di Olga Tamburini
A Valencia case in affitto per sfrattati a 50 euro al mese. È la Spagna delle cifre disastrose e dei tagli, il teatro della macelleria sociale operata dalle scelte della troika, ma è anche la Spagna dei fabbri di Pamplona che hanno deciso di non cambiare più le serrature alle case degli sfrattati, delle “maree bianche” che si mobilitano contro l’austerity trasformatasi in incubo quotidiano per migliaia di persone. Ed è la Spagna in cui si risponde alla crisi attivando circuiti di compensazione affidati a reti di solidarietà privatistica o legata ad enti ed associazioni di volontari. Un quadro di riferimento di forme di assistenza che tentano quotidianamente di arginare i danni causati da modelli sociali e politici spietati che hanno portato il Paese in un de profundis sociale ed economico, in linea con il famigerato “memorandum” sottoposto dalla troika al governo spagnolo.
Nel nome dell’Europa, per usare una formula ormai nota che suona come un monito, sostanzialmente una lunga serie di tagli presentati come “unica soluzione” possibile ma che – di fatto – inaugura un sistema in cui i diritti si trasformano in privilegi. La compressione dei salari, i tagli drastici alla spesa pubblica e– in piena contraddizione con la martellante propaganda dell’azione benefica della spending review – l’aumento delle spese militari vanno a confermare quello che stato recentemente definito dallo stesso FMI un austericidio, in cui le misure richieste dai creditori internazionali nelle aree deboli dell’euro (Grecia, Spagna e Portogallo) hanno colpito i ceti medi e quelli meno abbienti provocando disoccupazione e un peggioramento delle condizioni di vita.
Nelle aree colpite dalla scure draconiana dei tagli, per far fronte alla povertà (calcolata intorno al 27% della popolazione con una disoccupazione giovanile che raggiunge i livelli del 49%), in molte realtà locali si sono innescati fattori di solidarietà legati spesso a organizzazioni, alla Chiesa, a forme di mutualismo privato. Ad Alcorcon, a sud di Madrid, la Croce Rossa assiste oggi diverse tipologie di poveri: non solo senza tetto come negli anni passati, ma anche famiglie e giovani coppie in difficoltà economica; si distribuiscono soprattutto vestiti per bambini ma anche alimenti presso la banca del cibo locale. Il dramma degli sfratti è stato particolarmente sentito in Spagna soprattutto a partire dal 2009. I dati parlano di 500 casi al giorno, con annessi episodi di suicidio e il pullulare di associazioni soprattutto private che cercano di offrire sostegno psicologico e concreto agli spagnoli. In prima fila la PAH, Plataforma de Afectados por la Hipoteca, nata 3 anni fa dall’associazione di un gruppo di volontari che assistono gli sfrattati concretamente. Un caso particolare è quello che si legge sulle cronache locali di Valencia. A Carlet, una città di 15.000 abitanti, una società di costruzioni (la Felipe S.L. in collaborazione con una fondazione che ha condotto questa stessa iniziativa nella vicina cittadina di Alcúdia) ha offerto a 27 sfrattati dopo il 2010 per mancato pagamento dei mutui, residenti nella cittadina, degli appartamenti alla cifra simbolica di 50 euro al mese. Gli inquilini potranno restare due anni o anche più (a seconda della situazione) e avere il diritto di prelazione sulla successiva vendita della casa. Un’operazione che certo non risolve il problema, ma offre sicuramente un palliativo alla crisi, salutata con entusiasmo dal sindaco Maria Angeles Crispo. Dopo la decisione del governo nel novembre scorso di sospendere gli sfratti e del sindacato di polizia di appoggiare legalmente gli agenti che si rifiutavano di prendere parte agli sgomberi, le misure anticrisi si stanno concretizzando principalmente attraverso iniziative popolari. Un primo passo per scoprire un tessuto di proposte che potrebbe dare l’input a un ripensamento globale del sistema economico.
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