Di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom Rete28Aprile
questo testo viene pubblicato in contemporanea col blog della Rete28Aprile Piemonte
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L’accettazione da parte della Fiom del Protocollo d’intesa che la fa rientrare al tavolo delle trattative al prezzo di pesanti limitazioni del diritto di sciopero qualora si trovi in minoranza, è stata accolta dai lavoratori meno attenti e più distratti come l’unica strada percorribile da Landini. Il muro contro muro non ha funzionato, dicono costoro, facilitati in un simile giudizio dalla propaganda burocratica che ripete suppergiù la stessa solfa, senza che questi lavoratori si rendano conto di quanto pesi, nell’autonomia del loro giudizio, una simile litania.
In questa idea semplicistica ci stanno due errori. Il primo consiste nel credere che laddove non abbia funzionato il muro contro muro, possa funzionare l’accomodamento. Il che è come dire che se uno non riesce a bucare la roccia col martello pneumatico, può riuscirci col trapano a batterie. La realtà ovviamente non fa che mostrare continuamente l’esatto opposto: se non ha funzionato il muro contro muro, men che meno può funzionare il compromesso indecoroso! Dove non arriva il martello pneumatico, non arriverà nemmeno il trapano a batterie.
Il secondo errore, più grosso, consiste nel dare per scontato che la Fiom abbia fatto muro contro muro. Chi non conosce la lotta di classe e la sua storia si lascia facilmente impressionare dagli slogan e dai principi enunciati con fermezza dai leader sindacali di turno, tutte cose che l’indubbia capacità oratoria di Landini sa amalgamare in maniera egregia. Eppure, nonostante la sua indubitabile arte oratoria, Landini non può ingannare chi la storia della lotta di classe la conosce davvero.
Per costoro, per noi, Landini tutto ha fatto tranne che il muro contro muro. Landini ha evitato che i lavoratori occupassero le fabbriche quando erano in procinto di farlo a Termini Imerese, anche se allora alla guida della Fiom c’era ancora Rinaldini, di cui però Landini è il logico prosecutore; ha evitato che si collegassero tra loro non insistendo in maniera sistematica sull’unione di tutte le fabbriche in lotta dell’indotto Fiat; ha evitato lo scontro in Cgil con la Camusso, rinunciando a denunciarne sistematicamente le malefatte e le continue capitolazioni a PD e Confindustria; ha evitato di unirsi alla sua sinistra coi sindacati di base, per lanciare un milione di inutili appelli a destra, a Fim e Uilm che ovviamente non li hanno raccolti; ha evitato ogni sciopero serio, duraturo, sfiancando militanti e lavoratori in un numero considerevole di scioperi rituali e testimoniali; ha evitato, persino in questi scioperi simbolici, di fare appello ai lavoratori, preferendo sempre appellarsi ai governi padronali che, come era prevedibile, se ne sono fregati; ha infine evitato accuratamente ogni scontro politico con quel che resta dell’Ulivo, rendendosi addirittura patetico il giorno delle elezioni, quando di fatto si è trovato nel carrozzone del PD e quindi alleato ai sostenitori dei suoi stessi aguzzini, Marchionne e Monti.
Non è dunque per il fallimento del muro contro muro che la Fiom sta per rientrare nei ranghi della concertazione, ma per l’esatto contrario, per aver rinunciato a farlo, per aver cercato l’accomodamento quando non c’era niente da accomodare, perché era evidente che a cercare lo scontro, muro contro muro, erano proprio e per primi i padroni. È per questo che ha perso e ritorna indietro sui suoi passi, perché è stato troppo molle, non perché è stato troppo duro. Perché ha provato a bucare la roccia, non col martello pneumatico, ma col trapano a batterie. Ed è ovvio che con armi così spuntate, la roccia della Fiat e di Confindustria non è stata nemmeno scalfita. Se avesse fatto muro contro muro, se avesse usato il martello pneumatico, la Fiom e Landini avrebbero sbriciolato Marchionne e le sue New-co come un grissino.
Lorenzo Mortara
Stazione dei Celti
Sabato 8 Giugno 2013
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