PRIMO MAGGIO:
INTERNAZIONALISTA E ANTICAPITALISTA
Nella confusione generale delle coscienze politiche forse è il caso di ricordare che il primo maggio è la giornata internazionale di lotta delle lavoratrici e dei lavoratori, simbolo ed espressione della battaglia delle classi lavoratrici contro un sistema economico e sociale di oppressione, ingiustizia, violenza e guerra: il capitalismo.
Forse è il caso di ricordare che il primo maggio è l’unità dei lavoratori contro le divisioni che il sistema costruisce per impedire le loro lotte e che l’internazionalismo vuole porre fine ad ogni sorta di frontiere per costruire la solidarietà e la fratellanza dei popoli.
Solidarietà e sostegno si devono esprimere oggi in particolare al popolo greco, sottoposto al durissimo attacco dei governanti europei che vogliono soffocare sul nascere l’esperienza del governo di sinistra
Questo primo maggio in Italia avviene, come in tanti altri luoghi del mondo, sotto il segno delle politiche di austerità, repressive, razziste e delle operazioni speculative e finanziarie dei potenti, di cui l’Expo insieme al Tav e alle grandi opere è l’espressione.
Avviene mentre il Mar Mediterraneo, da sempre luogo di incontro dei popoli, è diventato il cimitero della strage ininterrotta dei migranti, donne, uomini, bambini che fuggono la guerra, la fame, la repressione, le catastrofi climatiche e che la Fortezza Europa ricaccia indietro con ogni mezzo.
Forse è il caso di ricordare che dietro ogni volto africano o magrebino dei barconi ci sono il volto, le paure e le speranze dei nostri bisnonni sulle navi che cercavano rifugio in America o di coloro che sui treni nel secondo dopoguerra ricercavano un futuro in Belgio, in Germania o nel Nord dell’Italia.
L’Europa ha le risorse e le ricchezze per aprire le sue frontiere e garantire l’accoglienza e il diritto di asilo a tutti quelli che ne hanno bisogno.
I lavoratori devono più che mai diffidare e combattere le organizzazioni che, come la Lega di Salvini e le forze dell’estrema destra, ieri come oggi, incitano all’odio contro coloro che sono ancora più poveri, disgraziati e diversi, indicati come i responsabili delle difficoltà proprio per nascondere i veri responsabili della crisi sociale del paese: i padroni, i capitalisti e i governi che ne gestiscono gli affari.
Salvini e i suoi accoliti sono al servizio dei padroni, come lo erano i fascisti negli anni venti, per costruire la divisione delle lavoratrici e dei lavoratori, per impedire l’unità degli oppressi e la costruzione di un fronte di solidarietà delle classi lavoratrici che garantisca una vita degna per tutti.
Il governo Renzi è il governo delle bugie e dell’austerità e sta portando a termine lo sporco lavoro cominciato da quelli precedenti (Berlusconi, Monti, Letta): distruggere le conquiste sociali ed economiche del mondo del lavoro e la stessa Costituzione democratica del 1948 frutto della lotta di Liberazione dal fascismo e dal nazismo.
Il Jobs Act ha cancellato lo Statuto dei lavoratori, i diritti e le tutele del lavoro, dando ai padroni piena libertà di licenziamento e sfruttamento dei lavoratori.
Le controriforme delle pensioni hanno colpito a morte la previdenza pubblica e il diritto di ciascuno, dopo una vita di lavoro, di avere una pensione degna che gli permetta di vivere.
I tagli alla spesa sociale stanno distruggendo la sanità pubblica e l’intero sistema del Welfare che garantiva la solidarietà e il sostegno a tutte le cittadine e i cittadini.
Ed oggi Renzi, dopo che la scuola pubblica ha già subito tagli consistenti, vuole darle il colpo di grazia per renderla finalmente funzionale agli interessi della Confindustria sia puntando, con la creazione dei presidi manager, alla sua aziendalizzazione che finanziando ancor più le scuole private.
Il governo Renzi, con le sue scelte autoritarie sta facendo saltare lo stesso assetto democratico della Costituzione e impone una legge elettorale antidemocratica, che nega una vera rappresentanza popolare garantendo il monopolio del potere a ristrette oligarchie politiche.
Nello stesso tempo, proprio in questi giorni in cui ricorre il centenario della partecipazione italiana all’immane tragedia della prima guerra mondiale, il governo prospetta nuovi sconsiderati interventi militari dall’altra parte del Mediterraneo.
Tutto questo è la realtà del capitalismo; le politiche liberiste portate avanti dall’Unione Europea e dai suoi governi sono una idrovora che succhia risorse dai salari, dalle pensioni, dallo stato sociale per trasferirle ai profitti e alle rendite.
Contro queste politiche, contro il capitalismo e i suoi governi, per cacciare Renzi e le sue falsità, i lavoratori devono ritrovare la strada della mobilitazione, debbono costruire l’unità e la lotta comune di tutti i settori sociali colpiti dalla crisi, devono combattere la divisione al loro interno, devono unirsi tra occupati, disoccupati e precari, tra lavoratori italiani e migranti.
Questo percorso di lotta era cominciato in autunno contro il Jobs Act, ma le direzioni sindacali hanno scelto di interrompere la mobilitazione e lasciare mano libera al governo. Una scelta gravissima che conferma le loro gravi responsabilità in tutti questi anni di subordinazione ed accettazione delle politiche padronali.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno più che mai la necessità di organizzarsi nei sindacati, ma serve un sindacato di classe e democratico, un sindacato che si faccia carico fino in fondo dei bisogni e delle esigenze di tutte le lavoratrici e lavoratori, di tutti gli sfruttati.
Le parole d’ordine su cui costruire la lotta devono essere quelle che da sempre segnano la mobilitazione della classe operaia contro i capitalisti: diritti per tutti, italiani e migranti, un salario adeguato, la riduzione dell’orario di lavoro e dei ritmi, lavoro e reddito per tutti, il diritto alla pensione, sanità e scuola pubblica di qualità per tutti, assistenza sociale e solidarietà per tutti quelli che ne hanno bisogno mentre sul piano politico la battaglia deve essere più che mai per la giustizia sociale, la partecipazione e la democrazia e per un progetto alternativo di società che ponga fine al capitalismo e alle sue ingiustizie.
dal sito Sinistra Anticapitalista
La vignetta è del Maestro Enzo Apicella
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