IPAZIA:
ASTRONOMA, FILOSOFA, MARTIRE PAGANA ED EROINA DEL LIBERO PENSIERO
di Lucio Garofalo
"Agorà" è un film a dir poco stupendo, la cui proiezione
andrebbe proposta in tutti gli ordini di scuola tranne, per ovvie
ragioni di età, l'infanzia e i primi anni della primaria. Giusto per far
comprendere ai ragazzi che il fondamentalismo religioso non è un
fenomeno che appartiene solo al mondo islamico, ma è trasversale a tutte
le esperienze di culto ed alle confessioni di qualsiasi origine e
latitudine.
Quando, all'alba del V secolo dopo Cristo, i talebani erano
soprattutto i cristiani, in un impero (quello romano) ormai diventato
"cristiano".
Nel 392 d. C. l'imperatore Teodosio emanò una legge
speciale contro i culti pagani nel tollerante Egitto. Da quel momento in
poi, i quadri dirigenti del Cristianesimo, assorto ormai a religione di
Stato, intrapresero una mobilitazione punitiva proprio nella capitale
della cultura ellenica dov'era nata e dove insegnava Ipazia.
All'origine
dell'ostilità di Cirillo, il vescovo di Alessandria d'Egitto, più che
la misoginia o l'astio confessionale, era l'invidia - secondo il
bizantino Suidas - per la sua influenza politica. Era una partita a tre
quella che si giocava per il potere ad Alessandria tra l'antica élite
pagana, stretta alla rappresentanza del governo imperiale, i dirigenti
cristiani che aspiravano a soppiantarla e la comunità giudaica, la prima
lobby dominante, gruppo di pressione rivale.
Il primo atto tragico
dell'episcopato di Cirillo fu il pogrom anti-ebraico, che anticiperà
l'assalto verso l'establishment pagano, incarnato nella figura di
Ipazia.
Se la ragione e la fede costituiscono i due binari paralleli
lungo i quali si è mossa la storia dell'Occidente nel corso degli ultimi
duemila anni, i testi che meglio ne rappresentano l'immutabile distanza
sono senza dubbio gli Elementi di Euclide e la Bibbia, cioè le due
summe del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa
giudaico-cristiana, la cui efficacia ispirativa è testimoniata proprio
dall'incredibile numero di edizioni raggiunte da entrambi (duemila, una
media di una all'anno dalla prima "pubblicazione").
L’episodio più
emblematico dell'irriducibile contrasto fra le due ideologie, accadde
nel marzo del 415 d. C., quando un assassinio impresse, come disse
Gibbon in Declino e caduta dell'impero romano, "una macchia indelebile"
sul cristianesimo. La vittima fu una donna: Ipazia, detta "la musa" o
"la filosofa". Il mandante fu un vescovo: Cirillo, il patriarca di
Alessandria d'Egitto.
Ipazia fu massacrata da un gruppo di monaci
cristiani, i parabolani, una sorta di talebani dell'epoca, che
costituivano la milizia personale del vescovo. Ipazia divenne così una
martire del paganesimo, ma soprattutto un'eroica paladina della libertà
di pensiero.
È assai improbabile che con il battage pubblicitario e la
serie di dibattiti promossi attorno al film "Agorà" di Alejandro
Amenabar, qualcuno non abbia mai sentito nominare Ipazia. In una
Alessandria dove si scontrarono l'ultima aristocrazia legata al
paganesimo, il nuovo potere religioso rappresentato dal vescovo Cirillo
ed una vasta comunità ebraica, visse ed insegnò questa straordinaria
filosofa neoplatonica, matematica ed astronoma, che si diceva fosse
bellissima ed idolatrata dai suoi allievi. Una banda di parabolani,
talebani ante litteram al servizio del vescovo Cirillo, si scagliò sul
corpo di Ipazia e lo fece letteralmente a pezzi.
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