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mercoledì 12 dicembre 2012

LE GAFFE-NON GAFFE DEI SUPERTECNICI POLILLO E PASSERA di Norberto Fragiacomo



LE GAFFE-NON GAFFE DEI SUPERTECNICI

POLILLO E PASSERA

di NorbertoFragiacomo






Riassunto delle ultimissime puntate [1].

Inizio estate 2011: il ciclone spread, di cui nessuno aveva previsto l’arrivo, si abbatte sulla satrapia del Berlusconistan, e causa danni ingenti. Il malgoverno corre ai ripari: viene scritta e riscritta, in tempi sorprendentemente brevi, una manovra a spese di poveri ed ex ceto medio. La tempesta, però, non accenna a placarsi: seconda stangata, stavolta sotto dettatura. Tardo autunno 2011: col pretesto delle “orgettine”, l’Olimpo dei Mercati toglie la fiducia all’esecutivo Berlusconi. Capo d’imputazione reale: inefficienza e lentezze nel portare avanti le indispensabili “riforme” di sistema (=privatizzazione di tutto ciò che esiste). Nuove elezioni in vista? Il PD, cui toccherebbe vincerle, fa tremebondo un passo indietro, che viene apprezzato: malgrado le “buone intenzioni”, ed una conversione al liberismo spinto che risale a vent’anni prima, il centrosinistra si è dimostrato, nelle due precedenti esperienze, instabile, casinista e litigioso. Il Capitale, stavolta, ha bisogno di un cecchino infallibile, un Vasily Zaytsev che, senza spreco di proiettili, faccia fuori in breve tempo pensioni, stato sociale, diritto del lavoro ecc. Lo trova nel distintissimo prof. Mario Monti, cardinale del Liberismo con un passato (un presente?) in Goldman Sachs e Trilateral. Novembre 2011-inizio dicembre 2012: con l’aiuto fattivo dell’arbitro, è sempre rigore – e sempre nella stessa porta.

Il risultato è che il debito stravince, mentre il PIL va in serie B: prima fase della missione compiuta. Dicembre 2012: la creatura di Arcore torna a ruggire e, sempre con molta distinzione, Mario Monti dà le dimissioni.
In sottofondo l’abituale cacofonia di parole e proclami ci ricorda che siamo in Italia. Forse, però, il caos è più virtuale che reale; forse lo sceneggiatore non è affatto impazzito. Proviamo a leggere nelle pieghe del copione, soffermandoci su qualche battuta “di contorno”. Ciò che sta capitando in questi giorni nel Paese e sui mercati permette – crediamo - di intravedere un senso nelle parole, in apparenza deliranti, uscite dalla bocca del più impresentabile e presenzialista fra i “tecnici” del Governo Monti, il sottosegretario Gianfranco Polillo [2]. Costui, berlusconiano di lunga militanza e provata fede, in data 8 dicembre scrive sul suo blog - gentilmente ospitato da L’Huffington Post [3] (8 dicembre) - le righe che qui riportiamo:
Le primarie sono eccentriche rispetto al nostro sistema costituzionale. Rischiano, pertanto, di risolversi in una manifestazione di forza organizzata, che può galvanizzare i supporter ma spaventare la parte più ampia dell’elettorato di domani. (…) In discussione non è tanto il Governo Monti, ma l’alterazione dei rapporti di forza, presunti o reali, che quella manifestazione ha determinato. Da un lato un PD in grado di mobilitare migliaia di persone, dall’altro un PDL alla ricerca di una via d’uscita, dimostratasi, poi, impercorribile. (…) Venuta meno questa possibilità, a Berlusconi non rimaneva altro che ritentare la carta del ’94: quella che aveva sbaragliato la "gioiosa macchina da guerra". (…) Avrà ragione anche questa volta? L’unica cosa è che non poteva fare altrimenti.

In sostanza, il PD e gli elettori del centrosinistra sarebbero “colpevoli” della clamorosa incapacità, palesata dai dilettanti condotti (si fa per dire) da Angelino, di copiare le realizzazioni altrui.
Sembra una barzelletta (è come se l’insegnante dicesse alla madre dell’alunno rimandato a settembre: la responsabilità non è di suo figlio che prende sempre quattro, ma dei compagni di classe, tutti secchioni e troppo più bravi di lui!), e invece queste frasi ci insegnano qualcosa.
Agli occhi di chi pilota l’esecutivo “tecnico” – e dei controllori di volo – il PD ha, in effetti, una gravissima colpa: quella di non essersi immediatamente pronunciato, all’indomani della preselezione, a favore di un Monti bis. Questo rifiuto non implica, da parte dei centristi democratici, la “sinistra” intenzione di portare avanti un vietatissimo programma alternativo al montismo: semplicemente, Bersani vuole attuare l’Agenda Monti in prima persona, dopo aver fatto salire il Professore al Quirinale. Ambizione personale, tatticismo, paura di perdere consensi? Chi lo sa (probabilmente è un frullato di vari ingredienti, tutti indigesti)… è chiaro, però, che i “mercati” si fidano più di mr. Goldman Trilateral che di uno stuolo di politicanti italiani considerati, non a torto, confusionari e inaffidabili.

La famosa uscita [4] di Corrado Passera nella piazzetta televisiva di Agorà – il casus belli – potrebbe essere allora un ibrido tra provocazione e segnale in codice al cavaliere, che viene punzecchiato perché “si dia da fare”. Attribuzione gratuita al ministro di un machiavellismo da utente Facebook? Stiamo solo azzardando un’interpretazione… in fondo, ai nostri preziosi “tecnici”, il dissotterramento dell’ascia di guerra da parte della “mummia” non deve essere risultato sgradito, per due validi motivi:
1) il rimbalzo dello spread “causato” dalla ridiscesa in campo serve a ricordare agli italiani che senza Monti e la sua banda saremmo già in bancarotta (vero? Non vero? I media giurano di sì e tanto basta, in un Paese teledipendente); 
2) uscendo di scena in anticipo, Mario Monti mette un freno al calo del suo prestigio (l’ostilità nei confronti del suo governo antisociale cresceva, infatti, di giorno in giorno) e, grazie ai toni ed all’impresentabilità del suo avversario, potrà dare di nuovo spettacolo di morigeratezza, serietà e moderatismo. 


Dallo scorso fine settimana, il Professore è un po’ più insostituibile di prima, e il fatto nuovo non potrà che impattare sulle scelte future dei dirigenti del Partito Democratico - i quali, da un lato, possono additare agli elettori il vecchio babau (e dunque risparmiarsi una campagna elettorale con qualche contenuto), dall’altro dovranno rassegnarsi ad un dialogo col partito montiano più fitto e faticoso di quanto probabilmente desiderassero. A proposito, si parlava - all’inizio del pezzo - della reazione negativa dei mercati alla crisi di governo: sarà un caso che, il 7 dicembre, mentre Piazza Affari chiudeva maluccio (indice Ftse Mib -0,75%), le azioni Mediaset facessero registrare “la terza migliore performance del listino dietro Stmicroelectronics e Tenaris” (+1,67%)? Il notista del Sole 24 ORE assicura che la politica non c’entra nulla: “il balzo infatti è da attribuire principalmente alla promozione degli analisti di Exane che hanno innalzato del 75% il prezzo obiettivo alzando la propria raccomandazione da underperform a neutral.” 

Spiegazione molto “tecnica” e ragionevole - ma non andavano ripetendoci da mesi, gli esperti, che i mercati “non sono molto intelligenti e reagiscono istericamente”? Chissà, magari negli ultimi tempi hanno sviluppato anche loro una forma di “intelligenza”… 



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[1] La prima, andata in onda nel lontano 1989, è ricalcata sui disaster movie già allora in voga: il fragoroso crollo del muro (portante) di Berlino provoca vistose crepe negli edifici del welfare occidentale, dei quali viene disposto, per precauzione, l’abbattimento. 



[2] Uomo dai molteplici incarichi e dalla ricca pensione (alla quale si aggiunge lo stipendio da sottosegretario), è stato, tra le altre cose, consigliere economico per il gruppo parlamentare del PdL nella precedente legislatura. Non proprio un super partes, visto che, pochi mesi fa, ha dichiarato che nel 1994 Silvio Berlusconi avrebbe “salvato la democrazia in Italia”. 



[3] Giornale online nato il 25 settembre 2012, ed affidato alle cure di una “progressista” coi fiocchi, la giornalista Lucia Annunziata. Del Deus ex machina – la giornalista greca naturalizzata statunitense Arianna Huffington - Wikipedia ci dice solo che “è conosciuta per aver fondato The Huffington Post, uno dei blog più letti ed influenti degli Stati Uniti”. 



[4] Le parole, riportate dai quotidiani, sono le seguenti: “tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro, non è un bene per l’Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti.” 




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