CHE PROSPETTIVA DI GOVERNO PER LE SINISTRE PORTOGHESI?
di Riccardo Achilli
Le sinistre portoghesi stanno dando, con la mozione di censura che ha
fatto cadere il Governo di minoranza di Passos Coelho, una speranza ad ampi
settori della sinistra. Spiace doversi mostrare bastian contrari, ma
l’impressione è che tali speranze non siano sempre del tutto ben riposte.
Purtroppo, un conto, molto facile, è identificare un comune nemico, un conto,
ben più difficile, è saper proporre una alternativa di governo solida e in
grado di affrontare i temi strutturali di fondo.
Nei documenti programmatici sottoscritti fra socialisti, Bloco de
Esquerda e comunisti (visibili su http://www.ps.pt/ ) non si enuncia un programma di governo vero e
proprio, ma soltanto una serie di obiettivi auspicabili (fine delle
privatizzazioni, aumento dei salari, lotta alla precarietà, riforma fiscale più
progressiva ecc. ecc.) premettendo che esistono differenze rilevanti, di tipo
strutturale, nell'analisi e nel percorso che ogni partito ritiene di dover
percorrere per raggiungere quegli obiettivi. Nemmeno una parola che una sui due
temi fondamentali, senza i quali gli auspici rimangono tali, ovvero il rapporto
con la Trojka e la questione del debito pubblico. Non a caso: sono esattamente
i due temi sui quali i tre partiti della sinistra portoghese si dividono
profondamente. Senza un comune sentire su queste tematiche, accettando come
inevitabili le differenze strutturali, nel migliore dei casi si formerà un
Governo che si schianterà ai primi "niet" della Trojka, oppure che
avrà una evoluzione "greca", finendo cioè per accettare nuove misure
di austerità (certo i socialisti portoghesi non sarebbero disposti ad uscire
dal Pse per sostenere posizioni anche solo blandamente anti-euro). Già oggi, in
una intervista ad Rtp, il candidato socialista al Ministero delle Finanze,
Mario Centeno, chiarisce che si cercherà di attutire l’austerità rimanendo,
però, dentro i patti sottoscritti con l’Europa. Come questo sia possibile,
senza finire per fare una austerità appena mitigata da qualche decimale di
flessibilità, come si sta facendo in Italia, e senza scontrarsi con gli altri
alleati di sinistra in un eventuale governo rosso, non è dato sapere né capire.
Ed infatti, con il Governo rosso non ancora formato, arrivano già le
prime polemiche. Catarina Martins, portavoce del Bloco de Esquerda, ribatte
polemicamente all’intervista di Centeno, criticandolo per non voler parlare di
taglio del debito pubblico, chiarendo, minacciosamente, che se l’accordo
politico non fosse rispettato, il Bloco potrebbe promuovere una mozione di
censura al Governo di sinistra futuro. E soprattutto, annunciando una decisione
che il parlamentarismo italiano ben conosce, e che in generale è foriera di
grave instabilità di Governo, ovvero l’appoggio esterno. Il Bloco non
parteciperà al Governo (http://www.publico.pt/politica/noticia/acordo-nao-e-fragil-mas-se-fosse-mais-longe-be-poderia-ir-para-o-governo-1714165 ).
E’ chiaro che i presupposti per una governabilità reale siano molto
fragili. Se non si sbricioleranno ai primi compromessi che dovranno ingoiare,
tireranno avanti su una soft austerity, non dissimile da quella di Renzi in
Italia, confidando magari che poi vincaPodemos in Spagna, che poi ci sia il
Brexit, che poi la sinistra italiana rinasca, che poi la Spd tedesca cambi
direzione. Che poi, che poi che poi...Tutte cose che non sono nel potere della
sinistra portoghese. Che sono eventuali, che anche se si realizzassero (ed
alcune non sono del tutto probabili, ivi compresa una maggioranza
Psoe/Podemos/Iu in Spagna) non è detto che produrrebbero effetti positivi
consistenti.
Nel frattempo, una posizione così fragile fornisce alla destra
portoghese l'alibi per progettare una nuova tornata elettorale, dalla quale il
quadro politico nazionale uscirebbe ancor più frammentato, ed a quel punto i
socialisti sarebbero chiamati ad una responsabilità nazionale con un esecutivo
di larga coalizione, che accetterebbero anche in virtù dell'innesco ad arte di
una nuova crisi finanziaria "ad hoc" (già oggi si registrano cali
borsistici e le prime avvisaglie di fughe di capitali dal Paese) e della
gigantesca pressione che subirebbero dai partiti del Pse. Ed in fondo i
socialisti portoghesi esprimono un Costa, ma anche un Socrates, e non tutti
sono entusiasti di provare a governare con i comunisti.
Il punto centrale rimane lo stesso, lo ripeterò all'infinito. NON SI
CERCA UNA CONVERGENZA EX POST A SEGUITO DI UN RISULTATO ELETTORALE. La
sinistra, per essere egemone nel proprio Paese e con il proprio popolo, deve
discutere prima, affrontare i problemi con la massima franchezza, non metterli
sotto il tappeto, riconoscendo che vi sono differenze "ma poi le
risolveremo strada facendo", o magari sperando in qualche evento catartico
che si produca oltre confine. Non si va da nessuna parte nel modo in cui le tre
sinistre portoghesi stanno tentando di affrontare il tema dell'unità e del
governo, perché se esistono crepe interne nell'analisi, nella cultura politica,
e quindi nella proposta, i fatti del quotidiano si incaricheranno di allargare
tali crepe molto più rapidamente della mano di intonaco che si cercherà di
mettervi sopra per tirare avanti.
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