Riceviamo e Pubblichiamo il documento delle Compagne e dei Compagni AUTOCONVOCATI di RIFONDAZIONE in vista del Congresso del PRC, che hanno tenuto una riunione nazionale a Firenze a fine Giugno .
RESOCONTO INCONTRO DI FIRENZE 23/06/2013
per
l'autoconvocazione nel PRC
Domenica 23 giugno
a Firenze compagni e compagne di diverse federazioni e appartenenze del PRC
hanno risposto all’appello ad un confronto aperto sulla necessità di rilanciare
Rifondazione in quanto partito comunista e non semplicemente “come” (o “in”) un
soggetto genericamente di sinistra e geneticamente subalterno (la sinistra del
centrosinistra). Segno che, accanto a un certo evidente scoramento e
demoralizzazione che si vive in alcuni territori per le continue batoste
elettorali e arretramenti del progetto della rifondazione, ci sono tuttavia
tantissimi settori nel partito che al contrario vogliono riprendere con forza
un cammino credibile facendo irrompere una posizione di classe e una nuova
prospettiva rivoluzionaria (non subordinata e dipendente solo dagli esiti
elettorali) nel dibattito del PRC. Dibattito oggi “ostaggio” di alcuni
dirigenti e delle proprie esternazioni poco più che personali.
L'interesse e la
volontà di confrontarsi “oltre e senza” le appartenenze di corrente (e con
l’intenzione dichiarata di non volerne formare un’altra) è stato testimoniato,
oltre che dagli interventi alla riunione, anche dai numerosi contributi di chi
era impossibilitato a partecipare e che però ha chiesto di intervenire spedendo
contributi e proponendo di mettere in connessione il dibattito, gli appelli e
le spinte autoconvocate in tutte le federazioni del PRC.
Il dibattito è
stato quindi animato dai contributi di compagni/e di Milano, Como, Legnano,
Asti, Torino, Bologna, Pisa, Firenze, Siena, Perugia, Roma, Gaeta, Caserta,
Napoli, Cosenza, Palermo e Sulcis.
La convinzione
comune emersa è che l’autoriforma del partito (ormai non più rinviabile) non è
possibile semplicemente a partire da proposte partorite da alcuni dirigenti o
dal confronto tra correnti. Al contrario, va coinvolto tutto il corpo militante
del partito e messe in comunicazione le energie positive che ancora ci sono con
il dibattito e l’iniziativa anche del resto del movimento comunista e
anticapitalista organizzato e non.
Le prospettive che
finora sono state delineate dalla dirigenza del PRC, senza una radicale svolta,
sembrano orientate solo alla mera sopravvivenza con proposte che porterebbero
allo scioglimento di fatto del nostro patrimonio politico-organizzativo dentro
una sinistra genericamente “alternativa” oppure porterebbero
all’auto-estinzione per lenta consunzione. Questa ci sembra la naturale
conseguenza delle scelte politiche di anni in cui il partito è stato pensato
principalmente (se non esclusivamente) come veicolo istituzionale-elettorale al
pari di tutti i progetti unitari prima improvvisati e poi abbandonati in questi
ultimi 5 anni. Se non si segna una discontinuità e non si inverte la rotta su
questo punto il rischio della liquidazione della storia di questo pezzo
importante del movimento comunista italiano è altissimo.
Una delle cause
della mancanza di valorizzazione del dibattito che viene dal corpo del partito
e della mancanza di sintesi avanzate, dipende sicuramente dalla
cementificazione correntizia che è ormai degenerata nella costituzione di vere
e proprie cordate per l’auto-tutela di propri mini-gruppi dirigenti. Questo
rischia di svuotare di senso anche gli organismi del partito nella misura in
cui il dibattito è fondamentalmente pre-costituito da questa degenerazione
delle componenti. Ovviamente la critica e la lotta contro questa
cristalizzazione non può significare le negazione di una dialettica vera tra
differenti impostazioni nel partito che deve trovare però traduzione nel
coinvolgimento di tutto il corpo militante e non essere ostaggio di
“trattative” in segrete stanze tra capi-cordata.
Allo stesso modo è
da rigettare ogni tentativo di utilizzare strumentalmente questa critica alla
paralizzazione correntizia per favorire meccanismi populistici di gestione
personalistica e bonapartista del partito con l’allargamento di meccanismi
“maggioritari” nella selezione del gruppo dirigente.
La nostra critica
alla degenerazione correntizia, al contrario: 1) va nel senso del rispetto e
della valorizzazione delle differenti posizioni nel dibattito; 2) implica
quindi un suo allargamento a tutti i quadri e militanti e non a una sua
ulteriore “privatizzazione”; 3) mira alla ricerca di sintesi avanzate comuni in
cui tutto il partito possa riconoscersi in un’azione politica efficace.
Nonostante questo
quadro, c’è ancora una parte del partito nei circoli e nelle federazioni locali
che non si arrende e autonomamente produce dibattito e iniziativa di classe.
Sono queste energie che vanno a nostro avviso valorizzate per rilanciare la
rifondazione di un partito comunista all’altezza dello scontro di classe oggi e
al centro della proposta di un ampia coalizione anticapitalista contro le
politiche della troika e i governi nazionali antidemocratici che le sostengono
(anche e soprattutto quando sono sostenuti dal PD e dal centrosinistra). Per
questo non ci proponiamo un “patto tra aree” o la costituzione di nuove
“componenti”, ma l’autoconvocazione delle compagne e dei compagni come “campo
neutro” in cui confrontarsi sulle strategie dei comunisti al di là e
indipendentemente da correnti e consorterie varie.
L’invito quindi è
ai compagni ed alle compagne di tutti i territori ad autoconvocarsi e a
prendere l’iniziativa con coraggio per salvaguardare il partito dalla
liquidazione, ma anche per rilanciarlo nel vivo della lotta di classe e di un
processo di ricomposizione che sappia rimotivare anche la vastissima diaspora
persa in questi anni. Non ci interessano processi di unificazione a freddo tra
gruppi dirigenti o la creazione di contenitori che non uniscano innanzitutto le
strategie dei comunisti. Tuttavia per riavviare questo processo dobbiamo essere
consapevoli delle difficoltà e che nessuno è oggi autosufficiente. Non a
scioglimenti improvvisati, ma alla fusione delle migliori energie dobbiamo puntare.
Auspichiamo che in
ogni territorio i pochi o tanti compagni disponibili prendano in mano, in
completa autonomia, questo processo di “autoconvocazione” e che si metta in
comune il dibattito aprendo un confronto finalmente strategico su come i
comunisti e le comuniste possano tornare ad essere utili alle classi sociali di
riferimento e alla prospettiva di un’alternativa di sistema al capitalismo in
crisi e al suo modo di produzione.
Alcuni punti
fondamentali del dibattito che abbiamo individuato, e attorno ai quali
ragionari il rilancio di una prospettiva comunista credibile, sono a nostro
avviso:
- la democrazia nel
partito (coinvolgimento diretto, militanti, quadri, ruolo giovani e democrazia
di genere, ecc...);
- la ridefinizione
degli obiettivi strategici in senso marxista (uscita dal capitalismo e non suo
“miglioramento” o “condizionamento”);
- il rilancio del
PRC come partito comunista e il collegamento col dibattito del resto del
movimento comunista che si pone senza settarismi lo stesso obiettivo;
- la definizione di
una linea di classe per la fase (alternatività al PD, rottura con la UE del
capitale finanziario e con la Nato, indirizzo sindacale di classe, partito
comunista e fronte anticapitalista anti-BCE come due momenti necessari ma
distinti, definizione di un programma minimo di classe e non solo di un
programma elettorale);
- la ridefinizione
conseguente del modello di partito (radicamento nei luoghi di lavoro, territori
come luoghi di organizzazione di conflitto, formazione permanente, rialncio
autonomo della giovanile).
Altre questioni
ovviamente possono e devono essere tematizzate, discusse e sintetizzate in
proposte.
Si fa appello
quindi a ogni territorio, circolo, federazione o gruppo di compagni/e che si
autoconvoca di produrre posizioni, approfondimenti e proposte e da mettere in
circolazione per suscitare dibattito. L’invito è di far discutere di questi
temi i circoli e le federazioni intere, laddove possibile, chiedendo la
convocazione di attivi degli iscritti ad hoc.
I due laboratori
già esistenti di Milano (http://frontepopolare.wordpress.com/2013/04/16/per-il-partito-della-rifondazione-comunista/) e Roma ( https://www.facebook.com/GruppoDiLavoroPerRifondazione) sono da valorizzare come esempi possibili e
modelli proprio perchè pongono chiaramente questo obiettivi e sono indipendenti
dalle aree attuali, ma ovviamente ogni realtà locale del partito che si
autoconvoca deve decidere autonomamente il modello.
Questa proposta non
è finalizzata al congresso, quindi la questione verrà affrontata coi tempi
adeguati quando verranno ufficializzate date e modalità. Tuttavia da subito
diciamo che non vogliamo un congresso per contrapposizioni predeterminate dalle
appartenenze correntizie ma di contenuto, quindi ci prendiamo l’impegno che
questi temi affrontati siano presenti comunque nel dibattito congressuale nelle
forme in cui sarà possibile. In questa prospettiva siamo disponibili a
confrontarci con tutte le compagne ed i compagni interessati e che condividono
gli obiettivi e il fondo delle questioni poste.
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Alcuni dei
contributi scritti sono pubblicati qui:
non so dove andrà il partito della rfc, ma per il momento sarebbe opportuno togliere dalla sillaba "và", nel titolo, l'accento. per questioni di ortografia, non di linea politica.
RispondiEliminafatto Professor Precisini!
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