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martedì 14 febbraio 2012

FUNERALI DI STATO di Norberto Fragiacomo

 

FUNERALI DI STATO
di Norberto Fragiacomo



Atene, febbraio.
Dopo un fine settimana di guerriglia, si contano i danni. Non quelli sociali, che appaiono irrimediabili: i danni materiali, comunque ingenti. Sarebbero andati a fuoco i più bei palazzi neoclassici della capitale, oltre ad alcuni cinematografi – e causa la mancanza di fondi, lamenta il sindaco, gli edifici non verranno mai restaurati. Un cospicuo patrimonio artistico dato volontariamente alle fiamme: perché?
La barbarie non c’entra, azzardiamo: si è trattato, per quanto possa suonare paradossale, di un gesto di pietas.
In antico, sovrani ed eroi venivano seppelliti con i loro tesori più preziosi: armi, monili, oggetti d’arte… schiavi, talvolta. Forse gli ateniesi – consapevoli della morte della patria – hanno gettato di proposito sulla pira le cose più belle che possedevano, perché le esequie fossero splendide, indimenticabili; perché, 2500 anni dopo l’incendio appiccato da Serse, il cielo dell’Attica tornasse a riempirsi di luce. La luce del crepuscolo, che precede una nottata angosciosa.
La Grecia, un’intera nazione, è stata sapientemente torturata, infine uccisa. Assassinata dai funzionari di FMI, BCE e Commissione europea (l’odiosa Troika), da una masnada di politici traditori, da poliziotti asserviti e ottusi – dall’imperdonabile indifferenza di noi europei ancora “benestanti”, ma in procinto di diventare una massa cenciosa di pitocchi. Perché la Grecia, mai ci stancheremo di ribadirlo, non è soltanto imago mortis: è la profezia, trasmessa in mondovisione, dell’epoca di ferro che ci aspetta.
I devoti di san Mario (e san Giorgio) si tappano le orecchie, quando qualcuno inizia a raccontare il futuro. C’è da capirli, in parte: la storia è più agghiacciante di quelle, inadatte ai bambini, dei fratelli Grimm. Eppure, al pari dei due scrittori tedeschi, i narratori odierni non inventano nulla – e neppure riportano voci: descrivono fatti. Nell’Europa prossima ventura, disoccupati e anziani poveri creperanno davanti ai cancelli delle cliniche (Stati Uniti); l’acqua corrente e i trasporti saranno un lusso (direttive UE); i lavoratori affolleranno le fabbriche fino a tarda notte per conservare un posto sottopagato (Grecia, “riforme” del diritto del lavoro); la pensione pubblica sarà un’elemosina elargita in punto di morte (premiata ditta Monti-Fornero); le funzioni dello Stato si ridurranno a quella di mastino dei finanzieri. Oh, certo, la quaresima non riguarderà questi ultimi: tra le classi economico/sociali si aprirà una voragine ampia e invalicabile, in cui sprofonderanno i sogni di riscatto delle generazioni del dopoguerra, e le speranze da noi ingenuamente coltivate negli anni di scuola. Meritocrazia? Gli unici meriti riconosciuti saranno la nascita, le entrature, al limite la capacità di servire, imbrogliare, arrampicarsi, far soldi. Di fronte al ceto medio impoverito compariranno, dall’oggi al domani, muri alti cento volte quello di Berlino – e dall’altra parte, irraggiungibili, resteranno i beni essenziali, dall’istruzione alla salute, dalla casa di proprietà al tempo libero. Attenzione: la muraglia la stanno già costruendo - stanno rapidamente cementando i mattoni, che si chiamano fiscal compact, manovra Salva Italia (da noi; in Spagna, Portogallo ecc. avrà nomi non meno rassicuranti e suggestivi), eliminazione delle tutele “per aiutare i giovani” ecc.
Si parlerà ancora di democrazia? Sicuro che se ne parlerà; come si parlava di Cristo quando si arrostivano gli eretici, e povere donne sole chiamate “streghe”. Le etichette, ormai, hanno sostituito i contenuti – si voteranno plebisciti per il Monti di turno, si terranno elezioni dai risultati preconfezionati, si ascolteranno le “raccomandazioni” dei tanti Scalfari legati al potere. I media inneggeranno a democrazia, diritti umani (sempre quelli degli altri, siriani o russi che siano), libertà… e noi, talmente inebetiti da non accorgerci della catena ai piedi, crederemo davvero di essere liberi come trent’anni fa, e liberi saremo effettivamente – ma di soccombere alla fame, al superlavoro, alle malattie, alla vecchiaia in locali spogli, mal riscaldati, privi di tutto.
Dagli anni ’80 in poi ci hanno fatto retrocedere a piccoli passi, e questa “mitridatizzazione”, questo paziente svuotamento del nostro pensiero critico ha prodotto effetti mirabolanti, perché neppure ci siamo accorti del cambio di ritmo imposto dalla crisi, cioè da chi l’ha prodotta. Adesso corriamo all’indietro, eppure abbiamo l’impressione di stare fermi – che sia la terra a muoversi, e non resti che assecondarla. Se poi incespicheremo, e cadremo per non rialzarci più, sarà stata solamente colpa nostra – così come è colpa delle “cicale” greche il default mai annunciato, ma oramai agli atti, dello Stato ellenico, tenuto artificialmente in vita al duplice scopo di foraggiare le banche creditrici e di rallentare un contagio che, se la Grecia fosse davvero la vergogna d’Europa (perché, come i propagandisti ci insegnano, un greco su dieci lavora nella P.A., gli stipendi erano troppo alti e sproporzionati alla produttività, tutti evadevano le tasse, il governo ellenico era l’unico a truccare pesantemente i bilanci ecc.), i Paesi perbene non avrebbero motivo di temere.
Iersera, a “L’infedele” si contrapponevano le cicale scialacquatrici alle operose formiche, dimenticando che le une e le altre sono minuscoli insetti, facili da schiacciare. Anche senza ragione, anche per mero capriccio.
Farsi piccoli piccoli non basterà: verremo comunque scorti, e ci calpesteranno. E’ nella loro natura, e, soprattutto, rientra tra le priorità.
I greci perlomeno hanno lottato e, assieme alle spoglie del loro sventurato Paese, han provato a bruciare pure il cumulo di maleodoranti menzogne che cela una realtà inconfessabile.
Vedremo se gli italiani e gli altri europei mostreranno la stessa dignità; tentennamenti camussiani, rinvii e – peggio ancora – certe meschine, egoistiche contrapposizioni di interessi inducono al pessimismo e allo scoramento.


Trieste 14 febbraio 2012 



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