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mercoledì 30 ottobre 2019

ELEZIONI REGIONALI IN UMBRIA: NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELLA SINISTRA RADICALE di Maurizio Zaffarano


Le elezioni in Umbria viste da Luca Peruzzi

ELEZIONI REGIONALI IN UMBRIA:
NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE DELLA SINISTRA RADICALE

 di Maurizio Zaffarano



Riguardo ai risultati delle elezioni regionali in Umbria esistono specifiche vicende (le dimissioni della giunta piddina a seguito dello scandalo della Sanità) che hanno certamente influito sull’esito delle stesse.
Dopodiché, detto che gli scandali influenzano inesorabilmente i consensi dei partiti cosiddetti progressisti e di centrosinistra ma mai di quelli di centrodestra, dai risultati delle elezioni regionali umbre credo si possano, ancora una volta, trarre alcuni insegnamenti.

Primo. La maggioranza dei votanti oggi richiede un cambiamento radicale del Paese e dunque i partiti che ottengono la maggioranza o che riscuotono i maggiori incrementi percentuali sono quelli che vengono percepiti come i partiti del cambiamento radicale. Poi, come qualcuno ha detto, si può convenire che si tratti di scelte elettorali di disperazione anziché fondate su di una razionale  e consapevole adesione a determinate visioni e progetti politici ma resta, a mio avviso, il dato di fatto: la richiesta di cambiamento radicale. 

Ancora: il consenso si conquista con le promesse di spesa e potrebbe essere conservato solo attraverso una spesa pubblica espansiva. Nell’Italia che da trent’anni persegue politiche di austerità, costretta a ciò dai vincoli europei e della finanza globale, non è un caso che nessun governo in carica sia mai stato confermato alle elezioni successive. La gestione (la sostanziale conservazione) dell’esistente, anche ammesso che fosse condotta con onestà ed oculatezza, è una politica elettoralmente fallimentare in un Paese precipitato nella crisi e nel declino: i grillini sono stati premiati come forza di cambiamento radicale e sono stati puniti per essersi adattati a governare dentro i vincoli della finanza globale. Lo stesso avverrà con il futuro governo Lega-Fratelli d’Italia-Berlusconi salvo che emerga la volontà, ad oggi assolutamente inimmaginabile per politici di mezza tacca e facilmente ricattabili, di mettersi realmente di traverso all’Ordine Economico Internazionale.

Secondo. L’Italia è un Paese fondamentalmente di destra, nella cultura e nei valori, ed intriso di individualismo consumista: le proposte elettorali (anche di cambiamento) che vengono premiate sono solo quelle che si muovono dentro il contesto capitalista. Dunque ci si scordi che gli appelli antifascisti ed antirazzisti possano avere qualche efficacia (se non funzionano nemmento in Umbria o Emilia Romagna figuriamoci altrove!): sono oggi fuori contesto e fuori tempo soprattutto quando promossi da chi, come il PD, ha contribuito a distruggere larga parte delle conquiste sociali ottenute attraverso decenni di lotta politica e sindacale.

Terzo. Dentro l’attuale contesto socio-culturale, con il senso comune dominante, non esiste alcuno spazio politico significativo per le forze di ispirazione socialista e comunista ridotte a comparse nelle elezioni e nel dibattito pubblico. Anche nella rossa, almeno un tempo, Umbria i pur dignitosissimi candidati comunisti – quello del PC di Rizzo e quello della coalizione PCI-Potere al Popolo – non arrivano complessivamente al due per cento. Cioè più o meno quanto raccolgono tutte le liste di sinistra radicale sommate insieme da una decina d’anni con l’eccezione, essendo arrivata al 4%, della lista Tsipras che però d'ispirazione socialista e comunista aveva ben poco (un cartello elettorale che dentro la cornice del riformismo europeista (leggi accettazione delle leggi della finanza globale) e sotto la bandiera di Tsipras, rivelatosi poi il traditore delle istanze di riscatto del popolo greco dalla schiavitù dell’euro, comprendeva in posizione di vertice anche gli ascari piddini (i vendoliani) e alcuni editorialisti di Repubblica (bastione del liberismo europeista e tra i principali artefici della conversione pro capitalismo della Sinistra)).
Sono convinto ormai da tempo che questi fallimenti non derivino da errori o inadeguatezze nelle proposte, nei programmi, nella forma partito, nei leader (a meno di pensare che Salvini o la Meloni prendano così tanti voti per le proprie capacità personali) e tantomeno dalla mancata realizzazione di alleanze unitarie. Certo esistono anche questi problemi ma il punto fondamentale è che oggi, ripeto, non esiste lo spazio politico per qualsivoglia proposta politica social-comunista qualunque veste e gradazione assuma (compresa quella del cosiddetto sovranismo di Sinistra che non ha nemmeno la forza di raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni).

Francamente penso che sia venuto il momento per tutti coloro che pensano sia necessario ricreare una prospettiva reale di realizzazione di una società socialista di farla finita, almeno per qualche anno, di giocare con le elezioni e a fare i dirigenti di partiti e partitini inesistenti o, peggio, a lusingare unicamente la propria vanità con dotte e sferzanti quanto ininfluenti analisi politiche sui social e ad impiegare tutte le proprie forze a riflettere e a discutere, per poi agire concretamente, su come si ricostruisce  (attraverso l’informazione, la produzione culturale e artistica, le iniziative sociali e sindacali) una coscienza di massa anticapitalista, premessa indispensabile per dare forza ad un'Alternativa di sistema.



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