ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

domenica 30 dicembre 2018

STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI di Giuseppe Angiuli









STEFANO FASSINA, IL FURBO INCANTATORE DEI SINISTRATI EUROSCETTICI
di Giuseppe Angiuli





In una fase storica contraddistinta da una contrapposizione frontale e difficilmente sanabile fra i popoli del nostro continente e le oligarchie finanziarie riunite attorno alla tecnocrazia U.E., una delle peggiori disgrazie che sono capitate al popolo italiano è stata quella di essersi trovato fra i piedi la peggiore sinistra politica che sia esistita da almeno due secoli a questa parte.

In questi decenni in cui il grande capitale speculativo trans-nazionale, facendo leva sull'imposizione di un assurdo sistema di vincoli di stabilità finanziaria (elemento connaturato ed ineluttabile per un'eurozona nata fin dal principio su presupposti anti-democratici), ha proceduto come un treno inarrestabile nel percorso di sistematico attacco ai diritti sociali che avevano garantito per un lungo periodo il benessere di buona parte degli italiani, il ceto politico un tempo formatosi fra le fila del vecchio partito comunista più forte dell’occidente ha sempre svolto egregiamente, con uno zelo servile assai gradito ai padroni del vapore, il suo ruolo di cane da guardia degli interessi dei grandi poteri oligarchici euro-atlantisti, accompagnando le classi lavoratrici ed i ceti produttivi del nostro Paese, fin dai tempi dell’approvazione del Trattato di Maastricht, verso una lenta ed ineluttabile agonia, venduta come il meraviglioso paese di Bengodi.

lunedì 3 dicembre 2018

A SINISTRA, MA CONTROMANO di Norberto Fragiacomo




A SINISTRA, MA CONTROMANO
Appunti sparsi su un testo, quello di Fabrizio Marchi, da leggere per capire e imparare qualcosa di utile
di
Norberto Fragiacomo


Confesso che mi sono accostato a CONTROMANOCritica dell’ideologia politicamente corretta con estrema curiosità e un tantino di diffidenza: la prima frutto della sincera stima che provo per l’autore, Fabrizio Marchi (uomo di vasta cultura oltre che piacevolissimo commensale), la seconda derivante dal fatto che sovente le raccolte di articoli o riflessioni mancano di unitarietà, sballottano il lettore a destra e a manca negandogli il legittimo piacere di raggiungere infine la meta.
Orbene, il testo ha fugato sin dalle pagine iniziali i miei timori, convincendomi e appassionandomi sempre più: nessuna frammentarietà, al contrario una lucida visione d’assieme che abbraccia ambiti apparentemente distanti ed estranei l’uno all’altro, svelando analogie spesso inquietanti, e riesce a tracciare grazie all’acutezza dell’osservatore un identikit realistico della società capitalista contemporanea. Un saggio vero e coerente, insomma, ma anche indigesto per chi seguita ad abbeverarsi alle fonti dell’informazione sistemica e, per credulità, superficialità o codardia intellettuale, persevera nel ritenere quest’obbrobrio quotidiano “il migliore dei mondi possibili”. Mi correggo: questa categoria di telespettatori giammai si confronterà con l’opera che ho davanti agli occhi e, se per puro caso vi s’imbattesse, la getterebbe lontano inorridita – meglio le favole che ci raccontano.
Su molte di quelle favole Marchi si sofferma, e lo fa affidandosi – oltre che a dati pubblici ma “invisibili” per una platea distratta – a un modo di ragionare rigoroso e serrato che non sente mai il bisogno di sbalordire il lettore con paroloni ed effetti speciali: “si accontenta” di prospettargli un’interpretazione controcorrente del reale. Per essere chiari: a parte la laurea in filosofia, l’unica cosa che l’autore e il Fusaro che innerva di avverbi impronunciabili (“heideggerianamente”) la sua prosa hanno in comune è il debito – riconosciuto da Fabrizio, che pur non rinuncia alla critica – nei confronti di quel geniale outsider che fu Costanzo Preve. Uno scomunicato, per l’appunto: e tale si sente (e definisce) pure Marchi. Ma si sa: l’accostamento al discusso Diego Fusaro - che comunque propone temi di assoluto rilievo - piuttosto che al purtroppo misconosciuto Preve serve a certa “sinistra” per squalificare i pensatori scomodi, bollandoli di “rossobrunismo” quando, anziché compiacersi di recitare stanche litanie di finta critica al sistema, provano ad indagare nel profondo: Fabrizio Marchi lo fa da annorum e, pertanto, va relegato ai margini. Non è forse del tutto condivisibile la sua ripetuta affermazione secondo cui oggidì esistono due tabù solamente, Israele e il femminismo: tabù è anche un’analisi critica del sistema nel suo complesso, che non si limiti a singoli aspetti – sia pur importanti – o non presenti un tasso di genericità tale da renderla innocua e digeribile. Non sparate sulla sovrastruttura, insomma, perché proprio la sua tenuta garantisce la sopravvivenza di un sistema che, pur ammettendo volentieri le proprie brutture, sa presentarsi come progressista e privo di alternative che non siano peggiori del “male”.

domenica 14 ottobre 2018

PANE, CITTADINANZA E SICUREZZA di Norberto Fragiacomo




PANE, CITTADINANZA E SICUREZZA
di
Norberto Fragiacomo



Più ancora del borioso e divisivo Governo Renzi quello attuale sta catalizzando su di sé sentimenti opposti, che vanno da un’implacabile avversione a genuini entusiasmi (tralascio l’opposizione sempre più sbracata del PD: fino a ieri viva voce dei mercati, i suoi esponenti si sgolano oggidì nei panni di ultras dello spread).
I sostenitori, va riconosciuto, sono in larga maggioranza: le loro schiere, tuttavia, sono per lo più formate da “gente comune” che fa di necessità virtù, e per difetto di alternative affida le proprie preci alla trimurti Conte-Di Maio-Salvini. Meno numerosi sono coloro – in buona parte di provenienza marxista – che motivano il proprio appoggio con argomenti più articolati, assegnando in sostanza a questo anomalo esecutivo un ruolo che potremmo definire di “guastatore” nei confronti del fortilizio europeo e liberista. Eccesso di fiducia e ottimismo? Mi piacerebbe avessero ragione, ma a essere onesto coltivo parecchi dubbi sugli intenti “rivoluzionari” dei c.d. gialloverdi e soprattutto sulla loro determinazione, sulla capacità di tenuta di fronte agli assalti esterni: benché indebolita dalle stramberie di Trump, la finanza euroatlantica sa di non potersi permettere una tattica attendista (e difatti ha già scatenato il personale politico di servizio, da Juncker ai figuranti piddini).

sabato 13 ottobre 2018

POTERE AL POPOLO: LA MISERIA DELLA SINISTRA di Stefano Santarelli





POTERE AL POPOLO: 
LA MISERIA DELLA SINISTRA 
 di Stefano Santarelli 



Chi scrive questa nota è sempre stato molto scettico sulla nascita di Potere al popolo, una lista elettorale creata per le ultime elezioni politiche la quale all'inizio non aveva nessuna intenzione di costituirsi come partito e che si è presentata all'esterno come prodotto di una moderna “immacolata concezione”, di una lista nata dal basso ed espressione di movimenti purtroppo totalmente immaginari. In realtà questa lista non è nata dal basso, ma è stata costituita da un minestrone di varie forze politiche che vanno dai Centri sociali fino ai transfughi del PSI con un programma in cui vi era tutto ed il contrario di tutto.
La pesante sconfitta elettorale di tutta la sinistra ha investito fatalmente anche questa nuova formazione, sconfitta volutamente negata da tutte le componenti di PaP dove questa lista ottenne un misero 1,1%, un mediocre risultato che non era assolutamente giustificabile con l’oscurantismo mediatico, con le limitate risorse ed il poco tempo a disposizione.

Potere al popolo il 4 marzo non è riuscito a scalfire l’elettorato e a rappresentare quindi la volontà di cambiamento e di protesta contro una casta politica che sta portando il paese ad un impoverimento crescente colpendo i livelli di vita dei ceti medio-bassi. Infatti nonostante la grande partecipazione elettorale questa volontà di cambiamento si è indirizzata verso il M5S e la Lega le quali hanno ottenuto non solo il loro miglior risultato elettorale ma un vero trionfo politico e se oggi fossimo costretti a ritornare alle urne i sondaggi indicano che l'attuale governo giallo-verde otterrebbe come minimo il 60% dei suffragi.

domenica 30 settembre 2018

IL RAZZISMO OGGI: OLOGRAMMA O MINACCIA CONCRETA? di Norberto Fragiacomo




IL RAZZISMO OGGI: 
OLOGRAMMA O MINACCIA CONCRETA?
di
Norberto Fragiacomo


Cosa sta succedendo nell’Italia “gialloverde”?
A prestar fede ai notiziari si ha netta l’impressione che il neofascismo abbia rialzato la cresta e – complice la benevola protezione della Lega – facinorosi di destra imperversino nelle città, prendendo di mira gli immigrati e quel poco che residua della sinistra. Fascismo e razzismo ci vengono presentati come una coppia di fatto, dioscuri in rapida ascesa che s’infiltrano in tutti i ceti sociali dissodando il terreno a beneficio di forze autoritarie, nazionaliste, antioccidentali e (magari) guerrafondaie.

domenica 26 agosto 2018

COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DEGLI UOMINI BETA






COMUNICATO STAMPA DEL MOVIMENTO DEGLI UOMINI BETA

Dopo circa un mese di oscuramento la pagina Facebook del Movimento degli Uomini Beta è stata completamente rimossa dagli amministratori di FB. 
Si tratta di un fatto gravissimo, una palese violazione della libertà di espressione e di opinione sancita dalla Costituzione Italiana a cui si ispira anche la nostra Carta dei Principi che tutti possono leggere sulla homepage del nostro sito. 
Riflettano tutti i vari pifferai e cantori ditirambici, ai vari livelli, del diritto liberale. Non appena avverte degli scricchiolii il sistema si difende e lo fa calpestando proprio quel diritto e quei principi di cui si fa formalmente e ipocritamente paladino. E’ sempre accaduto nella storia e sempre accadrà. Per quanti sforzi possano produrre i cantori di cui sopra, il diritto liberale è concepito per essere sistematicamente calpestato non dai suoi critici ma dai suoi stessi celebratori. 
Riflettano tutti coloro che hanno visto nel M5S un movimento che si batte per la legalità, per il rispetto della Costituzione, per la libertà di tutti/e e per dare ai “cittadini” la possibilità di incidere nella vita pubblica. 
Riflettano i cosiddetti “intellettuali”, soprattutto quelli che si fingono critici ma in realtà sono allineati e coperti al sistema che li premia lautamente per la loro finta criticità. 
Ma riflettano anche tutti quegli uomini e quelle donne di “sinistra”, tutti quei comunisti e quelle comuniste (come noi), quei socialisti e quelle socialiste (sempre come noi), quegli “antagonisti” e “antagoniste” che hanno fino ad ora (come chiunque altro…) fatto orecchie da mercante nei confronti delle nostre tesi, quando non ci hanno (il più delle volte) vilipesi, insultati, attaccati, emarginati, censurati, dipinti con i colori più cupi e inquietanti. Eppure le loro pagine sono sempre lì mentre la nostra è stata cancellata.
Qualcosa vorrà pur dire. 
Vuol dire che le tesi del Movimento degli Uomini Beta non sono tollerate, e non lo sono perché evidentemente danno troppo fastidio al manovratore. 
Viviamo in un contesto dove paradossalmente si può parlare tranquillamente di lotta di classe, di sovranismo, di populismo, dove si può criticare duramente l’imperialismo, gli USA, il capitalismo, il neoliberismo, chiedere a gran voce l’uscita dalla NATO, dalla UE, attaccare, anche con toni violenti, i governi, le istituzioni, il Parlamento, la Presidenza della Repubblica, la Chiesa, oppure inneggiare al razzismo o straparlare di chiunque. Di chiunque. Ad eccezione del femminismo, ormai da tempo mattone fondamentale dell’ideologia cosiddetta politicamente corretta, a sua volta l’ideologia di riferimento dell’attuale sistema capitalista attualmente dominante.
Ma ciò che è considerato ancora più intollerabile è il fatto che questa critica non provenga da uomini di destra, conservatori, tradizionalisti, “benpensanti”, reazionari, ma da uomini dichiaratamente di SINISTRA (con la maiuscola e senza virgolette), che provengono dalla storia e dalla tradizione dei movimenti comunisti e socialisti. 
E’ questo che rende Uomini Beta una eresia insopportabile, inaccettabile, ed è per questo che viene colpita così duramente. FB è zeppo di pagine e gruppi che inneggiano al fascismo, al razzismo, così come, sul versante opposto, è zeppo anche di pagine e gruppi dichiaratamente comunisti (senza metterli sullo stesso piano, ovviamente) ma evidentemente giudicati innocui. 
E’ evidente che Uomini Beta non viene giudicato innocuo. Al contrario, è considerato estremamente pericoloso. E in fondo ne hanno ben donde, perché è vero; Uomini Beta è effettivamente un movimento pericoloso, sovversivo. Non perché inneggia alla violenza o al rovesciamento violento dell’attuale ordine sociale (alla sua radicale trasformazione, ma non al rovesciamento violento), bensì perché osa mettere in discussione quella narrazione ideologica che da tempo, nel mondo capitalista occidentale, è stata elevata al rango di Verità Assoluta, Incontestabile, Incriticabile. 
Quanto accaduto non ci sorprende e ci conferma che abbiamo lavorato e che stiamo lavorando bene.
Invitiamo tutti/e a seguirci direttamente sul nostro sito. La lotta, ovviamente, continua. Più di prima, più dura di prima.

Il Movimento degli Uomini Beta.

p.s. Invitiamo tutti/e a diffondere questo comunicato.


mercoledì 22 agosto 2018

SULLE REGOLE DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI di Norberto Fragiacomo






SULLE REGOLE DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI
 di Norberto Fragiacomo *




Le regole sulle concessioni sono oscure, 
ma i principi dell'ordinamento sono chiari. 
Altro che indennizzo!




Concessioni autostradali: ridda di voci discordanti e contraddittorie, anche in seno al governo – semplicemente perché contraddittoria e raffazzonata risulta la disciplina applicabile. 

Tocca andare a tentoni. Si tratta, anzitutto, di concessione di beni oppure di servizi? La questione non è di lana caprina, perché nel secondo caso trova applicazione la disciplina del Codice degli appalti (D. Lgs. 50/2016), nel primo invece no. Ora, le autostrade sono beni demaniali: un tanto fa propendere per la prima soluzione – dubitativamente, perché corriamo in una zona non meno grigia dell’asfalto stradale. 

Ci trovassimo di fronte a una concessione di servizi la soluzione parrebbe chiara: il concedente – già in base alla disciplina previgente – dispone di strumenti di autotutela tanto esterni/pubblicistici (annullamento e revoca: giurisdizione al Giudice Amministrativo) quanto interni/privatistici (recesso e risoluzione per inadempimento: decide il Giudice Ordinario). I primi vengono attivati se i vizi – di legittimità o di merito – attengono alla gara a monte, i secondi si ricollegano a particolari situazioni a valle, coincidenti in genere con gravi inadempimenti contrattuali. 

domenica 19 agosto 2018

LA PRIVATIZZAZIONE DI AUTOSTRADE: VE LI RICORDATE I GOVERNI DI CENTROSINISTRA? di Maurizio Zaffarano





LA PRIVATIZZAZIONE DI AUTOSTRADE:
VE LI RICORDATE I GOVERNI DI CENTROSINISTRA?
di Maurizio Zaffarano



In Italia dagli anni novanta in poi sono state attuate politiche che - attraverso le privatizzazioni, la cancellazione del ruolo attivo dello Stato nell'economia, l’attribuzione alla speculazione finanziaria del compito di fornire allo Stato le risorse monetarie necessarie per svolgere le sue funzioni, il “dimagrimento” dello Stato a vantaggio del privato (in base alla menzogna che il privato fosse più efficiente e conveniente per i cittadini a confronto del pubblico), la precarizzazione del lavoro, la progressiva demolizione dei servizi sociali pubblici essenziali (sanità, scuola, pensioni, trasporti, edilizia pubblica), l’ingresso nella gabbia dell’euro e delle regole europee della finanza e della concorrenza senza adeguate contropartite e senza reti di protezione - hanno realizzato il passaggio dall'economia sociale di mercato, prevista dalla Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza antifascista e frutto del compromesso tra comunisti e democristiani, al liberismo selvaggio (senza peraltro intaccare minimamente le incrostazioni della corruzione, delle mafie, del familismo che ammorbano la società e l’economia italiana).
I risultati di queste politiche, nelle condizioni di questo disgraziato Paese, sono ora sotto gli occhi di tutti.
Ma se si dimentica che queste politiche sono state in larga parte guidate e realizzate dai governi di centrosinistra (a cui partecipavano anche Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani), con il silenzio/assenso dei Sindacati complici (ivi compresa la CGIL), non si può capire perché oggi la Sinistra è morta in Italia.

domenica 22 luglio 2018

A TUTTI I MEMBRI DEL COMITATO PROMOTORE DEL MOVIMENTO POLITICO RISORGIMENTO SOCIALISTA










A tutti i membri del comitato promotore del movimento politico Risorgimento Socialista




 Cari compagne/i, 

 la situazione politica generale emersa alla luce delle elezioni del 4 marzo 2018 ha visto l’affermarsi in Italia di un inedito scenario in cui per la prima volta la sinistra politica è uscita completamente dalla scena, divenendo un soggetto del tutto auto-referenziale ed irrilevante nella società reale. 

 Le ragioni profonde di questa disfatta vengono da lontano e derivano da una inettitudine strutturale dei gruppi dirigenti della sinistra italiana a comprendere adeguatamente le cause della crisi del modello della globalizzazione neo-liberista e dalla assoluta mancanza, nella sinistra odierna, della capacità di elaborare una proposta politica realmente adeguata alle esigenze dei ceti produttivi e delle classi popolari del nostro Paese, a cominciare dai lavoratori, dai precari, dai disoccupati, dai giovani. 

L’enorme consenso elettorale tributato, anche dalle classi lavoratrici del nostro Paese, alla Lega e al Movimento 5 stelle, è la conseguenza inevitabile dell’assenza sulla scena di alcun soggetto politico a carattere autenticamente popolare, socialista ed anti-liberista. 

 In tempi recenti, tanti di noi avevano riposto speranze in RISORGIMENTO SOCIALISTA quale potenziale soggetto aggregativo che potesse dare finalmente una risposta al diffuso bisogno di un gran numero di attivisti e militanti desiderosi di ritrovarsi in una casa comune al cui interno dare sfogo al proprio desiderio di partecipazione e di impegno civile per aiutare il nostro Paese ad uscire da una crisi sociale devastante prodotta dal modello neo-liberista e finanz-capitalista e restituire così una rappresentanza politica a tanta gente da tempo rimasta priva di punti di riferimento. 

Siamo spiacenti di dovere rilevare, nostro malgrado, come in questi due anni RISORGIMENTO SOCIALISTA non abbia saputo esprimere appieno le sue potenzialità e non sia ancora riuscito a dotarsi di strumenti politico-organizzativi adeguati alla costruzione di un moderno partito del socialismo del XXI° secolo. 

Ad oggi, risaltano evidenti alcuni fattori decisivi che rendono la proposta politica di RISORGIMENTO SOCIALISTA ancora non sufficientemente credibile e poco attrattiva per molti potenziali attivisti realmente interessati ad un percorso di rinascita del socialismo italiano. 

In primo luogo, non può non lasciare alquanto perplessi il notare l’estrema versatilità e volatilità dei diversi percorsi e delle multiformi iniziative politiche intraprese da RISORGIMENTO SOCIALISTA nel suo pur breve periodo di vita. 

In soli due anni, abbiamo notato che RISORGIMENTO SOCIALISTA si è dapprima schierato su posizioni contigue a quelle di Stefano Fassina agli albori del processo di costruzione di Sinistra Italiana, per poi spostarsi in una collocazione momentanea nel campo del patriottismo costituzionale (con la breve esperienza della C.L.N.), non prima di avere sostenuto - senza nessuna consultazione con i compagni e limitandosi soltanto ad un sondaggio (peraltro parziale) su Facebook - la grillina Virginia Raggi al ballottaggio delle elezioni romane. 

Più di recente, abbiamo assistito con non poca sorpresa alla collocazione di RISORGIMENTO SOCIALISTA all’interno di una discutibile operazione elettoralistica a carattere demagogico-velleitario denominata POTERE AL POPOLO, egemonizzata dalla sinistra ultra-radicale e da quella filo-globalista dei centri sociali: una collocazione, quest’ultima, che molti di noi hanno ritenuto errata ed innaturale per un movimento politico che intenda richiamarsi alla migliore storia del socialismo italiano. 

In secondo luogo, stupisce non poco tutti noi il notare, a circa due anni dalla nascita ufficiale di RISORGIMENTO SOCIALISTA, l’inesistenza di veri organismi di democrazia interna insediati su base elettiva e chiamati a svolgere una direzione politica plurale del movimento, sia in ambito locale che – soprattutto - nazionale, al di là di nomi altisonanti (Esecutivo Nazionale, Direzione Nazionale, ecc.) spesso utilizzati nella comunicazione all’esterno ma che non corrispondono a reali strutture di democrazia interna. 

Quest’ultimo elemento di per sé – ed in mancanza di novità che tutti auspicheremmo di vedere al più presto – costituirà ancora a lungo un inesorabile fattore di impedimento a che RISORGIMENTO SOCIALISTA si affermi e sia percepito come un vero partito maturo, la cui vita interna possa fondarsi sulla libera dialettica delle posizioni, come nella migliore tradizione del socialismo democratico. 

 In terzo luogo, dobbiamo altresì notare che non si è finora messo in moto alcun progetto di costruzione di Risorgimento Socialista come forza politica a carattere organizzato ed autonomo se non nella forma virtuale ed illusoria di Facebook dove si assiste ad una vera e propria inflazione di gruppi e pagine apparentemente espressione di RS ma a cui non corrisponde nessun processo reale di aggregazione politica e sociale nel nostro Paese. 

Sul punto, non possiamo esimerci dal dire che una vera organizzazione politica si costruisce sui territori, partecipando alle lotte sociali, dentro i posti di lavoro e non certamente sui tasti di un computer. 

Alla luce di tanto, atteso che tanti di noi continuano ancora oggi ad avvertire con forza una diffusa esigenza di dare vita ad un vero partito del socialismo italiano del XXI° secolo, interpretando in tal modo il bisogno di rappresentanza politica da parte di settori significativi della società, rivolgiamo un accorato appello al comitato promotore di RISORGIMENTO SOCIALISTA affinché all'interno del movimento politico, di cui alcuni dei seguenti firmatari sono stati tra i promotori e fondatori, si apra una seria e onesta discussione finalizzata ad affrontare alla radice la questione della sua democrazia interna e della necessaria dotazione di organismi stabili e pluralistici, insediati unicamente su base elettiva e non più su discutibili metodi di cooptazione arbitraria. 

Ricordando a noi tutti il celebre ammonimento di Rosa Luxemburg, secondo cui “la libertà è sempre libertà di dissentire”, auspichiamo vivamente che il presente appello non cada nel vuoto e possa contribuire positivamente ad avviare un percorso di serio rilancio della cultura del socialismo italiano, di cui il nostro Paese ha oggi più che mai bisogno. 

 Viva il Socialismo! 

 Roma, 23 luglio 2018. 

 Primi firmatari: 

Giuseppe Angiuli 

Giandomenico Basile 

Maura Brugnoli 

Carlo Felici 

Federica Francesconi 

Amedeo Maddaluno 

Ottavio Marta 

Angelo Milano

Giuliana Nerla 

Stefano Santarelli 

Teresio Spalla 

Paolo Zacchia



giovedì 19 luglio 2018

L'UMANITARISTICO TRAFFICO DI ESSERI UMANI di Roberto Massari e Fred Kuwornu







L'IPOCRISIA UMANITARIA AIUTA LA RETE CRIMINALE INTERNAZIONALE CHE ORGANIZZA GLI IMBARCHI DEI MIGRANTI
di Roberto Massari




Premetto che mi riconosco pienamente nel recente articolo di Roberto Savio («Immigrazione, molti miti e poca realtà») in cui si mostrano le cifre reali del processo immigratorio, si elencano i vantaggi che derivano all'economia dai flussi migratori (anche se si sottovalutano i danni che tali flussi provocano ai Paesi di provenienza) e mi dichiaro favorevole alla massima accoglienza di tali flussi purché compiuta in maniera umana, legalmente programmata e secondo tradizioni e valori della civiltà laica occidentale (cioè illuministica). 

Nel testo che segue non si parla quindi del fenomeno dell’immigrazione o degli «sbarchi» in quanto tali. Si parla del traffico internazionale di esseri umani e quindi del crimine contro ogni principio di umanità rappresentato dagli «imbarchi», punto terminale di una rete criminale internazionale. Questa è sempre esistita, ma si è rafforzata negli ultimi anni per ragioni che non sono sempre chiare avendo essa delle connivenze negli apparati statali dell’Italia e della Libia, in primo luogo, ma anche di Turchia, Spagna ecc., oltre ai paesi di provenienza.

martedì 3 luglio 2018

IL DECRETO-DIGNITA': COSA C'E' VERAMENTE IN GIOCO? di Riccardo Achilli







IL DECRETO-DIGNITA': COSA C'E' VERAMENTE IN GIOCO?
di Riccardo Achilli



Storicamente, la destra popolare e sociale italiana (l’unica in grado di attecchire durevolmente dentro la società, in genere le destra liberale ed economica dura al governo solo per un certo periodo, fintanto che riesce a camuffare i suoi intenti destabilizzanti dietro il sogno liberale del successo individuale – cfr. la parabola del Pd) è costituita da un blocco sociale di tipo corporativo fra sottoproletariato, ceti medi impiegatizi e capitale, che guarda al proletariato industriale come elemento da integrare. 

 La crisi attuale ha accentuato il conflitto interno al capitale, per cui nel blocco sociale della destra popolare e sociale attualmente al governo è entrato solo il piccolo e medio capitale strettamente dipendente dalla domanda interna. 

lunedì 25 giugno 2018

COSA RESTA DEL SOLE E DELL'AVVENIRE di Riccardo Achilli




COSA RESTA DEL SOLE E DELL'AVVENIRE
di Riccardo Achilli



Oramai Emilia Romagna, Toscana e Centro Italia sono feudi gialloverdi. Ci sono luoghi in queste regioni dove la Lega, da sola, ha preso abbondantemente più del 20%, con punte del 25% a Pisa, vertice superiore dell'area di crisi industriale della Toscana tirrenica, abbondantemente abbandonata dalla Regione fiorentino-centrica, e di quasi il 30% a Terni, una delle ultime città industriali ed operaie del Paese, segnata dalla dolorosa vicenda dell'acciaieria Thyssen-Krupp. A Massa, altro grano del rosario della deindustrializzazione di aree un tempo forti, affetta dalla crisi dell'industria estrattiva, Lega e M5s insieme prendono il 24%. 

 In Emilia Romagna, la crisi della sinistra storica di governo e del modello sociale peculiare apre autostrade sia all'infiltrazione leghista sia al trasferimento di elettorato un tempo di sinistra più radicale verso il M5S. 

venerdì 1 giugno 2018

A NOME MIO di Teresio Spalla





A NOME MIO 
di Teresio Spalla

Passato e presente di una Sinistra da costruire da capo



L’attuale situazione di stallo nella politica nazionale italiana non riesce a coinvolgermi più di quanto sia accaduto alle precedenti elezioni quando, com'è noto, non ho espresso il mio voto, in quanto non mi riconoscevo in nessuna delle forze politiche presenti, per altro alcune impossibilitate ad essere rappresentate dove sono residente.

°°°
A nome mio, e soltanto mio (senza pretendere che nessun altro sia d’accordo con me, pur sapendo che molti lo sono) ritengo che la costruzione del governo che si sta profilando coinvolge due entità per cui, che esse siano rappresentate dal prof.Savona o da questo Cottarelli che m’era sconosciuto fino a pochi giorni fa, non mi turba come non mi toccano le azioni del presidente della Repubblica travalicanti impunemente il suo ruolo istituzionale.

mercoledì 23 maggio 2018

5.000.000 CINQUE MILIONI di Giandiego Marigo



5.000.000 CINQUE MILIONI
di 
Giandiego Marigo

Non ci fa piacere constatare di avere ragione. Non ci interessa la saggezza compiaciuta di chi vede passare il cadavere del proprio nemico, pur riconoscendo l'importanza dell'attesa e del passaggio del cadavere. L'Istat ci consegna 5.000.000 (cinque milioni) di poveri assoluti residenti, vale a dire Italiani, per coloro per i quali la nazionalità costituisce un problema. Lo avevamo detto, l'analisi sottoposta da questa rivista “non fa una grinza”, ma non ci fa piacere.

mercoledì 9 maggio 2018

MA ESISTE VERAMENTE UN FUTURO A SINISTRA? di Riccardo Achilli






MA ESISTE VERAMENTE UN FUTURO A SINISTRA?
di Riccardo Achilli


Sono reduce dall’Assemblea annuale del Network per il Socialismo Europeo, il cui titolo, significativo, consisteva in un domanda: “C’è futuro per la sinistra in Italia?” Devo dire che, alle volte, le risposte più significative ai grandi quesiti derivano da impressioni e sensazioni, più che da complessi ragionamenti. E’ nel corpo vivo della militanza della politica che si colgono i segnali di consapevolezza della situazione e della capacità di riscossa, dopo le sconfitte storiche. Da questo punto di vista, la sensazione è quella di un mondo piuttosto cristallizzato su schemi tradizionali e speranze fideistiche. Nel suo intervento, Giovanni Paglia rimanda ad un imprecisato lungo periodo la speranza incrollabile di una rinascita della sinistra, poiché le contraddizioni del neo-capitalismo produrrebbero inevitabilmente, prima o poi, una nuova fora di sinistra. Si tratta evidentemente di un cascame di cultura politica otto-novecentesca, che positivisticamente attribuisce alla dinamica storica un avanzamento in senso progressivo, scaturente dalle contraddizioni intrinseche della struttura.

lunedì 7 maggio 2018

ALCUNI SPUNTI PER UN POSSIBILE PROGRAMMA DI SINISTRA di Riccardo Achilli







ALCUNI SPUNTI PER UN POSSIBILE PROGRAMMA DI SINISTRA

di Riccardo Achilli


Questa è la scaletta della mia presentazione all’Assemblea annuale del Network per il Socialismo Europeo, tenutasi a Fiuggi Terme il 5-6 maggio 2018.


Mi è stato chiesto di presentare la piattaforma di un possibile programma politico per un partito di Sinistra. Questo esercizio è già stato fatto, tre anni fa. Sul sito “ricostruire.org” troverete ancora oggi un elenco di proposte che ancora oggi, a mio avviso, è attuale. E’ quindi inutile ripetere pedissequamente l’esercizio, soprattutto perché non si guadagnano elettori discettando di revisione del calcolo dell’output gap. Si guadagnano ricostruendo due elementi fondamentali dell’egemonia che la sinistra ha perso completamente: la connessione sentimentale ed ideale e il radicamento di classe.

Ciò significa recuperare un mito fondante, in grado di mobilitare, ed una capacità di organizzazione in grado di sostenerlo dentro la società. La sinistra era egemone nella società quando aveva un progetto di liberazione di una intera comunità dall'alienazione dello sfruttamento lavorativo. La caduta del Muro ha spazzato via questo mito, e per sopravvivere la sinistra ha commesso l’errore di adottare il mito del suo rivale, condendolo di contenuti progressisti.

domenica 6 maggio 2018

CINQUE STELLE CADENTI di Norberto Fragiacomo




CINQUE STELLE CADENTI
di
Norberto Fragiacomo



Gli esiti delle elezioni “in Friuli” (per la verità ci sarebbe pure la Venezia Giulia, ma l’informazione italiana l’ha ormai tacitamente abrogata!) sono stati catastrofici per il moVimento lanciato da Beppe Grillo: i cinque astri che risplendettero la notte del 4 marzo parrebbero essersi ridotti ad altrettante stelle cadenti.

Lo smacco subito in Molise è stato soltanto l’anticipazione di un’autentica disfatta a nordest: in meno di due mesi il M5stelle ha perso oltre 106 mila dei 169.299 voti conquistati a marzo (alla Camera), passando dal 24,56 al misero 11,67% di preferenze ottenuto dal candidato Presidente Alessandro Fraleoni Morgera. Se poi considerassimo esclusivamente i voti di lista lo scenario sarebbe ancor più desolante: una percentuale del 7,06% significa meno di 30 mila suffragi. Prendiamo per buono il primo dato, e non solo perché spiace infierire: nel caso dei 5stelle, sempre beatamente soli, chi sceglie il front-man sceglie automaticamente anche la lista.

mercoledì 2 maggio 2018

SUL BULLISMO SCOLASTICO di Lucio Garofalo





SUL BULLISMO SCOLASTICO 
di Lucio Garofalo


Negli ultimi tempi, sono saliti alla ribalta della cronaca frequenti casi di bullismo scolastico e di teppismo adolescenziale: fenomeno inedito ed impensabile, almeno nelle dimensioni in cui oggi si va configurando. 
Ogni giorno si leggono notizie di docenti aggrediti e malmenati dagli studenti o dai genitori. Comportamenti sociali deprecabili e da vituperare, senza se e senza ma. Detto ciò, vorrei appuntare un paio di cose. 

In primo luogo, ogni adulto, in passato, è stato adolescente. Con tale termine intendo riferirmi non solo ad uno stadio esistenziale, ad una età evolutiva fondamentale nella crescita e nello sviluppo della personalità sotto ogni punto di vista: fisico, sessuale, ormonale, psicologico-emotivo, socio-affettivo ed intellettuale. È una fase assai delicata, fragile e difficile per ogni ragazzo o ragazza, che vive una vera e propria "tempesta ormonale". È un periodo attraversato da intensi turbamenti, da inquietudini, passioni e sofferenze, da sogni e desideri, da scoperte e conquiste, da illusioni e delusioni, da rabbia e ribellione, da gesti folli e trasgressioni. 
È l'età di transizione dall'infanzia alla maturità. Un'età di cambiamento, che gli psicologi definiscono (a ragione) come "età della disobbedienza", nella misura in cui è piuttosto normale, fisiologico, a quell'età, essere insofferente, ribellarsi, iniziare a contestare apertamente l'autorità degli adulti, incarnata dai genitori e professori. 
Chi non ha mai compiuto un gesto di rivolta e di rabbia, né provato il sentimento, profondo e turbolento, di agitazione o inquietudine interiore che pervade l'adolescenza, temo sia stato un adolescente a dir poco anomalo. 
Lungi da me l'intenzione di giustificare minimamente quell'adolescente più esagitato che insulta o aggredisce un docente. 

Nel contempo, noi insegnanti, per diventare sul serio credibili ed apprezzabili come categoria in procinto di mobilitarsi per promuovere ed intraprendere iniziative non corporative, poiché si tratta di una battaglia di civiltà e progresso, a salvaguardia della libertà di insegnamento e della dignità umana e professionale dei docenti e della loro stessa incolumità fisica, credo che dobbiamo biasimare e perseguire i colleghi e le colleghe che si rendano responsabili di azioni scellerate di violenze, corporali e psicologiche, in modo sistematico, reiterato e prolungato nel tempo, ma soprattutto vile ed ingiustificato, nei confronti dei discenti. E mi riferisco ai soggetti più timidi e indifesi, verso cui è facile "sfogare" le proprie frustrazioni, la propria crudeltà ed il proprio sadismo. 
Vi posso garantire che nelle scuole esistono (in una percentuale esigua, ma esistono) insegnanti con inclinazioni sadiche e perverse, proclivi ad infierire con accanimento e brutalità verso quegli alunni più vulnerabili, in quanto non sono in grado di difendersi, o sono privi del coraggio e della forza per denunciare i propri aguzzini. Purtroppo, possono verificarsi anche simili situazioni, assolutamente orribili e detestabili, che vanno esecrate in modo netto e perseguite con estrema fermezza, senza fare sconti a nessuno, senza indugi, né esitazioni.


sabato 24 marzo 2018

Lotte (e Autolesionismo) di classe di Norberto Fragiacomo





Lotte (e Autolesionismo) di classe
di
Norberto Fragiacomo


Sto pian piano leggendo, nei ritagli di tempo concessimi dal lavoro, un’opera di Domenico Losurdo dedicata alla lotta di classe[1].

Senza perdersi in convenevoli l’illustre cattedratico polemizza sin dalle primissime pagine con i pensatori (quasi tutti transfughi del marxismo convertiti all’idea liberale) che, per compiacere chi li foraggiava, già negli ultimi decenni del Novecento diedero per definitivamente morta la lotta di classe. L’autore ha buon gioco nel dimostrare il contrario, partendo da una frase del Manifesto del ’48 che del libro (e del ragionamento losurdiano) costituisce quasi l’architrave: “La storia di ogni società sinora esistita è la storia delle lotte di classe”.

Ciò che viene negato non è il fatto, evidentissimo, che la suddetta lotta alterna fasi acute ad altre di relativa stasi, né che il livello di consapevolezza diffuso fra i “combattenti” oscilla a seconda delle epoche storiche (l’ascesa è in genere lenta e contrastata, i crolli vertiginosi): si intende piuttosto contrastare la sicumera di quanti, per ragioni ideologico-propagandistiche, pretendono che assieme alla Storia il capitalismo trionfante abbia schiantato anche la lotta e le motivazioni oggettive e soggettive che ne stanno alla base. Quello dello scontro – aperto o latente - fra le classi è un fenomeno destinato a riprodursi fino a quando queste ultime esisteranno: onestamente la tesi di Losurdo mi sembra inconfutabile.

lunedì 19 marzo 2018

QUALE FUTURO PER POTERE AL POPOLO ? di Stefano Santarelli






QUALE FUTURO PER POTERE AL POPOLO ?

di Stefano Santarelli



Si è tenuta ieri in una Roma sommersa da una pioggia battente ed asfissiante l’Assemblea Nazionale di Potere al Popolo. Una Assemblea importante e decisiva per il futuro di questa lista nata per rappresentare una sinistra in crisi ma che cerca disperatamente di uscirne.
Si è svolta al Teatro Italia che ha una capienza di 800 posti ed era completamente pieno con circa 1.000 partecipanti (per la cronaca il Brancaccio ha una capienza di 1.300 posti).
Una grande partecipazione quindi per analizzare il risultato elettorale del 4 marzo e decidere le prossime iniziative.

sabato 17 marzo 2018

L'UOMO AL CENTRO DI BEPPE GRILLO




di Lorenzo Mortara





L’uomo al centro della società. È questa l’idea di Beppe Grillo, espressa nel post Società senza lavoro, con tanto di Quarto Stato di Pellizza da Volpedo a fargli da sfondo.

Scrive Beppe sul suo blog:


La nostra era è senza precedenti proprio per la sovrabbondanza di merci e servizi che abbiamo. Abbiamo una capacità produttiva che è di gran lunga superiore alle nostre necessità… 
Siamo davanti ad una nuova era, il lavoro retribuito, e cioè legato alla produzione di qualcosa, non è più necessario una volta che si è raggiunto la capacità produttiva attuale… 
Si creano posti di lavoro per dare un reddito a queste persone, che non avranno un posto di lavoro, ma un posto di reddito, perché è il reddito che inserisce un cittadino all’interno della società.. 
Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito, per diritto di nascita. 
Soltanto così la società metterà al centro l’uomo e non il mercato.
 
Come non essere d’accordo con queste parole di buon senso? Il reddito per diritto di nascita a cui si riferisce Grillo, è il reddito di cittadinanza. Epperò il reddito di cittadinanza mette al centro l’uomo? O non è la riconferma che al centro della società ci sta sempre e ancora di più il mercato? Se la capacità produttiva è senza precedenti, perché mai il mio reddito minimo di diritto dovrebbe essere di soli 780 euro, cioè di poco più di due briciole di quella immensa produzione? Se la capacità produttiva produce in abbondanza, l’abbondanza dovrebbe essere il livello minimo di partenza, non dovrebbe nemmeno esserci il ricatto di toglierti tale diritto dopo due rifiuti di proposte di lavoro, perché dove non serve più lavorare per produrre abbondanza di merci, non serve nemmeno rifiutarsi di farlo.
 
Perché allora di fronte a tanta abbondanza produttiva, così tanta penuria di diritto minimo? Perché il reddito di cittadinanza, decentra appunto l’uomo rispetto ai centri produttivi. L’uomo viene tenuto lontano, in disparte, isolato rispetto alle grandi fabbriche automatizzate che restano in mano ai padroni, cioè al mercato. È proprio per questo che deve comunque bussare alla loro porta, senza rifiutare più di due volte l’offerta di lavoro, se non vuol perdere il diritto a un minimo di briciole. Il reddito di cittadinanza si subordina così al mercato. Una società che mette al centro l’uomo, non lascia una capacità produttiva così abbondante al mercato, gliela toglie, espropriandola, dando, al massimo, un reddito di cittadinanza ai padroni, orfani del profitto. Dopo tanto sfarzo, un po’ di miseria, anche se non più necessaria, non potrebbe fargli che del bene

Perché in una società con al centro l’uomo non si producono più merci. Dove si producono merci, infatti, il lavoro non serve a «produrre merci e servizi per soddisfare i bisogni dell’uomo», come scrive Beppe Grillo. È un errore. In una società capitalistica, il lavoro produce merci e servizi per soddisfare il profitto dei padroni. Finché ci sarà quello, l’uomo non avrà mai né reddito né cittadinanza.