di Nahuel Moreno
Pubblichiamo, ringraziando Riccardo Orru per la eccellente traduzione, un breve testo del celebre trotskista argentino Nahuel Moreno, confidando che anche i lettori di diverse tendenze politiche sappiano superare pregiudizi identitari e vedere, in questo testo, una lezione fondamentale del trotskismo, ovvero l'esigenza di una lotta politica condotta non soltanto sul livello nazionale. Un fatto di grande attualità anche oggi, posto che le sinistre politiche dei Paesi PIIGS dovrebbero ritrovare forme di coordinamento nel confronto con Bruxelles e la Trojka, a partire da un manifesto dei Paesi euromediterranei per una diversa politica economica e sociale in ambito europeo, superando lotte meramente nazionali contro le politiche neoliberiste in atto - La Redazione
In un
reportage realizzato nell`agosto del 1985 e che fu pubblicato per la prima
volta nel 1988 (profilo biografico
Cuadernos de Correo Internacional), Moreno definiva così il significato
dell’essere trotskista:
"In linea di massima, significa
difendere le posizioni di principio del socialismo e del marxismo. E’ sostenere
che i trotskisti oggi sono gli unici difensori, secondo il mio criterio, della
naturale impostazione marxista.
Iniziamo con il capire cosa
significa essere marxista. Non possiamo farne un culto, come fatto con Mao o
con Stalin. Essere trotskista oggi non significa essere d’accordo con tutto
quello che disse Trotsky, senza criticarne la posizione o superarla, come con
Marx, Engels o Lenin, perchè il marxismo pretende di essere scientifico e la
scienza insegna che non ci sono verità assolute. Questo è il primo punto;
essere trotskista significa essere critici, anche del proprio trotskismo.
Per quanto riguarda l’aspetto
positivo, essere trotskista significa rispondere a tre chiare posizioni programmatiche. La prima sostiene che, se il capitalismo è presente nel
mondo o in un determinato paese, non sarà possibile trovare una
soluzione di fondo per alcun problema:
cominciando dall`educazione e dall`arte e passando per problematiche
generali, come la fame, la povertà crescente ecc.
A questo, anche se non è
esattamente lo stesso, si aggiunge il criterio che è necessaria una lotta senza
pietà contro il capitalismo, fino a distruggerlo, in modo da imporre un nuovo
ordine economico e sociale nel mondo, che altro non può essere che il
socialismo.
Secondo problema: in quei luoghi dove la borghesia è stata espropriata (parlo dell’URSS e
di tutti quei paesi che si dichiarano socialisti), non c’è alcuna via d’uscita che
non sia la costruzione di una democrazia
operaia. Il grande male, la sifilide del movimento operaio mondiale è la
burocrazia, i metodi totalitari che esistono in questi paesi e nelle
organizzazioni operaie, i sindacati, i partiti che si dichiarano a favore della
classe operaia e che si sono corrotti a causa della burocrazia interna. Questo è sicuramente il grande merito di
Trotsky, che fu il primo ad implementare questa terminologia, oggi
universalmente riconosciuta. Tutti parlano di burocrazia, a volte perfino i
governanti di quegli stati che noi chiamiamo operai. Quando non esiste una vera
democrazia, non si può pensare di costruire il socialismo. Il socialismo non è
semplicemente un`organizzazione economica. L’unico movimento che fece questo
tipo di analisi è il trotskismo, che fu anche l’unico che sancì la necessità dell’esito rivoluzionario in
tutti gli stati e anche nei sindacati, per la costruzione di una democrazia
operaia.
La terza questione, decisiva, è che è (il trotskismo ndt)
l’unico sistema coerente con la realtà economica e sociale attuale, dove un
gruppo di grandi compagnie multinazionali domina di fatto l’economia mondiale.
A questo fenomeno
economico-sociale è necessario rispondere con un’organizzazione e una politica
internazionale.
In questa epoca di movimenti
nazionalisti che sostengono la necessità di risolvere i problemi all’interno dei
propri confini, il trotskismo è l`unico che sostiene la necessità di una
soluzione a livello mondiale, inaugurando una nuova fase, il socialismo. Per
arrivare a questo, è necessario recuperare la tradizione socialista dell’Internazionale, che affronti la strategia e la tattica finalizzata all’eliminazione
delle grandi multinazionali e per inaugurare il socialismo, che altro non può
essere che mondiale.
Se vi è un’economia mondiale, vi
deve essere una politica mondiale, con un’organizzazione dei lavoratori che
estenda sia la rivoluzione su scala
internazionale, sia i fondamentali diritti democratici alla classe operaia, per
renderla artefice del proprio destino.
Il socialismo può essere applicato solo su scala mondiale. Tutti i tentativi di creare il socialismo su
scala locale o nazionale sono naufragati, perché, essendo l`economia mondiale, non è possibile trovare una
soluzione economico-sociale dei problemi
dentro i confini ristretti di un paese. Per entrare nell’organizzazione
mondiale socialista, l’avversario da sconfiggere sono le multinazionali.
Per
queste ragioni, la summa dei trotskisti oggi, è che sono loro gli unici che
possiedono un’organizzazione mondiale (piccola, debole, tutto quello che
volete), però l’unica internazionale esistente, la Quarta, che riprende tutta
la tradizione delle Internazionali passate, e che le attualizza di fronte ai
nuovi fenomeni, aggiungendovi la prospettiva marxista di una lotta mondiale".
Nessun commento:
Posta un commento