LA QUALITA' DEL RACCONTO
di Giandiego Marigo
Sono uno scrittore ed un poeta inedito, nonostante io mi picchi d'essere un buon scrittore. Dico questo non per trovare in questo ambito il mio mentore, ma per fare comprendere il motivo del mio titolo.
La Qualità del racconto è il suo messaggio … ed il modo in cui viene svolto e narrato, non sono questi tempi di contenuti, infatti, sono pochi coloro che riescono a pubblicare in modo decente ed eticamente accettabile … ed ancora meno quelli che li leggono o che sarebbero disposti a farlo. Spesso la forma prevale ed anche il marketing copre il senso stesso di quel che si cerca di scrivere.
Ora, voi mi chiederete, perché ci parli di questo … cosa ci interessa, perché qui?
Molto semplice, perché questo ragionamento si può trasporre, senza abusare della proprietà transitiva, nella vita e quindi anche nella politica.
Perchè alla fine le cause che motivano e muovono questo vuoto culturale e spirituale sono le medesime.
Stiamo vivendo un periodo di intensa proposta, sin troppa, ad essere del tutto sinceri, personalmente l'ho detto spesso, sembra che ciascuno senta il diritto/dovere di alzarsi la mattina e di proporre un proprio soggetto, personalizzato e su misura, per l'unità della sinistra. Questo è bello ed al medesimo tempo preoccupante e dispersivo e comunque derivato in linea diretta da quella tendenza alla frantumazione infinitesimale che ha caratterizzato e continua a caratterizzare … la sinistra di fine ed inizio millennio.
Quello però che appare costante è la ripetitività dei metodi e dei contenuti. Il clichet, il format.
Sono fra gli assertori della Prima Ora di questa necessità, posso dirlo senza tema di smentita ed ho confidenza con il gioco dell'appello, dell'attesa di adesioni del tentativo di creare un'associazione su scala nazionale … per stimolare e spingere.
Anche adesso Con “Sinistra Unita- AreA di Progresso e Civiltà” sto facendo esattamente questo, insieme ad altri compagni di strada.
Quello che riscontro, al di là della ripetitività, già segnalata ed alla ricorrenza della nascita, ormai quotidiana, di una cordata verso l'unità è però, tristemente, la tendenza all'omissione dei contenuti.
Ci si accontenta, appunto, dell'urgenza, dell'immanenza, della necessità storica.
Si approccia al problema in modo pragmatico e pratico, dando per scontate le premesse, dando per condivisi una serie di accezioni e di fondamenti che si ritengono comuni ed acquisiti … siamo poi così certi che sia così … oppure ci è comodo pensarlo?
È poi così vero che culturalmente e spiritualmente ci sia tutto questo acquisito e condiviso?
Esisterebbe quindi una elaborazione di comportamenti, scelte di vita, fondamenti culturali, scelte spirituali, relazionali … un tessuto ed una filosofia di fondo che ci “accomuna”, ma se questo fosse così vero … non ci si spiegherebbe come si possa essere giunti a questo punto?