GRILLO
REAZIONARIO?
NON
PIÙ DI BERTINOTTI E FERRERO
-
risposta a Franco Grisolia e Luca Scacchi del PCL sui “risultati
elettorali”-
di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom-Cgil Rete28Aprile
Sommario - Preambolo; Niente per cui esultare?; Grillo le masse e gli operai; Syriza e il M5S; Grillo il leninista; Grillo il razzista fascista; Grillo il sindacalista; Conclusioni.
Cremaschi sembra uno dei
pochi ad aver avuto parole buone per la vittoria dei grillini. Buon
segno, la Rete28Aprile ha qualche speranza in più di giocare nel
prossimo futuro un qualche ruolo che non sia quello di spettatore
che, senza ombra di dubbio, le varie sette con cui si accompagna da
un po’ di tempo a questa parte le faranno fare non appena seguirà
le loro pessime analisi sul M5S.
Prima
della vittoria dei grillini, per costruire il sindacato di classe, la
Rete28Aprile sembrava avviata, sul piano sindacale, all’alleanza
coi vari arcipelaghi del sindacalismo di base, e sul piano politico a subire l'influenza un po' di Rifondazione e un po' del Partito Comunista dei
Lavoratori i cui militanti
sono in gran numero tra le
nostre fila. In breve a lottare sindacalmente con qualcosa
sopra lo zero, e politicamente tra lo zero e dintorni. È ovvio,
invece, almeno per chi scrive, che il sindacato di classe la
Rete28Aprile lo costruirà quando concentrerà i suoi sforzi per
prendere il potere nella Cgil, non quando li sprecherà, per tre
quarti come adesso, alla ricerca dell’alleanza coi quattro gatti di
base, che vogliono fare la lotta di classe al contrario, cioè
costruendo il fantomatico sindacato di classe fuori dalla classe!
Alla stessa maniera, la condizione per la ricostruzione di una
sinistra di classe, passa, oltreché dalla distruzione di tutto il
centro sinistra completo, dirigenti attuali di Rifondazione compresi,
anche dalla distruzione sistematica di tutte le velleitarie illusioni
di chi continua a presentarsi come alternativa immaginaria all’unica
reale opposizione attualmente presente in Italia: il M5S appunto,
anche se non è l’opposizione di classe che vorremmo noi, ma
un’opposizione interclassista radicale.
Ora,
con la vittoria di Grillo, la sconfitta di Bersani e quindi della
Cgil maggioritaria, unita all’ennesima batosta di Rifondazione, per
la Rete28aprile si aprono insperate possibilità di avanzamento sia
sindacale che politico, ma solo a condizione di non sbagliare le
prossime mosse sui due versanti. Per prendere la testa della Cgil
occorre farla finita con l’autonomia sindacale, che è sempre
finta, e costruire un partito cinghia di trasmissione della Rete che
scalzi il PD dal ruolo di padre e padrone della Cgil. Mentre
costruisce questo partito dentro Rifondazione (un partito sull’orlo
del baratro ma comunque reale) dando una mano ai compagni di
FalceMartello perché prendano le redini della direzione, è
necessario che la Rete28Aprile non bruci all’istante i rapporti
proficui che può e deve instaurare con il M5S, unico partito
attualmente che ha la concreta possibilità di aiutarci a far fuori
tutta la vecchia sinistra, da Bersani a Ferrero, passando per
Vendola, Diliberto eccetera. Se invece la Rete28Aprile s’incamminerà
sulla strada su cui già vogliono incanalarla i tanti settari che si
porta appresso, non solo non ci sarà alcun futuro per lei, ma anche
per una qualche sinistra per i prossimi cinquant’anni. Se al posto
di provare ad aiutare un movimento appena nato e fragile come un
bambino, si metterà a fucilarlo per ogni suo passo sbagliato o a
dargli addirittura del “movimento reazionario”, per la
Rete28Aprile non ci sarà speranza. Lasci dunque ai disperati del
PCL, ai compagni Grisolia e Scacchi, dire simili mostruosità. Ma che
lo facciano sul loro giornale di Partito che non legge nessuno, non
sul nostro sito. La Rete28Aprile, per quanto piccola sia, è una
realtà, il PCL non esiste e noi non possiamo permetterci di
pubblicare i pensieri irreali dei suoi fantasmatici compagni. Mi
spiace dirlo, per la stima enorme che porto per il compagno Ferrando
– per sempre mio maestro, assieme a tanti altri grandi marxisti di
cui sono seguace – e per tanti altri generosissimi compagni del
PCL, compreso il compagno Grisolia, ma noi non siamo niente come gli
iscritti al PCL, e non possiamo permetterci di rimanere niente come
loro distruggendo tutto ciò che c’è di buono in quello che ci sta
attorno. E definire Grillo e i grillini come reazionari o fascisti di
sinistra ci taglierà sul nascere ogni possibilità di collaborazione
costruttiva con loro e ci farà apparire agli occhi delle masse come
dei burocrati a tutela del sistema o come dei settari che a furia di
spaccare il capello in quattro si ritrovano a spaccarlo da soli
perché al solo sentirli le masse si ritirano disgustate.
È
facile definire il M5S reazionario, riportando tutte le frasi
infelici dette da Grillo. Sarebbe più difficile se si riportassero
anche le tante, in numero nettamente superiore, di quelle felici.
Grisolia e Scacchi non solo non ne riportano alcuna, ma scompongono
fino alla nausea ogni virgola del Grillo pensiero storpiandone per lo
più il senso. Infatti, nella maggior parte dei casi, probabilmente
per il loro settarismo congenito, Grisolia e Scacchi non hanno capito
niente dei limiti del grillismo, e ce li mostrano al contrario di
come in effetti sono. Vediamo le cose un po’ più nei dettagli.
NIENTE
PER CUI ESULTARE?
Secondo i due compagni
non ci sarebbe niente da festeggiare per la vittoria dei grillini, in
quanto sarebbe il risultato della sconfitta del Movimento Operaio. E
certo, se il Movimento Operaio si identifica con il PD, con SEL o con
Rifondazione-Ingroia, allora è vero che abbiamo preso una batosta. I
due compagni, almeno da questo punto di vista, non sono certo tra
coloro che identificano il Movimento Operaio con quelle tre cariatidi
a forma di Partito di sinistra o di centro-sinistra. Per loro
disgrazia però, identificano il Movimento Operaio col PCL e con
altre chissà quali avanguardie che si conteranno presumo sulle dita
di una mano monca, la stessa mano monca, che basta e avanza per
contare anche i quattro voti del PCL. E certamente se così stessero
davvero le cose, dovremmo convenire che anche il PCL le ha prese
sonoramente (ma è in crescita, almeno così diranno i suoi generali:
«dallo 0,0000 siamo
passati allo 0,00... siamo metà del nulla di ieri, champagne
compagni!»). Per quanto
mi riguarda sono molto più generoso col giudizio sulla loro tornata
elettorale. Il PCL – state tranquilli compagni militanti – non ha
affatto perso le elezioni, per la semplice ragione che non era
nemmeno in gara. È stato iscritto per pietà istituzionale e per
mancanza di senso del ridicolo dei suoi capi. Ma allora abbiamo vinto
o abbiamo perso? Per capirlo bisognerebbe spiegare ai compagni
Grisolia e Scacchi che, in termini marxisti, non può esistere una
cocente sconfitta del Movimento Operaio che non sia al contempo anche
una entusiasmante vittoria del Capitale. Eppure ci si domanda: han
vinto i padroni? E la risposta è semplice: no! Su chi avevano
puntato, infatti, i padroni? Ma sull’accoppiata Monti-Bersani
naturalmente. E invece Bersani e Monti le han prese, e pure secche, e
senza Berlusconi o i grillini, e quindi senza Berlusconi, non possono
governare. Di qui la rabbia schiumante dei giornali padronali. Perché
un Governo con Berlusconi che riproponga il temibile trio è pur
sempre possibile, ma anche se alla fine in un modo più o meno
nascosto si farà lo stesso, nascerà già logoro e impossibilitato
davvero a proseguire allo stesso ritmo di prima. Si ridurrà dunque a
qualche riforma insignificante prima di spianare la strada a Grillo
con le prossime imminenti elezioni. In breve, per ora, il Capitale
non può governare come vuole, cioè continuando il massacro degli
operai. Grillo, reazionario o meno, ha fermato Monti e la
Confindustria. Non ci ha dato la vittoria, ma ha tolto dal Governo il
Capitale per darci lo Stallo al Governo. E non è mica
poco. Perché prima di cominciare a fare passi in avanti, bisogna
smettere di farne all’indietro. E anche se ora tutte le comari che
abbiamo tra l’intellighenzia di sinistra piagnucolano perché
senza qualcuno che le governi sentono la loro vita da serve in
gravissimo pericolo, noi sappiamo che è meglio un anno o giù di lì
senza un governo, che vent’anni di governi padronali e antioperai
come abbiamo avuto dalla nascita della loro Seconda Repubblica ad
oggi. A noi non serve un Governo, ma un Governo degli operai. E in
mancanza di un Governo nostro, possiamo benissimo stare senza
un qualunque governo loro. Perciò, seppur con molta moderazione, noi
possiamo festeggiare. Tocca ai padroni piagnucolare, in attesa di
farli piangere davvero con tutte le loro lacrime presenti, passate e
future.
A
questo punto la critica critica potrebbe confondere l’apertura
ai grillini come l’apertura al meno peggio, ma a parte che il meno
peggio porta di fatto al peggio, resta il fatto che almeno per i suoi
teorici il meno peggio consiste nel votare il partito che ti dovrebbe
far fare meno passi indietro. Ma con Grillo non si tratta di fare
meno passi indietro rispetto agli atri partiti, ma di avere qualche
speranza di farne, per la prima volta da tanto tempo, qualcuno
avanti. Grillo perciò non è il meno peggio, ma il meglio presente
attualmente sulla piazza, anche se non è il meglio del meglio, vale
a dire il partito rivoluzionario.
GRILLO LE
MASSE E GLI OPERAI
I compagni Grisolia e
Scacchi non festeggiano perché il M5S non fa parte del Movimento
Operaio a differenza di Syriza, di Isquerda Unida e del Front de
Gauche. E perché mai il M5S non ne fa parte e loro sì? Ma
naturalmente perché Syriza e Front de Gauche hanno la patente
operaia assegnata dall’ufficio rosso del PCL per il quale Grillo
non ha passato l’esame. E ce l’hanno nonostante le infinite
dichiarazioni riformiste e “compatibiliste”, come si esprimono in
modo terrificante i due compagni del PCL, che i dirigenti greci,
spagnoli e francesi hanno fatto e continuano a fare esattamente come
Grillo. Quando Tsipras, una specie di Bertinotti greco, dice ai
burocrati di Washington «Spero
di convincervi che non sono così pericoloso come certuni provano a
dire», non è forse molto
simile al Grillo che dice che dovrebbero ringraziarlo, perché senza
il M5S ci sarebbe la rivolta? E cosa c’è di diverso rispetto al
Bertinotti fulminato dalla non-violenza per entrare nella catodica
iperviolenza da salotto di Porta a Porta? Però, a detta dei due
compagni del PCL, se sono Bertinotti, Tsipras o altri come loro a
rassicurare il sistema, lo fanno per conto di masse anticapitaliste
magari anche solo in maniera confusa, se lo fa Grillo lo fa per conto
di masse reazionarie!
È
difficile definire le masse, dentro di loro ci possono essere gruppi
piccoli borghesi o proletari o misti o altro ancora. È certo però
che le masse non sanno a memoria Das
Kapital di Karl Marx.
Le masse non votano programmi. Hanno problemi materiali e si
orientano verso quei partiti che ai loro occhi danno segni di poterli
risolvere. Possono quindi dare la fiducia sia a partiti progressisti
sia a partiti reazionari, specie se i primi non fanno quello che loro
sentono più urgente. E lo fanno anche nel giro di poco tempo. Si
sono rivolte alla Lega vent’anni fa dopo 50 anni in attesa che la
democrazia regressiva
del PCI si trasformasse in quella progressiva propagandata
sistematicamente durante le campagne elettorali per essere messa a
cuccia subito dopo. Già questo, visto il fallimento leghista con
relativa delusione di massa, dovrebbe far capire che ancora più a
destra era difficile che le masse si spostassero. In questa crisi,
dunque, hanno dato come sempre il voto alle prime forze politiche che
hanno trovato sotto il naso e che davano segni di essere alternative.
La risposta alle politiche massacra-popoli, in Grecia ha preso la
forma di Syriza, esattamente come qua ha preso la forma del M5S. Si
invertano infatti le masse greche e italiane, e gli italiani in
Grecia voteranno Syriza e i greci in Italia voteranno il M5S.
Infatti, se invece di parlare in astratto di masse anticapitaliste o
reazionarie, Grisolia e Scacchi avessero provato anche a dirci dove
si sono orientate le masse operaie, forse avrebbero avuto delle
difficoltà a espellere il M5S dal novero dei patentati del Movimento
Operaio. In effetti, come hanno votato gli operai? Gli operai hanno
votato in massa Grillo, tanto è l’odio imperituro che il PD s’è
guadagnato nelle fabbriche con la controriforma Monti-Bersani delle
pensioni e tutto il resto. Grillo sbanca dove si lotta, in Val Susa
(il No-Tav, tipico movimento reazionario ha avuto un solo partito che
l’ha appoggiato senza riserve: il M5S, movimento dunque più
reazionario dei reazionari No-Tav giustamente incarcerati da quello
sporco comunista del procuratore Caselli!) nel Sulcis, a Taranto nel
quartiere operaio più legato all’Ilva, e dulcis in fundo nella
cintura rossa che orbita attorno a Mirafiori e che va da Rivalta a
Grugliasco. Il M5S è il primo partito tra gli operai. Dunque, Grillo
non fa parte del Movimento Operaio, in compenso il cuore del
Movimento Operaio batte per i grillini. Ne viene che il M5S potrebbe
anche far parte del Movimento Operaio Reale, se poi non farà parte
del Movimento Operaio Mistico, quello di Grisolia e Scacchi, pazienza,
se lo tengano pure, è perfetto per i compagni metafisici come loro.
Eppure – obietterà Tommaso il Santo Settario – chi l’ha detto
che solo perché è stato votato dagli operai il M5S debba essere
dalla loro parte? Gli operai potrebbero aver anche votato un
movimento reazionario. In fondo l’hanno già fatto ieri perché
oggi dovrebbero aver più coscienza che in passato? Chi ce lo
garantisce? Nessuno ce lo garantisce, ma siccome è dai tempi in cui
Moretti chiese a D’Alema di dire una cosa di sinistra che, Nanni di
sicuro no, ma tutti gli operai si aspettavano senz’altro da lui
come da Prodi come da Bertinotti o da chi per loro, non solo che la
dicessero – questo per la verità interessava solo ai registi di
partito – ma soprattutto che la facessero, o ne facessero anche
solo mezza, ebbene proprio per questo, per il semplice fatto che una
battaglia vera e di sinistra, senza ambiguità e tentennamenti come
quella contro la TAV, il M5S l’ha fatta, possiamo essere sicuri che
se proprio non è interno al Movimento Operaio, quello di Grillo è
comunque il movimento più a sinistra presente sulla piazza, quello
più democratico, più progressivo e meno reazionario di tutti. Gli
operai proprio per questo l’hanno votato, perché hanno capito
subito col loro senso pratico, che non ha nulla a che vedere col
realismo doppiogiochista di sinistra, che non avevano nessun’altra
alternativa se volevano fare un progresso e non, come al solito, un
regresso, condito però dalla fede mistica nella Costituzione e dalla
retorica sul valore del lavoro e su altre sinistre corbellerie. Gli
operai han fatto benissimo perché se si sottolineassero gli altri
aspetti positivi del programma grillino, dall’abolizione delle
leggi sul precariato fino alla riduzione dell’orario di lavoro e
alla pensione a 60 anni, tutti punti emersi nei momenti più ispirati
dello Tsunami Tour ma già presenti in tutti gli spettacoli di Grillo
degli ultimi anni come nel suo blog, si capirebbe che i grillini non
sono affatto un movimento reazionario, ma uno dei tanti movimenti
democratico-progressisti
in giro per il mondo, movimenti cioè sostanzialmente di sinistra. E
per la verità sono probabilmente il movimento più avanzato. E non
potrebbe essere diversamente visto che gli attivisti del M5S
provengono per la maggior parte dall’arcipelago no-global, dai
movimenti per l’acqua, dal volontariato e dal mercato equo e
solidale. Dal mondo insomma di sinistra. E difatti, lo stesso Grillo,
grande amico di De André, nei suoi spettacoli, pur con qualche
ambiguità, ha sempre sostenuto temi sostanzialmente di sinistra,
dall’ecologia alle reti televisive pubbliche senza spot eccetera. È
vero, ha sostenuto anche cose reazionarie, ma non troppo come
vogliono far credere Grisolia e Scacchi, e certamente non più
reazionarie di tutte quelle sostenute e appoggiate, magari senza
dirlo esplicitamente, da Bersani, Bertinotti, Vendola e Ferrero, vedi
missioni di guerra, gulag per immigrati chiamati Cpt eccetera. Se i
due compagni del PCL lo vedono come un miscuglio tra Casa Pound e
Scientology (con che coraggio una setta di tre gatti che non contano
un tubo accusi di settarismo il primo partito del Paese, è tra le
cose più straordinarie e al tempo stesso inquietanti dell’articolo
di Grisolia e Scacchi) è solo perché hanno invertito destra e
sinistra. Infatti la cosa più esilarante, addirittura grottesca
dell’intero articolo dei compagni del PCL, è il passo in cui si
dice che gli aspetti più reazionari del programma grillino
verrebbero fuori una volta al potere da soli, mentre ora in accordo
con Bersani potrebbe portare persino «a qualche riforma positiva».
Ne viene che è quel che resta di sinistra nel PD a frenare il cuore
fascista, reazionario e destrorso del M5S. E che cosa resti di
sinistra in Bersani e soci lo sanno solo Grisolia e Scacchi. Chiaro
dunque? Non è il M5S che fa spostare leggermente a sinistra il PD,
il quale offre 8 miserabili punti di briciole sperando che bastino
per accontentarlo, no è il PD l’argine di centro-sinistra contro
l’avanzata delle camice nere grilline sponsorizzate da Scientology!
Ecco perché il M5S è reazionario per i compagni del PCL, perché
riescono nell’impresa di metterlo più a destra del PD. Ma se così
fosse, con un partito in ascesa e che alla Camera pesa in termini di
voti più degli ex comunisti, la Confindustria non l’avrebbe già
scelto come erede naturale del morente Partito Democratico? Il
Corriere della Sera non avrebbe già detto che gli interessi del
Paese coincidono con quelli del M5S e che chi dice il contrario, come
lo stesso Corsera del giorno prima, dice solo delle calunnie? Eppure,
allora, come spiegare tutte le rassicurazioni al sistema che Grillo
fa e il credito a singhiozzo che i giornali padronali gli fanno? Il
M5S è un movimento piccolo borghese, e come tutti i movimenti di
questo genere è un miscuglio di aspetti di sinistra e di destra,
proprio per questo non si sente né di destra né di sinistra, perché
oscilla continuamente tra l’una e l’altra. Perciò, aspettarlo al
varco per ogni frase reazionaria che emerge significa perdere tempo a
rimarcare l’ovvio. Prepariamoci, dunque, tante altre ne sentiremo,
ma se non siamo sordi sentiremo anche tante altre cose più che
buone, musica per le nostre orecchie rosse. Dipenderà anche dal
contributo che l’estrema sinistra che non conta un tubo saprà
dare, se il M5S penderà più a sinistra che a destra. Il continuo
approcciarsi ai grillini come dei dotti
tangheri che rimarcano
con spietatezza da suore di clausura ogni loro passo falso è il modo
migliore per contribuire al fallimento della prima forma organizzata
in Italia di opposizione alla casta e a tutto il suo sistema. Per
fortuna per ora la sinistra radicale conta talmente poco, che
possiamo stare tranquilli che il suo pessimo contributo non scalfirà
minimamente il M5S. C’è il rischio che a dargli credito, però,
distrugga quel che resta di noi. Per fortuna, mi pare che da
Cremaschi a tanti altri intellettuali meno ottusi dei compagni del
PCL, qualcuno ha già capito che l’approccio ai grillini deve
essere diametralmente opposto, e cioè orientato a sottolineare con
forza gli aspetti di sinistra per aiutare i grillini a prendere
slancio nella loro radicalizzazione. Infatti, se la borghesia un
giorno sì e l’altro no sta sdoganando il M5S, è proprio perché a
differenza dei settari di sinistra ha scelto l’identica tattica dei
nostri intellettuali migliori, girata però dalla sua parte, ovvero
vellicare i grillini sulle cose di destra o apparentemente di
sinistra affinché possa integrarli nel suo sistema dandogli pure
l’illusione di essergli contro. La borghesia, che a differenza dei
settari, di tattica, se ne intende, ha subito messo nel piatto le
quisquilie del programma minimo dei grillini: taglio dei camerieri
parlamentari, dei loro stipendi, innocue leggi sul conflitto
d’interessi, eccetera, eccetera. La borghesia non vede l’ora di
risparmiare un po’ di quattrini tagliando un po’ dei parassiti
che deve pur mantenere nel Parlamento. Perché così, una volta
mandati a zappare metà dei parlamentari e usati i soldi risparmiati
per pagare a sé stessa i suoi interessi sul debito, il gioco delle
tre carte le sarebbe riuscito un’altra volta alla perfezione. È
per questo che apre apparentemente ai grillini, perché spera si
freghino da soli col loro minimalismo, da quattro soldi
letteralmente, che farà fare il giro dell’oca al denaro per
spostarlo dalla tasca destra alla tasca sinistra ma sempre della
Signora Borghesia. Ma la borghesia teme anche che questo giochetto
non basti, e infatti non si fida e non fa parola sul resto del
programma grillino, quello dedicato al lavoro e al quale non ha
concesso la minima apertura. Tocca appunto a noi incalzare i grillini
perché lo tirino fuori subito, per giunta irrobustito, ogni qual
volta qualcuno provi ancora a spronarli verso l’inciucio. I
grillini chiedano la riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 30
ore, e la cancellazione in blocco di tutte le controriforme delle
pensioni e delle leggi sul precariato, e vedranno subito che più
nessun rappresentante padronale, né Bersani, né la Repubblica né
la Stampa né il Corriere né altri servi tenteranno più di
convincerli ad alcun inciucio. Di fronte alle riforme vere, quelle di
classe (operaia), tutta la borghesia si ritirerà disgustata. Più
nessun servo della borghesia dalle colonne infami dei suoi giornali,
chiederà ai grillini di essere ragionevoli e di sentirsi
responsabili. I grillini saranno totalmente liberi di essere
finalmente quello che tutti noi dobbiamo spronarli ad essere:
completamente
irragionevoli e del tutto irresponsabili verso i borghesi e il loro
Paese.
Certo
finché si dirà che il M5S non ha un programma per il lavoro, non
potremo mai approcciarci in questa maniera ai grillini. Ma la verità
è che non è il M5S a non avere un programma per il lavoro, sono gli
altri che non ce l’hanno. Il programma del M5S è solo una linea
guida, è un cantiere aperto, determinato più dagli umori di piazza
che dal pezzo di carta scritto. Non c’è niente di più idiota
quindi che giudicare il M5S solo dalle tre pagine di canovaccio sul
programma. Per altro se le si leggono emerge comunque una bozza in
cui è prevista la fine del precariato e il reddito di cittadinanza.
Poca roba, ma certo manna, in questi tempi di magra, se venissero
applicati. Inoltre, durante lo Tsunami Tour, il programma si è già
spostato decisamente a sinistra con l’abolizione della riforma
Fornero e la riduzione dell’orario. E il programma si sposterà
ancora più a sinistra se troveremo il modo di interagire coi
grillini in maniera costruttiva. In questo modo non solo indeboliremo
la casta e il suo sistema, ma avremo anche la possibilità di
costruire una nuova sinistra di classe. Viceversa per la sinistra
classista non ci saranno speranze. Per i grillini invece un po’
meno, ma comunque, azzerata la sinistra dalla stupidità del suo
settarismo, tutte dovranno essere risposte in loro.
SYRIZA
E IL M5S
Se
in Grecia votando Syriza le masse esprimono confusamente il loro
anticapitalismo e in Italia invece il loro lato reazionario, ne viene
in primis che gli operai in Grecia sono più avanti di quelli
italiani, e in secundis che Syriza è meglio del M5S. Ma siamo
proprio sicuri che sia così? Da che cosa stabiliamo che Syriza sia
meglio del M5S? Dalle bandiere rosse che sventolano in Piazza
Syntagma? Per i compagni del PCL in fondo è un problema secondario
avendo scelto sia in Grecia che in Italia di non appoggiare né l’uno
né l’altra, per non rischiare di affossare sul nascere la crescita
imminente, nei due paesi, del partito rivoluzionario fantasma. Per
noi le cose sono un po’ più complesse. La Grecia è senz’altro
in uno stadio molto più avanzato della crisi. Inoltre, in Italia il
Movimento Operaio è ancora sotto il peso enorme di quel che resta
dell’ex più grande partito stalinista d’Europa, il vecchio PCI.
A questo si aggiunga il tallone di ferro di ben tre burocrazie
sindacali, due completamente al servizio del padronato, e una in mano
al suo principale partito, il PD appunto, che schiacciano e
soffocano sul nascere tutte le iniziative di lotta. La devastazione
ideologica prodotta dallo stalinismo in nessun Paese pesa così tanto
come in Italia. Basterebbe questa semplice considerazione per capire
che non si poteva pretendere di più dalle masse italiane. Il M5S era
l’unica possibilità concreta per le masse di aggirare tutte queste
insopportabili cappe e aprire pian piano una nuova via. Il successo
del M5S non prova l’arretratezza degli operai, ma la loro grande
maturità. Maturità che è ancora più grande se si pensa alla
figura penosa che quasi tutti gli intellettuali riformisti
keynesiani, Landini in testa con tutto il suo codazzo di Gallini e
Revelli, hanno fatto al momento del voto, rifugiandosi chi fra le
braccia mortali di Sel, chi fra quelle di Bersani, chi pure fra
quelle di Ingroia, e cioè di fatto fra le braccia di Monti e
Marchionne e le politiche antioperaie contestate fino al giorno
prima. Con delle zucche del genere, incapaci letteralmente di
pensare, l’unica cosa che si può dire con certezza di queste
elezioni, è che per fortuna ci sono ancora gli operai che sanno
usare la testa.
La
visione in base alle quale il voto a Syriza sarebbe un voto più
cosciente rispetto a quello per i grillini, è una visione del tutto
meccanicistica, che tiene conto solo delle etichette. Il M5S non è
più reazionario di Syriza, al contrario è molto più avanti. I
dirigenti delle due compagini mostrano suppergiù gli stessi limiti
piccoli borghesi, la vera differenza tra i due sta nel personale
politico. Mentre l’apparato di Syriza è in tutto e per tutto un
apparato burocratico con difetti simili a quelli del centro sinistra
italiano, quello del M5S è invece composto pressoché in blocco da
gente nuova. Il M5S
si segnala per un ceto dirigente estremamente giovane e con una
forte presenza femminile. Un ceto scelto attraverso una selezione
on-line che, pur con mille difetti, è molto più democratica della
selezione burocratica di Syriza. Il gruppo dirigente di Syriza è
molto più compromesso col cretinismo parlamentare greco, di quanto
lo sia il M5S col cretinismo parlamentare italiano. La sua
opposizione non nasce da alcuna vera e propria visione alternativa,
ma solo dalla situazione esasperata che si è creata. Se non ci fosse
stato il crac greco, Tsipras starebbe facendo le stesse cose che
hanno tentato di fare Ferrero, Diliberto eccetera. Questo significa
che per il sistema sarà molto più facile risucchiare al suo interno
Tsipras e il suo apparato piuttosto che i grillini. Difficilmente
Syriza potrà combinare qualcosa di buono senza sostituire l’attuale
dirigenza con una nuova, integerrima. Il M5S invece non ha questo
problema. I suoi parlamentari saranno molto più intransigenti e
irreprensibili rispetto ai burocrati di Syriza. Da loro potremo
ottenere molto di più, anche se non hanno una visione classista,
come del resto non ce l’ha Syriza. Ma mentre Syriza tenderà a
spostarsi al centro, cioè a moderarsi, la maturità del gruppo
dirigente del M5S è più probabile che segua la via inversa, quella
dell’ulteriore radicalizzazione. In breve i “reazionari” del
M5S potrebbero portare le prime riforme progressiste che i “rossi”
greci non saranno in grado di fare una volta al potere.
In
sintesi: l’Italia, se si esclude il Venezuela prima della morte di
Chávez, è il Paese più vicino alla rivoluzione, perché qua da noi
c’è il movimento probabilmente più avanzato del mondo, nettamente
più avanzato delle primavere arabe che ancora non hanno prodotto una
qualche direzione seria, e nettamente più avanzato rispetto alla
Grecia dove l’ambiguità di Tsipras sta già bruciando Syriza che
perde colpi.
GRILLO
IL LENINISTA
Persi
dietro al microscopio, al compasso, al goniometro e a tutti gli
strumenti con cui hanno squartato il Movimento a 5 Stelle, i compagni
Grisolia e Scacchi non si sono neanche accorti che nelle viscere
delle loro critiche si ritrovano parecchi tratti della critica
borghese. Bel marxista, quello che per attaccare Grillo usa gli
stessi argomenti dei tanti editoriali che tutti i pennivendoli della
stampa di regime usano da un mesetto a questa parte per screditarlo.
Non
appena i grillini hanno cominciato a imporsi in qualche comune, tutta
la casta, quella parlamentare e la sua appendice giornalistica, ha
scoperto improvvisamente l’amore per la democrazia e il necessario
pluralismo all’interno dei partiti, non i loro ovviamente, ma solo
quello di Grillo, l’unico chiamato immediatamente a rispondere
della mancata trasparenza e della dittatura spietata esercitata
dall’alto, contro i dissidenti, dai due guru, Grillo e Casaleggio.
E come la borghesia invoca la democrazia per i poveri sudditi
grillini, anche i compagni Grisolia e Scacchi riconoscono che alcuni
grillini potrebbero non essere reazionari, se solo non fossero
subordinati in tutto e per tutto a quei “leninisti” dogmatici di
Grillo e Casaleggio. Eppure con quanta rabbia la borghesia ha appreso
la notizia che i suoi inviti a lasciare fare ora ai cittadini eletti,
a usare la propria testa sono caduti nel vuoto insieme con altri,
numerosissimi e interessatissimi consigli. Solo Grisolia e Scacchi
sembrano non essersene accorti. Siccome però i consigli non sono
stati presi in considerazione, dai consigli non richiesti i borghesi
sono passati alle provocazioni. Con 165 grillini tra le mani, vuoi
che non ci sia quella che cita il Duce a sproposito o quello che non sa la
Costituzione? Ecco che i grillini sono ignoranti e incompetenti nel
loro complesso, come se il massimo dell’ignoranza e
dell’incompetenza politica non fosse quella dimostrata ampiamente
da lor signori sia nella Prima che nella Seconda Repubblica,
nonostante tutte le lauree prese a rate e i corsi di Master fatti e,
spesso, non fatti. E come se sapere quello che dice la Costituzione
fosse sapere qualcosa, quando l’unica cosa da sapere è che, se ai
padroni serve, in Parlamento si può fare qualunque cosa, anche
calpestare ad uno ad uno tutti i suoi articoli, come in effetti è
sempre avvenuto e ancora avviene, non solo con le missioni di pace in
Afghanistan, ma anche con tutto il resto. Perciò, ha tutte le
ragioni il grillino inesperto che invita Bersani a fare il Governo
per votare poi singolarmente le proposte, e nessuno è più ignorante
e idiota del sapientone piccolo borghese che inveisce contro
l’ignoranza grillina che non sa che senza il suo appoggio Bersani
non può fare il Governo perché la Costituzione lo vieta. Falso!
Infatti, il bacchettone non sa per troppa supponenza che in verità
la Costituzione ha vietato tante cose, ma di fatto non ha mai vietato
di violare la Costituzione. Solo l’intelligenza artificiale dei
sapientoni è rimasta inviolata, non solo dalla Costituzione ma anche
da chi la calpesta. Ed è rimasta inviolata per la semplice ragione
che non c’è.
È
passato quasi un mese dal giorno delle elezioni. Per qualcuno il M5S
si sarebbe spaccato subito, alla prima offerta di Bersani. Eppure a
tutt’oggi, possiamo parlare di un unico peccato veniale dei
grillini: il voto di una decina di loro per mettere alla guida del
Senato il procuratore antimafia meno temuto dalla mafia, vale a dire
il procuratore Grasso, quello per capirci che ha ringraziato
Berlusconi per aver fatto tantissimo contro la mafia! Se escludiamo
questa prima piccola sbavatura, per il resto i grillini si sono già
dimostrati di una maturità impressionante, dei giganti al confronto
dei nanerottoli che gli stanno attorno che hanno già concordato e
riconcordato tre quarti di Camera, in cambio di mezzo etto di
Presidente per due quarti di anticipo sul suo terrificante discorso
natalizio farcito di retorica come un panettone. E poiché è ai
grillini franchi tiratori che Grasso deve la presidenza del Senato,
Grisolia e Scacchi non potranno che complimentarsi per il primo
risultato ottenuto dalla base progressista contro i vertici
reazionari dei Cinque Stelle! E di conseguenza non potranno che
difenderli, proprio come farà la borghesia, dalla scomunica che già
serpeggia, tra le frasi sibilline che Grillo ha postato sul suo blog
a commento della vicenda.
Io
non voglio la scomunica per il primo peccato commesso dai grillini,
altri ancora ne faranno, giovani e inesperti come sono, mi basta che
gli vengano tirate le orecchie e che migliorino, e son sicuro che
miglioreranno. Inoltre, vorrei ancora di più che almeno i marxisti
capissero che la democrazia per noi non si esaurisce una volta che si
sia stabilito se debba andare dall’alto in basso o viceversa. Per
noi resta sempre da chiedersi, democrazia per chi, per quale classe?
Ed è evidente che tutta la manfrina stucchevole che la borghesia va
facendo sulla democrazia a Cinque Stelle non la fa certo per dare la
libertà ai grillini, ma perché scosso il giogo di Grillo si sentano
finalmente liberi di essere schiavi di Bersani e giulivi come le oche
per essere sotto la dittatura feroce della democrazia per soli borghesi. Ed è proprio perché non finiscano in bocca al lupo, che
anche se Casaleggio parla di leaderless per il M5S, noi
sappiamo bene che l’unica speranza di democrazia al suo interno,
dell’unica democrazia che ci interessa, quella operaia al nostro
servizio, passa dal ferreo controllo, dall’alto in basso, che i due
capi scelti Grillo e Casaleggio devono fare sul Movimento. Perciò,
che qua e là avvengano casi di espulsioni non ci deve allarmare
troppo. Epurandosi delle male marce o mezzo bacate, la pianta del M5S
resterà sana. I casi Favia, almeno per ora, non devono preoccupare
più di tanto. Non esiste partito che possa evitare simili intoppi. E
per un caso negativo come Favia, il M5S può esibire mille casi
positivi di trasparenza. Finché il rapporto sarà questo, un singolo
caso non inciderà nell’andamento generale. Inoltre, non bisogna
dimenticare che Favia, il paladino della democrazia a 5 Stelle, è
uscito dal Movimento grillino per farsi eleggere deputato, poi
trombato, per conto della lista Ingroia, la lista più burocratica
mai apparsa in Italia dall’avvento sia della Prima che della
Seconda Repubblica. Dopo la cooptazione tra i forchettoni rossi di
Diliberto e Ferrero, il caso Favia è uscito alquanto ridimensionato,
e anche se per l’espulsione dal M5S aveva in fondo più ragione che
torto, non possiamo avere troppa simpatia per chi mette i suoi sogni
di democrazia in mano agli apparati burocratici e stalinoidi gestiti
da Ferrero e Diliberto.
La
democrazia telematica è alquanto fragile e forse illusoria. Ma non
si possono mettere sullo stesso piano le finte primarie del PD, le
cooptazioni a valanga di SEL, i giochi di potere all’interno della
Fed per spartirsi la lista Ingroia, e il metodo scelto dal M5S. I
grillini sono stati votati e scelti on line con un metodo mille volte
più democratico e trasparente di tutti i metodi antidemocratici e
finti scelti da tutti gli altri partiti della casta. Non è detto che
il metodo cinque Stelle sia la soluzione, ma la differenza tra i
grillini e gli altri è che i primi stanno provando davvero a
instaurare un metodo più democratico, gli altri, tutti gli altri,
stanno provando solo ancora una volta a simularlo.
GRILLO IL RAZZISTA
FASCISTA
Siccome abbiamo visto che
il M5S è il partito di gran lunga più democratico presente sulla
piazza, la cui democrazia è in grande pericolo se non viene
controllata dall’alto da Grillo e Casaleggio, i due compagni del PCL
non potevano che rincarare la dose attribuendo ai pochi aspetti
progressivi del M5S gli stessi caratteri del fascismo di sinistra.
Addirittura!
A
parte il fatto che ogni controrivoluzione borghese all’inizio, per
camuffarsi, è costretta ad adottare un linguaggio apparentemente di
sinistra. Di conseguenza in sé e per sé avere i caratteri del
fascismo di sinistra non vuol dire granché. Il Programma Fascista
del 1919, tanto per fare un esempio, è per la «eliminazione
di ogni specie di speculazione; soppressione delle banche e delle
borse; credito statale per la creazione di un organismo nazionale per
la concessione del credito; confisca dei redditi non impiegati;
imposta straordinaria progressiva sul Capitale...». Questo aspetto
del programma fascista si trova anche nel Manifesto
del Partito Comunista
di Marx ed Engels con l’accentramento del credito nelle mani di una
banca di stato e una tassa fortemente progressiva. Ne viene che anche
per i comunisti si può parlare di fascismo di sinistra. Ma sono solo
analogie superficiali che non tengono conto, né per i comunisti né
per i grillini, delle reali differenze. Gli aspetti sinistri del
fascismo, infatti, vengono soppressi una volta che Mussolini giunge
al potere. E la stessa cosa fa Hitler. Con la «notte dei lunghi
coltelli», le istanze apparentemente sinistre del fascismo tedesco vengono
amputate, e il programma nero-bruno si mostra per quello che è, la
risposta padronale controrivoluzionaria all’attacco rivoluzionario
dei lavoratori. I grillini non dovranno amputare un bel niente per la
semplice ragione che nessun padrone li ha finanziati per mettere fine
a una rivoluzione che non c’è. Al contrario è più probabile che
se vorranno sopravvivere e non sgonfiarsi con la stessa rapidità con
cui sono saliti alle stelle, dovranno irrobustire precisamente la
parte debole del loro programma, quella dedicata al lavoro. L’esatto
opposto del fascismo.
I
settari non saranno contenti, perché per loro Grillo ha aperto a
Casa Pound, quando in realtà s’è messo solo a parlare con loro,
più o meno come può fare un sindacalista rosso con un operaio di
estrema destra. Quello che ha fatto Grillo non è molto diverso da
quello che diceva Pasolini quando sosteneva che coi fascisti
bisognava parlarci perché erano per lo più recuperabili. Se si
leggono infatti le due paginette che Grillo dedica alla questione nel
libro “Il Grillo canta sempre al tramonto”, l’accusa si
sbriciola in due secondi. I fascisti potrebbero entrare nel M5S, ma
come grillini, non come fascisti, per la semplice ragione che Grillo
non ha «aperto a nessun partito» e non è «fascista né
simpatizzante del fascismo». Quanto alla portavoce dei deputati alla
Camera, il M5S è eterogeneo e al suo interno può avere le più
svariate opinioni. Le sue aperture non sono le aperture di tutto il
Movimento, e durano solo tre mesi, poi potremo scordarcele. Le
aperture all’equiparazione di repubblichini e partigiani fatte da
destra a sinistra, invece, continueranno, e non saranno
disinteressate come quella della grillina, saranno molto più
ipocrite e violente. Da loro abbiamo tutto da temere, dall’altra
quasi niente, a parte l’ingenuità.
L’ultima
prova dell’antifascismo di Grillo è quella che i settari di regola
prendono come prova della sua appartenenza al sistema. Grillo ha più
volte detto che senza il M5S ci sarebbe la rivolta. Ecco la prova
che è un controrivoluzionario, che è lì per tutelare il sistema.
Grillo è un argine contro il comunismo. E che non sia un
bolscevico, purtroppo per lui, è indubbiamente accertato. Ma la
rivolta di cui parla se non ci fosse lui, e se solo i settari lo
ascoltassero senza sparare subito a zero, non è la rivolta rossa, ma
il suo esatto opposto: quella nera. Dice infatti Casaleggio: «In
Grecia c’è Alba Dorata, che opera con un doppio registro, uno è
quello aggressivo che si appoggia a una retorica nazista e
antiparlamentare, l’altro è invece di tipo patriottico, sociale,
demagogico». Continua Grillo:
«Sì, sono le solite leve […] Non bisogna lasciare possibili
spiragli a queste forze. Molti nostri avversari non capiscono che il
Movimento 5 Stelle, è un argine democratico contro questi gruppi, se
non ci fossimo noi avrebbero senz’altro più spazio». Ed è
evidente che non si possono arginare queste forze col fascismo di sinistra o
con qualcosa di reazionario, ma solo con qualcosa di
democratico-progressivo come è appunto il M5S. Che poi ci riesca è
un altro discorso, ma non cambia la sostanza del giudizio.
Ci
sono, ancora, immagini abbastanza disgustose di prese di posizione
razziste di Grillo contro gli immigrati, dal pestaggio al marocchino
alla negazione del diritto di voto per gli extracomunitari. Ma questi
aspetti non è detto che non vengano superati o che già lo siano.
Può darsi insomma che restino semplici battute cattive d’arresto,
nel percorso progressivo del Movimento. Non è vero infatti che per
Grillo gli immigrati debbano morire di fame nel loro Paese come
scrivono Scacchi e Grisolia. Per arginare il fenomeno degli sbarchi
di immigrati Grillo propone progetti che finanzino le rinnovabili nei
Paesi del Terzo Mondo, creando occupazione in loco. Come si vede la
prospettiva non è così autarchica e menefreghista come la si
dipinge. Anzi, l’orizzonte grillino non è affatto angusto e
volgare. Non è internazionale come lo vorremmo noi, ma dalle
contraddizioni di Grillo possono uscire soluzioni molto più avanzate
di quelle usate fino ad oggi dagli esponenti del centro-sinistra, che
certo non hanno mai fatto prese di posizione pubbliche gravi come
quelle di Grillo, ma ciò non gli ha impedito di votare le missioni
di guerra e di istituire i campi di concentramento per immigrati. È
incredibile come si punti il dito su quello che esprime il Movimento
5 stelle senza guardare minimamente alle cose che ha fatto. Ciò è
doppiamente strano se si pensa che sui punti dove ha predicato male,
per ora il M5S ha razzolato bene. Ed è già un enorme progresso
rispetto ai forchettoni rossi che di regola in questi anni hanno
predicato bene per poi razzolare come sappiamo. Se Grillo è reazionario
e fascista, dunque, Bertinotti e Ferrero cosa sono? A Grisolia e
Scacchi la risposta...
GRILLO IL SINDACALISTA
È sulla questione
sindacale che Grisolia e Scacchi mostrano la più totale
incomprensione del grillismo. Secondo loro Grillo vorrebbe abolire i
sindacati e non la burocrazia come è invece evidente per chiunque
non misuri con riga e compasso ogni parola del comico per poi non
capirne un tubo lo stesso. Non c’è stato infatti alcun tardivo
e strumentale recupero della Fiom e dei sindacati di base. Chi
segue il blog di Grillo sa che infatti si è sempre schierato con la
Fiom
contro Marchionne fin dal famoso referendum a Mirafiori e anche
da prima. Grillo ha cioè semplicemente detto nel suo linguaggio,
semplice e immediato, quello che tutti gli operai avanzati sanno da
tempo: le burocrazie sindacali stanno dall’altra parte e vanno
quindi abbattute perché non sono altro che la rappresentanza
padronale in seno alla classe operaia. Che non lo capisca la
burocrazia è normale e nel suo interesse, ma che non lo capisca
l’estrema sinistra è un guaio serio, perché anche per l’estrema
sinistra l’attacco di Grillo, che esprime obiettivamente una difesa
dei lavoratori, diventa il suo esatto opposto. Da questo punto di
vista Grillo e la Rete28Aprile hanno lo stesso programma. Il compito
nostro è dunque affinarlo e usarlo come testa d’ariete per i
nostri scopi. L’attacco di Grillo è infatti molto più morbido di
quello che dovremo fare noi. Lo si capisce da altre prese di
posizione del comico. Quando nel 2009 Rinaldini
cadde dal palco, Grillo pur rimarcando tutti i tradimenti della
triplice, lo definì un galantuomo. Ecco dove s’arresta la critica
al sindacato di Grillo: al capo della finta opposizione alla Cgil
maggioritaria. Più in là di un onesto burocrate non va, ma ci dovrà
andare per forza la Rete28Aprile, altrimenti anche noi verremo
buttati giù dalla torre, e non da Grillo ma dai lavoratori che lo
supereranno abbondantemente.
Grillo
si ferma a Rinaldini per la semplice ragione che non sa molto di
concertazione sindacale, di lotte intestine alla burocrazia. Non
conosce insomma tutte le meschinità dell’apparato sindacale. Alla
stessa maniera si illude che la soluzione sia la cogestione alla
tedesca o all’americana. Non sa che anziché dare il potere a chi
lavora, lo dà tutto a chi lo sfrutta. La cogestione alla tedesca,
tanto per fare un esempio, toglie il diritto di sciopero politico. È
difficile dunque che venga sostenuta da un movimento di “cittadini”
che è il significato originale del termine politica: la tecnica o
arte di essere appunto tali! Senza sciopero politico non si può fare
alcun sciopero da cittadini.
Anche
se la confonde con la cogestione alla tedesca o alla americana,
l’idea di Grillo è molto semplice e chiara: le fabbriche a chi
lavora, slogan urlato a squarcia gola dai palchi dello Tsunami Tour. Anche se non arriva come noi ad espropriare i padroni, la sua
intenzione è quella di una rappresentanza interclassista il più
possibile diretta e senza intermediazioni. Senza concertazioni
governative o cappelli delle burocrazie sindacali. Tutto qui. In
attesa di eliminare i padroni, levarsi dalle balle governi e
burocrazie sindacali per vedercela “alla pari” con loro sarebbe
già un enorme passo avanti. Non è detto che Grillo riesca a farcelo
fare, ma sarà ancora più difficile se sulla strada, oltre ai
burocrati, si troverà ad intralciarlo chi invece dovrebbe aiutarlo
come i compagni Grisolia e Scacchi, i quali, se ancora non l’hanno
capito, si sono di fatto schierati a protezione della Camusso e della
sua burocrazia al seguito.
CONCLUSIONI
La vittoria di Grillo
alla elezioni non è la vittoria della rivoluzione, ma il primo stop democratico imposto alla reazione di Monti, Bersani, Berlusconi e di tutti quelli
che in una maniera o nell’altra li hanno appoggiati. E siccome tra
costoro c’è anche la Camusso con tutta la burocrazia piddina della
Cgil, ovvero la burocrazia sellina della Fiom di Landini, il successo
grillino è anche il colpo più duro che sia stato assestato da
vent’anni a questa parte agli eredi del PCI di tutte le latitudini.
Grillo non inganna gli operai perché non promette la rivoluzione
socialista. È intenzionato seriamente a spazzare il sistema
partitocratico che ha governato l’Italia della Seconda Repubblica.
Il compito della Rete28Aprile è dargli una mano perché porti a
termine l’opera di bonifica che solo lui può fare, visto che per
ora non c’è nessun altro in grado di sostituirlo. Infatti, radere
al suolo PD e centro sinistra, se Grisolia e Scacchi intendono, significa anche togliere le stampelle parlamentari
alla Camusso e a Landini. La fine di Bersani e Vendola, è anche la
fine della linea maggioritaria della Cgil e della Fiom che non
avranno più pezze d’appoggio sotto cui accucciarsi. In breve sarà
la vittoria della Rete28Aprile, specie se nel frattempo sarà stata
in grado di allacciare rapporti stretti e costruttivi con i grillini.
In caso contrario sarà solo la vittoria dei compagni Grisolia e
Scacchi, la vittoria del PCL, la quale però, senza alcun seguito di massa, non sarà la vittoria del nulla, ma di metà del nulla.
Stazione dei Celti
Marzo 2013
Mortara come "Dandini"
RispondiElimina"Come un'ape ne' giorni d'aprile
va volando leggera e scherzosa;
corre al giglio, poi salta alla rosa,
dolce un fiore a cercare per sé.
Fra le belle m'aggiro e rimiro;
ne ho vedute già tante e poi tante;
ma non trovo un giudizio, un sembiante,
un boccone squisito per me".
Sono un giovane universitario di sinistra. Da un po' di tempo seguo il vostro blog, ma è la prima volta che commento per dire che condivido in pieno questo post. Alcune persone che conosco e che hanno votato M5S alle elezioni se ne sono pentite perché il movimento non vuole dare la fiducia al governo Bersani. Ma io non condivido il pensiero di queste persone perché sarebbe come dire "mi fido del centrosinistra". Cioè, in campagna elettorale Grillo lo ha definito "morto che parla" e Bersani a sua volta ha risposto definendo Grillo "fascista", e adesso volete che il movimento dia la fiducia a Bersani? Ma perché non avete votato PD? Sono contento di aver votato M5S e spero vivamente che non diventi un partito filo-governativo ma che rimanga il più radicale possibile, anche più radicale di così. Per questo penso che piccoli partiti estremisti come il PCDL debbano avvicinarsi al movimento e non allontanarsi. PS: Se il M5S non si fosse presentato alle elezioni avrei votato tranquillamente PCDL (anche con lo 0,0000001% di voti) perché ritengo che l'unico voto utile sia quello dato al partito o movimento che si avvicina di più alle tue idee e non quello dato al meno peggio come dicono molti elettori del PD (che poi non è meno peggio del PDL).
RispondiEliminaSono completamente d'accordo con lei, finalmente. Un caro saluto, Lorenzo
RispondiEliminaCondivido la sostanza di tutto l'articolo, un approccio tattico corretto al M5S è oggi necessario da parte della sinistra (sebbene -a mio avviso- debba essere critico e "pungolante"). Tuttavia non condivido affatto il giudizio su Syriza che innanzitutto ha un legame saldo con la classe operaia (al contrario del M5S che al momento ha un legame elettorale) e in secondo luogo si è divincolata dalla stretta del "centro-sinistra" ben dieci anni fa!
RispondiEliminaInoltre bisogna spingere perché il M5S adotti una struttura DEMOCRATICA (con un congresso innanzitutto).
Per il resto bisogna soprattutto puntare sulla MOBILITAZIONE popolare, quello che dice Grillo è comunque relativo.
Ha ragione sul fatto che Syriza abbia un legame non solo elettorale con la classe operai, non so invece quanto l'essersi divincolata dal centro sinistra sia vero e apparente. legga l'ultimo articolo di Alan Woods
RispondiEliminahttp://www.marxismo.net/grecia/la-lotta-di-classe-in-grecia
Mi pare ci sia molto di cui essere pessimisti sull'indipendenza di Syriza. Certo la mobilitazione popolare è tutto, ma esiste una relazione tra la mobilitazione e la politico, il M5S può innescarla. Vedremo, io sono moderatamente fiducioso. Saluti Lorenzo