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domenica 12 aprile 2015

SONO QUI di Giandiego Marigo





SONO QUI
di Giandiego Marigo




Sono qui, dopo giorni e giorni, non so se ci resterò, la mia pausa di riflessione non è ancora finita. Mi rendo conto e d'altra parte l'assoluta mancanza d'interesse per la mia assenza me lo ha dimostrato ulteriormente di come non conti affatto, se non in termini presenzialistici il pensiero che si “articola” on line, esso non incide realmente è solo “occupazione di spazio virtuale”, a meno che a svolgerlo non sia qualcuno già di suo famoso per essere passato ed essere frequentatore dei salotti televisivi.
L'idea, la parola, il concetto in sé vengono rarissimamente letti e quasi mai assorbiti, restano purissima testimonianza, auto-gratificazione.
Scelgo di postare questa riflessione, forse l'ultima, non lo so ancora ed ancora una volta, come spesso ho fatto, parto da me, ma il concetto che vorrei esprimere è ampio e mi travalica.

Quella che ho fatto sin qui è una riflessione a latere, non l'argomento principale di questa ennesima dissertazione (ed il fatto che sia , appunto, l'ennesima contribuisce alla convinzione appena sopra esposta che pur laterale compenetra il concetto) il corpo della mia riflessione è ancora e sempre l'AreA dell'Alternativa, che non riesce, a mio umilissimo ed inutile parere a riscattarsi dalla sua natura fondamentalmente settaria ed ancora meno a liberarsi dalla sua frantumazione dolorosa.
Si badi di mio continuo a percorrere la strada dell'Altra Europa e, come ho più volte dichiarato, andrò sino in fondo, ma pure mi rimangono occhi per vedere, orecchie per sentire ed un cervello per elaborare i messaggi ricevuti.

Non sono e non sarò mai, come scelta personale, un tifoso ed ancor meno un “appartenente” di principio. Eppure è questo che, in quella che fu la sinistra, si continua ad essere, quasi fosse impossibile liberarsi dal vizio di detestare enfaticamente chi non la pensi esattamente come noi … o meglio come il leader carismatico di turno.
Oggi va di moda lo spirito unitario (a parole), anche cercandolo con il lanternino di Diogene, non troverete a sinistra uno che sia uno che non faccia riferimento all'unità necessaria e che non stia “brigando” per “unificare l'arcipelago rosso”.
Se le parole e le chiacchiere bastassero, se gli impegni formali e le dichiarazioni di principio facessero testo avremmo in Italia, l'Area di Progresso e Civiltà più estesa, combattiva e diffusa dell'intero globo altro che Syriza o Podemos.
Così non è, anzi, se per un momento fissiamo l'attenzione sui piccoli aborti, sugli infiniti soggetti nati in gran pompa e morti nell'assoluto silenzio … o addirittura nati con l'ora del decesso già fissata … bhe c'è di che fare ben più di una riflessione.

Eppure questa compulsione alla “creazione di soggetti continua … “un soggetto al giorno leva il medico di torno” ( il solo Rodotà avrà partecipato alla nascita di almeno 20 nuovi soggetti). Non voglio qui, prendere le parti di questo o di quel percorso, non serve e non è il mio ruolo ho, ripetutamente, dichiarato dove cammino io … e questo basta, ma continua ad apparirmi assurdo il modo in cui questi percorsi si sviluppano.
Ipocritamente ignari l'uno dell'altro, senza alcuna attenzione a quanto si svolge a due passi da ciascuno, chiusi nella propria assoluta convinzione d'aver ragione e che nell'altro stia tutto il deterrente d'imbecillità possibile e che dell'altro siano tutte le incrostazioni ed i vizi del passato. Fingendo che non sia reale la vicinanza di fatto non tanto e non solo delle strade ma proprio dei piedi che le percorrono e dei contenuti che le giustificano.
Questo mi colpisce, mi umilia, mi fa riflettere … sull'altare, per esempio dell'assolutamente opinabile distanza del percorso Landiniano da quello dell'Altra Europa ho perso più di un amico virtuale ed ho letto giudizi, davvero poco lusinghieri (soprattutto dall'area Landiniana, va detto) l'uno nei confronti dell'altro … ed allora di quale unità stiamo parlando?

Cosa significano le parole che continuiamo a profferire se dentro di noi e nel nostro modo di porci, di guardare le cose, di descriverle e di “pensarci attorno” non cambia alcunché.
Premettere una divisione ed un'esclusione ad un percorso unitario non è a dir poco demenziale? Anteporre la propria appartenenza e la divisione in squadre non è, al minimo, un infantilismo irrimediabile? Anteporre il leader al movimento non è cripto-marxista? Proporre la cosa come l'unica, la sola, come la scelta necessaria non è dimostrazione pratica di non avere compreso affatto di cosa si stia parlando.

Se non avviene una maturazione d'ordine spirituale e filosofico, culturale sin dall'approccio al problema dell'unità al modo in cui questa si persegue ed alla sua importanza come valore fondante del percorso...a cosa serve tutto questo?
Cosa cambia, visto che nella qualità dei rapporti fra le persone non cambia nulla?

In cosa si matura il percorso dell'AreA di Progresso e Civiltà se questa maturazione indispensabile non è premessa, se ancora il pragmatismo del “Grande Nulla” viene anteposto alla sostanza ed alla qualità del cambiamento.
Tornando alla premessa, non so se questo sarà il mio ultimo o penultimo intervento on line, non lo so ancora. Sono un invalido ed il mio “contributo” è soprattutto questo … parole scritte. Non lo so perchè in fondo mi compiaccio di questa “auto-gratificazione”, ma lo scrivere non può e non deve essere solo questo e, sinceramente, posso trovare altre forma di nutrimento per il mio Ego che non questa perseveranza senza alcun ascolto



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