani ebbe a dire, erano fieri avversari di tale
norma, affermando: “non si parli di questioni che non esistono in
alcun posto al mondo, come il pareggio di bilancio in Costituzione. Noi
non intendiamo nei secoli castrarci di ogni possibile politica
economica”
Quale ipocrita barbarie ora li ha spinti invece a votare l'esatto contrario alla Camera dei Deputati?
Quella
che abbiamo di fronte è infatti, come più volte ho rilevato, una
barbarie “tecnologicamente avanzata”, una prospettiva di annientamento
dell'Umanesimo e dello stesso tessuto culturale, civile, morale,
filosofico e spirituale su cui è nata e cresciuta la civiltà europea.
Se
non sapremo respingere questi nuovi “barbari” che ormai si sono
insediati anche nelle nostre istituzioni, con una vera e propria
“rivoluzione umanista”, sarà presto terra bruciata del nostro passato e
del nostro futuro. Perché mentre gli antichi barbari avevano una sorta
di timore reverenziale verso la civiltà che li aveva preceduti, tale da
cercare di apparire almeno come i loro continuatori, lo scopo di
questi ultimi è quello di annientarne anche il lontano ricordo. Prova
ne è anche la riduzione e la scomparsa dell'insegnamento della storia
antica nelle scuole.
In nome di cosa? Probabilmente solo in nome di un governo mondiale (e quindi anche italiano) in mano ai “transformers”.
C.F.
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