RIFLESSIONI "CORSARE" SULL'8 MARZO
di Lucio Garofalo
Giusto per la cronaca, la rivoluzione russa ebbe inizio l’8
marzo del 1917 con una mobilitazione femminile di massa. In Russia,
arretrata anche dal punto di vista del calendario, la "Giornata
Internazionale della donna" coincideva con il 23 febbraio. Le tessitrici
di Torshilovo e le dipendenti del deposito dei tram dell’isola
Vassilievsky sfilarono sulla Prospettiva Nevsky per manifestare contro
la guerra, la miseria e la fame del popolo russo. Nel giro di pochi mesi
la situazione sociale precipitò drammaticamente e, nell'Ottobre dello
stesso anno, le crescenti e quotidiane proteste di piazza che
mobilitarono le masse del proletariato russo, furono il fattore
determinante che portò al rovesciamento del regime zarista ed
all'instaurazione dei Soviet.
Il partito bolscevico di Lenin seppe
approfittare di questo ribaltamento della situazione politica in Russia.
Tale premessa mi serve ad introdurre un ragionamento sul significato
dell'8 marzo. Non rappresenta una novita straordinaria che l'8 marzo sia
diventata una ricorrenza vuota, banale e stantia, utile solo ai fiorai.
Oltretutto, la maggior parte delle donne nei paesi occidentali credo
che abbiano assai poco da rivendicare.
Oggi, nel 2017, al di là
dell'origine classista e non di genere di questa "festività", temo che
andrebbe risolto soprattutto qualche problema di convivenza domestica
con alcuni maschi. Ciò non mi impedisce di rievocare come, dove e perché
sia sorta la "Giornata Internazionale della donna": all'interno delle
lotte, delle azioni e delle rivendicazioni avanzate dal movimento
operaio che faceva capo alla II Internazionale, per iniziativa di due
donne coraggiose, tenaci e davvero rivoluzionarie: la russa Clara Zetkin
e la polacco-tedesca Rosa Luxemburg.
Non penso che oggi abbia molto
senso celebrare tale festa, che ha assunto un volto consumistico,
ipocrita e piccolo-borghese, com'è accaduto per tutte le date e le
ricorrenze segnate sul calendario, che scandiscono la nostra esistenza,
essendo state svuotate del loro valore storico originario.
A me pare che
attorno all'8 marzo si sollevi ogni anno una nube di polvere e di
ipocrisia, nel senso che molte donne si apprestano a ricevere gli auguri
e le mimose dai loro compagni e mariti, che per il resto dell'anno le
offendono e le maltrattano. Tali donne "frustrate" dovrebbero riscoprire
il significato più autentico e giusto della "Giornata Internazionale
della donna", non a caso istituita come un momento di mobilitazione ed
impegno politico a favore del suffragio universale ed altri diritti
negati alle donne, in modo particolare alle donne appartenenti alle
classi subalterne.
Oggi, direi anche nel "mondo occidentale", temo che
molte donne abbiano bisogno di rivedere i loro rapporti domestici e
quotidiani con l'altro sesso, visto e considerato che, in termini
statistici, le violenze contro le donne si consumano in gran parte
proprio nel contesto più intimo e familiare delle pareti domestiche. Si
tratta di un discorso che coinvolge evidentemente anche il ruolo e la
componente maschile, che oggi attraversa un momento di profondo affanno e
smarrimento a livello socio-esistenziale, culturale e materiale.
La vignetta è del Maestro Mauro Biani
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