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lunedì 1 agosto 2011

Liberazione nazionale e proletariato: l'IRA, di Riccardo Achilli


Introduzione

La sinistra a volte è vittima di un abbaglio caratteristico, quando si trova ad analizzare le lotte di liberazione nazionale da oppressioni, coloniali o neo-coloniali, esterne. In questi casi, scatta sovente il riflesso condizionato di schierarsi a favore di tali lotte, in nome di istanze anti imperialistiche, senza però analizzare a fondo la natura degli interessi sottesi ai movimenti di liberazione, non sempre del tutto trasparenti. Da quando Rosa Luxemburg elaborò le sue teorie sull’imperialismo come fase necessaria dello sviluppo capitalistico alla ricerca di sbocchi commerciali per il plusvalore accumulato, vi è una tendenza, direi istintiva, a condividere con simpatia le sorti delle organizzazioni che dichiarano di lottare per liberare il proprio popolo da una dominazione esterna.
Spesso però le determinanti di tali lotte, ma soprattutto, delle organizzazioni che le conducono sono, o dovrebbero essere, oggetto di maggiore cautela. Non di rado, infatti, dietro tali lotte si nascondono contrapposizioni fra spezzoni della borghesia, alla ricerca di un posizionamento migliore nella catena globale di distribuzione del plusvalore generato dal capitalismo mondiale. Tali lotte vedono spesso le borghesie nazionali contrapporsi ad una potenza imperialistica esterna, al fine di ritagliarsi margini di maggiore autonomia nella gestione delle risorse economiche del proprio Paese (e quindi trattenere una maggiore quota del plusvalore derivante dalla valorizzazione sul mercato globale di dette risorse), a volte anche combattendo altre fazioni della borghesia dello stesso Paese, orientate verso una posizione compradora. Altre volte, lo stesso movimento di liberazione nazionale potrebbe essere etero-diretto da interessi capitalistici esterni, che lo utilizzano come elemento di un conflitto con altri interessi capitalistici. Chiaramente, in questi casi, gli esiti che si vengono a determinare, anche quando il movimento di liberazione ottiene una vittoria, non sono favorevoli alla causa del proletariato locale (meno che mai per quello globale), e si verificano situazioni di rivoluzioni mancate, o di liberazioni nazionali guidate da una fazione borghese che riesce a costruire nuovi assetti economici e politici tali da perpetuare il capitalismo, semplicemente sostituendosi al precedente dominatore esterno, oppure alla fazione borghese locale che ne curava gli interessi. Ovviamente, non è sempre così, e ci sono movimenti di liberazione ispirati a reali istanze ed interessi di emancipazione del proletariato e di contrasto all’imperialismo globale.
Il caso dell’Irlanda del Nord è per certi versi esemplificativo di una lunghissima e sanguinosa in nome della liberazione di un popolo da un dominatore esterno, che però, nonostante le forti connotazioni socialiste e marxiste che l’hanno attraversata, non ha condotto a niente di diverso da un parziale cambio di testimone alla guida del capitalismo locale, senza generare un radicale cambiamento di sistema.

La storia

Alla fine della prima guerra mondiale, l’Ulster era la provincia dell’Irlanda più intensamente industrializzata, governata dalla Gran Bretagna, come l'intera Irlanda. La storia dell’Ulster era già caratterizzata da una lunghissima e sanguinosa lotta fra repubblicani, fautori dell’indipendenza o dell’unificazione con il resto dell’Irlanda, prevalentemente cattolici ed unionisti, in larga misura protestanti. La violenza politica era esacerbata da secoli di immigrazione di inglesi, protestanti, avviatasi già dall’inizio del XVII secolo.
Nel 1912 gli unionisti, al fine di boicottare le già blande guarentigie dell’Home Rule, formarono una forza paramilitare, la Ulster Volunteer Force, che dal 1914 fu armata ed assistita anche finanziariamente dalla Germania del Kaiser, interessata a creare focolai di violenza sul territorio del nemico contro il quale era impegnata in guerra. In risposta, i nazionalisti irlandesi crearono gli Irish Volunteers, antesignani dell’IRA. Sulla base del trattato anglo-irlandese post bellico, quando nel 1922 la Repubblica d’Irlanda divenne indipendente, il parlamento dell’Irlanda del Nord, controllato dagli unionisti (di fatto, alle elezioni generali del 1918, gli unionisti avevano conquistato la maggioranza assoluta dei voti nella sola provincia dell’Ulster, mentre nel resto dell’Irlanda i nazionalisti indipendentisti del Sinn Fèin avevano trionfato), optò per rimanere sotto la corona britannica. La violenza politica, che sino ad allora era rimasta sostanzialmente su un profilo di bassa intensità, esplose.
All’interno dell’IRA, si verificò una spaccatura fra la fazione capeggiata da Michael Collins, rispettosa del trattato anglo-irlandese del 1921, e la fazione che, in nome di un’Irlanda unita ed interamente indipendente dal dominio britannico, iniziò la lotta armata, che terminò, con la sostanziale sconfitta dei ribelli, nel maggio del 1923, inflitta dal governo nazionalista irlandese, guidato dal primo ministro de Valera, aiutato cospicuamente dalla Gran Bretagna. Di fatto, de Valera, in cambio dell’indipendenza dell’Irlanda sud occidentale, accettò di lasciare l’Ulster in mani britanniche, tradendo gli indipendentisti dell’IRA che sino ad allora erano stati alleati della politica nazionalista del Sinn Fèin. In effetti, de Valera, un tempo agguerrito indipendentista anti britannico, si era già accordato con la nascente borghesia irlandese e con quella inglese, ansiose di terminare il conflitto, per avviare i loro affari reciproci (tanto che poco dopo avrebbe abbandonato il Sinn Fèin, per formare un nuovo partito, di ispirazione liberaldemocratica, centrista e borghese, il Fianna Fail, che finirà per governare per 61 degli ultimi 79 anni, in coalizione, di volta in volta, con i laburisti o la destra; sarà definito come “il partito pragmatico dell’establishment economico irlandese”).
Come conseguenza di tale sconfitta, gli indipendentisti dell’IRA entrarono in clandestinità. Iniziò una lunghissima guerra civile, di fatto ancora non del tutto terminata, benché sia stato stipulato un trattato di pace. Nel 1938, l’Ira ricomporrà i suoi rapporti con il Sinn Fèin, che ne diventerà a tutti gli effetti il braccio politico, risentendo quindi di tutti i cambiamenti di linea politica e le torsioni interne cui l’IRA sarà sottoposta. La guerra clandestina portata avanti dall’IRA nel territorio della Repubblica d’Irlanda fu gradualmente spenta, perdendo sempre più il consenso della popolazione, grazie alle abili politiche di de Valera, che da un lato allargavano lo spazio di partecipazione democratica, dall’altro lusingavano lo spirito nazionalista irlandese, guardandosi però bene dallo stuzzicare il potente vicino britannico, con formali richieste legali di riunificazione dell’Irlanda del Nord, del tutto inefficaci e non supportate da nessuna reale volontà politica. La grande povertà in cui versava l’Irlanda fece il resto: l’iniziale assenza di qualsiasi proposta di politica economica e sociale da parte dell’IRA, concentrata esclusivamente sulla lotta per l’unificazione dell’Irlanda indipendente, e dovuta essenzialmente all’ostracismo sulle tematiche sociali, manifestato dalla componente borghese e cattolica che ne faceva parte, contribuì non poco ad allontanare l’organizzazione dagli interessi immediati del proletariato, peraltro numericamente molto ridotto, in un Paese sostanzialmente agricolo, e quindi molto conservatore.

Il primo esperimento di spostamento a sinistra della linea politica dell'IRA: il “socialismo repubblicano” degli anni Trenta

La base sociale contadina e piccolo-borghese della nuova Irlanda indipendente chiedeva soprattutto pace e stabilità, dopo aver ottenuto l'indipendenza dalla corona britannica, e ciò determinò il progressivo isolamento dell'IRA nella neonata Repubblica irlandese. Viceversa, nell'Irlanda del Nord, che, come detto, aveva beneficiato dei più intensi processi di industrializzazione di tutta l'isola, vi era un proletariato urbano ed industriale molto più esteso ed influente, e l'azione dell'IRA, che nell'Ulster era mirata soprattutto a difendere i cattolici dagli attacchi delle formazioni paramilitari unioniste, le valse un maggior consenso fra la popolazione. Di conseguenza, la base di consenso sociale dell'IRA si spostò sempre più dall'Irlanda indipendente all'Ulster ancora sotto controllo britannico, la cui maggioranza cattolica chiedeva l'indipendenza dalla Gran Bretagna e la fine delle violenze unioniste ai suoi danni.
Inoltre, la focalizzazione dell'azione militare sempre più forte sull'Ulster, e quindi su un'area dove era forte l'influenza politico-sindacale del proletariato industriale, favorì lo spostamento a sinistra dell'IRA. Pertanto, nei primi anni'30, l'IRA fu caratterizzata da una impostazione politica che venne denominata “socialismo repubblicano”, in cui alle tradizionali istanze nazionaliste e repubblicane si affiancarono elementi di rivendicazione sociale e sindacale. Proprio l'assenza di una proposta in materia economica e sociale era infatti considerata, dalla dirigenza dell'organizzazione, come una delle cause della sconfitta nella guerra civile. L'IRA si propose quindi come propugnatrice di rivolte tributarie a favore dei piccoli contadini, appoggiò scioperi, si alleò con il partito comunista irlandese, fondando anche l'associazione degli “amici dell'Unione Sovietica”. Inoltre, la componente marxista dell'IRA, guidata da Peadar O'Donnell, fondò “Saor Eire”, vero e proprio braccio politico di estrema sinistra dell'organizzazione, i cui obiettivi erano:
1 – unire, sotto la propria guida, proletari industriali e salariati agricoli irlandesi, al fine di promuovere una rivoluzione anti imperialista nei confronti della Gran Bretagna, che ancora controllava l'Ulster, e anti capitalista, nei confronti della repubblica irlandese;
2 – assegnare al controllo proletario le terre ed i mezzi di produzione;
3 – rivitalizzare e promuovere la lingua e la cultura nazionale irlandese.
Come si vede, tale organizzazione si proponeva un curioso mix di leninismo e nazionalismo, con una altrettanto bizzarra accentuazione della difesa delle antiche tradizioni culturali ed etniche del popolo irlandese, sicuramente piuttosto strana e non scevra da rigurgiti reazionari, e coerente con la volontà di stuzzicare il tradizionale spirito nazionalista di quel popolo.
Al di là delle stranezze e delle contraddizioni teoriche di una linea politica rivoluzionaria che difendeva tradizioni culturali formatesi in epoche pre capitalistiche e capitalistiche, fu sul piano pratico che l'esperienza di Saor Eire, e più in generale del socialismo repubblicano fallì, nel giro di pochissimi anni. La Chiesa cattolica ed il governo irlandese, oltre che quello sottoposto alla guida britannica nell'Ulster, sottoposero tale organizzazione ad una severa repressione. Ed anche fra le fila dell'IRA, O'Donnell e la sua organizzazione furono molto rapidamente emarginati. Il motivo? Semplice: l'IRA era fondamentalmente una organizzazione che poggiava su una base sociale piccolo-borghese, molto influenzata dalla Chiesa cattolica. Come scrisse lo storico Tom Mahon (2008): “l'IRA era una organizzazione cospiratrice piccolo-borghese, non un'armata di operai e contadini. Era fortemente radicata nell'idea ottocentesca di rivoluzione nazionale ed i suoi pochi socialisti erano sostanzialmente periferici nella struttura di comando....inoltre, O'Donnell non riuscì mai a spiegare cosa ne avrebbe fatto della frazione protestante della classe proletaria, che non aveva alcuna intenzione di essere “liberata” dall'IRA, anche a costo di usare le armi”.
Lo stesso concetto fu espresso da Kevin O'Higgins, membro attivo dell'IRA: “siamo probabilmente i rivoluzionari dalla mentalità più conservatrice che abbiano mai portato avanti una rivoluzione”.
Conseguentemente, l'allora leader dell'IRA, Moss Twomey, su sollecitazione dei suoi referenti ecclesiastici, misa al bando O'Donnell e la sua organizzazione, e quando questi, nel 1933, provò a riorganizzarla all'esterno dell'IRA, la boicottò fino a farla fallire. Fino al 1969, di fatto, l'IRA avrebbe seguito una linea politica nazionalista e conservatrice.
La stessa figura di Twomey è molto significativa, e vale la pena di analizzarla con attenzione, perché molto rivelatrice dei gruppi di potere e dell'ideologia politica che sostenevano l'IRA. Figlio di una famiglia molto cattolica, non disdegnò di supportare i governi irlandesi guidati dalla destra del Fianna Fail nel reprimere i Blueshirts, movimento paramilitare fascistoide, anche se la sua organizzazione, formalmente, era in guerra contro il governo irlandese. Nel 1930 fece una visita segreta negli USA, dove strinse le prime alleanze con le lobby irlandesi legate al partito repubblicano statunitense, che come si vedrà meglio nel seguito diventò, con gli anni, il principale supporto militare ed economico dell'IRA. Ovviamente lascio al lettore giudicare il potenziale rivoluzionario di una organizzazione finanziata soprattutto dagli USA. Durante il suo arresto, la sua famiglia venne mantenuta economicamente dal Clan na Gael, una organizzazione di irlandesi negli Stati Uniti, che supportava i candidati del partito repubblicano USA, e che nel 1914 face da tramite fra i nazionalisti irlandesi e la Germania del Kaiser per la fornitura di armi nella guerra di liberazione irlandese. E strettamente alleata con la Irish Republican Brotherhood, una organizzazione segreta che operò a favore dell'indipendenza irlandese, ma anche a favore di quel Michael Collins, leader dell'IRA, che nel 1921, come si ricorderà, difese il trattato che poneva le basi per la secessione “de facto” dell'Irlanda del Nord dalla neocostituita Repubblica irlandese. In particolare, i soldi alla famiglia di Twomey arrivavano dal presidente del Clan na Gael, Joseph Mc Garrity, irlandese emigrato negli USA, businessman milionario, che non esitò a tentare di stringere un patto di alleanza con la Germania nazista, incontrando Goering a Berlino nel 1939, per fornire supporto militare all'IRA contro il governo britannico.

Gli anni Sessanta: una nuova sperimentazione di virata a sinistra

Nel 1969, quando in Ulster iniziarono i Troubles, l'IRA sperimentò una seconda fase di virata a sinistra della sua linea politica, dopo decenni di conservatorismo nazionalistico, cattolico e repubblicano. Desmond Greaves e Roy Johnston furono gli sipiratori di tale virata, tramite il giornale della Connolly Association, “Irish Freedom”, e l'allora leader dell'IRA, Cathal Goulding, ne fu l'attuatore politico. La nuova leadership politica ed intellettuale sosteneva che l'IRA non avrebbe dovuto continuare ad usare le armi per difendere i lavoratori cattolici contro quelli protestanti, perché la lotta armata contribuiva a fare gli interessi della borghesia britannica e di quella irlandese, che avevano tutto da guadagnare da una guerra fra proletari di opposte fazioni. Da tali visioni derivò una progressiva riduzione dell'attività militare dell'IRA, che però fu pagata a caro prezzo. Ad Agosto 1969, sfruttando anche il rilassamento militare dell'organizzazione, i miliziani unionisti, a Belfast, diedero alle fiamme numerose chiese cattoliche, uccidendo sei civili cattolici.
D'altro canto, in uno scandalo esploso nel 1970, emerse che il governo irlandese guidato, come sempre, dal Fianna Fail, aveva cercato di passare armi a fazioni non marxiste dell'IRA fin dagli anni Sessanta. Fu quindi chiaro che, di fronte ad una progressiva estensione di idee e linee politiche marxiste in una organizzaizone militarmente e politicamente potente come l'IRA, e di fronte ad una strategia che mirava ad unificare i due proletariati – cattolico e protestante – in una lotta di classe contro la borghesia irlandese e l'imperialismo inglese e statunitense, mani invisibili si mossero, dal cuore stesso della destra politica irlandese, oltre che da quella inglese (è noto ed è inutile ripetere che i gruppi paramilitari unionisti sono sempre stati mossi dal governo britannico, tramite infiltrati dei servizi segreti).
Tutto ciò portò alla rottura del Dicembre del 1969:. si formarono così due organizzazioni, la Official IRA, influenzata dal marxismo, e la Provisional IRA, che raccoglieva soprattutto (anche se non solo, essendo anche popolata da marxisti) gli elementi borghesi e cattolici dell'IRA tradizionale. Ciò provocò una analoga scissione nel Sinn Fèin, tradizionale alleato politico dell'IRA.
Gli Officials, coerentemente con l'idea (corretta, ma ovviamente sabotata dalla destra inglese ed irlandese) che occorreva evitare guerre, basate sulle differenze di religione, che opponessero la classe lavoratrice cattolica a quella protestante, a tutto beneficio della borghesia, si fece parte attiva di una politica di graduale riduzione dell'attività militare mirata a cessare un conflitto fra proletari, fino al cessate-il-fuoco dichiarato nel 1972, mentre a livello politico perseguiva una linea basata sul contrasto ad ogni bigotteria religiosa, fonte di grandi tragedie nella storia dell'Ulster. Gli officials perseguivano una politica di rivoluzione a tappe. Primo, interrompere la guerra civile per raggiungere l'unità fra proletari cattolici e protestanti, poi riunificare l'Irlanda, ed infine promuovere una rivoluzione socialista. Nel fondamentale manifesto del 1977, chiamato “Irish Industrial Revolution”, si stabilì che l'attenzione dei proletari veniva deliberatamente distratta dagli obiettivi di lotta di classe, per focalizzarla su questioni nazionalistiche/religiose, e che l'imperialismo USA aveva di fatto preso il controllo della Repubblica d'Irlanda.
Gli Officials furono resi di fatto inoffensivi dall'esclusione dai tradizionali canali di rifornimento delle armi utilizzati dall'IRA (ed in particolare da quelli più redditizi, che passavano tramite le lobbies irlandesi negli USA), dai continui, sanguinosi regolamenti di conti con i Provisionals, e dalle scissioni interne (nel 1974, da una scissione nacque il partito socialista repubblicano d'Irlanda, o IRSP, guidato da Seamus Costello, contrario all'abbandono della lotta armata contro la Gran Bretagna e le forze unioniste, e quindi al cessate-il-fuoco del 1972. L'IRSP ingaggiò fin da subito un sanguinario conflitto con gli Officials, fino alla tregua del 1977, rotta però dal susseguente omicidio di Costello. Ciò portò a una prosecuzione della guerra fra le due organizzazioni almeno fino al 1982, quando l'esecutore dell'omicidio di Costello fu a sua volta trucidato). Con la decisione di consegnare alle forze di sicurezza il proprio arsenale di armi, nel 2009, l'Official IRA è del tutto scomparsa dalla scena politica nordirlandese. Di fatto, questi ultimi non poterono mai stabilire aree di controllo permanente sui quartieri cattolici delle due principali città, Belfast e Derry, né poterono accedere ad ampi e regolari rifornimenti di armi (dagli archivi Mitrokhin, emerge che solo l'Urss, sporadicamente, inviò piccoli quantitativi di armi agli Officials).
Mentre gli Officials, dopo il cessate il fuoco del 1972, avevano terminato la guerra di liberazione contro gli unionisti e le forze di sicurezza britanniche, e, tranne occasionali regolamenti di conti con le altre fazioni indipendentiste, avevano imboccato la strada politica, i Provisionals, che con la loro lunga scia di sangue contribuirono non poco a rendere marginale l'esperimento degli Officials (si calcola che uccisero almeno una cinquantina di dirigenti Officials), sono quelli che, nella vulgata comune, vengono normalmente identificati come l'IRA vera e propria. I Provisionals continuarono dunque la guerra contro i britannici e le forze lealiste fino al cessate il fuoco del 1998 ed alla cessazione completa delle ostilità con l'accordo politico del 2005 (che però ha lasciato qualche strascico di violenza anche fino ad oggi). Per quanto anche loro attraversati da idee politiche socialiste, raccolsero l'anima borghese e cattolica della vecchia IRA, ed anche i suoi contatti fra le comunità e le lobby capitalistiche degli irlandesi negli USA. Inutile dire che godettero di finanziamenti, rifornimenti e coperture politiche incredibilmente superiori a quelle di cui poterono godere gli Officials.
Nonostante le idee socialiste che li attraversarono, i Provisionals combatterono per una causa nazionalistica, basata sulla unificazione dell'Irlanda e dell'Ulster sotto un governo repubblicano e di tipo federale, con parlamenti regionali in quattro province, ed un parlamento centrale. Il loro programma, Eire Nùa, doveva essere attuato tramite una guerra civile continuativa contro le forze unioniste e gli occupanti britannici, fino all'obiettivo di ottenere il ritiro delle forze britanniche dall'Ulster, e prevedeva nient'altro che uno Stato democratico borghese, a statuto federalista, dove anche gli unionisti dell'Ulster avrebbero avuto un ruolo, sia pur minoritario.
Significativo è anche il ruolo di mantenimento dell'ordine e della legalità assunto dai Provisionals nelle aree sotto il loro controllo, spesso esercitato con un livello di durezza repressiva e securitarismo, specie contro il traffico di droga, degno di organizzazioni di vigilantes di estrema destra.
In sintesi, i Provisionals non fcero altro che resuscitare quella mentalità da “rivoluzionari conservatori” che era tipica della vecchia IRA, stringendo legami di consenso con la piccola borghesia e con la Chiesa cattolica, e portando avanti un programma politico tipicamente nazionalista e borghese. Per cui, la battaglia contro il dominio britannico dell'Ulster, da parte della vecchia IRA così come dei Provisionals, non assunse mai un connotato anti-imperialista nel vero senso della parola, ovvero nel senso di lotta di liberazione del proletariato locale da un oppressore esterno alleato con le borghesie locali, ma fu piuttosto, come specificato in premessa, una battaglia per larghi versi combattuta fra fazioni locali della borghesia, cattolica e protestante, fatta utilizzando il proletariato locale come “carne da cannone”.
Ovviamente anche l'analisi delle fonti di rifornimento delle armi dei Provisionals è molto significativa. Esattamente come nel caso della vecchia IRA, il grosso dell'arsenale veniva acquistato negli USA, tramite un emigrato irlandese, tale George Harrison, ed un gruppo di supporto per l'Irlanda del Nord, denominato NORAID. Molti fatti sono significativi. Nel 1981, Harrison fu arrestato a New York per traffico internazionale di armi, ma, benché i suoi rapporti con la criminalità organizzata fossero evidenti, venne immediatamente prosciolto da ogni accusa. Il NORAID, che nel suo statuto dichiarava di essere un'associazione che perseguiva l'unificazione dell'Irlanda con mezzi esclusivamente pacifici e legali, venne messo sotto processo, negli USA, nel 1981. In tale processo, NORAID fu obbligata a dichiarare che l'IRA era il “suo referente principale” (e l'IRA era considerata un'organizzazione terroristica illegale negli USA). Nonostante ciò, un tribunale statunitense autorizzò NORAID a scrivere una dichiarazione in cui smentiva quanto precedentemente acclarato giudiziariamente, ovvero il suo legame con l'IRA. Incredibilmente, l'ufficio del procuratore distrettuale (lo stesso che aveva inizialmente perseguito NORAID) validò tale dichiarazione, e quest'ultima poté continuare, indisturbata, a finanziare l'IRA. Difficile non pensare, da tutto ciò, che l'IRa non godesse di potenti appoggi politici nell'establishment statunitense.

Verso la fine dei giochi

Un simile connotato borghese della lotta di liberazione nazionale condotta dai Provisionals non poteva che degradare verso inconclusive “pacificazioni”, nel momento in cui la borghesia stessa (non solo quella locale, ma anche quella globale, che con gli enormi incentivi fiscali che l'Irlanda ha offerto agli investitori esteri ha fatto cospicui affari, e che oggi vorrebbe ripetere questo modello anche in una pacificata Irlanda del Nord) riteneva che la guerra civile stessa non fosse più conveniente per i suoi obiettivi economici. L'inconclusiva pacificazione è stata avviata dal 1983, con l'avvento alla guida dell'IRA di Gerry Adams, il più politico ed ambiguo fra i comandanti dell'organizzazione. Gerry Adams stimolò una maggiore politicizzazione dell'IRA, con una riduzione del peso delle azioni militari ed un incremento dell'attività politica tramite il Sinn Fèin, che condusse all'accordo di pace del 1998, che ha determinato l'attuale assetto dell'Irlanda del Nord. Si tratta essenzialmente della sconfitta definitiva del progetto nazionalista originario dell'IRA, che ha lottato per decenni per l'indipendenza dell'Ulster dalla Gran Bretagna e per un'Irlanda unita, mentre con l'attuale accordo si è ottenuto soltanto uno statuto regionalista di particolare autonomia nell'ambito di una sovranità che rimane in mani britanniche; persino lo statuto dell'IRA che contemplava l'obiettivo di unificazione dell'Ulster con il resto dell'Irlanda è stato riscritto, per renderlo inoffensivo e non turbare gli interessi imperialistici degli USA nella Repubblica irlandese, divenuta una sorta di paradiso fiscale per gli investimenti industriali delle grandi multinazionali. C'è un episodio poco noto ma significativo: nel 994, il Presidente Clinton rilasciò un visto di accesso negli USA a uno dei leader dell'IRA, Joe Cahill, nonostante il fatto che la legge statunitense impedisse l'accesso nel Paese ad esponenti di organizzazioni considerate come terroristiche. Cahill era, in effetti, uno dei principali alleati del “pacificatore” Adams, e la sua visita negli USA servì per convincere le lobbies irlandesi locali a fornire supporto al processo di pace in Ulster, che evidentemente, quindi, interessava molto il vertice politico statunitense, e quindi la borghesia a stelle e strisce.
E' anche, a maggior ragione, la sconfitta del progetto delle componenti di sinistra dell'IRA, quello cioè di ri-orientare la lotta da obiettivi meramente nazionalisti ad obiettivi di classe, riunificando gli interessi del prolatariato cattolico e di quello protestante contro il comune nemico di classe, e quindi superando la guerra nazionalistica fra poveri che per decenni ha incatenato il proletariato irlandese su obiettivi che non erano i suoi.
Di fatto, oggi, con gli assetti decisi nell'accordo di pace del 1998, il proletariato nordirlandese continua ad essere diviso da linee di religione e di odio, sottostando ad istituzioni politiche diverse (protestanti e cattolici sono infatti governati da due entità esecutive distinte) e continuando anche a vivere in condizioni di isolamento fisico (le divisioni fra quartieri protestanti e cattolici nelle città sono infatti ancora in piedi) e senza prospettive di poter riprendere la lotta su obiettivi di classe (la Real IRA, nata nel 1997 in opposizione al processo di pace, guidata da Michael McKevitt e dalla sorella di Bobby Sands, oltre che essere impostata sui tradizionali obiettivi repubblicani e nazionalisti della vecchia IRA, quindi su un programma politico conservatore, appare oggi molto isolata nella società nordirlandese, tanto che lo stesso Adams, rompendo con le tradizioni dei leader dell'IRA, che non avevano mai pubblicamente condannato azioni armate di fazioni rivali, ha ufficialmente preso le distanze dagli attentati della RIRA). La stessa popolarità di cui gode il “pacifista” Adams (che raccoglie ingenti quantità di voti popolari, ogni volta che si presenta a qualche elezione) è un indicatore significativo. Evidenzia come il proletariato nordirlandese si sia stancato di versare sangue per una causa nazionalista e repubblicana che non sente come propria, che non corrisponde ai suoi interessi di classe, e che nella realtà dell'Ulster odierno nessun movimento politico significativo riesce a rappresentare.


Conclusioni

Certamente, l'IRA fu percorsa, durante tutta la sua storia, da idee socialiste e marxiste, ed anche da figure leggendarie e di grande valore rivoluzionario, come Bobby Sands, morto durante lo sciopero della fame del 1981. Ma le idee socialiste, e le persone che le propugnavano, furono tollerate solo fintanto che potevano essere utilizzate strumentalmente. La fase del “socialismo repubblicano” fu tollerata da Twomey fintanto che portava a nuovi reclutamenti di volontari nei quartieri operai di Belfast e Londonderry. La morte eroica di Bobby Sands fu utilizzata come strumento di marketing, grazie ad una massiccia propaganda da parte degli organi di stampa vicini all'IRA ed al Sinn Fèin (tanto che dopo la sua morte le adesioni di volontari ai Provisionals aumentarono vertiginosamente). La componente socialista che esisteva anche all'interno dei Provisionals servì anche per procurarsi armi da canali alternativi a quelli statunitensi (per cui i Provisionals ricevettero rifornimenti dalla Libia di Gheddafi e dalla Cecoslovacchia).
Quando queste componenti non servivano più o divenivano pericolose, venivano sistematicamente liquidate. Di fatto, i tentativi di imprimere un connotato di classe alla lotta dell'IRA furono sistematicamente soffocati, prima di tutto all'interno stesso dell'organizzazione, come si verificò nella fase del “socialismo repubblicano” e come si verificò con la distruzione dell'Official IRA, perpetrata in buona parte dai fratelli-coltelli della Provisional IRA. Il nucleo centrale della lotta armata repubblicana irlandese rimase sempre ancorato ad interessi e valori tipicamente borghesi e cattolici, fu ampiamente infiltrato da interessi imperialisti esterni, in primis statunitensi oltre che dalla stessa borghesia irlandese. Gli esiti di tale lotta, come si è visto, non poterono che essere negativi per gli interessi del proletariato, e favorevoli alla borghesia globale. Oggi l'Ulster, guidato da ex guerriglieri dell'IRA come Adams, vende se stesso come nuova frontiera per gli investimenti diretti esteri, imitando le politiche economiche fatte dall'Irlanda, che tanti danni hanno apportato al popolo irlandese, come la recente cronca economica ci evidenzia.

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