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sabato 2 maggio 2015

ESISTE O NO UN FASCISMO ISLAMICO? di Amedeo Maddaluno





ESISTE O NO UN FASCISMO ISLAMICO?
di Amedeo Maddaluno



Il dibattito tra gli studiosi

“(…) E’ il caso della categoria di “Islamo-fascismo” coniata ai tempi della guerra dell’Afghanistan e disinvoltamente usata da intellettuali come Cristopher Hitchens, Oriana Fallaci, Giuliano Ferrara. Una delle più colossali fesserie che siano mai state dette. (…) Forse quelli di BokoHaram o del Califfato sono anche peggiori dei nazisti, ma hanno caratteristiche proprie e parlare di fascismo serve solo a confondere le idee. Le categorie di fascismo ed antifascismo non sono universali, ma europee. (…) L’antifascismo è una categoria culturale importantissima ed ancora vitale per l’Europa, ma dice molto poco al di fuori, a meno di non far rientrare a calci nella categoria di fascismo il regime nazionalista del Mikado, il peronismo, il regime Kemalista, il Kuomintang, i regimi castrensi di Asia ed America Latina, ed, appunto, il fondamentalismo islamico, che sono fenomeni peculiari dotati ciascuno di propria definizione. Usare la categoria di fascismo come “generalizzante” non è altro che il solito peccato eurocentrico.”1

Vale la pena di aprire un confronto sul tema “fascismo e islam” con una lunga citazione di un brano del professor Aldo Giannuli della Statale di Milano. Il Professor Giannuli è un eminente studioso di storia contemporanea ed uno dei massimi esperti del ruolo dell’Intelligence nella storia recente del nostro paese e negli anni di piombo: è quindi una figura che vale la pensa ascoltare, soprattutto se esprime un giudizio così netto da risultare senza appelli. Eppure, tra gli studiosi non tutti la pensano così – e parliamo di studiosi, non di giornalisti assai alla moda, tromboni e tuttologi come i tre che Giannuli cita (e non li cita per proprio torto ma perché ahinoi nella civiltà della comunicazione è il giornalista e non lo studioso a orientare il pensiero – quello straccio di non pensiero che circola oggi sui media). 

Tra gli storici sostenitori della teoria del fascismo islamista figura lo statunitense Walter Laqueurcon la sua opera “Fascismi. Passato, presente, futuro” edita in Italia da Tropea nel 2008. Tra gli studi di esordio del celebre storico di oltreoceano vi fu proprio la fondamentale opera “Comunismo e Nazionalismo nel Medio Oriente”, pubblicata in Italia negli anni ‘50. La lettura di Laqueurè meno netta di quella di Giannuli e ci ricorda i lavori sul fascismo del nostro De Felice: la ricerca delle sfumature e delle complessità di un fenomeno politico, ideologico, culturale e storico tutt’altro che monolitico. 

Non il fascismo dunque – e qui l’opera dello studioso americano completa e va oltre quella del maestro italiano – ma i fascismi. Non un’ideologia dogmatica, ma elementi comuni che permettono di inserire nella cornice del fascismo correnti di pensiero e di azione diverse e distanti, persino antecedenti – come l’Action Française3 - al fascismo italiano che pure è il movimento eponimo. Laqueur vede un fenomeno: l’islamismo – non l’Islam religione ma la politicizzazione di questa – può diventare e diventa humus per una nuova forma di fascismo contemporaneo.

Dai fascismi internazionali a quello islamista

Ma quali sono questi elementi di fascismo che ritroviamo nell’islamismo? 

In un mio studio intitolato “Influenze occidentali e autonomia ideologica nel panorama politico arabo: una proposta di lettura nel contesto geopolitico”4 presentavo una brevissima carrellata di attori, leaders, partiti ed ambiti culturali che nel mondo arabo – che non è solo islamico – avevano subito il fascino delle varie ideologie occidentali. 
Il lavoro era sostanzialmente un’introduzione al tema che mi permetteva però di prendere posizione: sostenere che le ideologia europee – socialismi e nazionalismi in primis – si siano diffuse fuori dall’Europa non è “peccato di eurocentrismo” ma è semmai l’esatto contrario, cioè la convinzione che il mondo non sia fatto a compartimenti stagni. Possiamo dunque ravvisare nell’islamismo tracce più o meno marcate di fascismo per influenza diretta e “storica” ma anche per affinità. 

Si pensi che un unico Fascismo non è mai esistito e sono stati invece i fascismi nella loro eterogeneità a lasciare traccia nel novecento in tanti luoghi, modi e momenti differenti. Il fascismo come modello e i fascismi come declinazione furono correnti ideologiche sospese tra l’estremo conservatorismo e l’estremo reazionarismo, teorizzatrici della società gerarchica e sempre caratterizzati dall’ultranazionalismo (nazionalismi persino contrastanti perché irredentisti, imperialisti, pan-nazionalisti o separatisti) e spesso da un razzismo e un antisemitismo spinti all’ossessivo, interclassisti come diffusione ma non certo organici agli interessi del popolo lavoratore quanto invece della borghesia o addirittura dell’aristocrazia, moderni quando affascinati dal industrialismo applicato alla guerra e alla potenza della Nazione ma in realtà profondamente antimoderni perché refrattari ad ogni emancipazione sociale, venati da un misticismo presente sia nei fascismi atei che in quelli religiosi che sconfinava nell’esoterico e nel magico. 
I fascismi furono questo, appunto, sia quando conservatori che quando reazionari, quando atei e quando religiosi, quando irredentisti e quando separatisti, quando socialisteggianti e corporativisti (i fascismi di “sinistra”) e quando aristocraticisti, quando repubblicani e quando monarchici, quando affascinati dal mito del progresso industriale e quando nostalgici della pura vita agreste, quando vitalisti e quando dediti al culto della morte. Se queste furono le eterogeneità e le omogeneità del fascismo, perché non denunciare chiaramente come l’islamismo possa essere certo conservatore, autoritario, reazionario ma anche fascista? 

L’islamismo wahabita presenta moltissime di queste caratteristiche (direi quasi tutte, incluso un nazionalismo non rivolto alla Nazione ma alla comunità dei Credenti che si fa Stato) e lo stesso pensiero della Fratellanza Musulmana, pure più moderato, specialmente nel passato è stato segnato da forti coloriture fascisteggianti e questo non può essere scisso dalla simpatia e dai desideri di alleanza nutriti da Hassan Al Banna (fondatore della Fratellanza) verso il Duce.

Prospettive politiche

Ebbene: una volta ravvisate concrete – e pericolose! - tracce di fascismo nell’islamismo che si fa? Ci si accoda alla petulante geremiade degli islamofobi da prima serata, dei neoconservatori all’americana – o all’amatriciana, dei populisti europei come delle destre israeliane? Questo è ovviamente fuori discussione. 
Anzi, una volta preso conto del pericolo fascista proveniente dal mondo islamista (sottolineo ancora islamista e NON islamico) si devono andare a ricercare i complici, i finanziatori ed i mandanti che si trovano proprio nelle cancellerie e negli stati maggiori atlantici ed israeliani e che durante la Guerra Fredda hanno investito sui fondamentalisti islamici in funzione anticomunista, antisovietica, antisocialista, antipanarabista ed antiterzomondista. 
Peggio: il caso siriano dimostra che non hanno certo cessato di farlo. Quante sono state nel mondo le Gladio alimentate da Washington? Quante le strategie della tensione che hanno coinvolto movimenti reazionari? Di quali connivenze possono ancora godere i fondamentalisti? I pensatori liberi, non inclini all’occidentalismo e appiattiti sull’atlantismo devono riconoscere e denunciare la componente fascista dell’islamismo e non confonderlo con un romantico terzomondismo o meno ancora con una forma di antiimperialismo. 

Non può esservi resistenza al necolonialismo laddove vi sono i petroldollari delle monarchie del Golfo, da sempre ispirate ed ispiratrici dell’Islam politico più retrivo e violento nell’ambito sunnita. Quasi un “fascismo di sinistra”, corporativo e socializzante è d’altro canto quello che si rifà all’Iran e alle proprie propaggini sciite, stranamente considerato un pericolo esiziale da un’Israele che convive benissimo con i paesi cui fa capo l’estremismo sunnita, il tutto a riprova del rapporto ambiguo e strumentale che sussiste tra potenze occidentali e islamismo.


Post Scriptum

Giusto per raccogliere i temi posti da Giannuli, mi assumo la responsabilità di dire che a nessuno studioso serio di Medio Oriente e Turchia e meno ancora di storia del fascismo salterebbe in mente di associare al fascismo il kemalismo che fu certo nazionalista, autoritario e militare, ma non fu totalitario e tanto meno antimoderno. 
Lo stesso vale per il Kuomintang cinese, che insieme al Baath arabo realizzò quella strana sintesi tra nazionalismo e socialismo patriottico, tra destra nazionale e socialismo anticolonialista che caratterizza buona parte del terzomondismo ma che pure – eccoci ancora al rifiuto del mondo a compartimenti stagni! – fu fortemente influenzato dalle idee nazionaliste e stataliste di marca europea. 
Il peronismo fu simile a questi ma con in più una componente populista spiccatamente latina. 
Sul regime nazionalista del Mikado in Giappone mi assumo ancora la responsabilità di affermare il contrario: fu (come tutte le altre) una forma peculiare di fascismo, ultranazionalista oltre il razzismo, misticheggiante e religioso, reazionario ed aristocraticista, militarista ed esaltatore della violenza, bellicista, tradizionalista e bigotto nei fini ma industrialista negli strumenti, reazionario ed antimoderno.


NOTE

   1)  http://www.aldogiannuli.it/afasia-degli-intellettuali-europei/                        


     3)   Sul “fascismo prima del Fascismo” in Francia si veda l’opera fondamentale “Neither Right nor Left: FascistIdeology in France” di Zeev Sternhell, Princeton University Press, che accredita come più propriamente fascisti e non più come semplicemente ultranazionalisti i seguaci dell’Azione Francese. Personalmente classifico come pre-fascisti anche alcuni movimenti popolari russi come le famigerate Centurie Nere – qui si vedano Vittorio Strada e SergejKuleshov ne “Il fascismo russo”, Saggi Marsilio.








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