La Storia è finita
di Norberto Fragiacomo
A quelli che non si piegano
LA GUERRA DIMENTICATA: IL CARNAIO DEL MONDO MUSULMANO
di Riccardo Achilli
La storia del tragico conflitto Iran - Iraq
Settembre 1980 - Agosto 1988
I possessi fondiari collettivi tra passato, presente e futuro
di Norberto Fragiacomo
per una storia dei beni comuni
La Rivoluzione di Settembre
di Norberto Fragiacomo
un racconto avvincente , uno scenario , una speranza .....
E’ una
opinione che si sta consolidando, e che trova riscontro anche nei dati di
mercato, che il capitalismo finanziario, in uscita dalla crisi, cerchi nuovi sbocchi
di mercato ancora intonsi, sui quali ritagliarsi nuovi spazi.
Si
tratta di reingegnerizzare completamente l’uomo, fin nei suoi più reconditi
spazi di umanità, ed in questo viene in soccorso, strombazzando, l’industria
privata della genomica. La posta in gioco è sintetizzata da Steven Pinker, che,
baldanzoso, annuncia che “il 2008 ha visto l’introduzione di una genomica
diretta al consumatore”. Ecco: non vi piacete più? Siete poco assertivi,
timidi, oppure avete il naso troppo lungo? Una risistemata al vostro DNA e vi
rifacciamo nuovi! Eccheggiano le parole tetre di Francis Fukuyama, il genio che
ha previsto la “fine della storia”: secondo lui, i tentativi di realizzare una
razza umana “nuova e perfetta” (sulla base di quali parametri etici,
psicologici, culturali non è dato sapere) saranno finalmente realizzati dalla
genetica. Sullo sfondo, si intravede il mondo da incubo di Aldous Huxley, in
cui una élite irraggiungibile, invisibile e chiusa di coordinatori, unici
depositari della memoria storica e del progetto sociale complessivo, realizza,
con gli strumenti dell’eugenetica un mondo in cui ogni singolo
essere umano è programmato, sin dalla nascita, in vista di un inserimento predeterminato
nella società. Dove il libero arbitrio, persino il concetto di destino
individuale, vengono completamente svuotati di senso, da una ingegneria
genetica che diviene ingegneria sociale.
Quali interrogativi di natura etica e culturale, e quale immagine dell'uomo e della sua coscienza, si generano sullo sfondo di questo scenario in cambiamento? Questo e book cerca di dare una delle tante (e del tutto personali) possibili risposte a domande che coinvolgono non solo la ricerca scientifica, ma anche il pensiero filosofico e religioso.
La Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, all'articolo 1 così recita: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignita e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” Constatiamo che, nel corso della storia e tuttora, in molte parti del mondo, così non è stato e così non è. In questa sede cercheremo di capire, con un breve excursus interdisciplinare, il perché di ciò e come invece sia urgente che tale principio sia applicato globalmente, anche per evitare all'umanità il rischio di estinguersi in maniera definitiva.
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Il mondo in cui viviamo (così come ci viene
descritto)
La nostra percezione della realtà circostante,
dell’ambiente in cui viviamo è inevitabilmente influenzata, oltre che
dall’esperienza soggettiva, dall’insieme di informazioni che da essi ci
giungono, attraverso i più svariati canali.
Negli anni dell’infanzia, sono soprattutto gli
insegnamenti dei familiari (genitori, nonni) a tratteggiare il primo abbozzo
della nostra visione del mondo; in un momento successivo, il testimone passa
alla scuola, dove il bimbo – poi ragazzo, quindi adolescente – apprende le
nozioni necessarie e sufficienti ad integrarsi nella società in cui vive, anche
interfacciandosi con i coetanei.
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Questo breve saggio nasce da
una tesina di master, datata 2004, che successivamente ampliai, perché trovasse
posto in un volume dedicato all’argomento psyops - volume che, a quanto mi consta, non vide mai
la luce.
Dopo tanti anni, pensavo che lo
scritto fosse ormai irrimediabilmente perduto; ritrovare il file, disperso in
una cartella del mio computer, ha costituito per me un’emozionante sorpresa.
Ho riletto rapidamente il
testo, piuttosto scorrevole, e ho deciso di pubblicarlo – di pubblicarlo
così com’era, con soltanto qualche piccola correzione ortografica (per lo
più errori di battitura, non rilevati dal correttore all’epoca).
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"Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, il politico radicale Ernesto Rossi liquidava, in termini piuttosto bruschi, il tema della coscienza di classe, con questa affermazione: “le grandi masse non si conquistano con i ragionamenti, ma facendo appello agli istinti ed ai sentimenti più elementari, con i metodi di imbonimento con i quali vengono indotte a entrare nel baraccone delle meraviglie (…) slogan di poche martellanti parole, cartelloni a colori piatti, promesse irrealizzabili, suoni di trombe, sventolio di bandiere”. Una simile affermazione può sembrare, agli occhi di chi segue la realtà italiana del 2013, quasi profetica, alla luce della totale incapacità di realizzare le condizioni soggettive di passaggio dalla classe in sé a quella per sé, pur in presenza di una crisi del capitalismo profonda, che sta rapidamente realizzando le condizioni di tipo oggettivo.".....
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Potrà sembrare stucchevole, ma devo proprio ringraziare Riccardo per la chiarezza espositiva, la pertinenza e articolazione argomentativa del suo saggio sulla coscienza di classe che non c'e'. Confesso che l'argomento mi tormentava da un bel po' e il dibattito sorto in certi ambiti della sinistra radicale sulla necessità di non considerare più la c.op. soggetto promotore del cambiamento sistemico, non faceva che ingenerarmi ulteriore disorientamento. Infatti, le considerazioni portate a supporto non mi sembravano sufficientemente avvalorate.Partivano da dati reali, certo, ma non li approfondivano con la necessaria perizia. Con sommo piacere, quindi, ho scoperto il testo di Riccardo.Ho ritrovato la medesima lucidità analitica e capacità di sintesi che ho avuto modo di apprezzare in diversi suoi interventi su Sinistra In Rete.Ma, sopratutto, mi ha fornito preziose argomentazioni per poter inquadrare nella dovuta prospettiva il tavolo ed il cibo con le briciole e chi se ne stà x terra. Grazie di cuore. LORENZO VERONESI
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