Possiamo
coniugare in maniera trinitaria il concetto secondo il quale Dio e
Popolo, come modalità costitutive di un credo laico nella migliore
espressione della democrazia, si attuano e si estrinsecano nel
divenire civile, sociale e politico?
Sicuramente
sì se agganciamo, in maniera indissolubile i tre parametri della
Sovranità, della Costituzione e della Patria.
Per
capire come e perché, bisogna, però, analizzarli uno per uno.
La
Patria cosa è ce lo dice molto bene Mazzini e dal comprenderne bene
il suo autentico significato, vedremo anche come e perché gli altri
due si legano indissolubilmente ad essa.
“La
Patria non è un territorio; il territorio non ne è che la base. La
Patria è l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il
senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel
territorio.
Finché
un solo tra i vostri fratelli non è rappresentato dal voto nello
sviluppo della vita nazionale, finché uno solo vegeta ineducato tra
gli ineducati, finché uno solo, capace e voglioso di lavoro, langue
nella miseria, per mancanza di lavoro, voi non avrete Patria come
dovreste averla, la Patria di tutti, la Patria per tutti.
Il
voto, l'educazione, il lavoro sono le tre colonne fondamentali della
nazione; non abbiate posa finché non siano per opera vostra
solidamente innalzate”
Ecco,
innanzitutto, il concetto di Patria non è un concetto territoriale
che si può contrarre o espandere o definire in base a etnie,
religioni, costumi di vario genere, ma è un concetto di civiltà.
Esso
deriva da una idea condivisa, da un “senso di comunione” che
affratella tutti i figli di quel territorio, non dunque i figli dei
nati in quel territorio, ma i figli stessi di quel territorio che
condividono una sorte comune, nulla quindi di etnico o di
nazionalista.
Ma
in quel territorio, grazie a questo “pensiero d'amore”, la
civiltà si estrinseca grazie al voto che deve rappresentare tutti e
che, come vedremo, è la base stessa della sovranità; il voto, però,
in quanto espressione di una libera volontà, deve anche essere
frutto di una educazione alla libertà e ai valori, deve essere
conseguenza del binomio inscindibile: libertà-responsabilità,
diritto-dovere. E un diritto-dovere non può che fondarsi, a sua
volta, sull'emancipazione dalla povertà e dalla miseria, grazie al
lavoro, perché è il lavoro che fonda e determina la stessa libertà
e responsabilità civile, politica e sociale dell'essere umano, in
quanto “essere vivente relazionato”, come sottolinea nella sua
famosa definizione lo stesso Aristotele: ζῷον
πολιτικόν .
Ora,
la sovranità che determina la stessa sostanza dell'essere Patria, è
proprio la possibilità per ciascuno di votare liberamente,
scegliendo il proprio referente, di avere una informazione e una
cultura che non siano negate, artefatte o manipolate, e di avere un
lavoro tale che consenta di dare un senso alla propria vita e alla
propria libertà, perché un essere umano che non può sviluppare la
sua azione nella società a causa della mancanza di lavoro, non è né
sovrano né ha Patria in cui condividere pari dignità con altri
esseri umani.
Infine
la Costituzione, essa è il suggello definitivo che lega il concetto
di Patria a quello di Sovranità, è infatti l'insieme di quelle
regole che i cittadini condividono e che consentono al popolo di
essere libero e sovrano, di non subire cioè la volontà di un
singolo individuo che cerca di imporsi su tutti, facendosi tiranno, o
di un ordine religioso, economico, nazionalista o altro che risulti
sovrapporsi a tale sacro patto suggellato tra i cittadini di una
Patria per essere liberi e sovrani.
Le
regole costituzionali sono quindi le colonne portanti della Patria
come tetto comune, e della Sovranità come fondamenta del sentire
comune. Questo tempio della civiltà non sta in piedi se le Colonne
vengono alterate o distrutte e non sta in piedi nemmeno se i
cittadini non sono in grado di sostenerle con la loro sovranità,
così come non si regge, se la copertura del tetto non è tale da
poggiare su tutte le colonne, per consentire a tutti pari dignità di
lavoro, di educazione e di libera espressione della propria
sovranità.
Questa
premessa che è essenziale per comprendere come l'architettura di
questa concezione trinitaria sia l'habitat della democrazia, ci
consente anche di capire come essa sia oggi seriamente stravolta.
Si
è stravolto il concetto di Patria, facendone un mero riferimento di
tradizione e suolo, persino di sangue, debordando così ampiamente
nel nazionalismo.
Si
è alterato il concetto di sovranità, immaginando che si possa
essere solo padroni della propria moneta per poter immediatamente
conquistare indipendenza e autonomia, trascurando del tutto il fatto che anche
con una moneta nazionale un popolo può essere ampiamente privato dei
suoi diritti essenziali, come il lavoro, le cure sanitarie o
l'educazione.
Ci
si è illusi che solo il difendere una Costituzione, magari mediante
un referendum, possa bastare a restituire ad un popolo una Patria e
una sovranità.
Invece
tutti questi concetti che poi si riducono ad uno solo, sono sempre
stati transnazionali, internazionalisti e necessariamente universali,
come i diritti e i doveri dell'uomo. Perché ove più lo sono,
conseguentemente è più facile condividerli, affermarli e
difenderli.
Non
per niente ogni seria rivoluzione ha tentato di espandersi, da quella
inglese a quella americana, a quella francese e a quella russa. E
tutte le volte che questo meccanismo espansivo è stato, in un modo o
in un altro bloccato, la conseguenza è stata il riflusso, il
ripiegamento nel nazionalismo, o il velleitarismo imperialista, la
fine cioè di ogni fermento autenticamente rivoluzionario.
Ragionando
in termini collettivi ed europei, oggi ogni popolo sente
l'insufficienza e l'inadeguatezza di un sistema tecnocratico,
speculativo ed autoreferenziale, quale quello che orienta tuttora le
politiche economiche e monetarie della UE, però, al contempo, ogni
popolo europeo non è giunto alla consapevolezza della necessità di
una Patria Europea comune, in cui, ovunque si possa votare per
decidere la sorte dei popoli europei, ovunque si possa avere un
sistema educativo altamente efficiente, con compensi adeguati e
paritari in tutta Europa per chi ci lavora, ovunque un sistema
fiscale tale da rendere impossibile la ricerca del miglior vantaggio
tributario da un paese all'altro della comunità, e infine ovunque si
possano avere garanzie e tutele nel lavoro e stipendi non difformi da
un paese ad un altro.
Per
questo i popoli europei devono lottare, per una Patria, per una
Sovranità e per una Costituzione che siano autenticamente europee e
largamente condivise in ogni stato di questo continente.
Ma
se questo processo non avviene, se tale intento non solo viene
negato, ma addirittura combattuto sul nascere, se si cerca di
restringere le colonne rappresentate dalle regole costituzionali non
in nome di colonne più grandi e imponenti, ma in nome della
fragilità, del vuoto a perdere e della distruzione sistematica di quelle con cui
ancora i singoli popoli si difendono, se si sottrae al cittadino la
possibilità di scegliersi un referente politico, minando così le
fondamenta stesse della sovranità popolare, se infine, non c'è
copertura dignitosa, perché la precarietà, lo sfruttamento e la
svendita della propria forza lavoro prevalgono, non avremo nemmeno un
tetto comune, ma solo un insieme sparso di ombrelli, destinati ad
essere spazzati via all'apparire della prima vera bufera economica.
Non
avremo un tempio di una civiltà della Patria, della Sovranità e
della Costituzione, ma solo le macerie dello sfruttamento, di una
democrazia telecomandata da consorterie, mafie e oligarchie, e
ovunque individui in cerca di protettori, pronti a svendersi nel gran
mercato della prostituzione del capitale.
Avremo
la barbarie, come quella che si sta ampiamente facendo strada da
quando l'economia ha preteso di prevalere sulla politica e le
strutture tecnocratiche europee hanno preteso di dettare l'agenda ai
vari governi nazionali, specialmente a quelli in maggiore difficoltà
a causa del loro debito.
Avremo
una stessa moneta come medesima arma in un bellum omnium contra
omnes, in una guerra di tutti i più forti contro tutti i più
deboli.
Avremo
rigurgiti nazionalisti e fascistoidi tali da imprecare il via da
tutto, in nome di un sovranismo senza sovranità, e cioè di una
indipendenza senza la base fondante della condivisione e della
mobilitazione attiva dei cittadini, non solo in uno Stato ma in un
intero continente e oggi anzi, in un mondo intero
Diceva
Garibaldi: “L'uomo
il quale difende la sua patria o che attacca l'altrui paese
non è che un soldato
pietoso nella prima ipotesi
— ingiusto
nella seconda — ma l'uomo,
il quale, facendosi cosmopolita, adotta la seconda per patria, e va
ad offrire
la spada ed il sangue
ad ogni popolo che lotta
contro la tirannia
è più d'un soldato:
è un eroe.”
E'
di questi eroi che ha bisogno l'Italia, ed solo è con questi eroi
che può sopravvivere l'Europa.
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