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giovedì 31 luglio 2014

RESPINGIAMO LE CONTRORIFORME ISTITUZIONALI E SOCIALI DI RENZI E SOCI di Franco Turigliatto



RESPINGIAMO LE CONTRORIFORME ISTITUZIONALI E SOCIALI DI RENZI E SOCI 

di Franco Turigliatto

E’ corso in questi giorni la prova di forza di Renzi e della ministra Boschi per far approvare il loro disegno di legge su una radicale “riforma” costituzionale che non solo stravolge la funzione e il ruolo del senato, trasformandolo in un ridicolo organo non più eletto dai cittadini, ma che introduce pesanti limitazioni anche agli istituti del referendum e dei progetti di legge popolari. Una controriforma, concordata con Berlusconi e che combinata con il progetto di nuova legge elettorale, altera in profondo l’impianto originario della Costituzione, riducendo od ostacolando, in diverse forme, la libera espressione e partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita politica e sociale. Il governo in questa opera di smantellamento ha avuto ed ha l’aiuto non solo improprio, ma del tutto anticostituzionale rispetto al suo ruolo di garante, del Presidente della Repubblica.

La natura reazionaria dei provvedimenti

L’insieme dei due provvedimenti (il secondo già approvato alla Camera in prima lettura) al di là delle “allucinazioni” della ministra Boschi che li interpreta come l’avanzamento di una nuova e moderna democrazia, o della lettera di Renzi in cui si invita i senatori a votare il disegno di legge, definito “la rivoluzione del buon senso” e da cui dipenderebbe il futuro dell’Italia, costituiscono una involuzione antidemocratica profonda. Siamo di fronte a un’idea autoritaria della gestione della cosa pubblica, la prevalenza totale dell’esecutivo sul legislativo, la dominanza dei due partiti maggiori, con l’azzeramento delle minoranza e la costruzione di un parlamento in cui solo la “voce del padrone”, cioè le forze completamente allineate sulle politiche capitaliste e liberiste, potranno essere presenti e vendere i loro prodotti avariati, opportunamente distinti in due diverse etichette, alle elettrici e agli elettori e all’insieme della popolazione. Per continuare ad imporre le politiche liberiste dell’austerità serve un sistema politico autoritario e verticistico.
Ancora una volta i media e il governo rovesciano la realtà: quelli che si oppongono alle proposte di Renzi e soci sono presentati come “conservatori” volti al passato, quando invece sono i “veri progressisti” perché difendono alcuni criteri democratici fondamentali della rappresentanza politica. Come scrive il costituzionalista Gaetano Azzariti: “ In realtà questa riforma è fortemente conservatrice: tende a dare una forma stabile – a livello costituzionale – alla lunga regressione che ha qualificato l’ultimo ventennio politico, contrassegnato da una forte verticalizzazione del potere…..In Parlamento il governo, grazie anche ai regolamenti d’aula, ha assunto un potere esorbitante”.
Non possiamo dunque che condividere le tante voci autorevoli di giuristi e costituzionalisti che in diversi articoli hanno messo in luce tutte le storture e il carattere reazionario dei provvedimenti concordati tra il PD di Renzi e Forza Italia di Berlusconi. *
Per questo sosteniamo tutte le iniziative pubbliche che si produrranno per provare a fermare questa deriva autoritaria e l’azione del governo Renzi e quindi anche la legittima azione di ostruzionismo parlamentare che le eterogenee opposizioni stanno mettendo in atto in parlamento, auspicando che abbiano la volontà e la possibilità di reggere le diverse manovre e i ricatti che Renzi sta mettendo in atto per risolvere una situazione che aveva sperato più agevole e meno contrastata.

La scelta dei costituenti del 1948

I e le costituenti del 1948, dopo la tragica esperienza del fascismo, che per altro seguiva a un sistema liberale modellato dallo Statuto Albertino, che certo non poteva costituire un punto di riferimento valido, hanno elaborato una Costituzione particolarmente attenta agli equilibri tra i tre poteri dello Stato, alle garanzie e alla rappresentanza democratiche. Una costituzione certo borghese, di uno stato che restava capitalista, ma che voleva assicurare, attraverso istituti e procedure democratiche un attento equilibrio tra le diverse articolazioni della classe dominante e delle forze politiche, comprese quelle che rappresentavano le classi popolari ed attenta anche, attraverso una serie di principi, a rassicurare e lasciare spazi di espressione alle classi subalterne. All’interno di questi meccanismi democratici e di garanzia c’è anche il famigerato, si fa per dire, bicameralismo perfetto, che è stato concepito per realizzare il migliore equilibrio tra una rappresentanza molto articolata e contemporaneamente un vaglio delle leggi ponderato con possibilità di verifiche ed anche correzioni e riducendo le eventuali forzature maggioritarie. Naturalmente questo sistema che, per altro ha garantito il funzionamento della repubblica per molti decenni e un’ampia partecipazione alla vita politica, non può piacere a coloro che hanno come punto di riferimento il funzionamento dei consigli di amministrazioni delle aziende…. A dire il vero molti di questi sono direttamente esponenti di questi consigli di amministrazione.
Naturalmente noi non abbiamo la stessa adorazione della Costituzione del ’48, come hanno molti nella sinistra; resta una costituzione borghese con tutti i suoi limiti e che garantisce gli interessi della classe padronale; né costituisce per noi la fine della storia; pensiamo a forme superiori di democrazia consiliare e di autogestione diretta della società, espressione del potere e degli interessi della classe lavoratrice. E siamo ben consapevoli che i principi sui diritti democratici e sociali in essa presenti, hanno avuto possibilità di realizzarsi negli ani 60 e 70, non per gentile concessioni della classe dominante, ma in base alle lotte e ai rapporti di forza costruiti nella società che hanno permesso alla classe lavoratrice, di trasformare i principi astratti in concrete conquiste sociali, economiche ed occupazionali.

Difendere i diritti e le garanzie democratiche della Costituzione

E’ noto anche che una parte cospicua di questi diritti sono andati perduti sotto l’incalzare dell’offensiva padronale (in particolare sono i diritti del lavoro ad essere rimessi in discussione, in Italia come in Europa tutta) e che il mutamento dei rapporti di forza, dal punto di vista padronale rende del tutto desueta e caduca la carta costituzionale: le regole devono esser modificate per assicurare gli interessi del padronato in questa nuova fase storica in cui, per usare le parole di Gallino “hanno vinto la lotta di classe”.
Ma proprio per questo pensiamo che sia necessario difendere diritti e garanzie democratiche perché costituiscono il quadro più favorevole per l’azione delle classi lavoratrici e per lo sviluppo dell’azione delle forze autenticamente di sinistra. Lo facciamo in una prospettiva di lotta di classe anticapitalista anche perché siamo tra coloro che credono che i padroni abbiamo vinto la lotta di classe, “ma solo per ora”.
Non è un caso che a sostegno dei progetti di Renzi ci sia un vastissimo schieramento politico ed economico; è lo stesso schieramento che sostiene le politiche dell’austerità capitalista portate avanti dall’Unione Europea; essa governa con modalità antidemocratiche e antisociali il destino di centinaia di milioni di cittadine europei, ed anche il destino, molte volte ancor più tragico, di coloro che cercano di varcare i confini della fortezza Europa per fuggire alla fame e alle guerre.
Anzi sono stati proprio i padroni a costruire la carriera e la fortuna di Renzi incaricandolo di svolgere la gestione dei loro interessi che i suoi predecessori avevano ormai difficoltà a realizzare al meglio.

Le necessità di Renzi

Il Presidente del Consiglio ha da una parte la necessità di portare a casa il risultato, ovvero i contenuti della controriforma, ma nello stesso tempo di vincere una prova di forza a prescindere dai suoi stessi contenuti. Presentandosi come colui che finalmente farà le “riforme“ mitiche e salvifiche, falsamente presentate alle cittadine e ai cittadini come condizione per il mutamento della loro miserevole situazione economica e sociale attuale, non può fermarsi, deve dimostrarsi vincente per poter continuare e reggere il suo ruolo.
In un articolo il giornalista Ilvo Diamanti osserva che la credibilità e il sostegno a Renzi stanno crescendo nell’opinione pubblica, perché si presenta come colui che da solo combatte tutto il vecchio; aggiungiamo noi, tutto quello che viene fatto credere agli occhi dei cittadini essere di ostacolo alle “future sorti e progressive” del paese. E’ credibile proprio perché è solo contro tutti.
Ma deve vincere subito perché il tempo è breve; tutti i nodi economici e sociali stanno per ricadere sulla sua testa e purtroppo anche su tutte le lavoratrici e lavoratori. Le pesantissima situazione economica e la necessità di affrontarla tra poco con la nuova manovra economica e la legge di stabilità rischiano di far apparire il giocoliere Renzi per quello che è, tante parole e nessun fatto. Anzi ci sono anche i fatti, ma sono le politiche capitalistiche dell’austerità, nuovi tagli, nuovi sacrifici.
Anche perché l’economia non va per nulla bene come ben documenta un articolo di Federico Fubini sull’inserto di La Repubblica del 21 luglio titolato “La ripresa che non c’è dalla Cina alla Germania il gelo ora torna globale” Scrive l’articolista “ Un crollo dell’economia come quello degli ultimi anni in teoria dovrebbe essere seguito da un rimbalzo quasi altrettanto forte, ma per ora non lo si vede. Il governo aveva messo in conto una crescita dello 0,8% per quest’anno, e se va bene, non supererà lo 0,3%. Con tre milioni di disoccupati ufficiali, ma di fatto il doppio, l’Italia non se lo poterebbe permettere”. Per il giornalista Renzi dovrebbe avere ancora un’estate tranquilla, visto l’andamento dei tassi, ma questa potrebbe essere la sua ultima stagione tranquilla.
Per questo Renzi e la sua equipe pensano di utilizzare come strumento di ricatto sui parlamentari, ma anche direttamente come arma finale, le elezioni anticipate prima che le loro carte vengano scoperte, quando il Presidente del Consiglio dispone ancora del massimo di popolarità e fiducia. Anzi non è da escludere che, in fondo, un incidente di percorso nell’attuale vicenda parlamentare, possa non dispiacergli, se gli permettesse di presentarsi agli elettori come colui che ci ha provato in tutti i modi, ma che si è scontrato a una inamovibile “aula sorda e grigia”.

Le piazze e i luoghi di lavoro e della produzione contro palazzi e i consigli di amministrazione

A dire il vero a noi interessa solo in parte che Renzi non dorma sonni tranquilli a causa di quella crisi capitalista che continua inarrestabile e che esprime tutte le contraddizioni di questa fase storica del capitalismo.
Quel che ci interessa di più, quello che è decisivo è che le manovre e l’azione di Renzi, cioè del governo in combutta con il padronato, siano smascherate e rese comprensibili alla massa della popolazione e soprattutto contrastate da un nuovo movimento di lotta e sociale. Sotto le finestre di Palazzo Chigi e i palazzi della Confindustria devono tornare le lotte, le resistenze e le lotte per la difesa del posto di lavoro, per il salario, contro la divisione tra pubblico e privato e tra giovani e vecchi, una mobilitazione per un programma unitario dei vari settori sociali. Bisogna far saltare i piani antidemocratici di Renzi, che sono le controriforme istituzionali, ma anche le controriforme sulla pubblica amministrazione, sui diritti lavoro; bisogna impedire che le norme del fiscal compact si traducano nella legge di stabilità, con un nuovo massacro sociale, per far capire che l’unica vera democrazia, l’unico vero cambiamento non è votare questo o quell’uomo forte espressione dei capitalisti che anche nel nostro paese dominano la società, ma la partecipazione diretta, il protagonismo, la voglia di una reale democrazia dal basso, di potere decidere sugli obbiettivi, su come condurre le lotte, su quale società di costruire; non delegare il futuro a qualcuno che te lo sta bruciando, ma riconquistandolo in prima persona. La controriforma costituzionale è la negazione completa di questa volontà democratica e di liberazione.

Costruire l’opposizione sociale ed unitaria

Ma per cominciare a fare questo è necessario che in autunno si metta in moto un vasto fronte unitario, di forze sociali, sindacali e politiche. Tutti coloro che si pongono in opposizione all’attuale governo e che vogliono contrastare le politiche dell’austerità e difendere le condizioni di vita della classe lavoratrice nei suoi diversi settori e complessivamente, devono avere come bussola, la volontà dell’unità d’azione, la costruzione di mobilitazioni comuni, dalle vertenze alle manifestazioni locali e nazionali.
E’ il primo passo elementare perché alla lotta di classe dei padroni e del governo, si contrapponga la lotta di classe degli sfruttati in forme meno frammentate ed episodiche di quanto si siano manifestate fino ad oggi, quindi più convergenti, più credibili ed efficaci. Qua e là, dove si è tornati a lottare duro ci sono già esperienze vittoriose o parzialmente vittoriose.
Sono già state annunciate diverse manifestazioni ed iniziative nazionali per l’autunno, lavoriamo perché queste convergano; si può avere posizioni politiche e strategiche anche diverse sia per quanto riguarda le forze sindacali che quelle politiche, ma se si vuole provare a reggere lo scontro momenti unitari di mobilitazione sono essenziali per rendere forte e credibile la lotta.
* Per gli utili e necessari approfondimenti rimandiamo a una serie di articoli ed interviste reperibili ai seguenti link:

29 luglio 2014



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