di Iside Gjergji
Il
capitalismo è brutto, vecchio come un abito logorato che ormai ha
fatto il suo tempo e deve essere abbandonato e dimenticato in un
armadio. E’ questo il pensiero dei giovani americani – specie di
coloro che in questi mesi hanno partecipato al movimento “Occupy
Wall Street” – registrato dal sondaggio
realizzato dal Pew
Research Center e
pubblicato mercoledì scorso.
Il
risultato del sondaggio, che viene effettuato ogni anno e che mira a
conoscere gli orientamenti politici dei cittadini americani, ha
sorpreso molti analisti politici. In tanti si aspettavano, infatti,
un atteggiamento critico nei confronti dell’attuale
amministrazione, ma quasi nessuno era pronto a scommettere
sulla diffusione
degli ideali socialisti tra
gli americani. Eppure, i dati della ricerca ci rivelano che il 49%
dei giovani americani, tra i 18 e i 29 anni, è “fan” del
socialismo, mentre soltanto il 43% si dichiara contrario. Il
risultato è ancor più sorprendente se si considera che soltanto
venti mesi fa la situazione era completamente rovesciata, vale a dire
che soltanto il 43% dei giovani americani era favorevole al
socialismo e il 46% era contrario.
Il
Pew Research Center classifica inoltre i suoi risultati dividendo la
popolazione per età, razza, reddito e appartenenza politica. E così
si scopre che la maggior parte dei “fan” del socialismo si
trovano tra la popolazione nera e i simpatizzanti del partito
democratico: cioè il 55% dei neri e il 59% dei democratici si
dichiarano a favore del socialismo.
I
risultati di questa ricerca giustificano bene le paure di Frank
Luntz,
il guru della comunicazione politica del partito repubblicano, il
quale soltanto poche settimane fa si dichiarava terrorizzato dalla
crescita della popolarità del movimento “Occupy Wall Street”:
“Sono
spaventato a morte dall’impatto che il movimento “Occupy Wall
Street” sta avendo sul modo in cui gli americani vedono il
capitalismo”.
Luntz sta ora girando in lungo e in largo gli Stati Uniti per
insegnare ai membri del partito repubblicano la nuova strategia
comunicativa, che egli stesso sintetizza
in 10 raccomandazioni:
1. Mai
usare la parola “capitalismo”.
Al suo posto Luntz consiglia l’uso di altre espressioni: “libertà
economica”
o “libero
mercato”;
2. Mai
dire che il governo “tassa
i ricchi”.
Secondo Luntz, infatti, occorre affermare che il governo “prende
dai ricchi”;
3. Mai
dire “classe
media”.
Il termine adatto da utilizzare sarebbe “lavoratori
contribuenti”;
4. Mai
dire “lavoro”.
La parola giusta per la sostituzione sarebbe “carriera”;
5. Mai
dire “spesa
pubblica”.
Al suo posto Luntz consiglia la parola “spreco”;
6. Mai
dire che si desidera raggiungere un “compromesso”.
Sarebbe un chiaro segno di debolezza, secondo Luntz, perciò egli
ordina la sua sostituzione con il termine “cooperazione”;
7. La
parola chiave da dire a un membro del movimento “Occupy Wall
Street”, secondo Luntz, è: “Capisco” (“Capisco
che sei arrabbiato. Capisco che hai visto l’ineguaglianza. Capisco
che vuoi migliorare il sistema”);
8. Mai
dire “imprenditore”. Meglio
usare le espressioni: “datore
di lavoro”
o “creatore
di lavoro”.
9. Mai
chiedere a qualcuno di “sacrificarsi”. Meglio
dire che “siamo
tutti sulla stessa barca. Possiamo avere successo o possiamo fallire
insieme”.
10. Attribuire
sempre la colpa a Washington.
Luntz
la sa lunga e sa fiutare il pericolo prima di tanti altri, ma egli
appare poco più che una “giovane marmotta” se paragonato ai
“guru comunicativi” di casa nostra. Il riferimento è a quelli
che definiscono “assoluzione” una semplice prescrizione, a quelli
che parlano di “patto tra generazioni” per nascondere il più
grande allargamento dello sfruttamento e della precarietà per tutti,
padri e figli, a coloro che si riempiono la bocca con espressioni
tipo “progetto fabbrica Italia” soltanto per cancellare il fatto
che le fabbriche le stanno pian piano chiudendo tutte, che usano la
parola “riforma” per promuovere le più feroci controriforme… e
così via. Dinanzi a tale generale tendenza al rovesciamento di senso
vengono in mente le parole di Guy
Debord che,
non molto tempo fa, affermava lungimirante: “Lo
spettacolo è il momento in cui la merce è pervenuta all’occupazione
totale della vita sociale“.
Cioè ora “non
solo il rapporto con la merce è visibile, ma non si vede più che
quello: il mondo che si vede è il suo mondo“.
Quando ho letto questo articolo sul FQ, l'ho così commentato:
RispondiEliminaL'IDEOLOGIA DEL "MARKET SISTEM"
Nella parola Capitalismo, è implicito il riferimento a coloro che esercitano il potere economico e di conseguenza politico. Infatti, si parlava di capitalismo mercantile, capitalismo industriale, capitalismo finanziario.
Poi, dopo la seconda guerra mondiale, negli USA, prese piede il termine "Market Sistem" cioè sistema di mercato, e proprio per mascherare i "reali" rapporti di produzione che vigono nel capitalismo (gli schiavi salariati e cioè il Lavoro da un lato, e i capitalisti e cioè i detentori dei mezzi di produzione economica, e quindi il capitale dall'altro) .
Quindi, l'espressione mercato, o sistema di mercato, ha avuto successo, proprio perchè nasconde attraverso un operazione cosmetica e insipida, una...SCOMODA REALTA'.
Realtà che si traduce che in Italia, il 10% delle famiglie, detengono il 50% della ricchezza, e nel mondo, l'1% della popolazione mondiale, detiene il 50% della ricchezza mondiale.
Marx, avrebbe parlato di...IDEOLOGIA DEL LIBERO MERCATO.
Quì invece, aggiungo questo passo di Marx tratto dall'Ideologia Tedesca: "Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante".
Saluti da Luigi