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mercoledì 22 ottobre 2014

LA RIFORMA DELLA SCUOLA RENZI-GIANNINI NON E' QUELLO CHE CI VUOLE PER LA SCUOLA di Luca Lecardane



LA RIFORMA DELLA SCUOLA RENZI-GIANNINI NON E' QUELLO CHE CI VUOLE PER LA SCUOLA
di Luca Lecardane




Ogni  governo ha sempre la sua riforma della scuola, mai nessuna ha colto, a mio parere,quasi mai le vere questioni da affrontare.
Il ministro Giannini vuole diminuire di un anno il liceo perché vuole parificare il sistema scolastico italiano a quello europeo.
Peccato che non sia vero che i sistemi scolastici europei abbiano un anno in meno, o se ce l’hanno, è dovuto al fatto che abbiano ore in più durante l’anno scolastico.
Ma vediamo nello specifico i sistemi scolastici dei maggiori paesi europei, tenuto conto che in Italia tutto il sistema scolastico è formato da 5 anni di elementari, 3 di medie e 5 di scuola superiore per un totale di 13 anni dai 6 ai 18 anni.

Il sistema spagnolo è diviso in tre parti: Educazione infantile (da 0 a 6 suddivisa in 2 cicli), Educazione primaria da 6 a 12 anni suddivisa in 3 cicli; Educazione secondaria obbligatoria – ESO - da 12 a 16 anni suddivisa in 2 cicli. Poi gli studenti possono scegliere fra tre vie che durano due anni. Facciamo i conti ? dai 6 ai 18 anni anche in Spagna

Nel sistema tedesco a sei anni si va a scuola (però con 6 mesi di ritardo rispetto in Italia). Per i bambini con problemi di apprendimento, con handicap fisici o disabili ci sono scuole particolari, a volte a tempo pieno, dove i bambini imparano un mestiere. Il sabato è spesso libero. Per completare le 28/30 (o più) ore (formate da 45 minuti) di lezioni settimanali si fanno anche fino a 8 ore al giorno, cioè con rientri pomeridiani o fino alle ore 15 / 15.30. L'obbligo scolastico dura da tempo fino ai 16 anni. E siamo arrivati al triennio delle superiori (Oberstufe) che porta alla maturità  . Il triennio prepara all'esame di maturità. Facciamo i conti ? addirittura 13 anni e mezzo.

Nel sistema scolastico francese gli insegnamenti primari e secondari sono gratuiti, misti, laici e obbligatori dai 6 ai 16 anni e per accedere all’università bisogna fare altri due anni per raggiungere le attestazioni di studio Bac che permettono di entrare all’università. Anche qui 13 anni di studio.

Nel sistema inglese vi sono tre cicli di studio il primo inizia a 4/5 anni; il secondo a 11 ed il terzo dai 16 ai 18 anni. Facciamo i conti anche qui ? 14 anni, quindi un anno in più rispetto all’Italia
Quindi il Ministro o non sa di cosa parla quando spaccia la diminuzione di un anno del ciclo degli studi come un allineamento all’Europa oppure è in malafede.

In realtà le questioni da affrontare in una riforma della scuola sarebbero ben più importanti e profonde e andrebbero divisi per tematiche:

-L’apprendimento: è noto  che la curva di attenzione nei confronti di qualcuno che spiega o che parla è di dieci – quindici minuti come risolvere il problema?
Riducendo l’ora di lezione a 45- 50 minuti come in alcuni paesi europei;
insegnando ai docenti tecniche per ridestare e stimolare l’attenzione degli studenti;
In questo ambito si inserisce la questione delle vacanze estive, troppi tre mesi per non dimenticare molte delle nozioni imparate durante l’anno, specie in materie tecniche come la matematica e la fisica. Negli altri paesi europei si distribuiscono le ferie in maniera più omogenea  con ferie a metà marzo, metà novembre oltre le classiche natalizie e pasquali e con ferie estive di 6-7 settimane.

- La riforma dei programmi: ad esempio penso sia incomprensibile il mancato studio di eventi molto importanti per la storia dell’umanità che hanno ricadute su quella italiana come la seconda guerra mondiale, gli anni di piombo e la Glasnost;

-Il diritto allo studio: la legge di stabilità taglia i fondi a regioni e comuni, i quali dovranno o aumentare le tasse oppure tagliare servizi come ad esempio: le borse di studio, l’assistenza igienico personale nelle scuole per i disabili che viene fornita dai comuni e dalle scuole (ma queste ultime non hanno fondi), taglio delle ore degli insegnanti di sostegno o di assistenti alla comunicazione per gli studenti in difficoltà. Questo taglio vanifica i 150milioni di euro per l’università. Io penso che servano:borse di studio a copertura  totale comprensive di costo dei libri e biglietti per i mezzi pubblici per le fasce deboli.  La borsa di studio dovrebbe essere fornita in beni materiali (ad esempio esenzione epr qualsiasi tassa, fornitura di libri in comodato d’uso gratuito etc..) per evitare abusi e furberie. Tale intervento dovrebbe essere limitato negli anni ad esempio per le elementari a 7 anni poiché potrebbe capitare una defaillance durante gli anni di studio;

-Gli stipendi degli insegnanti: mediamente gli insegnanti europei guadagnano più di quelli italiani che ne guadagnano 23.000. Solo per fare un esempio quelli tedeschi guadagnano 43.000 euro,  quelli inglesi 32.000 euro, quelli francesi 29.000. Il tutto a fronte di maggiori ore di lezione nella scuola primaria e nella scuola secondaria superiore e uguale alle medie e tenuto conto che, ovviamente, il lavoro degli insegnanti non si conclude di certo con le ore di lezione, ma continua a casa o a scuola in varie forme;

- Edilizia scolastica: serve un piano nazionale per l’edilizia scolastica e universitaria, lo stato dei laboratori, delle palestre e degli edifici scolastici in generale specialmente al sud è disastroso;

-Collegamento scuola-lavoro: serve maggiore collegamento tra la scuola ed il lavoro prendendo ad esempio il sistema tedesco, specialmente negli istituti tecnici;

-Semplificazione degli indirizzi scolastici: sono troppi, bisognerebbe armonizzarli e semplificarli;

-Diritto alla formazione e all’aggiornamento degli insegnanti: già in parte presente nella riforma, a mio parere, andrebbe ampliato e con lo studio sia  da parte di chi deve iniziare la carriera sia per gli insegnanti dei metodi di insegnamento, pedagogia dei contesti formali, pedagogia speciale e similari

Vi sono alcune parti positive della riforma come le assunzioni di una parte dei precari storici (a parte il diritto all’aggiornamento come scritto prima), ma la questione scuola è molto più ampia e deve essere affrontata in maniera più radicale.


Luca Lecardane dell’associazione Net Left



La vignetta è del Maestro Mauro Biani








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