ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)

lunedì 5 marzo 2012

Quel che serve è la rinascita dell' INTERNAZIONALE SOCIALISTA.



di Franco Bartolomei


Cari Compagni, cominciamo un po' a chiarirci le idee sul PSE.

Un PSE attorcigliato come ora sui problemi del governo dell'euro, attento a non urtare le prospettive politiche dei partiti aderenti, e privo di una capacità di ragionare su un piano globale con tutte le forze politiche progressiste che dirigono gli altri scacchieri mondiali, ed in particolare i grandi nuovi produttori mondiali emergenti, non può costruire in piena autonomia progettuale un nuovo modello di sviluppo continentale, in quanto non è nelle condizioni di valutare e concordare in una logica di cooperazione e sviluppo le interazioni mondiali che un progetto innovativo di tale portata implicherebbe necessariamente.


E' necessario che il consolidamento del PSE non implichi un ulteriore affievolimento di ruolo della Internazionale Socialista, che può essere il solo luogo politico in cui l'Europa progressista può riuscire ad interloquire direttamente con i partiti, ad essa più vicini, che guidano alcuni dei grandi paesi emergenti mondiali in fase di ESPANSIONE ECONOMICA ed in condizioni di piena SOVRANITA' delle loro rispettive istituzioni statuali rispetto al governo dei processi economici e sociali. Quest'ultimo determinante elemento costituzionale, tuttora solidamente connaturato alla situazione dei BRICS,  ad oggi assente nelle dimensioni statuali dei paesi d'Europa e pressoché ancora inesistente nelle stesse istituzioni comunitarie, attribuisce a queste specifiche forze politiche una autonomia decisionale che può costituire elemento non secondario di rafforzamento della stessa forza politica del movimento socialista europeo, qualora questo sia in grado di ricostruire con essi un quadro di rapporti politici fondato su una condivisione di valori nella interpretazione delle linee dello sviluppo necessario e sostenibile del mondo.

Mi riferisco in particolare al Partito dei Lavoratori di Lula che guida il Brasile, al Partito del Congresso che guida l'India, e all'African Nazional Congress che guida il Sud Africa, tre dei cinque BRICS, i quali tutti e tre prima dell'avvio dei processi di globalizzazione globale, all'epoca della grande iniziativa della INTERNAZIONALE SOCIALISTA guidata da PALME, BRANDT, KREISKY, MITTERAND e CRAXI, negli anni 1974/1987, facevano parte della IS con il ruolo di osservatori speciali.

E' sotto gli occhi di tutti come nonostante i processi di integrazione economica e commerciale mondiale, seguiti alla fine del comunismo ed alla riunificazione dei mercati, abbiano marcato prepotentemente lo scenario mondiale condizionando tutte le relazioni geo-politiche mondiali e le regole finanziarie e commerciali tra gli stati, e conseguentemente le politiche economiche interne, L'Internazionale Socialista al contrario non sia divenuta il punto di incontro internazionale di tutte le forze interessate a democratizzare e riequilibrare socialmente i processi in atto.

Occorre rivitalizzarla assolutamente ed evitare che il Socialismo democratico si rinchiuda in quell'eurocentrismo che i grandi Partiti Socialisti dell'epoca Keynesiana hanno sempre voluto evitare dando impulso alle politiche della integrazione NORD-SUD, e del dialogo EST-OVEST.

Il PSE se vuole divenire forza progettuale a livello mondiale, e non spaurito, fragile ed incostante difensore di una particolarità europea in crisi, appiattito e condizionato dalle logiche interne Franco-Tedesche, deve interpretare il proprio ruolo come parte del movimento Socialista internazionale rappresentato e reso operante della ripresa di un forte ruolo della IS.

Non e' piu' possibile che tutte le problematiche inerenti i processi di globalizzazione, e le ricadute nella economia europea dei processi di integrazione economico-commerciale- finanziaria mondiale, vengano affrontate nel rapporto con i BRICS esclusivamente dal governo americano, o nei rapporti interni tra le grandi istituzioni economiche mondiali come l'OCSE o il WTO, in un rapporto esclusivo tra estranee istituzioni politiche di governo, ed in alcun modo tramite consessi internazionali tra le forze politiche progressiste e democratiche che nei diversi paesi operano nel solco della antica appartenenza o frequentazione dell'INTERNAZIONALE SOCIALISTA.

Il PSE non serve ad interpretare una soggettività ripiegata sul vecchio continente che risucchia nelle sue difficoltà progettuali, e nelle sue timidezze rispetto alle rispettive politiche nazionali degli stati europei, il possibile ruolo di dialogo, comprensione e progettazione di un diverso assetto dei rapporti internazionali che ha sempre avuto, e potrebbe utilmente tornare ad avere L'INTERNAZIONALE SOCIALISTA.

Uno degli aspetti della involuzione liberista della socialdemocrazia europea degli anni passati, che abbiamo assolutamente necessità di rimuovere, è proprio rappresentata dalla perdita di peso della IS, e dalla scarsissima attenzione che ad essa viene tuttora riservata dai partiti aderenti al PSE, allora tutti abbacinati dalla illusione in uno sviluppo tendenzialmente illimitato, conseguente alla riunificazione del mecato mondiale, in grado di costituire il presupposto materiale di processi di mobilità sociale irreversibili, destinati a risolvere perennemente la questione sociale nelle società occidentali terziarizzate e finanziarizzate. La persuasione illusoria in questo possibile quadro evolutivo ha condotto ad una accettazione passiva di uno stato dei rapporti internazionali, politici ed economici, scaturito dal crollo dell'URSS e dal decollo economico del terzo mondo, che rendeva apparentemente marginale il ruolo di uno strumento politico di ispirazione internazionalista che si è erroneamente ritenuto fosse ormai appartenente ad una fase della storia del Socialismo Europeo, quella del contrasto al vecchio imperialismo, gloriosa, ma ormai inevitabilmente relegata al culto della memoria.


Un PSE eurocentrico, anzi euro-baricentrato, non serve a nulla perché non è in condizione di affrontare alle radici i problemi che costringono le classi dirigenti europee  a mettere in discussione il   modello di relazioni sociali che ha finora caratterizzato il vecchio continente, e non avendo la percezione di una scala globale delle questioni non riesce a misurare con piena consapevolezza la reale portata delle scelte necessarie a costruirne uno nuovo in grado di risolvere la crisi che ci attanaglia. Un PSE assente dal confronto con le forze che dirigono i  nuovi paesi in crescita si rende, al tempo stesso, privo di una capacità di lettura dei processi in atto con occhi autonomi rispetto a quelli ufficiali delle istituzioni economiche europee e mondiali, riproducendo rispetto allo scenario delle interrelazioni economiche mondiali lo stesso disastroso atteggiamento subalterno già visto rispetto ai processi di omologazione delle  nostre società europee alle scelte di modello indotte dal sistema di crescita neo-liberista.


Un PSE del genere, così come lo conosciamo ora privo di una proiezione extra-europea, non puo' quindi, sopratutto se rifiuta la logica di un rifrazionamento per aree omogenee del mercato mondiale, decollare  come  soggetto anticipatore e protagonista di una grande svolta di sistema, ed è destinato a lasciare sempre piu' ai movimenti no-global o anti-finanza un inevitabile ruolo di supplenza, che non riesce in ogni caso, evidentemente, a tradursi in un progetto di modello alternativo.

Occorre quindi riattivare una piena operatività politica ed organizzativa della INTERNAZIONALE SOCIALISTA, portando il PSE a concepire se stesso non come la vestale del "dover essere" dei  governi d'Europa, ma come parte di un processo di cambiamento globale che deve vedere come protagoniste anche le forze che rappresentano il mondo del lavoro nei grandi paesi emergenti, aprendo da subito con i tre partiti  progressisti alla guida di Brasile, India e Sud Africa un forte, fraterno, immediato, e diretto rapporto di confronto sui problemi esistenti, collaborazione sulle prospettive, ed elaborazione comune dei programmi di intervento correttivo sugli squilibri del mercato globale, del modello finanziario e dei rapporti sociali e produttivi da questi indotti.



FRANCO BARTOLOMEI segreteria nazionale del Partito Socialista

Nessun commento:

Posta un commento