di Olympe De Gouges
dal sito Diciotto Brumaio
I movimenti di massa che nell’ultimo periodo sono stati chiamati degli “indignati”, così come quelli precedenti dell’ultimo decennio che hanno preso i nomi più colorati, rispondono all’insoddisfazione che nasce spontaneamente contro questo sistema di cose, ma non sono animati da una prospettiva definita e perciò non riescono a trasformare la necessità di una resistenza collettiva in programma politico positivo. Non riescono perché temono giustamente le insidie della politica politicante e perché sono eredi di una sconfitta, di un lutto, che non ha ancora nemmeno provato a elaborare e di cui si fanno ogni giorno di più incapaci. Questi movimenti hanno il destino segnato, cioè quello di diventare ostaggio dell’ideologia veicolata dai media o della violenza di piccoli gruppi estremisti.
L’impreparazione sul piano politico di questi movimenti è resa evidente dalla loro sostanziale indeterminatezza, dal non sapere bene ed effettivamente con chi stare e contro chi. Ci si pronuncia contro la finanza speculativa, le banche, le politiche di taglio dei bilanci statali, ma in genere non si dice: questo sistema non solo non ci piace, ma non funziona e vogliamo togliercelo di torno. Già questo, in embrione, sarebbe un programma politico. Paradossalmente non siamo nemmeno a questo ed è facile intuire che tale stato di cose mascheri anche appetiti egoistici.
Troppo in fretta s’è buttato il marxismo come un ferro vecchio invece di rinnovarlo e adattarlo. Non c’è e non può esserci nulla che possa sostituirlo se non come surrogato, poiché il marxismo è l’unico approccio scientifico alla materia. Come scrive Lenin, o il marxismo o l’ideologia borghese, non c’è altra via. Perciò la borghesia s’affanna preventivamente con i suoi filosofi a rimasticare Marx sostanzialmente per falsificarlo e servirlo come un vecchio illuso che s’è sbagliato su tutto.
In definitiva il rischio più grave è rappresentato dal fatto che con il passare del tempo, rendendosi conto della loro impotenza, questi movimenti di massa, trasversali alle classi e ai ceti sociali, assumano la tendenza, già in atto, ad adattarsi a questo genere di spontaneità e di diventare strumento dell’opportunismo e del populismo. Troppe volte per il passato s’è assistito a questo scenario per non temere il peggio.
Voi, che per me, in questo blog, ma anche in altri, rappresentate forme di sviluppo ed emancipazione del pensiero.
RispondiEliminaVoi, che per me, spesso, alla vostra parola scritta, riconosco una delle migliori forme di rappresentazione del pensiero.
Voi, che riuscite talvolta a trasmettere emozioni con la semplice progressione di frasi scritte, di vocaboli, verbi, articoli e congiunzioni, ...e tante altre cose a me sconosciute, ma che riescono molto bene nel loro intento, ed a giustificare fondamentale questa forma di comunicazione, non certo unica, ma preziosa.
A voi chiedo, umilmente, di illuminarmi su qualcosa di cui non riesco a trovare forma sufficientemente argomentata da appagare il mio senso della ragione.
A voi chiedo cosa rende giusto che un genitore o tutti e due, sputino sangue, o forse meglio dire "lavorino duramente", a lungo, se non per tutta la vita, sacrificando spesso se stessi, oltre che gli altri, per pagare mutui, per acquisire terreni o case, od altri beni materiali da lasciare ai loro figli o congiunti.
A voi chiedo cosa rende così giusto che un figlio o più, si ritrovino con l'eredità di questi padri e madri, con case e terreni, macchine ed altri materiali, talvolta anche con persone, acquisite, ereditate. Senza fare niente, ritrovarsi ...a volare. Senza fare niente, ...dimenticavo, hanno studiato, anche molto, non come me, che non ho fatto questa enorme fatica.
A voi chiedo per quale legge della natura, per quale legge universale questi figli ereditieri abbiano diritto ai "loro?" beni.
Per i più, questi si accontentano della materia, in quanto si è perso da tempo il modo di trasmettere l'eredità culturale.
Se almeno i genitori avessero pensato anche a quella.
Nella dichiarazione universale dei diritti umani non trovo illuminazione in merito, al contrario, trovo profondamente privo di giustizia l'atto stesso di lasciare i propri beni a coloro che sono indicati in forma testamentaria od altro, gli eredi stessi sono una forma di ingiustizia, in quanto una discriminazione.
Nel trattato di Lisbona e nella carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, vale lo stesso pensiero, non trovo giustificazione, argomentazione.
Noi tutti siamo eredi, senza discrimine, con gli stessi diritti.
Da giovane ho sempre sperato che dopo millenni di storia, gli esseri umani sarebbero riusciti a guardare se stessi come un risorsa, invece si continua ad averne paura, a difendersi strenuamente da ...se stessi con tutti i mezzi, con il genocidio se proprio ci vuole. Oppure ad arricchirsi (se così si può dire) alle spalle degli altri. Quindi facciamoci tutti furbi, ci dice il parlamento. Il parlamento, ...che parola questa.
La realtà è che se non riusciamo ad estendere a tutti, quei pochi e sacrosanti diritti, alla salute, allo studio o formazione, al lavoro, alla casa, se non ci riusciamo, saranno delle ingiustizie sociali, come lo sono, e di queste ingiustizie le guerre e le paure si nutrono. Qual'è il contrario di clandestino? Lo dobbiamo trovare.
A voi quindi rivolgo un appello, trasmettere il vostro pensiero, cercate, come fate spesso, un senso, ...sensato a tutto ciò.
Grazie, felice di ritrovarla
Scusate il fuori tema se c'è