di Riccardo Achilli
In un suo articolo su Facebook (“Comunicazione e governo tecnico: Mario Monti e il bisogno di padre degli italiani”), la dottoressa Collevecchio collega la popolarità di Monti, paradossale rispetto alle terribili politiche di distruzione che sta infliggendo al Paese, ad un bisogno inconscio di una figura paterna, tipico di una società matriarcale, come quella italiana, e più in generale tipico delle civiltà mediterranee.
L'articolo è interessante, e l'accostamento con la figura del padre inconscio è tutt'altro che peregrino. Ricordo che Jung collega l'immagine del padre al concetto di autorità, quindi di legge e di Stato, per cui l'avvento di Monti, dopo il folleggiare erotico di Berlusconi, rappresenterebbe, nell'inconscio collettivo degli italiani, il simbolo del ritorno all'ovile del figliol prodigo, cioè il ritorno consapevole, e voluto, sotto il dominio paterno (cioè sotto il dominio dello Stato e della Legge, il che si coniuga bene con la natura non proprio democratica di un Governo nominato, e non eletto direttamente, che peraltro mostra anche un notevole fastidio, tipico dell'autoritarismo, verso il dialogo e la concertazione con la società).
Occorre naturalmente essere cauti nell'analizzare in chiave psicologica i cambiamenti dello scenario politico italiano attuale, che dipendono da dinamiche di interessi economici e di classe sottostanti, che poi determinano la costruzione mediatica di immagini e richiami simbolici attorno ai diversi leader politici che si avvicendano, per renderli, a seconda dell'interesse del momento, graditi all'opinione pubblica oppure sgraditi.
Detto questo, è chiaro che la sovrastruttura emotiva e simbolica che viene costruita, dalla comunicazione mediatica, attorno ai leader politici, è un'attività estremamente importante e sulla quale si investono risorse finanziarie e professionalità specializzate, anche con una formazione psicologica. Questo perché vivamo in una società dominata dal mito di Hermes, che è il dio della comunicazione e della transazione.
Quindi la transizione del potere da Berlusconi a Monti, proprio perché rispondente ad interessi economici molto forti, propri del capitalismo finanziarizzato attuale, è stata anch'essa accompagnata da una importante attività mediatica e comunicativa, volta a creare, nell'opinione pubblica, un impatto emotivo, inconscio o semiconscio, sfavorevole al leader uscente e favorevole a quello entrante. D'altra parte, le teorie di Chomsky circa il ruolo dei media nel creare "fabbriche del consenso" strumentali agli interessi economici delle corporations che li controllano sono ben note.
In questo senso, certamente anche la psicologia del profondo viene mobilitata per creare l'ambiente emotivo utile a sostenere cambiamenti ai vertici politici. A mio parere, però, la suggestione della figura del padre inconscio è valida solo in parte. Volendo utilizzare una simbologia junghiana, a mio avviso si potrebbe sostenere che Berlusconi si è rivestito dei simboli propri del dio Pan: una divinizzazione della virilità costruita attorno ad una sessualità disordinata e procace che richiama ad un legame stretto con gli impulsi primordiali della natura e dell'inconscio (chissà se anche il nome Silvio, che evoca la "silva", la foresta primordiale che fa da scenario alle avventure di Pan, non sia una sorta di fenomeno di sincronicità fra il Nostro ed il mito inconscio che incarna), l'amore per la musica ed il ballo (come non ricordare il buon Apicella, giullare musicale inseparabila da Berlusconi?), un carattere che oscilla fra una allegria sguaiata ed eccessiva ed un'ira rancorosa e sorda, in grado di esplodere in scenate che suscitano il "timor panico" in sodali ed avversari (tratti tipici della personalità di Berlusconi e di Pan) ma anche la propensione a dispensare promesse di fertilità e benessere a piene mani, che fa di Pan (e di Berlusconi) una divinità solare nella sua fase ascendente. La stessa traduzione dal greco del termine "Pan", che significa "Tutto", rappresenta bene anche la volontà di onnipotenza tipica di Berlusconi, che sfocia in una vera e propria ossessione per il potere ed in una incapacità di condividerlo (se io sono "Tutto", perché mai dovrei dividere quote di potere con altri?)
E' anche interessante notare che Pan è l'unica divinità del pantheon greco che muore, finendo per sprofondare negli abissi dell'incubo. Nel suo Saggio su Pan, James Hillman ci fa notare che la rappresentazione mitologica della morte di Pan simboleggia il passaggio da una civiltà pagana, fortemente legata alla natura, e quindi al soddisfacimento degli impulsi primari ed istintuali, tramite la sessualità, il ballo ed il canto, ecc., al moralismo repressivo del cristianesimo, che spiritualizza l'eros, trasformandolo in amore per Dio, e quindi "disincarnandolo" dalla sua base fisica e sensuale (che per Pan era tutto) ed anteponendo la ragione filosofica all'istinto, come base strumentale per acquisire la conoscenza del mondo. In ciò Sant'Agostino è molto chiaro. egli dice infatti che "ciascuno è ciò che ama. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Che cosa devo dire? Che tu sarai Dio? Io non oso dirlo per conto mio. Ascoltiamo piuttosto le Scritture: Io ho detto: "voi siete dèi, e figli tutti dell'Altissimo". Se, dunque, volete essere dèi e figli dell'Altissimo, non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo" (In Epistolam Ioannis ad Parthos). Quindi nella morale cattolica l'eros (o l'amore, per usare i termini di Agostino) deve essere sviato dal mondo, ovvero dalle altre creature, per divenire amore spirituale per Dio, del tutto disincarnato dalle pulsioni primarie della natura, che albergano nell'inconscio. tutto ciò sigifica per l'appunto l'uccisione di Pan, che deve essere relegato nelle profondità sotterranee degli inferi, e lì dimenticato. Non è infatti un caso se l'iconografia paleocristiana ha trasformato Pan nell'immagine stessa di Satana. Lo stesso Robert Graves, il più grande studioso della mitologia greca, identifica nella morte di Pan il passaggio fra la società pagana e politeista e quella cattolica.
In questo senso, quindi, il passaggio di potere fra Berlusconi e Monti (la morte simbolica del Pan-Berlusconi, cioè la fine della sua fase ascendente e l'inizio di quella discendente e ctonia) evoca il passaggio da una civiltà pagana e legata alla natura ad una civiltà cattolica legata alla spiritualità ed alla ragione innalzata a Logos (e quindi ad elemento divino, facendo parte della Trinità) nell'inconscio collettivo di un popolo, come quello italiano, che ha vissuto tale passaggio con profonda partecipazione emotiva.
Tutto questo facilita ovviamente la popolarità di Monti, nonostante le durissime politiche sociali ed economiche cui sottomette il popolo stesso: egli infatti rappresenta, nell'inconscio collettivo, l'elemento di redenzione dalle oscure profondità dell'istinto e delle pulsioni primarie cui il precedente Pan-Berlusconi, con il suo stuolo di ninfe-escort, di satiri-sodali, ci ha avvinti. Egli rappresenta la necessaria e rigenerante catarsi dopo una fase in cui "abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi", come direbbe Monti, affascinati dalla fase ascendente e solare del Pan che ci prometteva un milione di posti di lavoro e prosperità economica infinita. non è quindi azzardato ipotizzare, ovviamente sotto un profilo strettamente psicologico ed archetipico, e non sotto un profilo religioso, che l'avvento di Monti sia vissuto, inconsciamente, come l'avvento del Cristo, più che come l'avvento del padre inconscio. Un Cristo disceso sulla Terra per redimerci dai nostri eccessi goderecci e dalle nostre esagerate libagioni, cui ci siamo abbandonati, protetti, e giustificati, dall'ombra fallica del Pan-Berlusconi.
Non è un caso, infatti, se tutta la comunicazione mediatica e politica a supporto di Monti, si avvale dello slogan "avete vissuto al di sopra dei vostri mezzi" (che serve per distogliere l'energia libidica dal soddisfacimento degli istinti primari, e riorientarla verso comportamenti e stili di vita "ragionevoli". Ciò, tradotto in termini psicologici, non è nient'altro che l'invito ad un ritorno verso la funzione repressiva del Super Io nei confronti delle pulsioni istintive inconsce). Inoltre, l'apparato mediatico che circonda Monti si avvale dell'invito a "tornare ad una vita più morigerata". Tale invito è spesso reiterato da Napolitano, grande sponsor politico di Monti che, nella sua funzione quasi sacerdotale di "Garante della Costituzione", facilitata dalla sua immagine di Senex (di vecchio saggio) imprime a quelle che sono politiche economiche e sociali banalmente orientate a soddisfare bramosie di poteri economici forti, un'aura quasi religiosa, imbevendole (in modo ovviamente improprio e strumentale) delle implicazioni spirituali profonde legate agli esercizi di catarsi e ascesi utilizzati dalla dottrina cattolica come veicoli di rafforzamento della fede cristiana, tramite l'allontanamento dalle tentazioni "paniche" del mondo sensibile. La stessa natura "tecnica" del Governo Monti serve a tale scopo, poiché un "tecnico" evoca simbolicamente la primazia della ragione sul sentimento, della capacità di astrazione sull'attaccamento sensuale alle tentazioni del mondo terreno, cioè evoca esattamente lo snodo fondamentale di passaggio dalla civiltà pagana alla civiltà cattolica (come ben si ricorderà dalle tesi di Sant'Agostino sopra esposte).
Tutto ciò, naturalmente, consegna alla sinistra radicale che si oppone al Governo Monti il ruolo di resuscitare il mito di Pan, di riportare Pan fra noi, riscattandolo dall'abisso di vergogna cui la civiltà cattolica lo ha costretto. E' una funzione che la cosiddetta "sinistra riformista", con la faccia di bravo chierichetto timorato di Dio di Veltroni, non può adempiere. resuscitare Pan significa semplicemente insegnare al proletariato la gioia di vivere, la gioia dei piaceri del mondo terreno e della libertà sessuale, abbandonando quella vergogna moralistica, lascito della cultura cattolica, che lo porta ad un amore quasi masochistico verso il "castigatore" Monti. Che non è affatto venuto fra noi per redimerci. Cristo era un rivoluzionario, Monti un padrone.
A me pare invece che, nonostante il massiccio intervento mediatico, Monti e il suo governo siano piuttosto impopolari, che non siamo affatto alla fine dell'"era pagana", e che finito l'interregno tutto continuerà come prima. Peraltro non è affatto automatico che se il padronato dice A, noi dobbiamo dire B solo per partito preso senza entrare nel merito delle cose: se i padroni propagandano l'austerità (altrui), noialtri dovremmo forse propugnare l'incontinenza? No e poi no. Sarebbe molto più giusto ed efficace mostrare a tutti la loro incoerenza, il loro predicare bene e razzolare malissimo.
RispondiEliminami guardo bene dal citare sondaggi probabilmente in una certa misura manipolati, ed in alcuni casi anche in modo un pò grossolano. Credo però che il "naso" di ciscuno di noi, parlando ocn conoscenti o colleghi, è quello di un Paese in cui larghi strati del proletariato sono in qualche modo attestati su una posizione di rassegnata, pur se brontolante, accettazione di una sorta di ineluttabilità delle politiche di sacrificio sociale imposte dal capitale finanziario tramite il suo agente italiano, Mario Monti. Questa condizione di rassegnazione, pur se mista a scontentezza, è certamente il prodotto di molti fattori, non ultimo dei quali il cattivo stato della sinistra politica e sindacale. Maè anche il frutto di un lavoro mediatico sulla sovrastruttura, atto a far digerire la transizione verso un modello politico chiaramente caratterizzato da elementi di autoritarismo oligarchico.
RispondiEliminaNessuno dice, e nemmeno l'articolo, che occorra propugnare l'incontinenza selvaggia, ma solo dire che una politica di sacrifici immani come quelal attuale non ha senso, nemmeno sotto il profilo dei saldi di finanza pubblica e delle prospettive del quadro economico complessivo. E che quindi la rassegnata accettazione della quaresima che ci viene ammannita non solo è inutile; è anche dannosa. E va contrastata. Saluti.