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venerdì 3 febbraio 2012

L'APARTHEID DI SUPERMARIO




Gerione butta finalmente la maschera, e lo fa (immaginiamo non sia un caso) sul ponte dell’ammiraglia di Berlusconi, Canale 5.
I giovani possono scordarsi il posto fisso, sentenzia il premier, e non dimentica di strizzarci l'occhio, da quel politico consumato che è: "e poi, diciamolo, che monotonia (il lavoro fisso, si intende)."
Una volta tanto, il PD ha la decenza di insorgere, e Bersani commenta, acido:"(Mario Monti) ha detto una sciocchezza". Non è esatto, compagno Pierluigi. Non di sciocchezza si tratta, ma di imbroglio! L'austero e cattolicissimo professore si è esibito in un gioco di prestigio davanti alle telecamere, dando ad intendere alle masse che ciò che è assicurato a lui, e ad una ristretta elite dell’Eldorado capitalista, valga per tutti i comuni mortali. Visto che Monti, da docente (universitario), è via via diventato commissario europeo, consulente di Goldman Sachs e di Moody’s, editorialista, e - dulcis in fundo - premier, anche il povero diavolo che striscia il badge prima di entrare in ufficio potrebbe risvegliarsi domani agricoltore, avvocato o vigile urbano. Ci piacerebbe? Oh, moltissimo... Charles Fourier insegnava che cambiare continuamente attività è l'unico antidoto contro l'immiserimento - morale e materiale - dell'essere umano, a patto che la scelta sia libera, e le opportunità garantite a ciascuno. Oggi le garanzie ci sono... ma, come duecento anni fa, soltanto per chi, come i Monti e i Michel Martone, può contare su una solida rete di amicizie, contatti, protezioni. Per l'uomo (e la donna) qualunque, la cancellazione del posto fisso significa un'unica cosa: disoccupazione, insicurezza, povertà. Debolezza. I potenti sono perennemente giovani, mentre un impiegato, a cinquant'anni, è merce avariata: il licenziamento si traduce, per lui, in una specie di morte civile.
In realtà, il numero da prestigiatore potrebbe riuscire: non è già stato capace, il supertecnico, di convincerci che tutti - anche chi non arriva alla terza settimana - "abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità"? Con la tivù ed i media in pugno si può ottenere qualsiasi risultato, specie se il pubblico è suggestionabile, inebetito e disattento... disattento al punto da non avvedersi che, per un istante, la maschera è caduta, e il Salvatore (delle banche e dei mercati) ha mostrato il proprio volto grifagno. Perché non siamo stati noi, detrattori della prima ora, a mettergli in bocca frasi (''Sulla riforma del mercato del lavoro è normale che ci sia più dialogo, ma con tempi brevi, da Italia europea'' e "i sindacati hanno di fatto accettato la riforma delle pensioni'') che svelano gli scopi per cui è stato assoldato – azzerare ogni parvenza di democrazia e Stato sociale, ridurre all'afasia i sindacati, calpestare i diritti di pensionati e lavoratori -, ma lui in persona.
Il troppo, però, stroppia, e il paragone - degno del peggior Sallusti – tra lavoratori (ancora) “garantiti” e dominatori afrikaans ("La finalità principale della riforma è quella di ridurre il terribile apartheid che esiste tra chi per caso o per età è già dentro e chi fa fatica ad entrare”) ci regala un saggio del cinismo, dell’impudenza e, diciamolo pure, della volgarità intellettuale di chi è stato spedito a spararci il colpo di grazia.
Da quest’uomo possiamo aspettarci solo propaganda, ukase, ingiustizie e danni irreparabili; dal PD, invece, niente di niente, a parte flebili mormorii di protesta.

A Matrix è suonata la campana dell’ultimo giro: l’Italia pensante deve scendere in piazza, risoluta a lottare.

Norberto Fragiacomo

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