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lunedì 2 gennaio 2012

LA RECESSIONE di Pier Paolo Pasolini



dal sito A noi piace


Nell’attuale panorama letterario italiano manca una voce potente e visionaria come quella di Pier Paolo Pasolini, capace di leggere i fatti, interpretarli, e prevedere cosa sarebbe successo negli anni a venire. A leggere gli scritti che ci ha lasciato possiamo dire che Pasolini aveva previsto tutto: la mutazione antropologica che il consumismo avrebbe provocato, la fine dell’umanesimo superato e sostituito dalla civiltà tecnologica, la lotta di classe che si sarebbe “consumata” solo sulle differenze economiche e non più sul piano culturale, il tramonto dei valori, il consumismo inteso come sistema totalizzante, dunque fascista.
 Dal lontano 1974 Pier Paolo Pasolini ci ha mandato una bellissima, profetica e amara poesia, La recessione. Prima ancora che noi vivessimo questi anni, Pasolini li aveva già pensati, con lucidità, precisione, e tanta malinconia: “e dentro gli occhi una domanda che non è di soldi ma solo d’amore soltanto d’amore”.
Buon anno a tutte e a tutti.



Rivedremo calzoni coi rattoppi
rossi tramonti sui borghi
vuoti di macchine
pieni di povera gente che sarà tornata da Torino o dalla Germania
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come poltrone di senatori
e i bambini sapranno che la minestra è poca e che cosa significa un pezzo di pane
E la sera sarà più nera della fine del mondo e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni
e forse qualche giovane tra quei pochi tornati al nido tirerà fuori un mandolino
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno
E città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi
con i vestiti grigi
e dentro gli occhi una domanda che non è di soldi ma è solo d’amore
soltanto d’amore
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde
nella curva di un fiume
nel cuore di un vecchio bosco di querce
crolleranno un poco per sera
muretto per muretto
lamiera per lamiera
E gli antichi palazzi
saranno come montagne di pietra
soli e chiusi com’erano una volta
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremmo i grilli o i tuoni
L’aria saprà di stracci bagnati
tutto sarà lontano
treni e corriere passeranno
ogni tanto come in un sogno
E i banditi avranno il viso di una volta
con i capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre pieni del nero delle notti di luna
e saranno armati solo di un coltello
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra leggero come una farfalla
e ricorderà ciò che è stato il silenzio il mondo
e ciò che sarà.

Pier Paolo Pasolini


2 commenti:

  1. Indubbiamente una penna come la sua farebbe comodo a noi, tuttavia io credo che su alcuno cose le sue previsioni non siano state così azzeccate, per esempio la rapida sparizione della Chiesa e la fine dello Stato nazionale che con il tramonto probabile della UE andrà rivisto. Anche su altre cose mi sembra che si potrebbero a lui muovere delle obiezioni. Prima o poi ci metterò mano io ad un articolo. In ogni caso la sua forza intellettuale, specie quella apocalittica, rendono straordinariamente sentite e interessanti le sue polemiche corsare.

    Auguri e grazie per il "prestito"
    Lorenzo

    Viva la Fiom!

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