IL
PRODE MORENO E LA CROCIATA CONTRO L’EURO
di Stefano Santarelli
Esistono vari modi di fare le polemiche politiche ma
si deve riconoscere che Moreno Pasquinelli, il leader del MPL, ha scelto nel
suo ultimo articolo, "Kautskyani o trotskysti? Sul fianco sinistro del blocco eurista" apparso nel Blog “Sollevazione”, il
modo peggiore attaccando duramente un contributo di Olmo Dalcò (un evidente
pseudonimo) scritto per il seminario nazionale di Sinistra Anticapitalista. Questa
polemica rappresenta un vero salto di qualità rispetto alle precedenti querelle lanciate da Pasquinelli.
Ora deve essere chiaro che non mi scandalizza la
contestazione di un articolo anche se espressa con toni particolarmente duri e
pesanti, in fondo vengo dalla scuola della Quarta internazionale, ma trovo
assolutamente inaccettabile che Sinistra Anticapitalista e con essa quindi tutte
le altre formazioni contrarie all’uscita dalla moneta unica e già criticate a
suo tempo da Pasquinelli come i CARC, il PCL (e a questo punto la lista
diventerebbe veramente lunghissima) non favorevoli al lancio di una campagna
per l’uscita dall’Euro vengano accusate di essere “diventate satelliti del PD,
(e) come Renzi si illudono di ‘poter cambiare verso’ all’Unione europea, e
quindi sono oggettivamente diventate truppe di complemento delle oligarchie
eurocratiche”.
E’ una critica sicuramente ingenerosa, vergognosa oltre che calunniosa questa che il prode Moreno riserva tra l’altro ad una formazione che, sia pur con tutti
i suoi limiti che essa stessa riconosce, non ha avuto nessuna esitazione a indicare (da subito e prima
dello stesso Pasquinelli) in Renzi e nel suo governo il nemico pubblico n°1.
E’ evidente che lo stile di Pasquinelli, se di
stile si può parlare, ostacola qualsiasi tentativo di costruire un fronte
unitario della sinistra e delle forze sociali per contrastare il governo Renzi
e le sue politiche liberiste che non solo stanno impoverendo la società
italiana ma creano le premesse per la distruzione totale dei diritti e delle
conquiste sociali ottenuti dai lavoratori dal dopoguerra ad oggi.
Senza la costruzione di questo fronte unitario il
nostro paese rischia non solo attacchi ai livelli di vita dei ceti medio bassi
della nostra società, ma una svolta autoritaria di cui non è difficile
prevedere le conseguenze.
E’ questo il vero soggetto che ci troviamo di fronte
non certamente il lancio di una campagna demagogica per l’uscita dall’Euro che può costituire al
massimo soltanto un aspetto tattico ma certamente non strategico della nostra
battaglia politica. Ma il nostro Pasquinelli evidentemente non conosce la
differenza che passa tra la tattica e la strategia politica al contrario di un
altro Moreno (Nahuel),
celebre dirigente trotskista argentino che dedicò su questo aspetto un suo
celebre testo.
Io non sono assolutamente un esperto di problemi
economici come i miei compagni Achilli e Gatti anzi mi definisco un analfabeta
su questo terreno. Ma sia pure nella mia profonda ignoranza ritengo che
l’eventuale uscita dall’Euro per ritornare ad una moneta nazionale che sarebbe
veramente carta straccia colpirebbe
duramente i livelli di vita dei lavoratori italiani e delle loro famiglie.
E non si può non condividere l’analisi di Riccardo
Achilli:
“Togliamoci
dalla testa l’idea che l’uscita unilaterale dall’euro, come farneticano Grillo
e i sovranisti, sia praticabile. Uscendo dall’euro con un economia
iper-indebitata, con un potenziale di crescita molto basso e con una
modestissima autorevolezza politica internazionale, verremo condotti in caso di
ripudio anche solo parziale del debito sovrano, verso un default pilotato, sul
modello di quanto è avvenuto in Argentina, oppure in caso di rispetto degli
impegni di rimborso del debito, verremo schiacciati dallo spread e dalla fuga
di capitali (…). Il recupero di competività-prezzo derivanti una svalutazione
della reintrodotta lira verrebbe schiacciato anche da sanzioni, anche non
tariffarie, sul nostro commercio estero.”
Ritengo questo un quadro molto probabile delle
conseguenze della uscita dall’euro per il nostro paese.
Ma al di là delle
divergenze che si possono avere con Pasquinelli sulla opportunità di uscire o
meno dall’euro il nodo centrale è, lo ripeto ancora una volta per evitare
equivoci, la costruzione di un Fronte unitario della sinistra contro il governo
Renzi. Sta a Pasquinelli e al suo movimento decidere cosa fare: se impegnarsi
in prima persona contro questa battaglia che non sarà certamente facile vincere, oppure lanciarsi in una campagna fumosa contro l’euro e contro i compagni e le
organizzazioni della sinistra ostili a tale crociata, cosa che in ultima analisi
aiuterebbe proprio lo stesso Renzi che a parole il prode Moreno dichiara di
combattere.
Caro Anonimo,
RispondiEliminanelle polemiche politiche tra “compagni” esistono delle regole non scritte, ma dettate ovviamente dal buon senso o forse sarebbe meglio dire dalla fratellanza politica per il “comune ideale”.
Se io do del fascista ad un compagno o, come nel caso di Pasquinelli, di “satelliti del PD (...) e truppe di complemento delle oligarchie europee” rischio di prendere qualche schiaffo come minimo, Schiaffi che sarebbero ben meritati.
Con l’atteggiamento di Pasquinelli è molto chiaro che l’MPL non vuole l’unità della sinistra e mio caro anonimo e proprio invece l’unità della sinistra per cui questa redazione ed il sottoscritto si battono.
Stefano Santarelli
Coordinatore di “Bandiera Rossa in Movimento”
P.S. Caro Anonimo, firmiamoci, i commenti anonimi non è costume di questa redazione pubblicarli