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sabato 27 maggio 2017

LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL di Stefano Santarelli




LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL
di Stefano Santarelli


Brindiamo ai sognatori
per quanto folli possono sembrare.
Brindiamo ai cuori che soffrono.
Brindiamo ai disastri che combiniamo”



E' passato più di un mese dalla notte magica degli Oscar e forse è possibile oggi tracciare una riflessione più serena sul film che indiscutibilmente è stato il trionfatore di quella notte con le sue 14 nomination ed i suoi 6 Oscar e i 7 Golden Globe vinti (tra cui quello della Regia, della migliore attrice protagonista, della migliore colonna sonora e della migliore canzone), ci stiamo riferendo ovviamente a La la land.
Era dai tempi di “Tutti insieme appassionatamente” ((The Sound of Music , 1965) che un Musical non faceva una così grande incetta di Premi Oscar, ma il film interpretato da Emma Stone ha diviso notevolmente la critica cinematografica con stroncature velenose ed ingenerose che più che riguardare questa pellicola puntano a criminalizzare un intero genere, per l'appunto quello del Musical.

La trama è liberamente ispirata al film francese interamente cantato di Jacques Demy “Les Parapluies de Cherbourg” (1964) vincitore della Palma d'oro a Cannes interpretato dalla grande Chaterine Deneuve e dal nostro Nino Castelnuovo. E narra la tormentata storia d'amore che si svolge a Los Angeles tra Sebastian (Ryan Gosling), un pianista jazz, e Mia (Emma Stone) una aspirante attrice. Sebastian entra in una jazz band "The Messengers" la quale anche se non soddisfa le sue aspirazioni musicali gli garantisce una stabilità economica mentre Mia, su suggerimento di Sebastian, mette in scena un monologo teatrale che si rivela un fiasco. Mia sconvolta dal fallimento della sua prova teatrale e dall'assenza di Sebastian che non assiste al suo monologo per un impegno con la sua jazz band abbandona Los Angeles per ritornarsene nella sua cittadina natale in Nevada.
Sarà Sebastian a dovere andare da Mia per comunicargli che una regista presente nel suo fallimentare monologo teatrale vuole fargli un provino per un film e a convincerla a ritornare a Los Angeles.
Le loro strade artistiche fatalmente si dividono e cinque anni dopo rivediamo Mia, diventata un'attrice di successo, sposata con un altro uomo e madre di una bambina che per caso entra in un locale jazz con il logo da lei stessa ideato (Seb's), Sebastian accortosi della sua presenza suona, in preda ad un turbamento più che comprensibile, il tema della loro canzone d'amore e vediamo quindi con gli occhi di Mia come sarebbe potuta continuare la storia d'amore con Sebastian in un vero finale alternativo e quando Mia lascia il locale insieme al marito scambierà uno sguardo complice ed affettuoso con Sebastian che rivela ancora il profondo amore e rispetto che lega questa coppia.
Come si vede una trama in fondo esile come tradizione di molti musical statunitensi.

Il giovane regista e sceneggiatore franco-statunitense Damien Chazelle fin dall'inizio del film, sottolinea con forza l'irrealtà che caratterizza per ovvi motivi i film musicali. Infatti inizia con uno spettacolare e coinvolgente ballo su un'autostrada intasata di automobili proprio per fare comprendere immediatamente allo spettatore che film si sta apprestando a vedere. E' evidente che gli automobilisti bloccati dal traffico tutto provano tranne che il desiderio di cantare e di ballare, ma la forza di un musical è proprio nel non rappresentare il mondo reale con buona pace di molti critici.



E come musical si deve riconoscere che La la land è perfetto nel suo genere. Girato in un inconsueto Cinemascope anni '50 ed in gran parte in luoghi reali come il celebre “West side story” si caratterizza per le coinvolgenti musiche e le canzoni di Justin Hurwtiz che sono perfettamente funzionali alla storia narrata nel film e le coreografie e le scene di ballo non fanno rimpiangere i classici del genere come Sette spose per sette fratelli . Insomma ci troviamo di fronte ad un musical, che oltre a rinverdire un genere quasi scomparso, non abbiamo nessun timore a definire perfetto. Eppure questo film si è attirato satroncature ingenerose specialmente da parte di una certa critica radical chic che rimprovera alla bravissima Emma Stone addirittura “gli occhi da rana”. Ora è indiscutibile che la Stone non abbia la voce di una soprano come Julie Andrews, l'indimenticabile interprete di Mary Poppins e Tutti insieme appassionatamente, né che sia una ballerina come Debbie Reynolds o Cyd Charrisse, ma la sua interpratazione giustifica ampiamente il Premio Oscar ricevuto anche se lo avrebbe meritato molto di più per il suo precedente film Birdman ma si sa che questo genere di riconoscimenti difficilmente premiano la migliore interpretazione di un attore.
Anche Ryan Gosling, che insieme alla Stone è l'unico vero attore del film e che nella vita reale è un vero musicista è perfetto nella parte di Sebastian.



La la land è pieno di omaggi a grandi film del passato così quando Gosling canta “City of stars”, canzone premiata con l'Oscar, rimanda nell'appoggiarsi ad un lampione al Gene Kelly che intona la celebre Singing in the rain, la scena all'Osservatorio invece alla tragica coppia James Dean e Nathalie Wood di Gioventù bruciata, nella camera di Mia si trova un grande murales con il volto di Ingrid Bergman e potremmo continuare ancora con queste citazioni che Chazelle si diverte a mettere nel suo film.
La la land è un film molto più profondo di quello che può apparire in una prima visione molto distratta ed il tema della solitudine che in fondo caratterizza il rapporto tra Mia e Sebastian è una metafora che caratterizza purtroppo la nostra stessa società.



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