* Per la difesa dei lavoratori, dei senza reddito e delle minoranze oltre ogni discriminazione di genere e orientamento
* Per un socialismo libertario, solidale e pluralista che riparta dai territori per riconquistare la giustizia sociale e la democrazia
* Per un nuovo internazionalismo che difenda la vita sulla Terra, contro ogni devastazione ambientale e contro ogni guerra
ARCHIVIO TEMATICO (in allestimento. Pronto l'indice dei redattori)
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sabato 28 aprile 2012
Per una nuova sinistra in nome di Giustizia e Libertà
Rivolgo un caloroso appello a tutte le forze di sinistra
che in Italia non si rassegnano a restare fuori dal parlamento italiano e
vogliono avere una efficace rappresentanza politica in Italia e in Europa, ad unirsi con un’unica lista che
rinnovi gli ideali che furono di Giustizia e Libertà I valori che furono dei
fratelli Rosselli possono oggi rianimare una speranza che, altrimenti, è
destinata a restare frustrata dalle manovre dei grandi partiti italiani, nati e
cresciuti per motivi di opportunità di potere, più che per forti spinte
ideali. Rosselli diceva con molta chiarezza che il Socialismo Liberale “più
che uno stato esteriore da realizzare, è, per il singolo, un programma di vita
da attuare” Non c’è nulla di più attuale, effettivo e necessario oggi di un
programma basato concretamente su valori morali, sul federalismo, e sull’idea
che “nessun partito, nessun movimento è tanto forte come quello che riconosce il
diritto alla vita dei suoi avversari e che dichiara di non voler rinnegare , nel
giorno della vittoria, lo spirito di quel metodo liberale che permise ad esso,
da piccola, debole minoranza, di crescere e dominare”
Questo intento sia
quello di tutta una sinistra che non si rassegna ad essere rigettata nel ghetto
ideologico e tribale in cui impera ancora il credo dei bambini perduti
nell’isola di Peter Pan, quelli che giocano alla guerra al sistema senza mai
poterlo scalfire minimamente, e che solo cercano una loro nicchia di potere in
cui agitare la cresta. Bisogna fare presto per ridare forza e speranza a
tutte quelle categorie di cittadini sempre più indifesi e colpiti dal caro vita,
dal precariato, dalla mancanza di servizi pubblici adeguati, che pagano sempre
le tasse e vedono tagliare le risorse che solo loro in gran parte finanziano,
con i loro lavoro ed il loro sacrificio quotidiano. Restituire una forza e
una speranza agli ideali di pace, solidarietà e progresso, basati su un modello
di società sostenibile che sa che la propria ricchezza è frutto di investimenti
in aree innovative come la scuola, la ricerca e le fonti di energia
rinnovabile. La sinistra da costruire ed unire è quella che, come suo primo
punto da realizzare a tutti i costi, ha la necessità di impedire che una persona
vada a lavorare e lasci nel suo posto di lavoro tutto e cioè la sua vita. La
politica di questa sinistra deve rendere la risoluzione dei problemi relativi
all’occupazione indissolubile rispetto alla risoluzione di quelli relativi alla
salute, alla pensione e alla casa. Perché senza lavoro stabile non c’è casa
né famiglia e né futuro per i figli, nemmeno da potere immaginare. Deve
cercare accordi costruttivi per realizzare una società basata su fondamentali
valori umani, anche con chi crede che tali valori siano frutto di una forte
ispirazione spirituale e religiosa e che, coerentemente con ciò, si impegna solo
per attuarli e non per farne mero uso strumentale. La sinistra che deve
realizzarsi, deve essere federalista perché, sempre come scriveva Rosselli: “Il
federalismo politico territoriale è un aspetto e una applicazione del più
generale concetto di autonomia a cui il nostro movimento si richiama: cioè di
libertà positivamente affermata per i singoli, gruppi, in una concezione
pluralistica dell’organizzazione sociale” E dunque un federalismo che si
fondi su organi territoriali vivi, non su strumenti e istituzioni burocratiche,
in cui prevale l’elemento coattivo, ma su organi in cui l’individuo partecipa
direttamente, spontaneamente alla vita della comunità a cui vuole dare il suo
contributo e che vuole controllare, e da cui attinge il rinnovamento delle sue
radici e della sua identità. Una sinistra che può e deve essere liberale,
vincolata a valori di solidarietà sociale, ma aperta alla concorrenza e al
merito, pronta a premiarlo e a valorizzarlo soprattutto quando esso contribuisce
all’innovazione e al beneficio per tutta la comunità e non serve solo ad
acquisire privilegi e potere. Ci si deve aprire in campo nazionale ed
internazionale alla collaborazione con aziende, gruppi economici e finanziari e
centri produttivi che legano la loro crescita e produttività all’innovazione e
al miglioramento della qualità dei prodotti, e non sono invece condizionati da
logiche speculative e proiettati verso la costruzione di monopoli che
distruggono l’essenza stessa del liberalismo, annientando così interi stati ed
intere economie, e respingendoli verso la soglia della miseria e della
emarginazione. Le stesse logiche e corporazioni che, con la loro avidità e il
loro capitalismo privo di regole, pongono le basi per i conflitti e per
l’incremento dell’odio, del risentimento e del fondamentalismo. Bisogna
costruire una pace che si basi sulla sicurezza e assumere le responsabilità
concrete che una comunità internazionale vuole esercitare quando si impegna a
dirimere i conflitti, intervenendo per sostenere iniziative concrete di pace,
con programmi ed obiettivi precisi, non per avallare missioni di guerra senza
fine che, di fatto, aiutano solo la crescita di traffici illeciti i quali
prosperano nella confusione e nella debolezza dei governi e delle istituzioni
locali Facciamo rivivere gli ideali di Giustizia e Libertà, quelli che
portarono tanti giovani a combattere e a morire in Spagna prima, e nelle varie
lotte di liberazione durante la seconda guerra mondiale poi, liberando alla fine
l’Europa dal nazifascismo e dalla dittatura, gli stessi che non avrebbero mai
accettato la statolatria dei regimi sovietici e il soffocamento della libertà
individuale, in nome della disciplina di partito. Sono ideali di cui oggi,
un’Italia stordita e illusa da aggregazioni politiche vincolate più ad interessi
di parte e a trame personalistiche, piuttosto che a grandi valori civili, ha un
bisogno vitale. Sono gli unici che possono restituirci una democrazia degna
di tale nome, e non farci sprofondare in un moderno feudalesimo tecnocratico, in
cui l’unica libertà concessa a profusione è solo quella del voyeurista, del
guardone, che si affaccia ma non tocca, ammira ma non partecipa, soffre e
gioisce ma non condivide, guarda ma non compra più perché non può, come un pollo
sempre più spennato. Soddisfatto del padrone che ogni giorno gli porta il
becchime e inconsapevole di quella volta in cui entrerà nell’aia per tirargli il
collo, tanto instupidito da poter gioire persino in quella occasione
nefasta. Siamo un popolo dalle grandi tradizioni civili e culturali, che non
merita la fine dei polli in batteria, non merita di morire di becchime mediatico
avvelenato, o a causa dello strangolamento ad opera del migliore per sé, creduto
meno peggio per tutti. Noi meritiamo di più, conquistiamocelo unendoci e
lottando insieme anche a tutti i popoli europei. C.F.
"La
rivoluzione non è la dittatura di Stalin è evidente. Ma se fossimo
posti a scegliere tra il mondo capitalista, così come ci fu rivelato
dalla guerrra e dalla crisi, e il modello bolscevico dovremmo
risolverci, non senza angosce, per il secondo. Ma è questa alternativa
che rifiutiamo; è questo dualismo rozzo e brutale - Dio o il diavolo; il
comunismo o il capitalismo - che ci ripugna. Tra Dio e il diavolo,
stiamo, molto semplicemente per l'uomo. Il nostro sforzo sarà rivolto a
superare il dissidio nel nome di una nuova sintesi; nel nome di un
socialismo penetrato dall'idea di libertà nel quale i piani servono gli
uomini, non gli uomini i piani"
Leggo molte contraddizioni in Rosselli e anche in Gobetti:
non riescono a definire bene i loro concetti, soprattutto quello del socialismo;
non si rivolgono mai alla concretezza tecnica;
tanta volontà e poca iniziativa anche dai loro seguaci attuali;
non si capisce niente con i vari termini ""-libertario, ""-liberalista o liberal-"" e si fa confusione inutile;
abbandonare la lotta di classe per lasciarsi a non so che cosa (?????).
Sembrerebbero come quelli che vogliono cambiare tutto per non cambiare niente: antifascisti (ci vuole poco per esserlo) e allo stesso tempo anticomunisti, ma anche mancanti di concretezza tecnica e politica, appunto, liberisti e basta come anche i loro seguaci.
Non basta parlare unicamente di rivoluzione interna agli individui per un socialismo "libertario" del futuro, ci vuole anche un offerta tecnica che possa accompagnare tale cammino.
Ha detto più Bruno Jossa in pochissime righe che troverete sul web che la retorica di Gobetti e Rosselli messi insieme.
Bisogna leggerli Rosselli e Gobetti prima di sparare esemplificazioni che rasentano le banalizzazioni per altro datate. Bisogna leggere il programma di GL per trovare tr l'altro una riduzione drastica delle spese militari, la revisione di tutti i contratti collettivi di lavoro, il trasferimento alle organizzazioni operaie e contadine di tutte le proprietà dell'allora partito fascista e dei loro sostenitori, l'abolizione del dazio sui beni di prima necessità, la legislazione a favore degli inquilini poveri, la costruzione di case popolari. Dice esplicitamente Rosselli " Anche noi accettiamo la lotta di classe come una fatalità storica ma, per amore di semplicismo, per favore non confondiamo i lavoratori non manuali con la classe sfruttatrice" Eh..peccato che non li ristampino questi scritti almeno molti saprebbero di più di cosa parlare concretamente.
Leggo molte contraddizioni in Rosselli e anche in Gobetti:
RispondiEliminanon riescono a definire bene i loro concetti, soprattutto quello del socialismo;
non si rivolgono mai alla concretezza tecnica;
tanta volontà e poca iniziativa anche dai loro seguaci attuali;
non si capisce niente con i vari termini ""-libertario, ""-liberalista o liberal-"" e si fa confusione inutile;
abbandonare la lotta di classe per lasciarsi a non so che cosa (?????).
Sembrerebbero come quelli che vogliono cambiare tutto per non cambiare niente: antifascisti (ci vuole poco per esserlo) e allo stesso tempo anticomunisti, ma anche mancanti di concretezza tecnica e politica, appunto, liberisti e basta come anche i loro seguaci.
Non basta parlare unicamente di rivoluzione interna agli individui per un socialismo "libertario" del futuro, ci vuole anche un offerta tecnica che possa accompagnare tale cammino.
Ha detto più Bruno Jossa in pochissime righe che troverete sul web che la retorica di Gobetti e Rosselli messi insieme.
hasta siempre
Bisogna leggerli Rosselli e Gobetti prima di sparare esemplificazioni che rasentano le banalizzazioni per altro datate. Bisogna leggere il programma di GL per trovare tr l'altro una riduzione drastica delle spese militari, la revisione di tutti i contratti collettivi di lavoro, il trasferimento alle organizzazioni operaie e contadine di tutte le proprietà dell'allora partito fascista e dei loro sostenitori, l'abolizione del dazio sui beni di prima necessità, la legislazione a favore degli inquilini poveri, la costruzione di case popolari. Dice esplicitamente Rosselli " Anche noi accettiamo la lotta di classe come una fatalità storica ma, per amore di semplicismo, per favore non confondiamo i lavoratori non manuali con la classe sfruttatrice" Eh..peccato che non li ristampino questi scritti almeno molti saprebbero di più di cosa parlare concretamente.
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