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martedì 21 febbraio 2012

Babbo operaio

foto di Stefano Mangione


tratto dal sito A noi piace
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In tutta la vita non ho mai conosciuto un solo operaio
che non fosse nel suo profondo rivoluzionario
dico a un binario smorto perso chissà dove tra i carrelli sganciati
dalla Storia inconcludente che ci ha escluso entrambi
dai suoi meandri scavati con le unghie di una talpa morta
E se non l’ho conosciuto io mai nessuno ne conoscerà uno
L’ultimo dilettante dell’utopia è meno cieco del primo campione di realismo
Resta fermo e immobile come l’attesa su una banchina
e mi squadra di traverso, sfacciato come il cinismo della vecchiaia
poi mi colpisce come lo schiaffo di vento di un treno in corsa
E tuo padre allora? È rivoluzionario pure lui?
Due urli un gol ed è già fermo al palo il suo rigore dominicale
la sua coscienza in punizione si frange sulla barriera di cuoio
e ciao, ti saluto Carlo Marx, un’altra settimana è nel sacco
S’arresta la caldaia e il fumo quasi non sbuffa più dal camino
anche gli stantuffi fanno fatica a non indietreggiare
ma è solo un momento e basta un po’ di carbone rosso ardente
per scagliargli la pala addosso tutto sporco e sudato
Brutto porco d’un menscevico! Mai fischieranno le mie orecchie ai tuoi starnuti
Mio padre il più reazionario del più reazionario degli operai
è stato il più rivoluzionario della sua generazione
Solo il più eroico tra tutti gli inutili capelloni poteva sacrificarsi
quando deve avere pur compreso che era meglio rinunciare
a zampe d’elefante come a baffi e basette da barboni
e a tutte le altre mezze misure spuntate che non servono a nulla
pur di concentrare nel fondo delle sue più insondabili notti d’amore
il seme decisivo per quella stella più rara della punta d’una cometa
davvero capace di riaccendere il cielo cadente della Rivoluzione.

B.B.B.


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