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giovedì 5 gennaio 2012

Altro paradigma: ascoltar la natura



Leonardo Boff
Teologo/Filosofo




Ora che si avvicinano grandi piogge, inondazioni, temporali, uragani e slittamento di terreni ripidi, dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare la natura . Tutta la nostra cultura occidentale, dal lato greco, si basa sul vedere. Non è senza ragione che la categoria centrale – l´idea - (eidos, greco) significa visione. La tele-visione ne è la massima espressione. Abbiamo sviluppato perfino gli estremi limiti alla nostra visione. Penetriamo con telescopi di grande potenza nelle profonditá dell´universo, per osservare le galassie piú distanti. Siamo scesi tra le ultimissime particelle elementari e nell´intimo del mistero della vita. Per noi, il vedere è tutto. Dobbiamo tuttavia prendere coscienza che questo è il modo di essere dell´uomo occidentale, non di tutti.

Altre culture, come quelle a noi vicinissime (dei Quéchua, Aymarás e altre) si sono strutturate attorno all´ascoltare.
Anche loro vedono, è logico. Ma la loro singolaritá consiste nell´ascolto dei messaggi di ciò che vedono. Il contadino dell´altopiano della Bolivia dice: “Io ascolto la natura, io so quello che la montagna vuole dirmi”. Parlando con uno sciamano, lui testimonia: ”Io acolto la Pachamama e so quello che lei mi sta comunicando”. Tutto parla: le stelle, il sole, la luna, le montagne maestose, i laghi sereni, le valli profonde, le nuvole fuggenti, le foreste, gli uccelli, gli animali”. Le persone imparano ad ascoltare attentamente queste voci. I libri non sono importanti per loro, perché sono muti, mentre la natura è piena di voci. E loro si sono specializzati nell´ascolta fino al punto che sanno quello che sta succedendo alla natura nell´osservare le nuvole, nell´ascoltre il vento, nell´osservare i lama o le formiche, .

Questo mi ha riportato alla mente un´antica tradizione teologica elaborata da Sant´Agostino e sistematizzata da San Bonaventura nel Medioevo: la rivelazione divina primaria è la voce della natura, il libro parlante di Dio. Per il fatto che abbiamo perduto la capacitá di ascolto, Dio, per misericordia, ci ha dato un ulteriore libro che è la Bibbia, affinché, ascoltanddo i suoi contenuti potessimo nuovamente udire quello che la natura ci dice.

Quando Francisco Pizarro, nel 1532, in Cajamarca, con l´aiuto di un´imboscata traditrice imprigionò il capo Inca Atahualpa, ordinò al frate domenicano Vicente Valverde che col suo interprete  Filipillo leggesse loro la richiesta, (un testo in latino)  per cui dovevano lasciarsi battezzare e sottomettersi ai sovrani spagnoli, perché così aveva disposto il Papa. Caso contrario, sarebbero stati schiavizzati per disobbedienza. L´Inca chiese da dove venisse loro questa autorità. Valverde gli consegnò il libro della Bibbia. Atahualpa lo prese e se lo accostò all´orecchio. Non avendo ascoltato niente, scaraventò la Bibbia al suolo. Era il segnale perchè Pizarro massacrasse la guardia reale e imprigionasse il capo Inca. Come si vede l´ascoltare era tutto per il capo Inca. La Bibbia non diceva niente.

Per la cultura andina tutto si struttura nell`intimo di relazioni vive, cariche di senso e di messaggi. Percepiscono il filo che tutto penetra, unifica e dà significato. Noi occidentali vediamo gli alberi, ma non la foresta. Le cose stanno isolate le una dalle altre. Sono mute. Solo noi abbiamo la parola. Captiamo i messaggi Al di fuori dell`insieme di relazioni. Per questo il nostro parlare è formale e freddo. Su di essa abbiamo elaborato le nostre filosofie, dottrine, scienze e dogmi. Ma questo è il nostro modo di sentire il mondo. Non è di tutti i popoli. Gli abitanti delle Ande ci aiutano a relativizzare il notro preteso “universalismo”. Possiamo esprimere messaggi in altre forme relazionali e includenti e non in quelle oggettive e mute cui siamo avvezzi. Esse ci sfidano ad ascoltare messaggi che ci vengono da ogni parte.

Ai giorni nostri dobbiamo ascoltare le nubi nere, le foreste sui pendii della montagna. I fiumi che sfondano gli argini, le pareti ripide, le rocce distaccate sono preavvisi. Le scienze della natura ci aiutano all´ascolto, ma non è nostra abitudine captare gli avvisi di quel che vediamo. Per questo la nostra sordità ci fa vittime di disastri clamorosi. Noi dominiamo la natura, solo se Le ubbidiamo, cioè ascoltiamo quello che lei vuole insegnarci. La sordità ci dará amare lezioni.

Si veda il mio libro: “O Casamento do Céu com a Terra: mitos ecológicos indígenas”, São Paulo, Moderna, 2004.

Tradotto da Romano Baraglia





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