SCIOPERO
CON VISITA?
-Vita
di delegato (III)-
di Lorenzo Mortara
Il momento clou di
ogni delegato che si rispetti è indubbiamente l’assemblea in
preparazione di uno sciopero. Quel momento, qua dalle mie parti, è
arrivato una settimana fa. L’abbiamo preparato con cura,
dedicandogli ben due assemblee. Non sono bastate per muovere la
fabbrica, non per colpa dei lavoratori, che si sarebbero anche mossi,
ma per l’indecisione dell’ala moderata della RSU che se l’è
fatta nei calzoni un attimo prima di dare fuoco alle polveri. La due
giorni è stata comunque altamente istruttiva per chi vuole imparare
qualcosa. Non è quindi inutile generalizzare la mia esperienza per
metterla a disposizione universale di tutti gli altri delegati
volenterosi.
Il
tema centrale dei due giorni ravvicinati di assemblee era come
fare sciopero. La parte più arretrata della fabbrica alla richiesta
di come fare sciopero, non poteva che rispondere quando! «Lunedì,
dovevamo fare sciopero, lunedì che c’era la visita»,
così
ha sentenziato
l’ala
più ingenua della fabbrica, e si è pure arrabbiata quando come RSU
ho negato categoricamente che si debba fare sciopero all’arrivo dei
primi “visitors” (di alieni ne abbiamo già tanti qui senza il
bisogno di scomodare nessuno dallo spazio cosmico del profitto...).
Ma per quanto si incazzino i lavoratori più incoscienti, ribadisco
ancora più categoricamente che l’idea dello sciopero al momento di
una visita, in sé e per sé non ha alcun senso, perché viene
dall’operaio incosciente.
L’operaio in sciopero durante una visita non fa più male di un
operaio in sciopero senza nessuno tra le balle. L’ingenuità
consiste appunto nel credere di poter far particolarmente male a
un’azienda durante una visita.
Perché?
Perché l’operaio non ha in mano il turismo
dell’azienda ma la sua produzione.
Ed è da lì, dal fatto che produce un valore netto superiore a
quello che riceve come salario, che quando si ferma può danneggiare
il profitto dell’azienda. Invece, più l’operaio è arretrato più
è convinto di far più male all’azienda non quando danneggia il
profitto, ma quando danneggia l’immagine. Ma
il danno che un operaio può fare all’immagine di un’azienda, è
appunto un danno immaginario.
Infatti, qualora durante una visita, l’azienda si spaventi per uno
sciopero, non sarà certo per il danno che subirà la sua immagine,
ma per il danno che subirà il suo portafogli. Non è affatto la
stessa cosa. L’operaio crede di aver spaventato l’azienda con la
minaccia di uno sciopero durante una visita, ma l’azienda si è
spaventata solo ed esclusivamente per la minaccia del profitto, tanto
quanto si sarebbe spaventata se la visita non ci fosse stata. Chi non
ci crede – gli operai arretrati son peggio di San Tommaso! –
provi a immaginare una visita in un momento di drastico
calo del lavoro
e provi a fare quel giorno uno sciopero. Quel giorno sul tavolo dei
visitatori l’azienda metterà non una, ma due bottiglie di
champagne, una offerta da lei e una offerta dal rincoglionimento
precoce dei lavoratori che quel giorno, con uno sciopero,
“produrranno” per la ditta un risparmio di tutti i salari che
altrimenti sarebbero stati sprecati per far stare in fabbrica dei
lavoratori pagati per fare un lavoro che non c’è.
Volendo,
quel giorno, si potrebbe fare anche sciopero, ma solo per motivi
pedagogici. Infatti, dopo aver visto l’azienda contenta come una
Pasqua per uno sciopero che avrà ottenuto come unico risultato di
averle fatto risparmiare dei costi di un lavoro che non c’è,
l’operaio arretrato aprirebbe gli occhi anche sul fatto che
qualunque visita se ne strafotte
dei lavoratori in sciopero, per l’ulteriore ragione che i turisti
vengono per visitare i padroni e al massimo la fabbrica, mai e poi
mai i lavoratori. Che noi li si accolga con sciopero o sgobbando, non
li riguarda minimamente. Solo l’operaio
fesso
può credere che una visita venga per lui, per l’ultima ruota del
carro...
Resta da dire che, posto invece che lavoro ce ne sia e anche parecchio,
poiché il danno al profitto che si può fare con visita o senza è
esattamente lo stesso, per far contenti gli operai arretrati possiamo
scioperare anche durante una visita. Insieme alla coreografia che
piace tanto all’operaio arretrato, avremo risolto anche il solo
problema che problema non è: quando?
Tanta fatica per lasciare irrisolto il problema vero: come?
Senza mettere alcuna rivendicazione, ma scioperando solo perché c’è
la visita, l’unica cosa che possiamo ottenere dalla Direzione è
che ci chiami su come RSU per darci la notizia davvero memorabile che
la visita non ci sarà più. Vittoria! I “visitors” tornano a
casa, ma a noi che ce ne frega? Non
avevamo mica problemi con gli stranieri. Il nemico era in casa
nostra!
Era contro di lui, contro l’azienda che bisognava scioperare.
Dunque, se finalmente, durante una visita, sciopereremo per ottenere
ad esempio 10 categorie, alla fine dello sciopero, quando l’azienda
non ci avrà dato le 10 categorie, che faremo? È qui che se non
avremo risolto il “come” fare lo sciopero, saremo fottuti. Se
infatti dopo la visita, andati via i turisti, non avremo ottenuto le
10 categorie, dovremo andare avanti anche il giorno dopo e i seguenti
fino a quando non ce le daranno, altrimenti, fermandoci come nostro
solito come caproni, avremo fatto un altro sciopero ad
minchiam, un
altro sciopero
per i visitatori, per i dirigenti, per l’Azienda, per tutti tranne
che per noi, gli unici per cui valga la pena scioperare.
Gli
operai hanno tutto il diritto di proporre scioperi ad
minchiam
“quando” gli pare, ma finché non sapranno andare avanti fino
all’obbiettivo, finché non subordineranno il quando
al come
scioperare, la RSU subordinerà
lo sciopero
all’attesa
dello sciopero per non fargli perdere inutilmente dei soldi. Gli operai arretrati
possono ben essere dei minchioni, ma se il sindacalista gli va dietro
e proclama lo sciopero solo quando lo vogliono loro, senza aver
stabilito come scioperare, quel sindacalista non è solo un
minchione, ma è il Re dei minchioni, e sarà bene tagliargli subito
la testa perché tanto non ce l’ha.
Morale: o faremo sciopero
come marxismo comanda, o non faremo mai sciopero come serve solo alla
Direzione. Per ora quindi, attenderemo. I semi di queste assemblee
non tarderanno a dare i frutti. Solo gli operai non innestati sulla
lotta di classe possono scoraggiarsi, non chi è già fiorito sul
marxismo.
Stazione dei Celti
Martedì 9 Ottobre 2012
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cigl
Stazione dei Celti
Martedì 9 Ottobre 2012
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cigl
Nessun commento:
Posta un commento