di Stefano Santarelli
Uno dei termometri di quanto valga una forza politica è data dal peso che questa riceve dai mezzi di informazione. Ebbene a parte gli “addetti ai lavori” questo ultimo congresso di Rifondazione comunista tenutosi a Napoli in questi giorni è passato completamente inosservato ai più.
Ed in fondo è anche giusto che sia così
vista la ormai ridotta capacità di influenza di questa storica
formazione che ha influenzato nel bene come nel male tutta la sinistra
radicale italiana di questi ultimi vent’anni.
Un congresso del resto inutile proprio
perché i nodi che si erano aperti dopo la sconfitta elettorale del 2008
non sono stati sciolti ne tanto meno affrontati. Ricordiamo che la Lista
Arcobaleno composta da Rifondazione, PdCI e Verdi subì nel giugno del
2008 la più grave sconfitta della storia della sinistra italiana
prendendo alla Camera solo il 3,1% dei voti non superando quindi la
soglia dello sbarramento elettorale del 4%. Queste tre forze da sole,
senza Sinistra Democratica, avevano preso due anni prima quasi quattro
milioni di voti pari al 6.9%, con una perdita quindi di più di 2.770.000
voti rispetto alle elezioni precedenti.
Una débacle elettorale che ha provocato
la scomparsa delle sinistra nell’attuale legislatura. Una sconfitta
dovuta ad una politica filo imperialista che appoggiò non solo
l’intervento militare in Afghanistan, ma che tradì totalmente gli
interessi dei lavoratori e degli strati più sfruttati della nostra
società che a parole diceva di rappresentare.
Il Congresso di Rifondazione poteva
rappresentare una occasione di un rilancio programmatico della sinistra
radicale a fronte della più grave crisi del capitalismo dal dopoguerra
ad oggi. Una occasione persa e che fa il paio con quella del Congresso
di Chianciano tenuto pochi mesi dopo la batosta elettorale e che fu
incapace allora come oggi di cambiare la strategia politica del PRC, ma
vide al contario un violento scontro interno totalmente inedito nella
sua storia . Uno scontro non politico, ma solo di apparati: da una parte
Vendola-Bertinotti e dall’altra parte Ferrero-Grassi.
Questa lotta di apparati formalmente
venne vinta da Ferrero con la sua elezione a segretario di una
Rifondazione però già monca di tutta la sua sinistra che aveva già
abbandonato il partito costituendo i vari PCL, PdAC e Sinistra Critica e
che perse proprio dopo il Congresso di Chianciano anche l’ala
bertinottiana diretta ormai da Nichi Vendola e che ha costituito poi Sinistra, Ecologia e Libertà.
Una formazione quest’ultima vera erede di quei Forchettoni rossi ben descritti dal libro omonimo di Massari e che oggi gode di sondaggi elettorali sufficienti a farla ritornare in Parlamento.
Il Congresso tenutosi a Napoli era
l’ultima occasione per sciogliere i nodi nati dopo la grave sconfitta
elettorale del 2008, ma non ha adempiuto a questo compito. Le tesi
congressuali della maggioranza erano nei fatti già superate dopo le
dimissioni del governo Berlusconi e non avevano compreso quindi che un
intero ciclo politico della vita italiana si è già concluso.E bisogna
sottolineare che Berlusconi è uscito dalla scena politica solo per
volontà delle oligarchie europee non certamente per le lotte e le
mobilitazioni della sinistra italiana.
Il continuare l’esperienza della
Federazione della Sinistra insieme a quel residuato
stalinista-togliattiano che è il PdCI non ci fa essere ottimista per il
suo futuro. A maggior ragione visto poi che la sua linea politica non è
per la costruzione di una vera alternativa al Partito democratico, ma al
contrario punta ad una alleanza politica ed elettorale con questa forza
con l’obiettivo di ottenere qualche seggio parlamentare per potere
sopravvivere come apparato politico tramite il finanziamento pubblico ai
partiti.
Perciò non condividiamo l’entusiasmo
dell’ultima ala classista rimasta in questo partito e che è costituita
dai compagni di FalceMartello i quali si cullano sul fatto che nel
dibattito congressuale hanno riportato il 14% dei voti. Non per sminuire
la loro battaglia congressuale, ma vi è veramente poco da essere
allegri. Infatti è il 14 % dei
voti congressuali di una forza politica che viene accreditata nei
sondaggi elettorali solo di un misero 1% dei voti, tra l'altro insieme
al Pdci. Nulla
di paragonabile a quel 16 % preso dalla corrente di "Progetto
comunista" diretta allora da Ferrando (e Ricci) nel 1999 in un partito
che aveva quasi il 9% dei voti nelle elezioni politiche del '96 e
disponeva ovviamente di una nutrita pattuglia parlamentare. E
francamente non si riescono a vedere le prospettive di questa corrente
all’interno di Rifondazione se non solo come una mera battaglia di
testimonianza.
E’ invece apparso interessante, almeno
per chi scrive, l’accorato impegno espresso anche in questo Congresso
dal portavoce del PCL Marco Ferrando riguardante la proposta del
segretario di Rifondazione di un “patto di consultazione permanente” fra
tutte le forze che intendono opporsi al Governo Monti. Questo fronte
unico per Ferrando però non deve essere un semplice cartello delle
sinistre politiche, ma deve coinvolgere la sinistra sindacale e i
movimenti con l’obiettivo di produrre una svolta radicale sul terreno
della mobilitazione e della lotta. Ed solo su una prospettiva nettamente
anticapitalista che la sinistra radicale può essere all’altezza degli
avvenimenti e difendere quindi gli interessi degli strati più sfruttati
della società italiana.
"Uno dei termometri di quanto valga una forza politica è data dal peso che questa riceve dai mezzi di informazione."
RispondiEliminaDopo un simile incipit non vale la pena leggere il resto dell'articolo.
che articolo di merda...
RispondiEliminaCerto che il commento invece....
RispondiEliminaSe un congresso non è mai inutile e una forza politica si misura dai valori e dalla capacità che ha di portarli avanti e condividerli, c'è da rilevare che, in questo caso, la sinistra italiana deve urgentemente aggiornarsi e coordinarsi per raggiungere una dimensione più concreta ed incisiva. Ho visto Ferrero spalare il fango di Genova, e siciramente mi è parso più convincente di tanti altri leader di partito che fanno ancora bla..bla...bla. Però il rilancio della sinistra, cari compagni, non coincide necessariamente con il rilancio dell'identità comunista. Esso, piuttosto, deve mirare ad una grande riaggregazione in linea con altre che nel mondo, dal Sudamerica all'Europa, portano aventi gli ideali e i valori socialisti (oggi ecosocialisti) per contrastare la deriva neoliberista in atto. Deve essere una sinistra plurale nei contributi e nelle sue anime, ma strettamente e concretamente unitaria negli obiettivi da perseguire. Primo tra tutti, il respingimento di questa infame manovra economica varata da un governo valvassore dei banchieri. Non possiamo nemmeno restare perennemente ostaggio degli errori del passato, portandoli sulle spalle come una croce senza resurrezione. La sinistra risorge piuttosto nelle lotte dei lavoratori, accanto agli studenti negli scioperi non in ordine sparso, ma perduranti ed incisivi, nel moovimento per la pace completamente zittito durante il conflitto libico. Ci vuole ormai un congresso rifondativo non di un solo partito comunista, ma di tutta la sinistra italiana, purtroppo affetta da perdurante tribalismo politico a sfondo settario. Dobbiamo imparare a parlare di più sudamericano..e forse anche a lottare.. en la misma manera.
RispondiEliminaHasta la victoria, siempre!
non si pùo sopravvivere di speranze per morire di nostalgia.l'occasione perduta di un rinnovamento e stato l'accanita volontà di di far vivere più a lungo il moribondo .io da ex posso solo dire che misono scocciato non me ne vogliano delle stesse facce che molto ma che non cambiano nulla.e se la polica è in questo stato è si per colpa dei barricati in parlamento ma anche di chi è nel corridoio ad aspettare le elezioni .questo vale anche per gli exdiparlamento e ex di partito che anno mantenuto il loro ruolo semplicemente creandosi unal' partito.io insisto sempre che avrebbero dovuto fare il congresso di rif prima della costituente di fed ,sciogliere il partito azzerare i direttivi ed aprire anzi spalancare porte e finestre ai giovani per cambiare aria come si fa alla mattina .ma così non è stato ed è per questo che lo spirito della casa del popolo apetra emozionante e creatrice non cè ma a me sembra più una casa in decadenza sempre chiusa dove ogni tanto si intravede qualcuno che spia da dietro le persiane.
RispondiEliminaUna battaglia va sempre combattuta!Innanzi tutto il congresso di chianciano è stato frutto di una dura battaglia politica: c'era chi voleva sciogliere il partito (Bertinotti e Vendola) e una coalizione di aree che invece non voleva riproporre una svolta della bolognina in forma farsesca. Dopodiché è vero che la svolta di Chianciano (in basso a sinistra) non è stata messa in pratica ma bisogna pur dire che era una battaglia giusta e che non ci si poteva esimere dal salvare l'unico partito di sinistra radicato in questo paese.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il congresso di Napoli: i compagni di Falce Martello hanno fatto tutt'altro che portare una battaglia testimoniale ma hanno invece portato l'esperienza delle lotte di Pomigliano, di Fincantieri, della Terim con una prospettiva di classe dentro l'unico partito di sinistra che mantiene un radicamento. Questo va sicuramente valorizzato, soprattutto di fronte al fatto che tutte i "partiti puri" e fuoriusciti dal Prc sono in crisi e si limitano a fare i commentatori esterni del Prc (vedasi lettera del Pcl ai congressi del Prc).
Compagni, invece di parlare da commentatori venite dentro Rifondazione per portare i vostri contributi che ritenete essenziali e sprattutto per far uscire questa forza dalle secche del centro sinistra ripartendo dalla militanza vera!
Compagno Anonimo,
RispondiEliminanon hai tutti i torti, ma devi tener conto che il compagno Santeralli è un militante di vecchia data, io stesso qualche contatto con Rifondazione l'ho avuto ma non è stato possibile per ora collaborarci, forse anche per colpa mia. Infatti da tempo sto pensando di rientrarci nelle file ovviamente di falcemartello. Il dubbio che ho e qui è espresso bene dall'autore, è che sia troppo tardi, perché Rifondazione sembra ormai destinata al tramonto. Io credo che con la crisi possa tornare a giocare un ruolo importante. Vedremo. Per intanto battaglio in Fiom. Insomma non sono a riposo.
Prima di tutto mi si permetta una questione di costume, essendo questa una discussione tra compagni forse sarebbe più auspicabile firmare i propri commenti. Vorrei anche precisare che le critiche che sto esprimendo non vengono da un “professore”, ma da un vecchio militante rivoluzionario che in un recente passato ha militato proprio in questo partito.
RispondiEliminaOra definire “inutile” un Congresso mi rendo conto che è una definizione pesante dal punto di vista politico, ma in tutta onestà è il giudizio che mi sento di dare per gli ultimi due congressi di Rifondazione. Per quello di Chianciano oltretutto non si tratta più di un giudizio politico, ma storico ormai. Infatti in quel Congresso che si teneva dopo la più pesante disfatta elettorale di Rifondazione, oltre che di tutta la sinistra, non si affrontarono i nodi politici e non si modificò la strategia che aveva portato a questa sconfitta. L’ovazione trionfale che venne riservata a Bertinotti vale a dire al principale responsabile del fallimento di Rifondazione rientra tra l’altro veramente nel terreno della psicopatologia politica. Ricordiamo anche che la scissione tra la SEL e Rifondazione non si verificò dentro quel Congresso.
Il recente Congresso di Napoli non mi sembra che abbia dato purtroppo le risposte o le riflessioni che era lecito aspettarsi. Come afferma giustamente Leonardo Mazzei in un suo articolo, in fondo questo Congresso si svolgeva nel “momento giusto” per trarre il proprio bilancio storico di una esperienza oramai ventennale per poi costruire una vera alternativa anticapitalista contro il governo Monti espressione diretta delle oligarchie finanziarie di cui il centro sinistra è il massimo sostenitore politico e parlamentare. Ma questo non è avvenuto.
Sulla volontà rivoluzionaria dei compagni di FalceMartello non ho nessun dubbio, ci mancherebbe altro. Ma dubito fortemente che dentro Rifondazione o peggio ancora dentro la FDS vi siano spazi di manovra per questi compagni.
Il quadro che offre oggi la sinistra radicale è francamente demoralizzante infatti anche le varie formazioni uscite da Rifondazione stanno malissimo. Sicuramente occorre trovare una forma federativa o consultiva tra la sinistra radicale italiana allo scopo di costruire un vero Fronte di Opposizione.
Questo ce lo impone una situazione politica inedita e difficile che colpisce duramente il livello di vita dei settori più sfruttati della società.