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martedì 27 novembre 2012

TANTO TUONÒ CHE PIOVVE (ma solo su Vendola) di Carlo Felici




TANTO TUONÒ CHE PIOVVE (ma solo su Vendola)
di Carlo Felici


Non ho remore ad ammetterlo, sono stato un sostenitore di Vendola quando si formò Sinistra e Libertà, quando, allora, si ebbe la sensazione che si potesse costruire una sinistra radicale ma non fortemente ideologizzata né egemonizzata da intenti velleitari, con una connotazione spiccatamente socialista, che potesse condurre alla creazione, finalmente, di quel partito socialista di dimensioni europee che da sempre manca all'Italia per essere un evoluto paese europeo.
Credevo, allora, che Vendola potesse validamente interagire con i socialisti, e lo ha fatto in maniera sempre più esplicita, almeno fino alla conclusione della campagna elettorale in Puglia in cui il sostegno datogli dai socialisti è stato forte e chiaro, ma poi, tutto ciò si è fatto sempre più blando, e da leggere tra righe sempre più sottili.Ho partecipato alle fabbriche di Nichi quando ancora erano una sorta di laboratorio costruttivo di scopo, per il suo sostegno alle primarie, fin da vari anni fa.
Qualcuno le ha più viste assieme ai loro colorati slogan e alla loro poesia in questi giorni di affannosi talk show in cui l' autopromozione è parsa giocarsi piuttosto sul terreno dello scuotismo parrocchiale? Che dire? Alla fine, è stata solo gettata una maschera, considerando che l'originale poteva essere meglio della copia.
E così abbiamo sentito che i papi, in fondo, sono meglio di tutti, mancava solo qualcuno che evocasse il fantasma di Gioberti e del suo primato morale e civile degli italiani.

Le primarie come una festa neoguelfa, in un paese in cui il ghibellinismo sembra relegato nella vergogna della politica, annullato dal chierichetto che porta il cero più alto, o dalla voce bianca del comico che in falsetto recita una prece per la democrazia.
Nulla di più deludente, se non la fila per l'obolo dopo che i destinatari hanno consentito all'unto dai mercati di affondare e rigirare le mani, le pale e le palette nelle nostre tasche e nelle nostre case.
E' finita solo la prima parte, la seconda andrà in onda tra poco, ma sarà almeno più schietta, la prima è servita a raccogliere la prima palata di soldoni, la seconda servirà per metterli nel sacco dell'unico e indiscutibile partito che ha sepolto la sinistra italiana e che non vuole nemmeno una prece per il suo funerale.Peccato davvero per quei chierichetti che adesso avranno l'onore dell'abito talare, rientrando mesti nella parrocchia che lasciarono tempo fa con l'altisonante piglio guerriero di voler fare finalmente qualcosa di serio alla sinistra del PD.
Con la secca sconfitta del loro leader che raggiunge una percentuale di gran lunga inferiore a quello che ci si proponeva potesse essere il peso del suo partito nella coalizione con il PD, SEL è praticamente fagocitata, annessa, azzerata nella sua autonomia. Una risata, anche se a denti stretti, sembra davvero che la seppellirà.
E'probabile che molti dei suoi militanti nemmeno andranno a votare al ballottaggio, o che quelli che lo faranno, sebbene tentati dal fare il “loro prezzo” in termini di apertura a sinistra, si sentiranno dire..o così o Renzì...quindi, allineati e coperti, compagni, non è tempo di chiacchiere ma di Bersani..siam mica qui a svendolare bandiera bianca...
E' vero, senza la poesia, senza la narrazione, senza il nuovo vocabolario della politica, è tutto più noioso, tutti più grigio e triste..ma, diamine, ha cominciato ad esserlo quando la fata turchina ci è apparsa nelle vesti della Bindi, e a quel punto, anche Pinocchio ha seriamente pensato di restare burattino con tanto di naso, lei che piuttosto che sentire l'odore lontano del socialismo sarebbe persino disposta a farsi corazzare le narici.

E così, nella via che pensava trionfale, il buon Nichi che voleva andare al governo anche per sposarsi, finalmente, adesso, dopo aver divorziato da pezzi consistenti della FIOM, da Di Pietro, dai suoi ex compagni di RC, e persino dal suo mentore Bertinotti, avendo perso per strada anche De Magistris e con Pisapia recuperato solo in zona Cesarini per gratitudine ricevuta, pare che debba accontentarsi solo del viaggio, perché sia con Renzi che con Bersani e soprattutto con la sua piccola percentuale, l'unica ad andare a farsi concretamente benedire sarà solo una buona parte del suo programma. Il buon Nichi ha tanto “tuonato”, che alla fine è piovuto, ma fantozzianamente solo su di lui.
Sparare sulla croce rossa non è mai stato il nostro forte, per cui ci viene spontaneo pensare subito al dopo, anche prima che la seconda parte della fiction sulle primarie vada in onda.
Dopo c'è e ci sarà praticamente solo il PD? Ecco, questa è la vera domanda, perché mai come in quest'ultimo anno il PD ha dimostrato concretamente di assomigliare al suo finto antagonista: il centrodestra, e in certi casi anche di esserne persino la brutta copia.

Il PD, si rassegnino una volta per tutte i cari compagni socialisti in vena di predellino, non sarà mai un partito socialdemocratico, il solo fatto che vi si competa a suon di conclavi e di papati, e che sia seriamente insidiato dall'OPA di Renzi, lo dimostra abbondantemente. Perché non provare dunque seriamente a fare qualcosa alla sua sinistra? Fantascienza, in un paese in cui da sempre il feudatario più grosso comanda a bacchetta tutti i suoi valvassori e valvassini? Può darsi, ma il solo provarci può almeno restituirci la sensazione di essere ancora vivi.Per credere ancora che “L'Italia farà una decisa politica di pace e di disarmo; ridurrà grandemente le spese militari; propugnerà l'organizzazione unitaria dell'Europa e una politica di libero scambio. Riconoscerà l'autonomia culturale e amministrativa delle minoranze..” Lo scriveva Carlo Rosselli immaginando una Europa migliore di quella in cui gli toccò di vivere e, mutatis mutandis, forse persino migliore di quella in cui tocca a noi di vivere..non sarà la Carta di Intenti, però ci appare di gran lunga una carta più vincente.



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