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martedì 9 ottobre 2012

SCIOPERO CON VISITA?



SCIOPERO CON VISITA?
-Vita di delegato (III)-
di Lorenzo Mortara



Il momento clou di ogni delegato che si rispetti è indubbiamente l’assemblea in preparazione di uno sciopero. Quel momento, qua dalle mie parti, è arrivato una settimana fa. L’abbiamo preparato con cura, dedicandogli ben due assemblee. Non sono bastate per muovere la fabbrica, non per colpa dei lavoratori, che si sarebbero anche mossi, ma per l’indecisione dell’ala moderata della RSU che se l’è fatta nei calzoni un attimo prima di dare fuoco alle polveri. La due giorni è stata comunque altamente istruttiva per chi vuole imparare qualcosa. Non è quindi inutile generalizzare la mia esperienza per metterla a disposizione universale di tutti gli altri delegati volenterosi.
Il tema centrale dei due giorni ravvicinati di assemblee era come fare sciopero. La parte più arretrata della fabbrica alla richiesta di come fare sciopero, non poteva che rispondere quando! «Lunedì, dovevamo fare sciopero, lunedì che c’era la visita», così ha sentenziato l’ala più ingenua della fabbrica, e si è pure arrabbiata quando come RSU ho negato categoricamente che si debba fare sciopero all’arrivo dei primi “visitors” (di alieni ne abbiamo già tanti qui senza il bisogno di scomodare nessuno dallo spazio cosmico del profitto...). Ma per quanto si incazzino i lavoratori più incoscienti, ribadisco ancora più categoricamente che l’idea dello sciopero al momento di una visita, in sé e per sé non ha alcun senso, perché viene dall’operaio incosciente. L’operaio in sciopero durante una visita non fa più male di un operaio in sciopero senza nessuno tra le balle. L’ingenuità consiste appunto nel credere di poter far particolarmente male a un’azienda durante una visita. Perché? Perché l’operaio non ha in mano il turismo dell’azienda ma la sua produzione. Ed è da lì, dal fatto che produce un valore netto superiore a quello che riceve come salario, che quando si ferma può danneggiare il profitto dell’azienda. Invece, più l’operaio è arretrato più è convinto di far più male all’azienda non quando danneggia il profitto, ma quando danneggia l’immagine. Ma il danno che un operaio può fare all’immagine di un’azienda, è appunto un danno immaginario. Infatti, qualora durante una visita, l’azienda si spaventi per uno sciopero, non sarà certo per il danno che subirà la sua immagine, ma per il danno che subirà il suo portafogli. Non è affatto la stessa cosa. L’operaio crede di aver spaventato l’azienda con la minaccia di uno sciopero durante una visita, ma l’azienda si è spaventata solo ed esclusivamente per la minaccia del profitto, tanto quanto si sarebbe spaventata se la visita non ci fosse stata. Chi non ci crede – gli operai arretrati son peggio di San Tommaso! – provi a immaginare una visita in un momento di drastico calo del lavoro e provi a fare quel giorno uno sciopero. Quel giorno sul tavolo dei visitatori l’azienda metterà non una, ma due bottiglie di champagne, una offerta da lei e una offerta dal rincoglionimento precoce dei lavoratori che quel giorno, con uno sciopero, “produrranno” per la ditta un risparmio di tutti i salari che altrimenti sarebbero stati sprecati per far stare in fabbrica dei lavoratori pagati per fare un lavoro che non c’è.
Volendo, quel giorno, si potrebbe fare anche sciopero, ma solo per motivi pedagogici. Infatti, dopo aver visto l’azienda contenta come una Pasqua per uno sciopero che avrà ottenuto come unico risultato di averle fatto risparmiare dei costi di un lavoro che non c’è, l’operaio arretrato aprirebbe gli occhi anche sul fatto che qualunque visita se ne strafotte dei lavoratori in sciopero, per l’ulteriore ragione che i turisti vengono per visitare i padroni e al massimo la fabbrica, mai e poi mai i lavoratori. Che noi li si accolga con sciopero o sgobbando, non li riguarda minimamente. Solo l’operaio fesso può credere che una visita venga per lui, per l’ultima ruota del carro...
Resta da dire che, posto invece che lavoro ce ne sia e anche parecchio, poiché il danno al profitto che si può fare con visita o senza è esattamente lo stesso, per far contenti gli operai arretrati possiamo scioperare anche durante una visita. Insieme alla coreografia che piace tanto all’operaio arretrato, avremo risolto anche il solo problema che problema non è: quando? Tanta fatica per lasciare irrisolto il problema vero: come? Senza mettere alcuna rivendicazione, ma scioperando solo perché c’è la visita, l’unica cosa che possiamo ottenere dalla Direzione è che ci chiami su come RSU per darci la notizia davvero memorabile che la visita non ci sarà più. Vittoria! I “visitors” tornano a casa, ma a noi che ce ne frega? Non avevamo mica problemi con gli stranieri. Il nemico era in casa nostra! Era contro di lui, contro l’azienda che bisognava scioperare. Dunque, se finalmente, durante una visita, sciopereremo per ottenere ad esempio 10 categorie, alla fine dello sciopero, quando l’azienda non ci avrà dato le 10 categorie, che faremo? È qui che se non avremo risolto il “come” fare lo sciopero, saremo fottuti. Se infatti dopo la visita, andati via i turisti, non avremo ottenuto le 10 categorie, dovremo andare avanti anche il giorno dopo e i seguenti fino a quando non ce le daranno, altrimenti, fermandoci come nostro solito come caproni, avremo fatto un altro sciopero ad minchiam, un altro sciopero per i visitatori, per i dirigenti, per l’Azienda, per tutti tranne che per noi, gli unici per cui valga la pena scioperare.
Gli operai hanno tutto il diritto di proporre scioperi ad minchiam “quando” gli pare, ma finché non sapranno andare avanti fino all’obbiettivo, finché non subordineranno il quando al come scioperare, la RSU subordinerà lo sciopero all’attesa dello sciopero per non fargli perdere inutilmente dei soldi. Gli operai arretrati possono ben essere dei minchioni, ma se il sindacalista gli va dietro e proclama lo sciopero solo quando lo vogliono loro, senza aver stabilito come scioperare, quel sindacalista non è solo un minchione, ma è il Re dei minchioni, e sarà bene tagliargli subito la testa perché tanto non ce l’ha.
Morale: o faremo sciopero come marxismo comanda, o non faremo mai sciopero come serve solo alla Direzione. Per ora quindi, attenderemo. I semi di queste assemblee non tarderanno a dare i frutti. Solo gli operai non innestati sulla lotta di classe possono scoraggiarsi, non chi è già fiorito sul marxismo.

Stazione dei Celti
Martedì 9 Ottobre 2012
Lorenzo Mortara
Delegato Fiom-Cigl

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