Si prepara un autunno denso di scadenze congressuali per i partiti e i movimenti politici italiani che vivono tutti processi di scomposizione e ricomposizione, seguire il dibattito nella Sinistra sarà uno degli obiettivi di Bandiera Rossa.
In questa ottica pubblichiamo il documento "ROSS@ SEMINARIO
15 GIUGNO... indietro non si torna..." buona lettura.
TEMI DELLA DISCUSSIONE
1). Quando si entra in politica bisogna definire la
collocazione e lo scopo. Dobbiamo chiarire prioritariamente che la nostra non è
la riproposizione dell'”unità della
sinistra” che, anzi, è un progetto che
non ci interessa… forse non interessa a nessuno.
Noi vogliamo costruire l'unità delle forze antagoniste,
in totale alternativa al centrosinistra. Il nostro anticapitalismo non è da
convegno, non serve ad abbellire il mondo che ruota attorno al PD. Per questo
il nostro è un progetto di rottura.
Ci dobbiamo misurare senza anatemi col grillismo e con la
sua rapida crisi. La rottura dei 5 stelle a febbraio è stata un evento positivo
rispetto alla continuità politica governo Monti-governo Bersani. Ciò che
dobbiamo praticare è il loro spirito di rottura, ma nello stesso tempo e
proprio per questo, dobbiamo chiarire tutta la crisi di una rottura girotondina
solo con la casta politica, senza programma di cambiamento sociale, che non
sceglie con chi stare. Inoltre il “centralismo democratico fondato sulla rete”
è un modello per noi inaccettabile.
2). Chiarita la rottura totale con ogni ipotesi di “sinistra del centro sinistra”, il
nostro approccio deve essere poi unitario tra e con tutti quelli che in vario
modo condividono questa scelta di fondo. Cioè bisogna affermare con rigore e
intransigenza l'urgenza dell'unità antagonista. Chi, condividendo la scelta
dell'alternativa al centro sinistra, si attarda a difendere le proprie macerie,
va denunciato e combattuto senza diplomazia. Rottura e unità viaggiano
assieme. Su questo dobbiamo avere più coraggio politico e culturale.
La situazione è gravissima,
l'urgenza di reagire al degrado e alla ritirata senza fine è pressante Noi non
diciamo che il tentativo di Ross@ è l'ultima spiaggia, però vediamo avvicinarsi
un momento nel quale, se non si inverte la rotta della frantumazione e del
particolarismo, non ci saranno spiagge per nessuno.
3). Lo scopo di quello che facciamo è costruire il
blocco sociale antagonista, dargli forza; noi non siamo l'avanguardia, ma
la retroguardia politica da cui partire per gli attacchi al potere. Per fare
questo dobbiamo uscire da ogni retorica o attesa messianica delle lotte. La
verità è che ci sono si lotte qua e là, ma non c'è un movimento generale di lotta. CGIL
CISL UIL e PD per ora riescono a controllare la situazione e ad evitare che le
singole lotte si colleghino. I prossimi mesi devono quindi vederci prima di
tutto impegnati a costruire ovunque possibile la rivolta sociale, e dentro di
essa a far crescere la coscienza della rottura, il rifiuto del riformismo.
Questo richiede anche mettere in discussione la retorica del movimentismo
senza movimento reale, sulla quale galleggia un piccolo ceto sempre più
attratto dal “sistema PD”.
4). Il PD sta diventando il vero partito di regime,
onnicomprensivo come il Partito Rivoluzionario Istituzionale in Messico, ben
più della vecchia DC. Galleggiando sulla sconfitta e sulla passivizzazione popolare, grazie alla sapiente opera di
egemonia culturale costruita attorno al mondo de La Repubblica, il
PD sta al centro di un sistema nel quale
sono ammessi solo liberali di destra, di centro, “di sinistra”. Questo processo
è aiutato dal fatto che la destra è in disfacimento nonostante gli sforzi di
Berlusconi, e la sinistra radicale è in via di dissoluzione, con la parte più
visibile di essa che aspira ad essere parte dei liberali di sinistra. Il
Sistema PD è dunque il primo avversario di qualsiasi progetto, come il nostro,
di indipendenza culturale e politica nel nome dell'anticapitalismo.
I gruppi dirigenti FIOM e SEL hanno raccolto tanta
domanda e speranza di alternativa, ma come altre volte nel passato li hanno
attaccati al carro del sistema PD...
Dobbiamo chiarire che il nostro è un altro progetto
rispetto a quello di questi compagni e non solo per il loro settarismo nei
confronti di tutto ciò che ritengono più a sinistra di loro. Lavoriamo per un
percorso alternativo al centrosinistra, mentre loro sono saldamente lì
dentro... Questa è la differenza di fondo da far vivere e valere, anche
rispetto a movimenti politici come ALBA che invece pensano di ignorare la
necessità di scegliere.
Siamo antifascisti. Cè uno spirito antifascista che
sta diventando il solo vero legame identitario e la discriminante dei e fra i giovani e con esso dobbiamo
misurarci.
Ma anche la lotta verso la controriforma
costituzionale in atto non può ignorare che essa oggi è voluta non solo dalla destra, ma dal
PD, da Giorgio Napolitano, dalla Europa del fiscal compact e della BCE. La
difesa della Costituzione non può più essere la retorica comune che unifica
tutti. Nostro compito è dunque quello di far sì che il costituzionalismo
democratico contrasti i veri promotori della controriforma, Presidente della
Repubblica e governo delle larghe intese prima di tutto, e difenda il diritto
delle lavoratrici e dei lavoratori alla democrazia nei luoghi di lavoro, oggi
soffocata anche dal patto del 31 maggio.
5). Alla base della nostra iniziativa stanno quattro
punti. I primi tre sono la rottura e alternativa verso l'Unione europea, verso le politiche di austerità, verso la
riduzione della democrazia ad alternanza
tra simili e presidenzialismo e verso la
a concertazione delle parti sociali. Il quarto punto è l'ambientalismo sociale
e anticapitalista.
Per quanto riguarda la moneta unica, emblema
politico ed economico del liberismo e del neo imperialismo europeo, siamo
impegnati ad assumere una posizione formale, dopo consultazione e
confronto, nella assemblea costituente
di fine anno. Intanto sosteniamo la richiesta di referendum di indirizzo,
abbinato alle elezioni europee, su fiscal compact e trattati.
Dobbiamo dire con la massima forza che l'accordo sulla
rappresentanza CGIL CISL UIL Confindustria è il primo atto della controriforma
costituzionale del governo Letta. Il fatto che FIOM e sinistre del
centrosinistra lo sostengano è un'altra dimostrazione che quei gruppi dirigenti
non sono disponibili per un vero conflitto con il sistema PD.
La lotta alla precarietà e allo sfruttamento delle
persone e dei beni comuni, quella contro la devastazione ambientale sono il
nostro punto fondante. Si parte da qui. Lavoriamo per favorire ed estendere il moderno conflitto sociale,
nell'intreccio tra luogo di lavoro e territorio. La costruzione del blocco
sociale antagonista deve misurarsi con le lotte ed i processi reali, che sono
totalmente immersi nelle contraddizioni e nelle asprezze della vita reale..
Bisogna abbandonare elitarismo e
schizzinosità di una certa cultura di sinistra.
Lavoriamo su queste basi per l'unità del sindacalismo
conflittuale e di classe, basi
profondamente diverse dal tradizionale “lavorismo”.
La dissoluzione del movimento pacifista impone un
confronto rigoroso su cosa oggi sono l'imperialismo e la guerra globale e su
come si lotta contro di essi.
Infine c'è un tema
che deve attraversare tutti gli altri. Parliamo della lotta contro
il patriarcato in ogni sua forma e della lotta antiautoritaritaria. La
definizione di libertaria deve essere sempre più costituente della identità di
Ross@.
6).Le organizzazioni politiche della sinistra radicale
devono essere disposte a mettere in discussione la loro collocazione e le loro
scelte. I loro gruppi dirigenti devono assumersi la responsabilità di dare una
risposta credibile alla inerzia attuale e della depressione tra i militanti.
Noi non chiediamo a nessuno di sciogliersi, ma di partecipare al processo che
iniziamo con il senso esplicito che questa è una RIPARTENZA, non una
continuità gattopardesca.
La sinistra e i movimenti a chilometro zero che non
credono più, per le delusioni subite, alla
dimensione generale del conflitto, sono nostri interlocutori e
con essi dobbiamo riuscire a stabilire relazioni vere nello sviluppo del nostro
progetto e delle nostre lotte.
Per fare questo Ross@ deve diventare un'area militante e
di militanti. Questo significa ridefinire i modi della azione politica.
Dobbiamo far nascere Ross@ come esigenza delle lotte. I militanti di Ross@
devono prima di tutto stare sulle barricate sociali e culturali e contribuire a
organizzarle. Il primo modello a cui riferirsi è quello NOTAV, che mette
assieme mobilitazione di massa, iniziativa istituzionale e politica e azione
diretta. Ci vogliono tutte e tre.
7.
Dobbiamo agire contemporaneamente su tre piani. La pratica del
conflitto sociale e politico, l' elaborazione del programma di
alternativa, la battaglia culturale contro il liberalismo. Da tutto
questo nasce quello che abbiamo chiamato
il socialismo del 21 secolo. Oltre che per i suoi opportunismi ed
errori, la sinistra radicale in Italia è morta per l'incapacità di proporre
altro che non qualche rivendicazione qua
e là, è stata vittima del suo minimalismo. Occorre ridare senso concreto alla definizione
di cambiamento rivoluzionario.
Siamo
anticapitalisti, non liberali di sinistra. La nostra è anche lotta culturale contro l'egemonia assoluta che, tramite
l'antiberlusconismo, il pensiero liberale ha costruito a sinistra. Non
vogliamo uscire dalla crisi del
capitalismo, ma uscire dal capitalismo in crisi.
Questo
non vuol dire, come subito si accusa, essere "vetero". La nostra
prima sfida culturale si
colloca proprio sul terreno della modernità del cambiamento
sociale, che esclude la riproposizione dei modelli sconfitti. La parola
libertaria, con tutte le sue implicazioni, non è accessoria rispetto a quello
che vogliamo costruire. Nel percorso di Ross@ va quindi collocata una sede
teorica, che istruisca il confronto sul programma fondamentale, da discutere
all'inizio del prossimo anno.
8. Ross@ deve diventare una sede di discussione e analisi
politica, economica e sociale autonoma. Siccome si parte da storie ed identità
molto diverse, storicamente opposte,
questo significa gestire un percorso che evita sia la violenza che sopprime un
punto di vista, sia la diplomatizzazione del confronto da coordinamento
intergruppi. La condizione è la verità
sia nel confronto sia nelle pratiche.
9. Dobbiamo organizzarci concretamente.
Questo significa non indulgere in schemi da movimentismo
che per altro non hanno funzionato neppure nei movimenti. Per avere democrazia
vera ci vuole trasparenza e disponibilità al confronto. La prima
vuol dire che c'è un gruppo di persone che
promuove l'iniziativa e ci mette la faccia. Questo gruppo si muove anche
necessariamente per trasparente e condivisa cooptazione in tutta la fase costituente. Il
gruppo promotore affida ad una ventina di garanti la gestione della continuità
operativa dopo il 15 giugno.
Questo gruppo fondatore e promotore rischia anche risorse economiche personali,
perché, come dicono gli psicoanalisti che chiedono alte rette per la
terapia, se non sacrifichi qualcosa di
tuo vuol dire che non ci credi davvero. Si può definire un esecutivo operativo,
che richiede una sola condizione oltre
alla condivisione del percorso, l'impegno personale all'organizzazione.
10. Con queste persone e questo fondo di esercizio
iniziale vanno formalizzate una associazione politica anticapitalista e
libertaria ROSS@, con registrazione legale. ci vuole un conto corrente e un
amministratore.
Questo fondo deve finanziare una sede fisica nazionale,
un sito organizzato, una newsletter, e
quanto altro è necessario. Va formalizzata una redazione e un gruppo
informativo che valorizzi la catena di informativa, tv e radio e siti web a noi
vicini.
Le adesioni a Ross@ vanno formalizzate, con una quota. Le
adesioni sono militanti e naturalmente danno diritto al voto.
L'assemblea
costituente finale deve essere trasparente e libera, si voterà
su tutto. Quella di settembre è ancora un passaggio che formalizza le
regole democratiche e definisce alcuni punti di lotta immediata, in mezzo la
mobilitazione, mentre alla fine
dell'anno si dovranno prendere tutte le decisioni di fondo, anche quella
elettorale, che comunque non dovrà in ogni caso essere la prima e la
principale.
Nella assemblea costituente di fine anno, se la
esperienza avrà la forza di marciare, si voterà per punti la piattaforma
programmatica e con scrutinio segreto il gruppo dirigente. tutte le regole
democratiche partecipative dovranno essere operative. In linea di massima Ross@
opera con una democrazia fisica e non virtuale. La rete è strumento
fondamentale di comunicazione informazione proposta, ma le decisioni le
prendono persone in carne ed ossa in luoghi fisici.
Le sedi territoriali, inizialmente su dimensione
regionale, di Ross@ sono nodi autonomi, con una propria definizione
organizzativa nell'ambito del progetto nazionale.
PERCORSO:
Riassumiamo allora il percorso costituente.
Costituzione formale associazione Ross@, con regole e
statuto provvisori.
Giugno, luglio, settembre, assemblee e riunioni
territoriali, almeno una per regione.
7 settembre.. nuovo seminario gruppo promotore.
(Indicativamente) 28 settembre... Assemblea nazionale che
vara primo programma e regole.
Fine ottobre.... mobilitazione e manifestazione nazionale
forze antagoniste.
Novembre... seminari di approfondimento teorico e
programmatico
Dicembre...
Assemblea nazionale costituente
POSTILLA.... Indietro non si torna....
Indietro non si torna!
La generazione dei sessantenni ha vissuto una parte
rilevante della propria militanza, dagli anni 80 in poi, assieme a questa
parola d'ordine. Essa ha segnato tutte le lotte e le sconfitte.
Ora bisogna dare nuovo e diverso senso a questa frase.
Il nostro progetto rivoluzionario si
fonda sulla tesi che indietro non si torna perché indietro non si può tornare.
Cioè il benessere e la sicurezza sociale persi, il lavoro quasi sicuro, non
torneranno mai più. In questo senso, come disse Monicelli il nemico della
rivoluzione è la falsa speranza. Cioè quel sentimento, alimentato da tutte le
componenti del regime, che coltiva in chi soffre l'illusione della fine della
nottata, della ripresa, del ritorno agli anni belli dopo i sacrifici. Quel
sentimento traducibile in: "io
speriamo che me la cavo", che alla fine produce solo passività e
rassegnazione, anche nella militanza.
Noi dobbiamo invece
coltivare la fiducia nella necessità e nella possibilità del
cambiamento. Coltivare questa fiducia come e con passione.
Se vogliamo che riparta davvero un movimento di lotta
generale, deve diffondersi la consapevolezza che indietro non si torna e che
solo cambiando la società e rovesciando il potere si ricomincia ad andare
avanti.
Indietro non si torna vuol dire anche che non si torna
alle vecchie certezze, spesso solo consolatorie. Le conquiste culturali e le
pratiche del femminismo, dei movimenti antiautoritari, dell'ambientalismo sono
oggi parte costituente di un punto di vista anticapitalista. Le lotte e le
rivolte che scuotono il mondo che vogliamo abbattere possono cominciare anche
dal “no” al l'abbattimento degli alberi in un parco di Istanbul....
Ha da finì a' nottata? No, da sola non finisce... gridare
questo è compito di ROSS@
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