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venerdì 8 aprile 2011

UNA GUERRA DIMENTICATA: COSTA D'AVORIO

COSTA D'AVORIO: chiudere con la Françafrique

di Paul Martial



Alassane Ouattara ha deciso di lanciare una offesiva militare per conquistare il potere contro Laurent Gbagbo che si è proclamato anche lui presidente. Nel momento in cui stampiamo questo giornale la situazione è confusa e non si sa se Gbabo accetterà di arrendersi malgrado i bombardamenti eseguiti dall'esercito francese.
La facilità e la rapidità con le quali le Nuove Forze di Ouattara – Forze repubblicane della Costa d'Avorio (Frci)- situate a nord, sono riuscite ad impadronirsi dell'insieme del paese con l'eccezione di Abidjan si spiega per vari motivi. Da una parte, la formitura di armi e veicoli nuovi dal Burkina Faso e la Nigeria, che hanno messo a loro disposizione anche degli istruttori militari. Dall'altra parte, l'infiltrazione nelle grandi città dei commandos delle Frci che hanno una tattica vincente.
Nell'altro campo, la situazione militare del fronte di Gbabo è molto più critica. La maggior parte dei soldati non hanno ricevuto la loro paga per il mese di marzo. Il lavoro sotterraneo compiuto dagli emissari di Ouattara e dalle ambasciate occidentali rivolto verso alti ufficiali dell'esercito ivoriano fedeli a Gbabo è stato un successo se si giudica, al di là dall'offensiva militare, dal numero importante di defezioni e di diserzioni con armi e bagagli nel campo di Ouattara.
Contrariamente a quanto è stato detto o scritto su questa guerra nelle metropoli occidentali, l'intervento dell''esercito di Ouattara è ben lungi dall'essere una semplice formalità, indolore per la popolazione, che permetterebbe di ripristinare la democrazia e la stabilità nel paese.
Quanto a Sarkozy che approva con benevolenza le peggio pagliacciate elettorali del fedele Bongo nel Gabon, o del fedele Eyadema nel Togo o di Sassou Nguesso nel Congo-Brazzaville implicato in decine di migliaia di morti, e che sostiene militarmente le dittature nel Ciad e nella repubblica del CentroAfrica si è improvvisamente eretto a difensore della democrazia in Costa d'Avorio. Peggiorando la situazione e spingendo la fazione di Ouattara alla guerra tramite il presidente del Burkina Faso, Blaise Comaporé.
L'avanzamento delle Frci attraverso il paese ha dato luogo a crimini di guerra. A Duékoué, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha contato quasi 800 morti. A San Pedro, il secondo porto del paese e a Daloa altre violenze sono stati commessi da elementi armati di Ouattara. Ad Abidjan i sostenitori di Gbagbo sono minoritari ed isolati e non resisteranno per molto tempo. E vengono essenzialmente dalla Guardia repubblicana e dal Centro di comando delle operazioni di sicurezza (Cecos). Il caos che regna nella capitale economica permette saccheggi e aggressioni contro i civili condotti da elementi di entrambi i campi e da giovani che approfittano della situazione.
L'esercito francese si è rinforzato.
Licorne conta ormai più di 1.600 soldati. Se l'obiettivo ufficiale era di permettere l'evacuazione dei residenti occidentali, ha giocato invece un ruolo di appoggio logistico alle Frci. Alla richiesta di Ouattara a causa delle difficoltà che incontrava ad Abidjan, l'esercito francese e l'Onu hanno effettuato dei bombardamenti sulle posizioni dei sostenitori di Gbagbo, tutto questo chiaramente nel nome di ragioni puramente umanitarie.

LA COSTA D'AVORIO A FERRO E FUOCO

Nella sera del 5 aprile informazioni contraddittorie annunciano via via la capitolazione di Gbabo poi il suo rifiuto di negoziare. Tuttavia è probabile che Alassane Ouattara riuscirà ad installarsi nelle poltrona presidenziale, ma ciò non significherà che la situazione si sarà stabilizzata. Il grande numero di mercenari armati fino ai denti provenienti essenzialmente dalla vicina Liberia, che ha conosciuto dal 1989 al 2002 una guerra civile estremamente violenta, possono -dopo la disfatta di Gbabo- ritrovarsi liberi con il rischio di saccheggiare i villaggi che attraversano.
Di più, le Frci potrebbero compiere delle rappresaglie contro i sostenitori di Gbabo nonostante le negazioni non convincenti dell'entourage di Ouattara viste le grandi violazioni dei diritti dell'uomo compiute durante l'offensiva.
Infine lo stato di guerra ha distrutto i legami sociali del paese e ciascuno si è rifugiato nella sua comunità dove vecchi conflitti sono stati ripresi particolarmente sulle questioni agrarie che non sono mai state realmente risolte.
In questo conflitto nessuna delle due fazioni poteva pretendere l'appoggio della popolazione. Nessun giornalista o corrispondente ha riferito, nelle città conquistate da Ouattara, di movimenti o raggruppamenti popolari di gioia o di soddisfazione. Quanto agli appelli della fazione di Gbabo ai giovani patrioti e al popolo questi hanno avuto poco richiamo.
Questo conflitto rimarrà ciò che è sempre stato, una lotta implacabile tra due rappresentanti del capitalismo ivoriano che non hanno esitato a mettere a ferro e fuoco il paese per installarsi al potere.

6 aprile 2011

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