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lunedì 7 maggio 2012

Segnali dall'Europa, di Norberto Fragiacomo


di Norberto Fragiacomo
con una nota finale sul Piraten Partei tedesco di Riccardo Achilli 

La vittoria di Hollande alle presidenziali francesi ed il successo ottenuto da Syriza in Grecia rappresentano, per la Sinistra italiana, un risultato sicuramente incoraggiante, e sono di buon auspicio per il futuro.
Francois Hollande ha convinto il 51,7% degli elettori francesi: potrebbe sembrare un’affermazione risicata, ma il fatto che – dopo quasi vent’anni – un socialista torni all’Eliseo, e con un programma tutt’altro che blairista, costituisce una rottura con il passato prossimo. Il PSF si impone da “partito di sinistra”, senza assumere pose centriste (come fa, invece, l’armata brancaleone piddina), ed anzi facendo convivere al proprio interno, senza apparenti drammi, la proposta radicalmente anticapitalista di Arnaud Montebourg – capace di raccogliere il 17% di preferenze alle primarie novembrine – con la visione più tradizionale della Aubry e dello stesso Hollande. Se a questo aggiungiamo l’11% e rotti raccolto da Melenchon (formatosi politicamente nella sinistra socialista) al primo turno, possiamo agevolmente concludere che, nel secondo Paese dell’UE, il vento è mutato, e il corpo elettorale non premia più il “moderatismo” a tutti i costi.
Che poi Hollande abbia la forza – e la volontà – di mettere in pratica il suo programma per intero (aumento dell’imposizione fiscale sui ricchi e lotta alla speculazione comprese) è un altro discorso; certamente, da domenica sera, le fondamenta della politica di austerità voluta dalla Germania appaiono meno solide. Le critiche dei socialisti francesi al distruttivo Fiscal compact ed alla regola ferrea del pareggio di bilancio (che la sinistra fasulla di casa nostra ha votato di corsa, senza neppure attendere – come sarebbe stato logico e/o doveroso – il responso pargino) potrebbero fare da premessa ad un limitato cambiamento delle politiche europee, fermo restando che, per proteggersi dalla piena capitalista, non basta spostare le capanne un po’ più lontano dalla sponda: occorre deviare il corso del fiume.
Il segnale è comunque positivo, e ci auguriamo che le annunciate turbolenze dei mercati nei prossimi giorni non inducano Hollande a rimangiarsi le promesse fatte: i francesi, provvisti di una memoria meno “volatile” di quella di noi italiani, non glielo perdonerebbero facilmente.
Una buona notizia viene anche dalla Grecia, dove Syriza/Sinaspismos supera l’indecente Pasok e si accredita come secondo partito per numero di parlamentari. Rispetto ai fratelli-coltelli del KKE, ancorati ad una prospettiva stalinista, Alexis Tsipras e i suoi si esprimono con un linguaggio più moderno, ma parlano egualmente chiaro: il popolo greco non va sacrificato sull’altare dei banchieri; agli ordini criminosi di FMI, BCE e Germania bisogna rispondere con un secco rifiuto.
Non è escluso che, ad Atene, i partiti collaborazionisti riescano a dar vita ad una altro esecutivo “ispirato” (rectius: teleguidato) dalla troika, ma il voto di domenica testimonia che la menzogna del “there is no alternative” fatica ad imporsi.
Insomma, ribadiamolo: i segnali non mancano, e provengono da vari Paesi – ma non sono univoci, né tutti rassicuranti. E’ vero che la Sinistra ha rialzato la testa, ma non ovunque: nello Schleswig Holstein – vale a dire nella soffitta di Haus Merkel – la Linke crolla al 2,5% ed esce dal parlamento regionale. Dove finiscono i voti “rossi”? Con ogni probabilità in tasca ai Piraten, che prendono l’8,2. Di quest’ultimo partito sappiamo abbastanza poco, se non che è di discendenza svedese e si oppone alla “censura di Internet” (Zugangserschwerungsgesetz). Una questione che sembra irrilevante, direte, di fronte al drammatico capovolgimento sociale creato dalla crisi, e lo dico anch’io – fatto sta, però, che i tedeschi del nord voltano le spalle al partito creato da Lafontaine e premiano gli antipolitici. Forse perché la miseria altrui pare, agli elettori germanici, la miglior garanzia di un mantenimento del proprio tenore di vita, e dunque la solidarietà internazionale pretesa dalla sinistra suscita diffidenza? Può darsi… ma questo non spiega il travolgente successo, alle elezioni greche, del movimento di estrema destra Golden Dawn (che richiama, nel nome, un discusso movimento teosofico affermatosi nell’Inghilterra vittoriana), né il quasi 20% ottenuto due settimane orsono da madame Le Pen, mescolando disinvoltamente sciovinismo e anticapitalismo – con tanto di pugni chiusi levati al cielo e citazioni de “Il Capitale”.
Tocca concludere che, se la sinistra cresce (non sempre, non dappertutto), il fenomeno populista - le cui caratteristiche mutano a seconda dei Paesi europei – vola letteralmente sulle ali della crisi. Potremmo averne una riprova già stasera (lunedì): se l’exploit del Movimento 5Stelle, da noi, coincidesse con la paralisi – o addirittura con una flessione – della sinistra “tradizionale” (SeL e FdS) ci sarebbe di che riflettere e preoccuparsi.
Un esito siffatto delle elezioni amministrative italiane dimostrerebbe che l’elettorato, anziché ponderare le proprie scelte, si affida al “nuovo” purchessia, e vota d’istinto, così come d’istinto sceglie il prodotto meglio pubblicizzato sullo scaffale di un supermarket. In sintesi, il cittadino-consumatore medio acquista il cibo pronto per non dover fare la fatica di cucinare (e pensare). Un effetto della società del telemarketing? Possibile, o forse la replica di un film dell’orrore già visto negli anni ’30…
La Sinistra nostrana può dunque gioire, ma con juicio (come direbbe il don Ferrer manzoniano); e soprattutto deve evitare di disputarsi il bottino di una vittoria per ora virtuale. La notizia di Hollande presidente ha avuto, da noi, un’immediata coda polemica: il segretario del PRC, Paolo Ferrero, ha rimproverato Luca Telese per aver presentato Syriza come l’equivalente greco di SeL, ed ha aggiunto che “Syriza, come il Front de Gauche, fa parte del Partito della Sinistra Europea, come Rifondazione Comunista o la Linke. Nella buona come nella cattiva sorte, Syriza, come il Front de Gauche, come la Linke fanno parte del Partito della Sinistra Europea come Rifondazione Comunista a differenza di SEL che in Francia sosteneva Hollande sin dal primo turno e in Grecia ha il suo corrispettivo politico in Sinistra Democratica che è accreditata attorno al 6%.”
Paolo Ferrero non ha torto, sebbene Sinistra Democratica (la loro ed anche la nostra, poi confluita in SeL) nasca da una scissione del partito “progressista” moderato - Pasok in Grecia, PD in Italia -, mentre SeL è “figlia” naturale di Rifondazione. E’ opportuno però tenere a mente che, a causa della disunione tra le forze della sinistra greca, la vittoria di Tsipras rischia di assomigliare a quella del suo antenato Pirro che, partito per conquistare il mondo, lo abbandonò per una tegola in testa.
L’unico modo per capitalizzare i risultati di ieri è scendere in piazza, tutti insieme, per chiedere le dimissioni di Monti. Il Comitato NO Debito ha già aderito, per bocca di Cremaschi, alla manifestazione indetta a Roma, il prossimo 12 maggio, dalla Federazione della Sinistra: se, rinunciando a calcoli e tatticismi, SeL facesse altrettanto, il ceto medio italiano avrebbe una chance in più di sopravvivere.
Altrimenti si sarà sciupata l’ennesima buona occasione.


Breve nota sul partito Piraten e sul risultato elettorale in Schleswig Holstein,
di Riccardo Achilli


Bernd Schloemer, il giovane leader del Piraten Partei


Non è del tutto conveniente paragonare i Piraten all'italico grillismo, e raggruppare tutto sotto l'etichetta rapida dell'antipolitica. Se noi guardiamo al programma elettorale dei Piraten, troviamo proposte come l'istituzione di un reddito minimo di dimensioni tali da consentire una vita decorosa, da erogare ai disoccupati ed a chi è alla ricerca del primo impiego.
Troviamo una richiesta di democratizzazione del diritto di autore, dei brevetti, specie in materia farmaceutica e genetica, di utilizzo dell'informatica per consentire una maggiore trasparenza del sistema politico e dei partiti (ivi compresa la gestione dei soldi), oltre che quanto il compagno Fragiacomo ricorda in merito alla difesa della libertà della rete (che comunque, in futuro, diverrà un tema sempre più importante in chiave democratica, visto che i social network già oggi facilitano le rivolte e sono usati per fini politici).
Quindi tale partito, per quanto sostenga anche tematiche demagogiche, e per quanto susciti preoccupazione l'affiliazione di alcuni ex componenti del partito neonazista, propone una piattaforma politica di sinistra, anche seria, e non le urla con la bava alla bocca che sono invece caratteristiche di Grillo, un Grillo che non di rado cavalca tematiche di destra (la cessazione del finanziamento pubblico ai partiti, una sorta di giustizialismo forcaiolo ed indistinto verso tutta la "casta", anche un certo razzismo nei confronti degli immigrati).
Solo che, a differenza della Linke, che ha una classe dirigente un pò vecchiotta, ed anche una comunicazione un pò troppo formale, burocratica, questi Piraten sono giovani ed hanno la capacità di comunicare magari poche tematiche, che da sole non possono sovvertire il sistema, ma che sono comunicate con semplicità, in modo diretto, e sono di particolare interesse per una fascia di elettorato giovane ad alta istruzione, residente nei centri burbani. 
Cosa voglio dire con questo? Che non me la sento di classificare i Piraten nell'antipolitica; che tale partito è, e sarà sempre più, un concorrente formidabile per tutta la sinistra tedesca (Linke ma non solo) e che però ha il limite di non avere una linea politica complessiva, in grado cioè di abbracciare l'intero spettro delle questioni. Se vai al governo, non puoi limitarti ad istituire un reddito di cittadinanza e una legge per la democrazia su Internet. Devi governare una società complessa in tutti i suoi aspetti. In questo ovviamente la Linke è immensamente superiore ai Piraten. Deve però "ringiovanire" le sue modalità comunicative e, forse, anche qualche leader, specie a livello locale.

Ultima osservazione: lo Schleswig Holstein è un lander in cui l'amministrazione uscente è Cdu. Quindi è una regione difficile per la sinistra. Però, se è vero che la Linke ha preso una mazzata, è anche vero che l'Spd ha preso 4 punti in più. E' quindi probabile che il test elettorale in Schleswig Holstein non sia da ritenere rappresentativo di tutto il Paese, e che lì, forse, la Linke abbia fatto qualche errore specifico.




1 commento:

  1. Cari compagni, veramente Sinistra democratica non è una scissione del PASOK come molti dicono online, è una scissione di SYRIZA, effettuata nel 2010 da uno storico leader del SYNASPISMO, Fotis Kouvelis.

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